Il cancro non è una malattia per poveri: Le cure costano, ed i poveri possono pure crepare!
06/06/2017 – Il cancro non è più una malattia dei ricchi ma l’accesso alle nuove terapie antitumorali resta un miraggio per i Paesi poveri. Quattro malati di cancro su 5 vivono in Paesi poveri o in via di sviluppo. Solo il 5% di loro può accedere a cure adeguate. Nel 2030 il cancro sarà il primo killer nel mondo, con circa 12 milioni di vittime in tutto il pianeta di cui quasi 9 milioni solo nei Paesi poveri. Questo è l’allarme lanciato dall’American Society of Clinical Oncology (Asco) in corso in questi giorni a Chicaco. In particolare, ne ha parlato la Global Oncology Leadership Task Force attraverso gli interventi di Peter Paul Yu, direttore dell’Hartford Cancer Institute del Connecticut, e di Sana Al Sukhun, direttore della scuola di Medicina dell’Università della Giordania di Amman.
Nei paesi poveri e in via di sviluppo l’emergenza cancro ha sempre più le dimensioni di una tragedia ingestibile. L’80% dei malati di cancro vive in Paesi poveri o in via di sviluppo, ma solo il 5% di questi puo’ accedere a cure adeguate.
Basti pensare che l’Africa con l’11% della popolazione mondiale, registra il 25% dei malati complessivi di cancro e assorbe l’1% delle spese mondiali. Al contrario l’America assorbe il 50% dei valori economici con poco più del 14% della popolazione e con il 10% dei malati.
Situazioni e cause di questa escalation sono abbastanza simili a quelle già da tempo registrate con il progredire della patologia diabetica: le mutate condizioni di vita, con popolazioni sempre più inattive e con abitudini alimentari sempre più “nordamericane”, fan si che l’incidenza dei tumori sia sempre più pesante proprio nei Paesi non occidentali. Inoltre la mancanza di strutture sanitarie organizzate e d’eccellenza (un solo esempio, portato da Sana Al Sukhun: ben 29 paesi africani, per un totale di 198 milioni di abitanti, non hanno una radioterapia), la carenza di personale qualificato, di programmi di screening e di farmaci neoplastici rende i tumori una sorta di epidemia pressoche priva delle cure più elementari e standard.
Proprio dall’ASCO la Global Oncology Leadership Task Force ha lanciato un allarme preoccupato ed ha ricordato quello che può fare la comunità internazionale attraverso la ricerca e la raccolta di dati, promuovendo il training, lo screening e la prevenzione primaria. Obiettivo della Task Force dell’ASCO: essere il partner essenziale delle azioni contro le neoplasie, coordinandosi prima di tutto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per avviare piani di intervento su tutti i Paesi poveri.
Il primo di questi interventi, già avviato nel 2005, è la Breast Health Global Initiative (BHGI), che Peter Paul Yu ha chiesto di rilanciare, perché in molti paesi in via di sviluppo “l’attenzione alla salute della donna comporta una non indifferente rivoluzione culturale e sociale”. Il secondo intervento riguarderà la mobilitazione per favorire investimenti in apparecchiature radioterapiche: una commissione internazionale creata in collaborazione con il Lancet, a cui partecipano anche economisti ed esperti in tecnologie per la salute, ha stimato che un’investimento globale di 184miliardi di dollari, necessario per sopperire le attuali carenze di radioterapie, potrebbe portare entro il 2035 a salvare oltre 26 milioni di vite all’anno.
Ha ricordato poi concludendo l’oncologo di Hartford: “L’OMS ha pubblicato all’inizio di febbraio la Guide to Early Cancer Diagnosis: la diffusione di questo documento in tutti i Paesi dovrebbe essere il prossimo passo per una strategia globale contro il cancro, fornendo una linea guida di riferimento a tutti i sistemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo”.
Il messaggio lanciato all’Asco sulla “global health initiative” è sembrato chiaro, quanto indubitabilmente impegnativo. Dove si reperiscono tutti questi fondi in un epoca di crisi globale? La risposta richiama alla mente un recente momento storico, quando nel 2001 l’allora segretario dell’ONU, Kofi Annan, lanciò la prospettiva di un Global Fund rivolto a combattere AIDS, malaria e tubercolosi nei Paesi poveri. Il coinvolgimento di ONU, singole Nazioni, assemblee di stati (tra cui la UE), agenzie internazionali e aziende del farmaco riuscì a dare un’accelerazione importante ai sistemi sanitari di molti paesi africani nei confronti delle patologie comunicabili. Oggi potrebbe riproporsi la stessa situazione: il cancro, come dice da tempo l’ASCO, si vince con il coinvolgimento di tutti. –fonte
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Cittadino a Virginia RAGGI: lei è una speranza, ha tutto il nostro sostegno
Roma, 05/06/2017 – La sindaca di Roma Virginia Raggi a Piramide per depositare la corona d’alloro in ricordo dei caduti italiani e stranieri. Un cittadino dopo la deposizione della corona: “Lei è una speranza, ha tutto il nostro sostegno”.
Virginia Raggi: la strategia del Campidoglio per il superamento dei campi rom:
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Renzi: ‘Col Pd la più grande riduzione delle tasse degli ultimi anni’. Di Maio lo sbugiarda in diretta
02/06/2017 – Ospite a Di Martedì, il deputato 5 Stelle Luigi Di Maio ha commentato in diretta le dichiarazioni di Matteo Renzi, secondo cui “se in questo Paese non c’è stata l’instabilità, e si sono create le condizioni per la più grande riduzione delle tasse degli ultimi anni, è stato perché il Partito Democratico, in un momento di difficoltà, di sbandamento e di palude, in questa sede ha preso le redini del governo del Paese e li portiamo qui. E l’abbiamo fatto”.
Il conduttore Giovanni Floris ha chiesto a Di Maio: “Dove li ha portati?”. Il deputato ha replicato dicendo: “Come ha detto? La più grande riduzione di tasse nella storia di questo Paese? Io lo chiedo ai cittadini, c’è stata questa riduzione delle tasse?” Dal pubblico è arrivato in coro un “no” e Di Maio ha proseguito spiegando i fallimenti del governo Renzi: “Io ricordo che Matteo Renzi in tre anni ci ha lasciato 120 miliardi di debito pubblico in più per pagare i suoi bonus e le sue promesse a tutta Italia”.
Alleanze, Giannini a Di Maio: “Con chi lo fate il governo?”
Il giornalista della Repubblica Massimo Giannini ha poi domandato a Di Maio chi saranno gli alleati dei 5 Stelle per formare il nuovo governo in caso di vittoria delle elezioni.
Immediata la replica di Di Maio: “Io penso una cosa, che se il Movimento 5 Stelle dovesse essere la prima forza politica delle prossime elezioni politiche, e la prima forza politica parlamentare per numero di seggi, allora in quel caso chiederà l’incarico di governo, ci presenteremo alle camere con la nostra squadra di governo. E sulle proposte, non sulle poltrone chiederemo la fiducia ai partiti che vorranno darci la fiducia”.
E in merito al rapporto tra 5 Stelle e il capo dello stato, Di Maio ha detto:
“Napolitano si è permesso varie entrate a gamba tesa, finora invece Mattarella si è dimostrato superpartes, in grado di tutelare le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Non sarà uno scambio di poltrone, ma andremo alle Camere con un nostro programma e chiederemo la fiducia”.
Guarda il video: Renzi: ‘Col Pd la più grande riduzione delle tasse degli ultimi anni’. Di Maio lo sbugiarda in diretta:
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Il governo silura il capo del Fisco: era il simbolo della lotta agli evasori
02/06/2017 – Rimosso il capo del fisco. Dopo mesi di voci, ora è ufficiale: Rossella Orlandi dovrà lasciare dal prossimo 12 giugno la carica di direttore dell’Agenzia delle Entrate. Al suo posto il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, ha deciso di nominare un renziano di ferro: Ernesto Ruffini, attuale numero uno di Equitalia. Padoan, nei mesi scorsi, aveva resistito alle pressioni politiche, anche interne al governo, che chiedevano un cambio al vertice dell’agenzia fiscale.
L’ex premier Matteo Renzi ha dichiarato più volte anche pubblicamente la sua stima per Ruffini e non ha nascosto invece la sua crescente ostilità nei confronti della Orlandi, considerata un simbolo della lotta all’evasione, che in un paese come l’Italia non è sempre popolare in tempi di campagna elettorale.
Tra i casi più vistosi di scontro, spicca il no della direttrice dell’agenzia nel dicembre 2015 alla famosa leggina del 3 per cento (poi saltata) che avrebbe consentito in particolare a Silvio Berlusconi di chiedere l’annullamento della condanna definitiva per frode fiscale; la sua opposizione all’aumento a tremila euro della soglia di utilizzo dei contanti (poi varata ugualmente e ora contestata dalle autorità europee); la sua contrarietà al progetto di annullare tutte le accuse fiscali contestate prima delle nuove norme sui termini di prescrizione (una specie di amnistia poi ritirata dal governo); e, da ultimo, il testo del regolamento con cui la responsabile delle entrate ha limitato l’applicazione della flax tax (la tassa fissa di centomila euro per i super-ricchi) ai soli cittadini veramente stranieri, escludendo invece gli italiani con dubbie residenze nei paradisi fiscali.
Formalmente il ministro Padoan ha deciso solo di non rinnovare l’incarico alla Orlandi, che scade appunto il 12 giugno. Lo stesso giorno, salva la possibilità di una brevissima proroga tecnica, si insedierà al vertice dell’Agenzia l’ex avvocato Ernesto Ruffini, scelto due anni fa dal governo Renzi come numero uno di Equitalia, la struttura che ha il compito di riscuotere le tasse già accertate.
Ancora l’anno scorso, l’annuncio di Renzi della cosiddetta abolizione di Equitalia (in realtà assorbita nell’Agenzia) era stata interpretata dagli addetti ai lavori come la premessa di un ridimensionamento e successiva rimozione della Orlandi. L’ormai ex direttrice e il nuovo direttore hanno profili molto diversi.
Orlandi ha lavorato per più di trent’anni come funzionaria statale scalando tutti i gradini dell’Agenzia delle Entrate e ha fatto carriera in particolare con l’ex direttore Massimo Romano, il grande esperto di lotta all’evasione che per due volte fu nominato da Prodi e Visco e per due volte rimosso da Berlusconi e Tremonti. Ruffini invece è un giurista che si è formato nel privato e ha lavorato fino al 2015 come professionista con l’ex ministro Fantozzi in uno dei più importanti studi di commercialisti italiani.
Tra i suoi libri di diritto, «L’evasione spiegata a un evasore». Mentre la Orlandi ha conservato una figura di tecnico sganciato dalla politica, Ruffini ha un rapporto diretto con l’ex premier Renzi, che lo ha voluto a capo di Equitalia, e appartiene a una famiglia palermitana che ha espresso importanti esponenti delle istituzioni: il padre fu ministro democristiano, mentre uno zio materno è stato al governo con Berlusconi.
Di certo il cambio al vertice del fisco non dipende da scarsità di risultati: con Rossella Orlandi, l’Agenzia delle Entrate ha raggiunto nel 2016 il record storico nella lotta all’evasione, con oltre 19 miliardi di somme effettivamente recuperate e incassate dallo Stato. – FONTE
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Vaccini, Codacons: oltre 21 mila segnalazioni di reazioni avverse nel periodo 2014-2016
01/06/2017 – “Sono 21.658 le segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini registrate nel triennio 2014-2016. Nello stesso periodo ammontano invece a 3.351 quelle relative unicamente al vaccino esavalente. E si segnalano 5 casi di gravi effetti che avrebbero portato al decesso degli assistiti”. Dati “impressionanti”, afferma il Codacons, che sta conducendo una battaglia per “vaccini singoli, sicuri, testati e indagini pre-vaccinali sui bambini” a seguito del decreto che ne introduce l’obbligo per l’iscrizione a scuola, con l’estensione delle vaccinazioni obbligatorie a 12. L’Associazione, che oggi ha pubblicato a Roma anche alcuni dati forniti dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), “non è contro le vaccinazioni, ma la legge sui vaccini è vergognosa – ha affermato il presidente dell’associazione Carlo Rienzi – Non si possono rendere obbligatori i vaccini laddove non c’è pericolo di epidemie né un calo percentuale delle vaccinazioni.
Poi c’è bisogno di organizzazione, se si volessero fare solo indagini pre-vaccinali si bloccherebbe per due anni il servizio sanitario nazionale. Non si può solo regalare 1 miliardo alle cause farmaceutiche”. Nel 2014, afferma il Codacons, sono state “8.182 le segnalazioni per vaccini ritenuti sospetti rilevate dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (Osmed) e 1.857 quelle per il vaccino esavalente comunicate da Aifa, di cui 168 gravi. Nel 2015 sono state 7.892 le segnalazioni da vaccini rilevate dall’Osmed e 992 quelle da esavalente comunicate da Aifa, di cui 144 gravi. Mentre nel 2016 le segnalazioni da esavalente comunicate da Aifa ammontano a 702, di cui 142 gravi”. Da un’elaborazione del Codacons “le segnalazioni totali sui vaccini ammonterebbero a 5.584.
Tra le patologie principali riscontrate a seguito della somministrazione del vaccino esavalente: patologie del sistema nervoso, disturbi psichiatrici, patologie della cute e del tessuto sottocutaneo, patologie gastrointestinali e vascolari, disturbi del metabolismo e della nutrizione”. “Nel documento Aifa segnala infine che nel triennio 2014-2016 si sono verificate 5 reazioni gravi che hanno portato alla morte del paziente”. “Abbiamo scoperto una cosa incredibile – aggiunge Rienzi – Il ministro della Salute non ha portato in Consiglio dei ministri i dati impressionanti sulle reazioni avverse. Abbiamo migliaia di casi di reazioni avverse di cui moltissime gravi e 5 decessi. Poi la magistratura accerterà il nesso di causalità. E’ necessaria un’informazione completa prima di proporre un decreto che obbliga a fare 12 vaccini.
Soprattutto dopo che nell’ultimo triennio abbiamo assistito a uno stranissimo aumento dei casi. Questa legge sarà un boomerang. In altri Paesi si va verso l’eliminazione dell’obbligatorietà – conclude – sono eradicate queste malattie, si tratta solo di foraggiare le cause farmaceutiche, è una vergogna”. Una delegazione del Codacons questa mattina ha consegnato copia del documento al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Senato, Pietro Grasso, per chiedere di convocare a riferire il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. E al tempo stesso l’associazione ha presentato denuncia alla procura di Roma (e alle procure competenti per le 5 città in cui sono morti i bambini) contro il ministro in cui si chiede di “accertare se i gravi dati contenuti nel rapporto Aifa sulle vaccinazioni siano stati illustrati ai ministri in sede di approvazione del decreto e, in caso contrario, di procedere contro il ministro per omissione di atti d’ufficio”. – fonte
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
M5S attacca il PD: 8 milioni a Barbareschi, zero alle vittime del terrorismo, #VergognaPD
01/06/2017 – Pd e Fi hanno dato otto milioni di euro al teatro di Barbareschi e li hanno negati alle vittime del terrorismo. Infatti, quest’ennesimo ‘capolavoro’ della Casta, è stato architettato dall’esponente di Forza Italia, Giorgetti, insieme al piddino Boccadutri, sì lo stesso che porta il nome della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, approvata in due settimane. Questi due deputati hanno presentato un emendamento alla manovrina, che portava i fondi previsti per salvare il teatro da 2 ad 8 milioni di euro, per il biennio 2017-2018.
La vergona di questo schiaffo alle famiglie che hanno perso i loro congiunti a causa del terrorismo, e che si sono visti negare 5 milioni di euro, perché non ci sarebbe stata la necessaria copertura economica, è ancora più grande, se si pensa che il teatro Eliseo, gestito dal direttore artistico, Luca Barbareschi, è un ente privato. E allora, perché questi soldi sono stati stanziati per Barbareschi, e non per gli altri teatri? Perché il criterio del merito e di equità si è andato a farsi benedire?
Forse perché Barbareschi è il genero di Andrea Monorchio, ex ragioniere dello Stato? L’attore nega di aver avuto una corsia preferenziale, ma non si capisce come mai Fi e Pd abbiano approvato fondi per otto milioni di euro, per salvare questo teatro privato, negandoli a chi ne avrebbe avuto maggiore bisogno, e cioè alle associazioni dei parenti delle vittime di strage e terrorismo. E’ ignobile, inoltre, anche il silenzio del ministro Franceschini che, se avesse veramente avuto a cuore l’incremento della cultura e della produzione artistica teatrale, avrebbe dovuto pretendere fondi non solo per gli amici degli amici, ma per tutti coloro che producono cultura a certi livelli.
Il silenzio di tutto il Governo è complice e l’indegna pantomima del viceministro Morando che, in commissione Bilancio, ha fatto finta di essere contro l’emendamento vergogna, completa il quadro e ci fa comprendere che i soldi vanno sempre e solo in una certa direzione, e mai a chi ne ha veramente bisogno. Naturalmente, noi del MoVimento 5 Stelle in commissione Bilancio alla Camera, abbiamo votato contro questa schifezza. di LAURA CASTELLI (M5S)
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Raggi, arriva l’esposto che inguaia il Coni: la Corte dei conti indaga sulle spese pazze
01/06/2017 – Giovanni Malagò lo spauracchio del danno erariale lo aveva agitato più volte: nei giorni convulsi di settembre in cui Virginia Raggi si preparava ad affossare definitivamente la candidatura di Roma 2024, era stata una delle ultime carte con cui il Coni aveva provato (invano) a far cambiare idea al Movimento 5 stelle, paventando la possibile responsabilità dei consiglieri che avessero votato per una mozione contraria. Ora, a distanza di nove mesi, l’indagine della Corte dei Conti è arrivata davvero. Ma a innescarla è stato un esposto firmato dall’Adusbef di Elio Lannutti, in passato senatore dell’Italia dei Valori, oggi amico e consulente di Beppe Grillo e i suoi. Che ovviamente non attacca l’amministrazione capitolina, ma mette nel mirino proprio il Comitato olimpico e la premiata coppia Malagò-Montezemolo.
A riportare la notizia sono l’edizione romana del quotidiano la Repubblica e il Tempo: la procura del Lazio della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo sul bilancio del comitato promotore di Roma 2024, affidato al pm Bruno Tridico. L’organo di vigilanza indagherà per capire se effettivamente c’è stato danno erariale per i tanti milioni di euro di soldi pubblici spesi a sostegno del progetto olimpico. Quanti non è possibile dirlo con precisione: per lavorare in house a Coni Servizi spa (la vera cassa dello sport italiano), non è mai stato costituito un vero e proprio Comitato promotore autonomo, solo una “unità operativa” della società, senza un bilancio completo. Solo rovistando fra i conti del Coni, ilfattoquotidiano.it era stato in grado di ricostruire una parte delle spese sostenute in questi due anni di candidatura: viaggi e campagne promozionali, nuovi uffici e convegni, appalti, contratti e consulenze d’oro anche da 200mila e passa euro all’anno. Altre tracce sono contenute nell’ultima relazione della Corte dei Conti sulla Coni Servizi (relativa però ancora al 2015), che si conclude sottolineando che “ad oggi in relazione all’attività di chiusura del progetto di candidatura non si è verificato alcun tipo di contenzioso”. Il totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro.
Proprio gli articoli de ilfatto.it sono al centro dell’esposto dell’Adusbef da cui si origina l’inchiesta, datato al 27 settembre 2016. Sono i giorni della mozione del M5s contro il progetto olimpico, che avrebbe poi costretto il Coni a staccare la spina. Sancendo che tutti quei milioni sono stati sprecati per nulla. La tesi del Comitato è sempre stata che loro i soldi li avevano spesi sulla base di precisi atti amministrativi, e che di un eventuale danno erariale avrebbe dovuto rispondere chi ha cambiato le carte in tavola; ovvero la Raggi e la sua giunta, che hanno annullato la delibera di Ignazio Marino.
Ora, però, l’Adusbef mette in discussione non tanto il perché, ma il come siano stati utilizzati quei fondi pubblici: l’associazione “chiede – si legge nel documento – di verificare se le condotte del Comitato Promotore di Roma 2024 nella scelta dei beneficati dei contratti di consulenza, spese per il personale, collaborazioni e prestazioni professionali, ecc., siano state effettuate secondo le vigenti normative volte alla trasparenza ed alla pubblica evidenza”. I ruoli di accusato e accusatore, insomma, sembrano ribaltati. E infatti Malagò ha commentato: “È una storia surreale, una cosa divertente e per certi versi curiosa”. Dalle parti del Foro Italico, comunque, la notizia del fascicolo (aperto per il momento come semplice atto dovuto), non è stata accolta del tutto negativamente: in fondo quello che il Coni minacciava qualche mese fa era proprio di portare le carte del Comitato alla Corte dei Conti. Ed è quello che succederà adesso, anche se la ragione forse non è proprio quella che si aspettavano. – Fonte
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Manovra: ok ad una norma salva-direttori musei. Franceschini: garanzia per il futuro
30/05/2017- Primo via libera al decreto legge di correzione dei conti pubblici. La commissione Bilancio della Camera ha approvato il provvedimento, con mandato al relatore, che oggi sarà all’esame dell’aula. Approvata la norma salva direttori dei musei La commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla manovra del relatore che rimuove i limiti contestati dai giudici amministrativi, fornendo un’interpretazione diversa della legge del 2001 sulla base della quale nel 2014 si è proceduto alle nomine poi contestate.
La norma prevede che non si applichi il limite della cittadinanza alle procedure di selezione internazionale. Franceschini: garanzia per il futuro “E’ utile introdurre una norma interpretativa con cui diamo una garanzia anche per il futuro” per “dare certezze”. Così il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, intervenendo in commissione Bilancio alla Camera sull’emendamento del relatore alla manovra per superare la sentenza del Tar che ha annullato la nomina di 5 direttori di musei.
“Il percorso di giustizia amministrativa seguirà il suo iter, questa è una norma interpretativa che fa chiarezza e toglie ogni dubbio”. Vicenda giudiziaria segue il suo percorso Franceschini ha sottolineato che l’emendamento non incide sulla vicenda giudiziaria che “segue il suo percorso. L’Avvocatura dello Stato ha impugnato la sentenza del Tar, vedremo cosa deciderà il Consiglio di Stato”, ha aggiunto, ricordando anche che la sentenza del Tar riguarda solo un direttore straniero, mentre gli altri 4 direttori coinvolti sono italiani.
“Questa norma non incide su 4 di quelle posizioni”, ha chiarito. L’obiettivo è quindi quello di dare “garanzia anche per il futuro. Ora sull’Economist per esempio – ha precisato – è aperta la selezione per direttore parco archeologico del Colosseo”. Quello dei musei, ha insistito, è un settore in cui “deve valere il curriculum e non la nazionalità”. “La norma interpretativa” del ‘Salva musei’ serve per togliere “ogni dubbio e accoglie le richieste dei magistrati”, ha detto Franceschini. – FONTE
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook
Riciclaggio, sequestrate a Fini polizze per un milione di euro
29/05/2017 – Ancora guai giudiziari per Gianfranco Fini, indagato per concorso in riciclaggio nell’inchiesta sugli affari del “re delle slot machine” Francesco Corallo e che riguarda anche la vendita della casa di Montecarlo. Questa mattina, infatti, la guardia di Finanza ha eseguito nei confronti dell’ex presidente della Camera un decreto di sequestro preventivo di due polizze vita intestate alle figlie per un valore di un milione di euro su richiesta della dda di Roma.
L’inchiesta, condotta dai pm Barbara Sargenti e Michele Prestipino, indaga su giro di affari illeciti per cui Fini è considerato il tramite tra la famiglia Tulliani e Corallo. I primi – tra cui Giancarlo Tulliani, cognato dell’ex presidente della Camera – avrebbero ricevuto denaro sporco dall’imprenditore per reinvestirli e ottenere profitti. Nel mirino dei pm ci sono anche 2,4, milioni di euro che i Tulliani avrebbero usato per acquisizioni immobiliari a Roma e provincia, ma anche all’estero. Tra gli affari ci sono anche gli oltre 1,2 milioni di euro guadagnati con la vendita dell’appartamento di Montecarlo, acquistato da Alleanza Nazionale e poi trasferito ai fratelli Tulliani. Trasferimento che – dicono i pm oggi – fu peraltro decisa proprio Gianfranco Fini “nella piena consapevolezza” delle condizioni concordate da Corallo e i Tulliani.
L’inchiesta aveva portato alle manette a dicembre per cinque persone, tra cui lo stesso Corallo e l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, accusati di associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. A febbraio, poi, il gip aveva ordinato il sequestro di beni immobili, mobili e conti correnti ai Tulliani, per un valore di oltre 7 milioni di euro.
Il 10 aprile scorso Fini è stato sentito dalla procura di Roma e si è detto estraneo ai fatti. Il fascicolo che lo riguarda è una tranche dell’inchiesta sulla presunta associazione a delinquere transnazionale che, secondo chi indaga, riciclava tra Europa e Antille i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. – FONTE
Diventa sostenitore di L’Onesto clicca mi piace sulla pagina facebook