Gianni Minà: “In America Latina hanno un progetto che pone al centro l’uomo e non il denaro. In Europa no”
15/03/2015 – “Qual è il segreto per cui loro stanno camminando e noi ci siamo fermati? Perseguitare la Grecia è un qualcosa di vergognoso, disumano”.
In America Latina hanno un progetto che pone al centro l’uomo e non il denaro. In Europa non c’è. Intervenendo alla Conferenza “l’Alba di una nuova Europa” organizzato alla Camera dei Deputati dalla Commissione Affari Esteri del Movimento 5 Stelle, Gianni Minà ha dichiarato di sentirsi in imbarazzo perché “l’informazione sull’America Latina in Italia, nel mio paese, è più che vergognosa, è un’informazione a comando qualche volta da Washington, qualche volta dalla Nato. Non si vuole capire nè sapere cosa accade a sud del Texas. Dove sta andando l’America Latina è un approdo che noi paesi dell’Europa occidentale non abbiamo neanche l’idea si possa intraprendere. Quando il Brasile è la quinta potenza economica del mondo, per esempio, o quando alcuni paesi come il Venezuela cancellano l’analfabetismo fra la propria popolazione, vuol dire che è successo qualcosa di grande. C’è stata una politica che noi in Europa non avremmo pensato ed ideato. Ma allora mi chiedo i colleghi vedono le stesse tv che vedo io, leggono i stessi giornali che leggo io. Sono informati come me, perché scrivono il contrario della realtà? Perché così richiede i mercati? No, il mercato vuole dei giornali sempre più superficiali, che non dicono niente. Non è il mercato, ma è il padrone che abbiamo ancora, vale a dire le sette-otto basi navali americane nel nostro paese”.
Ma di tutto quello che sta accadendo in America Latina in Italia non si sa nulla. “Chavez che i giornali italiani vi hanno descritto come un terrorista quando è morto ha avuto al suo funerale due milioni di persone e 33 fra capi di stato e primi ministri. C’erano i rappresentanti dei più importanti paesi del mondo, che quindi non lo consideravano un terrorista. Non lo vogliamo sapere perché va contro la propaganda degli interessi americani. Non è più questione di ideologia o politica, ma di squallidi interessi economici. L’accordo economico che spero non sia mai fiermato tra Europa e Usa, il TTIP, è disonesto e io mi stupisco dei governanti del mio paese che avranno partecipato a questa trattativa misteriossima…… perché è misteriosa? Cosa hanno da nascondere?”, si chiede Minà.
Quello che accade nei paesi indigeni come la Bolivia e l’Ecuador è stupefacente. Prima erano solo ditature militari e oggi hanno nella nuova Costituzione un articolo dove c’è scritto che chi violenta la natura deve subire le stesse pene di chi violenta un essere umano. “E’ di un’avanguardia e di una modernità che mi fanno ridere quelli di Bruxelles. Evo Morales li ha messi alla berlina nel discorso in cui richiedeva i soldi rubati dalla scoperta dell’America”.
“Sono orgoglioso di essere un raccontatore di un’America Latina che sta portando il continente a delle scelte umane, morali ed etiche. Scelte che il mondo moderno non sa fare più. Perseguitare la Grecia è un qualcosa di vergognoso. Qual è il segreto per cui loro stanno camminando e noi ci siamo fermati? E’ incredibile come in America Latina i lavoratori stanno strappando il rispetto dei diritti elementari e in Europa ad uno ad uno li stiamo cancellando dopo 100 anni di lotte sindacali. Bene sono orgoglioso di essere amico dell’America Latina”. FONTE
Tangenti grandi opere, il gip: un vestito sartoriale per il ministro Maurizio Lupi e un Rolex da 10mila euro al figlio, in occasione della laurea
16/03/2015 – Un abito a Lupi, Rolex e lavori al figlio. Il ministro, mai chiesto favori. Sono alcuni dei regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro delle Infrastrutture e ai suoi familiari, secondo quanto si legge nell’ordinanza del giudice di Firenze in merito all’inchiesta sulle tangenti per gli appalti legati alle grandi opere che stamani ha portato all’aresto di quattro persone.
Il vestito sartoriale A regalare il vestito al ministro sarebbe stato Franco Cavallo, uno dei quattro arrestati oggi che secondo gli inquirenti aveva uno «stretto legame» con Lupi tanto da dare «favori al ministro e ai suoi familiari». «Da una telefonata del 22 febbraio 2014 – si legge nell’ordinanza – emerge che Vincenzo Barbato», un sarto che avrebbe confezionato un abito per Emanuele Forlani, della segreteria del ministero, «sta confezionando un vestito anche per il ministro Lupi».
Il rolex al figlio di Lupi Al figlio Luca, invece, sarebbe stato regalato un orologio. «Va segnalato – scrive il giudice – il regalo fatto dai coniugi Perotti al figlio del ministro Lupi in occasione della sua laurea: trattasi di un orologio Rolex del valore di 10.350 euro che Stefano Perotti (arrestato oggi, ndr) fa pervenire a Luca Lupi tramite Franco Cavallo».
Lavori «Effettivamente, Stefano Perotti», l’imprenditore arrestato, «ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi», scrive il gip che annota inoltre che il 21 ottobre 2014, uno degli indagati, Giulio Burchi, «racconta anche al dirigente Anas, ing. Massimo Averardi, che Stefano Perotti ha assunto il figlio del ministro Maurizio Lupi».
L’intercettazione «Ho visto Perotti l’altro giorno, tu sai che Perotti e il ministro sono non intimi, di più. Perchè lui ha assunto anche il figlio, per star sicuro che non mancasse qualche incarico di direzione lavori, siccome ne ha soli 17, glieli hanno contati, ha assunto anche il figlio di Lupi, no?». Poi, il primo luglio 2014, sempre Burchi a Averardi: «il nostro Perottubus ha vinto anche la gara, che ha fatto un ribasso pazzesco», ha vinto «anche il nuovo palazzo dell’Eni a San Donato e c’ha quattro giovani ingegneri e sai uno come si chiama? Sai di cognome come si chiama? Un giovane ingegnere neolaureato, Lupi, ma guarda i casi della vita». «Perotti – continua il gip – nell’ambito della commessa Eni, stipulerà un contratto con Giorgio Mor, affidandogli l’incarico di coordinatore del lavoro che, a sua volta, nominerà quale ‘persona fissa in cantierè Luca Lupi» per 2 mila euro al mese.
La replica di Lupi «Non ho mai chiesto all’ingegner Perotti nè a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato», replica Lupi in una nota, precisando che il figlio lavora a New York dai primi di marzo. «Mio figlio Luca si è laureato al Politecnico di Milano nel dicembre 2013 con 110 e lode dopo un periodo di sei mesi presso lo studio americano SOM (Skidmore Owings and Merrill LLP) di San Francisco, dove era stato inviato dal suo professore per la tesi. Appena laureato ha ricevuto un’offerta di lavoro dallo stesso studio per la sede di New York», spiega Lupi.
«In attesa del visto per lavorare negli Stati Uniti – prosegue – (un primo visto l’ha ricevuto nel giugno 2014, subito dopo il matrimonio, per ricongiungimento con la moglie che è ricercatrice in Italia e in America), ha lavorato da febbraio 2014 a febbraio 2015 presso lo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per un corrispettivo di 1.300 euro netti al mese. Nel gennaio 2015 gli è stata reiterata l’offerta dello studio SOM, gli è quindi finalmente arrivato il visto e dai primi di marzo mio figlio lavora a New York». «Ripeto – conclude il ministro -, non ho mai chiesto nulla a nessuno per il suo lavoro, mi sembra, inoltre, dato il suo curriculum di studi, che non ne avesse bisogno».
Secondo il ministro delle infrastrutture Ercole Incalza (leggi il ritratto) «era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli». «Non a caso – ha detto il ministro – è la persona che viene definita come il padre della legge obiettivo ed il padre della possibilità che nel nostro Paese si siano realizzate le grandi opere». «Dobbiamo dimostrare che in Italia – ha concluso Lupi – si possono fare opere grandi, piccole e medie con trasparenza, certezza dei tempi, delle risorse e della qualità». Fonte Il Messaggero
QUANDO LUPI DIFENDEVA INCALZA:
Prof. BERRINO: ‘Le sostanze cancerogene sono concentrate nei dadi da brodo’
Vi riproponiamo un video in cui il dottor Franco Berrino consiglia di non usare mai i dadi da brodo in quanto in essi sono concentrate “sostanze cancerogene” e non sono altro che “scarti di macelleria, macinati e cotti a lungo per farli concentrare“.
L’epidemiologo ha anche osservato come all’aumentare della temperatura aumentino le sostanze cancerogene: “Per cui l’hamburger alla piastra è il peggiore di tutti. L’arrosto arriva a 250 gradi, per cui nell’arrosto ce ne sono molte. Nel bollito, che va solo a 100 gradi se ne formano meno“.
Trentasette anni fa il sequestro di Aldo Moro: L’inchiesta e il rientro in Italia di Casimirri
ROMA 16/03/2015 – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha presenziato alla deposizione di una corona di fiori in via Fani, nel luogo del blitz delle Br. Il Capo dello Stato si è fermato a parlare per alcuni minuti con i familiari degli agenti uccisi, prima di risalire sull’auto e lasciare via Fani. Poco dopo anche Pietro Grasso, presidente del Senato, e Laura Boldrini, presidente della Camera, hanno deposto due corone d’alloro. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il capo della polizia, Alessandro Panza, il questore della Capitale, Nicolò D’Angelo e il presidente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni.
L’inchiesta e il rientro in Italia di Casimirri
Il governo e in particolare “i ministri Gentiloni e Orlando, mi aguro faranno di tutto per avviare i processi di estradizione di Alessio Casimirri, uno dei br della strage di Via Fani, condannato all’ergastolo e che non ha fatto un solo anno di pena e vive all’estero”. Lo ha detto Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro, ad Uno Mattina su Rai1. “Il prezzo che l’Ialia sta pagando per non conoscere la verità non ce lo possiamo più permettere”, ha detto Fioroni in trasmissione dove è intervenuto anche Giovanni Ricci, figlio di Domenico, autista di Moro.
Il presidente della Dc si sarebbe potuto salvare? “Uno spiraglio si aprì – ha spiegato Fioroni – un canale di ritorno c’era ma a un certo punto si interrompe e si crea una reazione delle Br che si sentono non più disposte al dialogo, una grazia che non arriva alle br e questo potrebbe aver accelerato il tutto. La commissione sta lavorando per avere certezze sul nostro passato”. Ricci ha sottolineato che “i familiari dei caduti di via Fani non vogliono vendetta ma verità. Stiamo cercando, tramite il nostro avvocato, di portare avanti una proposta di legge in cui chiederemo di aprire un tavolo per avere verità, non risarcimenti”. Continua su FONTE
Suicida giudice accusato di rapporti con la ‘ndrangheta
PALMI (RC) 15/03/2015 – Giancarlo Giusti, agli arresti domiciliari, si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone Palmi. L’ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, agli arresti domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, si è impiccato con una corda nella sua abitazione di Montepaone Lido, il centro del Catanzarese dove viveva da alcuni mesi. Giusti, 48 anni, era da poco separato dalla moglie.
Il 6 marzo scorso la Cassazione aveva emesso nei suoi confronti una sentenza di condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo di ‘ndrangheta sul clan Valle dopo le indagini della Direzione distrettuale antimafia milanese.
L’ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, agli arresti domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, si è impiccato con una corda nella sua abitazione di Montepaone Lido, il centro del Catanzarese dove viveva da alcuni mesi. Giusti, 48 anni, era da poco separato dalla moglie.
Il 6 marzo scorso la Cassazione aveva emesso nei suoi confronti una sentenza di condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo di ‘ndrangheta sul clan Valle dopo le indagini della Direzione distrettuale antimafia milanese. Continua su FONTE
Omissione Bankitalia, gli affitti d’oro per gli ex dipendenti vip che Visco non pubblica
15/03/2015 – Visco ha fatto pubblicare un comunicato sul sito dell’Istituto per replicare, senza citarlo, al nostro articolo sulla “affittopoli” tuttora in atto a beneficio di dipendenti ed ex. Per aiutare il governatore a realizzare trasparenza e parsimonia, abbiamo messo online i bandi con gli appartamenti, la descrizione e il canone richiesto.
Il governatore Ignazio Visco ha fatto pubblicare un comunicato sul sito dell’Istituto per replicare, senza citarlo, al nostro articolo sulla “affittopoli” tuttora in atto in Banca d’Italia a beneficio di dipendenti ed ex. La sua risposta si basa su due cardini: siamo trasparenti e non applichiamo trattamenti di favore.
A detta della Banca d’Italia, tutti i canoni sarebbero fissati per i dipendenti in base al regime dei patti territoriali delle associazioni degli inquilini. Dunque nessun favore. Inoltre, spiegano dalla Banca d’Italia, sul sito è pubblicata la tabella dei canoni. Trasparenza e parsimonia, insomma, sarebbero le due regole auree applicate. Peccato che i patti territoriali siano applicati al livello minimo come nessun proprietario farebbe con palazzi di pregio nelle zone più belle di Roma, e che le tabelle pubblicate non comprendano gli affitti scontati dei dipendenti, ma solo quelle da poco applicate ai terzi. Continua su FONTE
I due stilisti nella bufera dopo commenti contro figli “sintetici”: Elton Johnn, lancia appello a disertare il loro Marchio
Roma, 16/03/2015 (askanews) – Stefano Gabbana e Domenico Dolce replicano a Elton John che domenica ha lanciato un appello a boicottare il loro marchio per aver i due stilisti italiani criticato in una intervista a Panorama le adozioni gay, e i figli “sintetici”, ovvero quelli nati con l’inseminazione artificiale. Commenti che hanno fatto infuriare la popstar britannica, che ha due figli con il marito David Furnish. “Non era mai stata nostra intenzione giudicare le scelte di altre persone”, ha scritto Gabbana in un comunicato pubblicato dal sito della Bbc. “Crediamo nella libertà e nell’amore”, ha aggiunto lo stilista che, come anche Dolce, suo compagno per 23 anni, sono gay dichiarati. “Come vi permettete di chiamare i miei bei figli sintetici,”, era stato l’attacco su Instagram di Elton John ai due fashion designer italiani le cui dichiarazioni avevano provocato già sul web reazioni a catena. “Vergognatevi di puntare il vostro ditino contro l’inseminazione artificiale, un miracolo che ha permesso a legioni di persone, sia etero che gay, di realizzare il sogno di diventare genitori”, aveva tuonato ancora la popstar prima di lanciare una campagna di boicottaggio contro il marchio italiano utilizzando l’hashtag #BoycottDolceGabbana e di giurare che non indosserà più le loro creazioni.
L’ISIS A CORTO DI SOLDI: PER MANTENERE LE TRUPPE AL CALIFFO SERVONO 10 MILIONI DI DOLLARI AL MESE
15/03/2015 – Il Califfato è con l’acqua alla gola. I conti non quadrano e più e così mantenere truppe e milizie diventa un’impresa ardua. L’esercito del terrore costa circa 10 milioni di dollari al mese. Adesso il Califfato deve fare i conti con il crollo del prezzo del pertolio, l’esaurimento dei pezzi archeologici da rivendere sul mercato nero e soprattutto deve fare i conti con gli ostaggi che ormai sono diventati una rarità. Dopo aver conquistato una parte della Siria, dell’Iraq e ora della Libia, mantenere lo Stato Islamico ha i suoi costi. I foreign fighters hanno un costo che va da 300 a 500 dollari mensili a testa. Il tutto per circa 19mila uomini.
L’esborso complessivo ammonta a 10 milioni di dollari al mese. Costi che rischiano di far collassare le casse dello Stato Islamico. Il deprezzamento del petrolio ha di fatto prosciugato le casse del Califfo e gli impegni in battaglia non permettono la cura delle raffinerie che così rischiano di essere improduttive. Prima che il prezzo del petrolio scendesse l’Isis incassava 1-2 milioni di dollari al giorno. Cifra che ora è scesa a 300mila dollari giornalieri. Un’altra voce di spesa in rosso è quella dei ricavi dai rapimenti. I video del terrore non sono certo una cartolina rassicurante per incentivare gli occidentali a partire verso il nord Africa e il medio oriente. Così come riporta uno studio del Fats (Financial Action Task Force), un organismo internazionale che combatte il finanziamento al terrorismo, nel 2014 i rapimenti hanno fruttato circa 45 milioni di dollari.
Cifra che però è destinata a dimezzarsi. Inoltre la situazione delle banche del Califfato è drammatica. L’Isis le ha saccheggiate quasi tutte e restano gravi problemi per le transazioni internazionali. Secondo alcune fonti delle “casse” dell’Isis ci sarebbe ossigeno per altri 6 anni di guerra con un tesoretto valutato dal Dipartimento di Stato Usa di 500 milioni di dollari. Ma se la battaglia libica dovesse complicarsi, allora le risorse basterebbero appena per circa 1.2 anni di guerra. Il Califfo insomma deve fare i conti con l’austerity. Seminare terrore ha un prezzo. Chge prima o poi si paga. Fonte
Primarie PD Veneto, vince Casson sui “renziani” col 56%: L’ex magistrato supera il giornalista Pellicani e l’outsider Molina
Venezia, 16/03/2015 (askanews) – E’ Felice Casson (61 anni) il candidato sindaco del centrosinistra per le comunali di Venezia. Lo hanno decretato le primarie di ieri. L’ex magistrato “civatiano” ha trionfato con il 55,62% (7168 voti) delle preferenze, superando quindi, il giornalista Nicola Pellicani (54 anni) che si è fermato al 24,42 % (3147 voti) e l’outsider avvocato Jacopo Molina (37 anni) al 19,96% (2573 voti). E anche l’affluenza per queste primarie veneziane è stata elevata, paragonabile a quella di cinque anni fa. Hanno votato circa 13mila veneziani, dato in linea con le primarie del 2010. Soddisfatto Casson che ha fatto sapere di voler “coinvolgere tutti” e di essere “disposto a lavorare con chiunque” e che “col centrosinistra unito non c’è spazio per nessuno”. Era 36 i seggi allestiti tra Venezia e Mestre.
Il distacco di Casson rispetto agli altri concorrenti del centrosinistra si è rivelato netto. Casson, un passato da magistrato, e’ già stato a un passo dall’insediarsi a Ca’ Farsetti nel 2005, quando perse al ballottaggio contro Massimo Cacciari, in una sfida tutta interna alla sinistra. Nicola Pellicani, invece in questa competizione, era sponsorizzato proprio dall’ex sindaco-filosofo, Cacciari grande amico del padre Gianni Pellicani e ideatore della omonima fondazione intitolata al dirigente del Pci scomparso. Il voto ha registrato rapporti di forza omogenei nelle diverse articolazioni territoriali del comune veneziano, che, ricordiamo, si compone da un lato del centro storico di Venezia e delle isole lagunari minori, e dall’altro dei territori di terraferma che gravitano attorno a Mestre e Maghera. Dualismo che non ha mancato di creare divisioni e distinzioni culminate in reiterati referendum sulla autonomia della terraferma dalla Dominante. L’esito di questi ultimi ha sempre confermato la volontà di mantenere l’intera estensione del Comune sotto la medesima soggettività amministrativa. Il magistrato-senatore vincitore delle primarie del centrosinistra pare l’uomo giusto per garantire la coesione delle parti sia in termini territoriali che politici tra Laguna ed entroterra. FONTE