False tessere Pd Indaga l’Antimafia
Lo scandalo che travolse il Pdl ora potrebbe sconvolgere anche l’assetto del Partito democratico. Patrizio Mecacci interrogato dal sostituto procuratore Montemurro. Il segretario provinciale Landolfi si dice tranquillo
Centinaia di tessere in bianco con la firma dell’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani sono state recapitate alla Procura di Salerno che ha aperto un fascicolo sul tesseramento in provincia di Salerno. In queste ore il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro sta interrogando il coordinatore nazionale dell’area Cuperlo Patrizio Mecacci, che nei giorni scorsi aveva definito «preoccupante» l’andamento del voto a Salerno e denunciato «situazioni fuori da ogni controllo democratico». Arrivando a Palazzo di Giustizia di Salerno, Mecazzi non ha voluto però commentare la convocazione dei magistrati. Nella convention dei circoli di domenica scorsa il 70 per cento dei delegati ha sostenuto la mozione Renzi per le primaria dell’8 dicembre prossimo. Gli inquirenti nei prossimi giorni ascolteranno a Roma anche l’ex segretario nazionale Pierluigi Bersani.
«Il nostro è un tesseramento del tutto trasparente che viene effettuato dai circoli che poi fanno corrispondere alle tessere rilasciate gli elenchi degli iscritti che vengono consegnati in federazione». Questo il primo commento del segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi, interpellato per commentare l’apertura, da parte della Procura della Repubblica, sui tesseramenti gonfiati del Pd a Salerno. FONTE
Oltre il rigore. Come investire l’avanzo primario nella crescita
Le prospettive economiche per l’Italia restano gravissime, al punto che secondo le ultime previsioni il 2013 si chiuderà con una ulteriore contrazione di circa due punti del Pil (qui e in seguito dati Ocse). Il ministro Saccomanni afferma che la crisi è “peggiore di quella del ‘29” ma continua a ripetere che il governo deve rispettare il vincolo del deficit pubblico al 3% del Pil. Ne segue che per quest’anno sono ormai possibili solo manovre a saldo zero e anche nel 2014 ci saranno ben pochi margini di intervento, limitati alla differenza tra il deficit tendenziale e il vincolo del 3%: circa mezzo punto di Pil, non più di 8 miliardi. Risorse che non sarebbero più nemmeno disponibili se dovessimo dare corso al Documento di Economia e Finanza che – in linea con Six Pack e Fiscal Compact – si pone l’obiettivo di azzerare il deficit (in termini strutturali) mediante nuovi progressivi innalzamenti dell’avanzo primario sino a un valore record di fine legislatura del 5,7% del Pil (90 miliardi di euro).
Insomma, nonostante l’emergenza in cui ci troviamo, il governo sembra avere le mani legate e prospettarci ancora austerità. Ma è ormai acclarato che questo tipo di politiche frena la crescita e non assicura il riequilibrio dei conti pubblici. Lo abbiamo sperimentato in Italia, dove gli interventi restrittivi non hanno dato gli effetti previsti né in termini di crescita (le previsioni del precedente esecutivo per il 2013 erano di un + 0,5%, mentre il Pil si riduce al ritmo del 2%) né in termini di finanze pubbliche (il rapporto debito e Pil, stimato in diminuzione, continua ad aumentare). E lo abbiamo sperimentato in Europa, dove il Fondo Monetario Internazionale ammette che sono stati ampiamente sottostimati gli effetti deleteri delle politiche di austerità. Il punto è – come ho già sottolineato mesi fa su queste colonne – che i modelli previsionali adottati dalle principali istituzioni internazionali hanno introiettato la “teoria dell’austerità espansiva”, attribuendo ai moltiplicatori della politica fiscale, che misurano l’impatto delle politiche espansive sul Pil, valori negativi o prossimi allo zero. In realtà, i moltiplicatori si sono rivelati molto più grandi ed è ormai innegabile che una politica restrittiva (un aumento del saldo tra prelievo fiscale e spesa pubblica) riduce il Pil in misura almeno equivalente, con retroazione negativa sulle entrate fiscali.
Per questo, proseguire con il rigore è a dir poco rischioso, e occorrerebbe imprimere una svolta alla politica economica nazionale, smettendola di considerare i vincoli europei alla stregua di “tabù”, come ormai riconoscono gli stessi campioni dell’austerità. La nuova strada da battere consisterebbe nell’azzeramento dell’avanzo primario, oggi pari a 2,4 punti di Pil. Ciò significherebbe disporre di oltre 35 miliardi di euro da utilizzare per ridurre la pressione fiscale sul mondo della produzione e promuovere politiche industriali. L’impatto sulla crescita di un intervento di questo tipo può essere analizzato alla luce delle nuove stime del moltiplicatore della politica fiscale. Alcuni studi relativi all’Italia mostrano che in condizioni recessive il moltiplicatore della spesa pubblica supererebbe il valore di 2 (ma esistono anche stime di moltiplicatori pari a 3). Qui, molto più prudentemente, consideriamo il valore medio (pari a 1,3) dell’intervallo calcolato dal capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard. Sotto questo assunto, l’azzeramento del nostro avanzo genererebbe una crescita del Pil di oltre 45 miliardi di euro, 3 punti di Pil, fornendo la spinta di cui abbiamo oggi tanto bisogno. Ed entro 9-15 mesi, raggiunto il picco espansivo, anche gli effetti immediati di incremento di deficit e debito risulterebbero in buona misura compensati da due fattori: l’aumento stesso del Pil, che naturalmente abbatte i rapporti significativi di finanza pubblica, e la crescita delle entrate fiscali, che trainate dalla ripresa incrementerebbero di almeno un punto di Pil.
Insomma, andare oltre il vincolo europeo sul deficit conviene, perché può permetterci di rilanciare l’economia italiana. Inutile sottolineare che sarebbe eccellente concordare a livello europeo una simile discontinuità, magari prima di procedere a più complessi interventi di riassetto delle istituzioni europee e del palinsesto macroeconomico. Infatti, al di là delle motivazioni più squisitamente politiche, una azione espansiva portata avanti di concerto dai membri dell’eurozona, e trainata da quelli che hanno i conti più solidi, darebbe ulteriore impulso alla crescita e gioverebbe agli equilibri della bilancia commerciale; e con una Banca Centrale Europea accomodante anche le possibili tensioni sugli oneri del debito risulterebbero efficacemente arginate. Ma se l’Europa continuasse a tergiversare e trascurare il baratro dentro cui stiamo scivolando, dovremmo considerare la possibilità di una azione unilaterale. Certo, si tratterebbe di una strada estremamente ardua, ma potrebbe finire con l’essere l’unica via che resta prima di arrenderci al declino o essere costretti a decisioni che metterebbero a repentaglio ancora maggiore la tenuta della zona euro. Fonte
Giochi: arriva corso su ‘uso responsabile’ per addetti slot e videolottery
Iniziativa di Articolo1 e operatori di giochi e reti telematiche per formazione del personale. In Italia il gioco è un vero e proprio settore industriale che apporta alle casse statali 9 mld l’anno.
Un vero e proprio settore industriale, che, secondo il Censis, apporta alle casse statali circa 9 miliardi di euro l’anno, pari a quanto le amministrazioni centrali e locali spendono per l’ambiente, e a circa un terzo di quanto viene speso per l’ordine pubblico e la sicurezza. E’ il settore del gioco che, nelle sue varie forme, interessa in Italia fra i 20 e i 30 milioni di persone. Un fenomeno di massa che, sempre secondo il Censis, negli anni della crisi, ha avuto certamente un effetto anticiclico, sia dal punto di vista occupazionale che nella creazione di valore aggiunto, dando luogo a molteplici e qualificate attività produttive: sistemi di rete e informatici, management di organizzazioni complesse, marketing, design e invenzione di nuovi prodotti, costruzione di macchine elettroniche, fino alla rete distributiva e la gestione di spazi dedicati.
E’ importante però che il gioco, da attività di intrattenimento, non diventi patologia o dipendenza. Per questo Articolo1, agenzia per il lavoro, in collaborazione con Associazione Astro, G-Matica, Aermatic Italia, Punto e Ll Giochi, ha ideato e organizzato un corso che si terrà il 25 e 26 novembre a Verona sul gioco responsabile.
‘Il Gioco è bello quando è responsabile’, si chiama l’iniziativa che è rivolta ai dipendenti che lavorano all’interno delle sale slot e Vlt, e ha, fondamentalmente, lo scopo di sensibilizzare gli operatori di questo delicato settore non solo sugli aspetti giuridici, ma anche e soprattutto sui risvolti psicologici dei frequentatori delle sale. Chi lavora in sala giochi, infatti, deve essere consapevole delle responsabilità giuridiche, ma ancora di più deve sapere che cosa fare nei confronti di un giocatore problematico o patologico, affetto da ludopatia e come aiutarlo. E le aziende coinvolte sono le prime a desiderare che le sale da gioco siano frequentate da giocatori responsabili e che il personale sia in grado di aiutare i giocatori patologici.
Il gioco deve essere, dunque, un divertimento responsabile. Articolo1, agenzia per il lavoro totalmente italiana e che offre divisioni specializzate nei vari settori (Luxury; Health Care; Food & Beverage, Information & Technology, Entertainment, Banking & Insurance, Horeca, Retail, Contact Center, Permanent Professional, Categorie Protette), “è particolarmente lieta di essere parte di questo progetto -dichiara Domenico Di Gravina, amministratore delegato di Articolo1- che, con il suo rilevante contenuto etico e sociale, rispecchia i valori che sono da sempre alla base dell’operato della nostra azienda”.
Il corso si svolge in tre moduli: il primo più tecnico, affronta, tra l’altro, gli aspetti relativi agli apparecchi con vincita in denaro con focus sulle diversità giuridiche e strutturali tra Vlt e slot; al sistema normativo del gioco lecito in Italia (chi sono gli operatori e chi vigila sulla liceità del gioco), quali sono attualmente le piattaforme Vlt omologate e da quali operatori vengono utilizzate.
Il secondo modulo affronta più che altro la parte normativa e illustra la licenza per l’esercizio del gioco presso i pubblici esercizi, i requisiti soggettivi dell’esercente (titolarità delle autorizzazioni e mantenimento dei requisiti soggettivi), le attività complementari autorizzate (somministrazione bevande e alimenti); la responsabilità del preposto (funzione di vigilanza).
Nel terzo modulo si affrontano i risvolti sociali del lavoro nelle sale gioco, con cenni storici sul gioco d’azzardo, illustrazione dell’evoluzione dell’offerta del gioco d’azzardo e sua definizione.
Chi frequenta il corso avrà modo di imparare a riconoscere i giocatori sociali e quelli compulsivi e ad analizzare gli elementi che possono concorrere allo sviluppo della compulsione o della dipendenza: siano essi politico-amministrativi, intrinseci al gioco d’azzardo stesso, o legati a fenomeni sociali e a caratteristiche individuali del giocatore. Fonte
Allarme della London School of Economics: “Non rimarrà nulla dell’Italia”
Nel giro di 10 anni del nostro Paese non rimarrà più nulla. O quasi. E’ la conclusione catastrofica cui giunge nella sua analisi il professore Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE). Che cosa ci sta portando alla dissoluzione e all’irrilevanza economica? Una classe politica miope che non sa fare altro che aumentare le tasse in nome della stabilità. Monti ha fatto così. E Letta sta seguendo l’esempio. Il tutto unito a una “terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa”.
L’ANALISI DI ORSI
“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.
Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.
Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori.
La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza , l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa.
L’Italia ha attualmente il livello di tassazione sulle imprese più alto dell’UE e uno dei più alti al mondo. Questo insieme a un mix fatale di terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa, sta spingendo tutti gli imprenditori fuori dal Paese. Non solo verso destinazioni che offrono lavoratori a basso costo, come in Oriente o in Asia meridionale: un grande flusso di aziende italiane si riversa nella vicina Svizzera e in Austria dove, nonostante i costi relativamente elevati di lavoro, le aziende troveranno un vero e proprio Stato a collaborare con loro, anziché a sabotarli. A un recente evento organizzato dalla città svizzera di Chiasso per illustrare le opportunità di investimento nel Canton Ticino hanno partecipato ben 250 imprenditori italiani.
La scomparsa dell’Italia in quanto nazione industriale si riflette anche nel livello senza precedenti di fuga di cervelli con decine di migliaia di giovani ricercatori, scienziati, tecnici che emigrano in Germania, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, così come in Nord America e Asia orientale. Coloro che producono valore, insieme alla maggior parte delle persone istruite è in partenza, pensa di andar via, o vorrebbe emigrare. L’Italia è diventato un luogo di saccheggio demografico per gli altri Paesi più organizzati che hanno l’opportunità di attrarre facilmente lavoratori altamente, addestrati a spese dello Stato italiano, offrendo loro prospettive economiche ragionevoli che non potranno mai avere in Italia.
L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi – collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica, che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale.
L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia.
In conclusione, la rapidità del declino è davvero mozzafiato. Continuando su questa strada, in meno di una generazione non rimarrà nulla dell’Italia nazione industriale moderna. Entro un altro decennio, o giù di lì, intere regioni, come la Sardegna o Liguria, saranno così demograficamente compromesse che non potranno mai più recuperare.
I fondatori dello Stato italiano 152 anni fa avevano combattuto, addirittura fino alla morte, per portare l’Italia a quella posizione centrale di potenza culturale ed economica all’interno del mondo occidentale, che il Paese aveva occupato solo nel tardo Medio Evo e nel Rinascimento. Quel progetto ora è fallito, insieme con l’idea di avere una qualche ambizione politica significativa e il messianico (inutile) intento universalista di salvare il mondo, anche a spese della propria comunità. A meno di un miracolo, possono volerci secoli per ricostruire l’Italia.” Fonte
LETTONIA, RIGA: CROLLA CENTRO COMMERCIALE MAXIMA, STRAGE
Il centro commerciale, costruito nel 2011 e vincitore di un premio, fa parte della catena lituana Maxima, che opera anche in Lettonia, Estonia e Bulgaria ed è il più grande datore di lavoro negli Stati baltici, impiegando quasi 30.000 persone.
Almeno 32 morti, ma si teme che ce ne siano di più: questo il bilancio provvisorio di un terribile incidente avvenuto alla periferia di Riga, in Lettonia, dove è crollato il tetto di un affollato supermercato, il “Maxima”, costruito due anni fa. Altre persone risultano intrappolate e ci sono circa trenta feriti, alcuni ricoverati in gravi condizioni. Non è chiara l’origine del crollo dell’edificio, che – quasi una beffa – nel 2011 vinse un premio d’architettura. Alla tv il vicesindaco di Riga, Andris Ameriks, ha parlato di una «esplosione» che ha fatto abbattere il tetto su una superficie di cinquecento metri quadrati. Tra le vittime ci sono anche alcuni soccorritori, mentre rimangono alcuni dispersi: la struttura era molto affollata al momento dell’incidente. Sembra che sul tetto fossero in corso dei lavori per la realizzazione di un roof garden. Un consigliere comunale ha confermato che la struttura era oggetto di un progetto di trasformazione in un’area verde.
Numerosi i vigili del fuoco accorsi sul posto insieme a 17 ambulanze. I soccorritori sono riusciti a evacuare una quindicina di persone dall’area prima di scoprire i corpi delle vittime. «Ancora non conosciamo le cause dell’incidente», ha detto la portavoce dei soccorritori, Viktorija Sembele. Tra le 18 vittime del crollo del tetto ci sono anche tre pompieri. «Continuiamo a lavorare al massimo delle nostre capacità, la situazione rimane estremamente pericolosa», ha aggiunto il capo dei soccorritori Oskars Abolins precisando che le operazioni «andranno avanti per tutta la giornata». Fonte
Rifiuti tossici e crimine in Puglia: il M5S diffonde le mappe della DDA
Immagine diffusa poco fa da far tremare! Sta succedendo in Italia! Operazione trasparenza su rifiuti tossici e crimine organizzato in Salento. Il Movimento 5 Stelle mette in Rete, a disposizione di tutti i cittadini, le foto aeree relative alle deposizioni del collaboratore di Giustizia Silvano Galati. Ecco cosa abbiamo scoperto
“Operazione trasparenza su rifiuti tossici e crimine organizzato in Salento, Puglia. Il MoVimento 5 Stelle mette in Rete, a disposizione di tutti i cittadini, le foto aeree relative alle deposizioni del collaboratore di Giustizia Silvano Galati. L’operazione trasparenza è stata avviata dal vice presidente della Commissione Giustizia del Senato Maurizio Buccarella, che una volta venuto in possesso della documentazione ha deciso di renderla pubblica. Il documento prodotto nel 2008 dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Lecce per la Commissione Bicamerale per il ciclo dei rifiuti, evidenzia con foto aeree , le zone dove secondo le indicazioni di Galati potrebbero essere presenti rifiuti tossici nel sottosuolo. Col recupero di queste mappe, si rende pubblico un altro pezzetto di verità a tutela degli interessi dei cittadini del Salento che per troppo tempo sono stati abbandonati e tenuti all’oscuro di verità scomode.” M5S Senato
N.B.: Immagini MIVIS del Comando Carabinieri Tutela Ambiente di Napoli, scattate nell’estate 2004 ed elaborate dal CNR nelle quali sono indicati i terreni che presentano una temperatura superiore a quella media delle aree circostanti. I luogi ritratti riguardano il comune di Supersano (Lecce), fra la Masseria denominata “Li Belli” e la vicina pineta, luogo del presunto interramento illecito di rifiuti pericolosi prodotti da un’azienda del settore produzione e cromatura di fibbie per scarpe e borse, il cui titolare è stato condannato in via definitiva. Fonte
Al Qaida in Kentucky: è scandalo negli Usa, terroristi arrivati come ‘profughi’
Andare a fare la guerra in mezzo mondo per ‘eliminare il pericolo terrorismo’, o almeno propagandando questo fine, per poi trovarsi i terroristi in casa. E’ degno di un sistema imperiale in disfacimento.
Infatti, membri di al-Qaeda si sono reinsediati negli Stati Uniti come profughi di guerra iracheni. Uno di loro, Waad Ramadan Alwan, è un terrorista al quale, dopo l’uccisione di soldati americani, venne garantito ‘asilo politico’ negli Usa. E’ stato ripreso dalla macchina fotografica in Kentucky maneggiare armi pesanti che l’FBI ha detto di ritenere verrebbero inviate ai rivoltosi di nuovo in Iraq.
Il video, ottenuto esclusivamente da ABC News, fa parte di una più ampia indagine di ABC News per un inchiesta sul sistema che permette a delinquenti e pericolosi terroristi di entrare negli Usa come ‘rifugiati’. Secondo i funzionari potrebbe essere “dozzine” i terroristi arrivati nel paese come tali.
Un agente dell’FBI assegnato all’operazione pungiglione che ha ripreso il video ha detto ad ABC News che Alwan si vantava di avere ucciso i soldati americani in Iraq. “Ha detto che li aveva ‘per pranzo e cena”.
Ricapitolando: anni di guerra in Iraq e Afghanista, e invece di ‘esportare’ la democrazia, hanno ‘importato’ i terroristi: geniale. E quanti ce ne sono, di terroristi, nei barconi che oggi i nostri marinai raccolgono in tutto il Mediterrano? Video su: Fonte
Eurostat, a pensioni 61% spesa sociale italia
Bruxelles, 21 nov. (Labitalia) – L’Italia è il Paese con la spesa per le pensioni più elevata in Europa, mentre e’ all’ultimo posto per i bisogni abitativi. E’ quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dall’Eurostat. Alle pensioni l’Italia dedica il 61% della spesa totale per la protezione sociale , contro una media del 46% dell’Unione europea. Al contrario e’ all’ultimo posto per il sostegno alle esigenze abitative e all’esclusione sociale, con lo 0,3% della spesa complessiva, rispetto al 3,6% europeo. Del totale della spesa per la protezione sociale il 30,6% e’ destinato all’assistenza sanitaria, il 4,8% alle famiglie e ai bambini e il 2,9% ai disoccupati.
Segregate in casa da 30 anni: tre donne liberate a Londra
Londra – In manette un uomo e una donna di 67 anni. Le vittime, una malese di 69 anni, una irlandese di 57 e una britannica di 30, sono “fortemente traumatizzate” e si trovano ora in un alloggio protetto.Tre donne sono state liberate dalla polizia in una casa di Londra dove sarebbero state tenute in schiavitù per circa 30 anni. Lo riferisce la Bbc, spiegando che sono stati anche arrestati due sospetti, un uomo e una donna di 67 anni.
Le vittime sono tre donne: una malese di 69 anni, un’irlandese di 57 e una britannica di 30. Vengono descritte come “fortemente traumatizzate” e sono state condotte in un alloggio protetto.
L’operazione di polizia è scattata su segnalazione dell’organizzazione Freedom Charity che aveva ricevuto la telefonata di una donna, la quale aveva raccontato di essere trattenuta contro la sua volontà. La donna si era rivolta a Freedom Charity dopo aver visto in Tv un documentario sulla sua attività contro i matrimoni forzati.
Aneeta Prem, fondatrice di Freedom Charity, ha riferito che le donne erano tenute in stato di “schiavitù domestica” e non avevano il permesso di lasciare la casa. “Uno dei punti chiave è che queste tre donne erano assolutamente terrorizzate da queste persone”, ha detto la Prem a Sky news. Le tre donne sono state vittime di abusi fisici e psicologi, ma non sessuali, ha aggiunto la Prem. (Adnkronos)