Beneifici Fiscali dei politici, ancora più scandalosi di quelli economici e pensionistici
Con un trucchetto, grazie a un lavorìo rimasto sempre sotto traccia, è passata la riduzione al 18,7 delle tasse sulla busta paga di deputati e senatori.
Pochi lo sanno: l’indignazione dei cittadini per i costi della politica si è finora concentrata sui benefici economici e pensionistici degli onorevoli.
Ma quelli fiscali sono ancora più scandalosi: la retribuzione complessiva di chi siede alla Camera in rappresentanza del popolo italiano è sottoposta a un’aliquota media Irpef del 18,7 per cento. Ecco come funziona, documenti ufficiali alla mano (ricavati dal sito istituzionale della Camera).
Prendiamo un parlamentare che non svolge altre attività ed è talmente ligio da non saltare mai una seduta di Montecitorio. La voce più pesante della sua busta paga è l’indennità mensile, oggi ridotta a 10.435 euro, pari a 125.220 euro l’anno.
Dall’importo vengono sottratte ritenute previdenziali per 784 euro al mese (9.410 euro l’anno) come quota di accantonamento per l’assegno di fine mandato, che è esentasse, come vedremo (e come d’altronde è scritto nero su bianco nella relazione al 31 dicembre 2011 su Attività e risultati della Commissione Giovannini sul livellamento retributivo Italia-Europa).
L’onorevole subisce poi una ritenuta mensile per il trattamento pensionistico di circa 918 euro (11.019 euro l’anno). Dall’indennità parlamentare viene infine detratta una ritenuta mensile di 526 euro (6.320 euro l’anno) per l’assistenza sanitaria integrativa.
Il trattamento del deputato è però arricchito da altre quattro voci con il segno positivo, tutti benefit esentasse. La prima è la diaria, una sorta di rimborso per i periodi di soggiorno a Roma, che ammonta a 3.503 euro al mese (42.037 l’anno) e viene decurtata di 206 euro per ogni giorno di assenza. La seconda è il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, pari a 3.690 euro al mese (44.280 l’anno), che per il 50 per cento va giustificato con pezze d’appoggio (per certe voci) e per il restante 50 per cento è riconosciuto a titolo forfettario.
La terza voce non è perfettamente quantificabile e deriva dal fatto che il deputato è fornito di una serie di tessere per volare, prendere treni e navi e viaggiare in autostrada senza sborsare un soldo (ai fini della nostra simulazione abbiamo ipotizzato che ciò gli consenta di risparmiare 5 mila euro tondi l’anno) e un rimborso forfettario delle spese di trasporto (ma non viaggia già gratis?) di 3.995 euro a trimestre (15.980 l’anno). La quarta voce è rappresentata da una somma a forfait mensile di 258 euro (3.098 euro l’anno) per le bollette telefoniche.
Il pallottoliere dice che il totale fa 235.615 euro. Che, dedotte le ritenute previdenziali e assistenziali e i rimborsi spese documentati, si riduce a 189.431 euro. Ma per l’onorevole, come per magia, grazie ai trattamenti di favore architettati dal parlamento stesso, la base imponibile ai fini Irpef è di soli 98.471 euro e comporta il pagamento di tasse per 35.512 euro. Che corrisponde in concreto a un’aliquota media, appunto, di appena il 18,7 per cento.
Qualunque altro cittadino italiano, un manager per esempio, che percepisse la stessa somma a titolo di stipendio e di benefit di analoga natura, si ritroverebbe con una base tassabile ai fini dell’imposta sul reddito di 189.431 euro e dovrebbe mettere mano al portafoglio per 74.625 euro di Irpef (con un’aliquota media del 39,4 per cento).
L’onorevole paga dunque solo il 47 per cento di quello che toccherebbe a un cittadino comune (e per semplicità non si è tenuto conto degli ulteriori benefici di cui gode sulle addizionali regionale e comunale) e risparmia ogni anno qualcosa come 39 mila euro d’imposta. A consentire questa incredibile iniquità è un’interpretazione alquanto generosa, da parte del parlamento, dell’articolo 52, comma 1, lettera b del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi), in base al quale non concorrono a formare il reddito le somme erogate a titolo di rimborso spese ai titolari di cariche elettive pubbliche (parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali) e ai giudici costituzionali, «purché l’erogazione di tali somme e i relativi criteri siano disposti dagli organi competenti a determinare i trattamenti dei soggetti stessi».
Il rispetto dei principi di capacità contributiva e il divieto di disparità di trattamento rispetto agli altri contribuenti imporrebbe la limitazione dell’esenzione fiscale ai soli rimborsi spese effettivi, quelli cioè strettamente legati alle funzioni pubbliche svolte e corredati di documentazione. Ma il parlamento ha deciso diversamente. Costringendo altri uffici pubblici a fare i salti mortali per non doverne censurare le scelte. Basti pensare che il Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, costituito a suo tempo da Tremonti per tagliare la spesa pubblica e presieduto da Vieri Ceriani, non avendo altri criteri di rilievo costituzionale per giustificare le ragioni di tali benefici fiscali ha dovuto classificarli tra le misure a rilevanza sociale, cioè alla stregua di quelle a favore delle Onlus e del terzo settore e di quelle che aiutano l’occupazione. Poi dice l’antipolitica.
Ma non è finita. Siccome pagare l’Irpef al 18,7 per cento a Lorsignori doveva sembrare ancora poco e per non farsi mancare proprio nulla, i parlamentari hanno pensato bene di trovare un escamotage per mettersi in tasca pulito pulito l’assegno di fine mandato, che dovrebbe invece essere sottoposto a tassazione in base all’articolo 17, comma 1, lettera a del Tuir (Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917).
Ecco come hanno fatto. Ogni mese, lo abbiamo appena visto, l’onorevole subisce, proprio in vista dell’assegno di fine mandato, una ritenuta sull’indennità parlamentare di 784 euro.
Trattandosi di contributi previdenziali, la somma viene dedotta annualmente dal reddito da tassare, nel presupposto che ciò avverrà poi al momento della consegna dello chèque. L’articolo 17, comma 1 del D.P.R. 917/86 prevede, come per il Tfr dei lavoratori, una tassazione separata dell’assegno di fine mandato, per evitare che si sommi al reddito dell’anno in cui viene incassato, facendo così scattare un’aliquota fiscale più alta.
Ma c’è un’altra disposizione (contenuta nell’articolo 19, comma 2 bis del Tuir) che riguarda il metodo di tassazione separata dell’indennità spettante ai dipendenti pubblici (buonuscita per gli statali) e agli assimilati (soci lavoratori delle cooperative, sacerdoti e parlamentari): dice che la base imponibile dell’assegno va determinata in funzione del peso del contributo a carico del datore di lavoro sul totale del contributo previdenziale. Per capire meglio, prendiamo un caso concreto.
Quello di un dipendente pubblico, la cui indennità di buonuscita è alimentata da un contributo obbligatorio a carico del lavoratore nella misura del 2,5 per cento e da contributi a carico del datore di lavoro del 7,10, per un totale del 9,60 per cento. Il contributo pubblico del 7,10 per cento corrisponde al 73,96 del 9,60 per cento. Quindi al travet verrà tassato il 73,96 per cento della buonuscita.
Non avviene così nel caso dei parlamentari. Disciplinando da soli il sistema di rappresentazione contabile della loro busta paga, gli onorevoli hanno creato un meccanismo perfetto, che rispetta formalmente la legge, ma consente di non pagare un euro bucato di tassazione separata sull’assegno di fine mandato. Il trucco è tanto banale quanto efficace: mentre per il dipendente pubblico, come abbiamo visto, il 73,96 per cento dell’accantonamento è a carico del datore di lavoro; nel caso del parlamentare la quota da accantonare per l’indennità di parlamentare è tutta figurativamente imputata a lui. E così non deve pagare. Non è certo da questi politici (a parte qualche lodevole eccezione) che ci si può aspettare una seria guerra ai ladri di tasse. Fonte
Eni grandi scoperte di giacimenti nei paesi più poveri dell’Africa Centrale
A discapito delle popolazioni più povere della Terra Eni ha scoperto un nuovo giacimento di petrolio, nel prospetto esplorativo Ochigufu, situato nelle acque profonde dell’Angola. Ochigufu e’ la decima scoperta a olio di natura commerciale effettuata nel Blocco 15/06. La nuova scoperta contiene circa 300 milioni di barili di petrolio in posto.
Solo negli ultimi 4 mesi, Eni ha ottenuto grandi successi nell’esplorazione, in particolare in Congo, nel blocco offshore Marine XII (Eni 65%, operatore), con il pozzo di appraisal Nené Marine 3, confermando il potenziale minerario a olio e gas dell’area; in Egitto, con la scoperta a olio ARM-14 nella concessione Abu Rudeis (Eni 100%) nel Golfo di Suez, già allacciato alle facility produttive dell’area e in Nigeria, con il pozzo Abo 12 mineralizzato a olio nel blocco OML 125 (Eni 85%, operatore).
Il Sole 24 Ore
Dati dell’INT sulla situazione del Molise al 2013 sul tasso di mortalità
Abbiamo ricevuto dall’Istituto Nazionale Tumori ove lavorano alcuni amici di lunga data alcuni recenti studi effettuati in questi anni che hanno fatto emergere una forte correlazione fra esposizione in ambiente inquinato e cancro ai polmoni con particolari sintomi respiratori (allergie, infezioni, sintomatologie varie). Oggi si può affermare che esistono malattie associate con certezza alla permanenza in ambienti confinati e con eziologia ben definita. Queste ultime sono : febbre di Pontiac (forma simil influenzale), malattia dei legionari (infezione polmonare), alveoliti, riniti e sinusiti e febbre degli umidificatori (sindrome da polveri organiche tossiche). In Molise grazie ad uno studio recentissimo abbiamo finalmente dati statistici aggiornati riguardanti il tasso di mortalità al 2013 (Fonte: www.tumori.net; Rossi S, Capocaccia R, De Angelis R, Gatta G (Eds).
Cancer burden in Italian regions. Tumori 99 (3), 2014). Riportiamo lo schema che riguarda la nostra regione.
Tumore al Polmone |
Anno 1970 |
Donne+Uomini |
47 decessi |
Tumore al Polmone |
Anno 2013 |
Donne+Uomini |
129 decessi |
Da questa breve analisi si deduce oggettivamente che nel Molise dal 1970 al 2013 i tumori al polmone sono triplicati.
Tumore al Colon |
Anno 1970 |
Donne+Uomini |
48 decessi |
Tumore al Colon |
Anno 2013 |
Donne+Uomini |
118 decessi |
Anche questa tabella evidenzia oggettivamente che nel Molise dal 1970 al 2013 i tumori al colon sono triplicati.
Melanomi |
Anno 1970 |
Donne+Uomini |
0 decessi |
Melanomi |
Anno 2013 |
Donne+Uomini |
8 decessi |
Anche questa rilevazione evidenzia oggettivamente che nel Molise dal 1970 al 2013 i melanomi pressoché inesistenti sono comparsi anche nel nostro territorio.
In particolare, va sottolineata la presenza di aumento del carcinoma polmonare, la patologia tumorale per la quale la letteratura riporta una associazione con inquinanti atmosferici a cui si può essere esposti per via inalatoria nell’ambiente. L’inquinamento industriale (e non solo) anche in Molise ha fatto, purtroppo, la sua parte. I metalli, sono anche associati a diversi altri tipi di patologie oncologiche: cromo e nichel, per esempio, sono legati all’insorgere di tumori a polmoni, naso e faringe; l’arsenico è correlato alla diagnosi di tumori a polmone, vescica, pelle. Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di siti responsabili dell’emissione in atmosfera di polveri sottili, benzopirene, benzene, metalli pesanti, diossine e isotopi radioattivi, hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. Sono inoltre segnalati aumenti dell’incidenza di melanoma e di cancro del colon. E non va meglio nel caso degli inceneritori, causa di emissioni di particolato, metalli pesanti, diossine, composti organici volatili, ossidi di azoto e zolfo, ozono: particolarmente importanti risultano gli eccessi nel complesso dei tumori, neoplasie polmonari, linfomi non Hodgkin, sarcomi dei tessuti molli e neoplasie infantili. Per non parlare dei PCB, i policlorobifenili usati in Italia nell’industria chimica fino agli anni ’80, ma ancora persistenti nell’ambiente, associati all’insorgenza del cancro al fegato e alle vie biliari. In tutti questi anni in Molise c’è stato il tempo di approfondire, ma nessuno, né a livello regionale, né statale, ha fatto niente e ancora oggi non ci sono studi specifici, ad esempio, sulla correlazione tra smaltimento illegale dei rifiuti e insorgenza del cancro. Ancora una volta chiediamo formalmente di costituire un Comitato zonale permanente di consultazione e di controllo, composto dai Comuni e dalle associazioni interessate, che tenga d’occhio le numerose criticità ambientali della zona (aria, acqua, elettrosmog, discariche, inceneritori, biomasse) e ne riferisca periodicamente alla comunità. Noi di Co.Re.A. assieme a tutte le associazioni che vorranno aderire raccoglieremo i fondi per cominciare il cammino che ci porterà assieme a tutti i cittadini molisani ad un controllo più efficace ed efficiente del territorio. Ci siamo già dotati grazie all’aiuto dei cittadini di un contatore Geiger e di un misuratore di onde elettromagnetiche ma non ci fermeremo qui. Chiediamo di conoscere che fine abbia fatto il registro tumori. Un registro tumori che se non sarà delle istituzioni molisane allora dovrà essere dei cittadini di questo territorio. Noi di Co.Re.A non vogliamo che il Molise si trasformi nel tempo nella pattumiera d’Italia senza che si possano individuare e far pagare i responsabili di questo stato di cose!
(Vincenzo Musacchio – Presidente Co.Re.A. Molise).
Per la prima volta nella storia un noto giornalista si è fatto avanti e ha detto tutti i segreti: La nostra notizia è del tutto falsa e che vi diro’ come funziona
Si tratta di un incredibile video che deve essere condiviso con ogni essere umano che non si è svegliato ancora, e crede tutto quello che gli propinano i media di Regime, su Fox News e il resto dei media-frode negli Stati Uniti! Per la prima volta nella storia un noto giornalista si è fatto avanti e ha detto tutti i segreti! “La nostra notizia è del tutto falsa e che vi diro’ come funziona! LUI HA PARLATO CHIARO, ora tutti quei giornalisti che staranno zitti o parleranno d’altro, da Santoro a Paragone, sapremo di che pasta sono fatti e che parte fanno in commedia; poi chi vuole continuare a farsi ipnotizzare e portare a spasso …è libero di continuare a farlo.
Traduzione del filmato a cura di Roberto Marrocchesi
(tutta parlata in prima persona, a volte Udo sembra rispondere, o interrompere, un interlocutore che probabilmente lo intervista, ma costui non si sente, per cui a volte cambia leggermente discorso ma il tutto fila bene, complessivamente).
Dr Udo Ulfkotte, journalist and author, on RT
Inizio Traduzione: “Sono giornalista da 25 anni circa, da sempre indotto, educato e costretto a mentire e a non dire il vero al mio pubblico, ma ora da qualche mese, vedendo come i Media Tedeschi ed Americani cercano di indurre il pubblico europeo a fare la guerra alla Russia, ho deciso che non ci sto, non ci sto a manipolare la gente a sto modo, per cui mi erigo e mi oppongo a ciò. Vedo che io in passato e miei colleghi tuttora siamo compulsati, comprati e corrotti per tradire il pubblico non solo nel mio paese ma ovunque in Europa. La ragion per cui ho scritto questo libro è che voglio evitar la guerra! Le guerre non nascono mai da sole, è sempre dovuto ad una serie di persone che danno la spinta in quel senso, e non solo i politici ma pure opinionisti e giornalisti; ho scritto quindi come nel passato abbiam tradito i lettori con gli orientamenti guerrafondai, non ne voglio più sapere ho le scatole piene di queste menzogne di propaganda da Repubblica delle banane che siamo, altro che libero paese democratico con libera informazione, diritti umani e tutto! Guarda i Media Tedeschi, i miei colleghi che tuonano ogni giorno contro la Russia, in realtà sono cooptati dalla Nato e dagli USA…pensate che pure io fui fatto cittadino onorario dallo Stato americano dell’Oklahoma per i miei scritti filo-americani, son stato aiutato dalla CIA per il mio lavoro pro-America ed ora ne ho fin sopra i capelli non mi presto più al gioco.
Sto libro che ho scritto non mi darà soldi ed onori, ma un sacco di rogne, perchè desidero dare al pubblico tedesco, europeo e del mondo intero un lampo, un’occhiata minima di ciò che davvero avviene dietro porte chiuse al pubblico stesso. Questa storia è cosa vecchia, se guardate indietro, al 1988, marzo ’88 in Iraq dei Curdi vennero uccisi in massa con gas tossici.
Io venni inviato nel luglio ’88 nella città al confine coll’Iran chiamata Zubaidad. La mia missione -c’era in corso la guerra Iraq-Iran – era di fotografare e scrivere che il gas usato era di fabbricazione Tedesca, Zorin gas di Mostarde azotate. Io dovevo mostrare la fabbricazione tedesca dei gas tossici.
Tornato a casa, di tutto il mio copioso servizio uscì solo una minuscola foto con un piccolissimo trafiletto sul Frankfurter Allgemeine, il tutto completamente cancellando quanto avevo cercato di comunicare come fosse DISUMANO, TERRIBILE, decenni dopo la guerra M. c’erano di nuovo vittime a decine del gas tossico tedesco! Mi sentii tradito nella mia missione di mostrare l’orrore al mondo intero, non mi permisero di gridare al mondo, a tutt’oggi ovunque in Germania pochi sanno delle migliaia di morti a Zubaidad grazie alla copertura di scritti come il mio. Molti giornalisti si proclamano tali, europei o americani, ma in realtà come pure fui io, sono delle “coperture non ufficiali”, che vuol dire, in sostanza tu sei impiegato dalle agenzie di spionaggio, dai servizi segreti, salvo che mai e poi mai lo ammetterebbero, se ti denunci o se vieni scoperto. Per que siam definiti non ufficiali, dei paraventi insomma…Mi son ripetuto e piegato più volte a questo ruolo, me ne vergogno, come mi vergogno di aver lavorato per l’autorevole Frankfurter Allgemeine dove mi son fatto comprare dall’alta finanza, dagli Americani ecc per NON riferire il vero….Mi chiedo poi cosa sarebbe successo se avessi scritto su quel giornale qualcosa a FAVORE della Russia…Eravamo e siamo tutti forzati e indotti a scrivere per glòi USA e la UE, mai per la Russia. Mi spiace, questo non è più quello che per me vuol dire democrazia e libertà. La Germania è tuttora una specie di colonia americana: per esempio è un fatto che la maggioranza dei Tedeschi non vuole bomber o centrali nucleari sul nostro suolo, ma invece loro ce le tengono, eccome! quindi è molto facile avvicinare un giovane giornalista di quotidiani, riviste o stazioni radio/tv da parte di questi funzionari NATO, CIA ecc. e dir loro con autorità”Bene, noi siamo la CIA, lavori con noi?” Ebbene no, non è così che funziona. piuttosto ti arriva un gentile invito a visitare gli States, tutto spesato, in pratica ti fanno amico, e scivoli dolcemente in una condizione di cooperante, perchè ti fidi e ti stan simpatici. Prima o poi ti chiedono gentilmente questo o quel favore, e pian piano il tuo cervello è lavato e condizionato; ciò non avviene solo per i giornalisti Tedeschi, ma ancor di più per gl’Inglesi che hanno un rapporto ancor più stretto con l’America , e poi gl’Israeliani, ovviamente coi Francesi ma già un poco meno, e poi gli Australiani, Neozelandesi, Taiwanesi e molti altri perfino nel mindo Arabo come i giornalisti Giordani, del sultanato di Oman…Quando trovi un professionista rispettato ma trovi che dietro di lui c’è il burattinaio della CIA…Ora vi do un altro esempio: a volte i Servizi vengono a trovarti in ufficio a commissionarti un articolo – guardate che questa cosa è successa anche a me! – e ricordate che il BND o Servizio Segreto Federale Tedesco è stato generato direttamente dalla CIA – allora sti signori son venuti da me al Frankf. Allg. a Francoforte per farmi scrivere un articolo su Gheddafi e la Libia- Ciò a dispetto che io non avevo alcuna informazione o notizia speciale su Gheddafi, ma me le hanno date loro, insomma a loro serviva la mia firma sulle loro informazioni. L’articolo uscì ma era interamente opera del BND. Allora vedete, questo si può chiamare giornalismo? Coi servizi che scrivono interi articoli? Ce l’ho ancora nei miei files, era una storia di come Gheddafi stava fabbricando gas tossici in uno stabilimento a Rabtha. dopo l’uscita sul F.A. venne ripreso da giornali e TV del mondo intero eppure erano cose di cui io non sapevo niente, ero solo stato ingaggiato ed imbeccato dai servizi segreti ….Anche questo non è certo un esempio di libero giornalismo, in cui le agenzie di Intelligence decidono cosa va stampato e cosa no; ed ora vi do un ottimo esempio di cosa capita se gli dici di no, che non ci stai.
In Germania abbiamo un eccellente servizio di Soccorso per il traffico in elicotteri, amano chiamarsi gli Angeli in Giallo, una volta uno dei loro piloti non volle starci alla proposta del BND di collaborare come “non ufficiale”. Ebbene egli venne espulso dal servizio elicotteri perchè anche il giudice cui si rivolse lo ritenne “inaffidabile” perchè aveva rifiutato l’offerta del BND…
Anch’io sapevo bene che mi sarebbe successo se non cooperavo coi Servizi: pensate che per ben sei volte la mia casa fu perquisita perchè un pubblico Ministero mi aveva accusato di “diffusione di segreti di Stato”…Sei volte! Tuttavia io credo con forza che la verità non si può sopprimere e prima o poi viene a galla. Non m’importa delle coseguenze, io ho avuto già 3 infarti, non ho figli per cui, se mi portano in galera penso che per il trionfo della verità ne valga la pena.
138 Miliardi e rotti di euro. Ecco quanto ci costa tutta la baracca a Bruxelles, tra personale, amministrazione, affitti, sicurezza interna ecc…
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Per pagare il personale vengono spesi quasi due miliardi di euro e un altro miliardo se ne va in spese amministrative, con 210 milioni impiegati per acquisto o affitto di sedi a Bruxelles. Il programma Erasmus, con il suo miliardo e 420 milioni di euro, vale il doppio di quanto stanziato per la sicurezza interna o per la politica estera…
Aveva già fatto la bocca agli applausi, Matteo Renzi. Certo che l’ennesimo annuncio sull’operazione «Open data», ovvero la pubblicazione on line di tutte le spese dell’Unione europea, lo avrebbe gratificato del titolo di paladino della trasparenza. Pensava di aver estratto il classico coniglio dal cilindro, il premier, alla disperata ricerca del colpo di scena in grado di dare un senso al semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue. «Pubblicheremo i dati delle spese, sarà divertente», aveva aggiunto con tono di sfida Renzi, aggiungendo: «L’Open data da parte dell’Italia sarà totale».
E invece era tutta una bufala. Perché le spese di Bruxelles sono già pubbliche. Alla portata di tutti. Basta collegarsi al sito dedicato al diritto dell’Unione europea e scaricare le 921 pagine con il bilancio 2014 della Commissione. In quel documento, voce per voce, ci sono tutte le spese dei Palazzi comunitari. E che spese. Il sito eunews.it è riuscito a estrapolare, spulciando tra i vari costi sostenuti da Bruxelles, i totali.
Nel 2014, tanto per cominciare, la Commissione e gli enti collegati spenderanno oltre 138 miliardi di euro. Per l’esattezza 138.757.199.012 euro. Di questi, poco meno di due miliardi – 1.883.929.000 – se ne andranno per sostenere i costi per il personale. Solo quello interno, però. E questo perché Bruxelles per assolvere ai suoi compiti si avvale anche di funzionari esterni, a partire dai delegati dei governi nazionali distaccati presso i vari uffici comunitari. E per il personale esterno alla fine dell’anno usciranno altri 127.846.000 euro.
BUROCRAZIA PADRONA
Il titolo 26 del bilancio è dedicato all’«amministrazione della Commissione». Totale uscite: oltre un miliardo di euro (1.013. 608.150). All’interno a farla da padrone sono, naturalmente, le «spese amministrative», che assorbono quasi tutto il capitolo. La voce maggiore di uscita è rappresentata dai 209.265.000 euro per l’acquisto o l’affitto annuale delle sedi a Bruxelles.
Ma per gli immobili le spese non finiscono qui: oltre settanta milioni di euro escono per pagare le relative polizze assicurative e le utenze, nonché per far fronte alle spese di manutenzione e lo smaltimento dei rifiuti. Poi escono 32 milioni di euro per pagare i servizi di custodia, sorveglianza e controllo degli accessi, e poco meno di otto milioni per le apparecchiature tecniche in dotazione agli edifici. E anche Lussemburgo non è da meno: per gli immobili della sede distaccata, complessivamente il bilancio ha stanziato altri circa 65 milioni di euro.
ERASMUS PER TUTTI
Scorrendo le 921 pagine con il resoconto contabile della Commissione, balza agli occhi la sproporzione tra alcuni capitoli di spesa rispetto ad altri. Ad esempio tra istruzione e cultura da una parte, e sicurezza e giustizia dall’altra. Il titolo 15, appunto «Istruzione e cultura», pesa sul bilancio per 2.570.366.455 euro.
A fare la parte del leone c’è il programma Erasmus per tutti, per il quale l’Europa spende la bellezza di 1.419.417.292 euro. Obiettivo: «Promuovere l’eccellenza e la cooperazione nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù in Europa, migliorarne l’adeguatezza alle esigenze del mercato del lavoro e rafforzare la partecipazione dei giovani alla vita democratica in Europa».
Dall’altra parte, nonostante la minaccia del terrorismo islamico in agguato (a causa dell’Isis) e l’ondata migratoria dalle coste africane che non si placa, ci sono gli «appena» 741.987.040 euro stanziati per il titolo «Sicurezza interna». Praticamente la metà di quanto l’Ue destina all’Erasmus. Per l’ufficio europeo di polizia – Europol – lo stanziamento non arriva a 80 milioni di euro (79.930.000), gli stessi soldi destinati a Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne tante volte evocata dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Per la «prevenzione e la lotta contro la criminalità organizzata transfrontaliera e il miglioramento della gestione dei rischi», il bilancio europeo non ha messo da parte neanche 150 milioni di euro (148.955.846). Non va meglio alla «giustizia», destinataria di appena 200 milioni di euro nel titolo 33 e, al tempo della minaccia rappresentata dal virus Ebola, ai fondi per «migliorare la salute dei cittadini dell’Unione e proteggerli dalle minacce sanitarie transfrontaliere», che ammontano ad appena 53 milioni di euro (52.870.000).
Più o meno la stessa cifra che esce per la sicurezza, la Commissione accantona per sostenere gli «Strumenti di politica estera» (723.537.553 euro). Per la politica estera e di sicurezza comune – la Pesc che avrà nell’attuale ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, il suo Alto rappresentante – sono stati impegnati 314.119.000 euro. Non una grande cifra se paragonata, ad esempio, agli oltre 940 milioni di euro stanziati per gli «Affari marittimi e di pesca», all’interno dei quali Bruxelles ha in animo di istituire i «guardiani del mare», da ricercare tra i «membri di equipaggi che non possono più vivere dei proventi della pesca» e che tuttavia «sono in possesso di esperienze e di competenze marittime».
AIUTI A PIOGGIA
I fondi per la politica estera e la sicurezza sono lontani anche e soprattutto dal quasi miliardo di euro che l’Ue destina al titolo 23, ossia agli «Aiuti umanitari e protezione civile». Di questo miliardo, ben 859.529.000 euro servono per «coprire l’assistenza umanitaria e le operazioni di aiuto alimentare di tipo umanitario a favore delle popolazioni di paesi esterni all’Unione vittime di conflitti o catastrofi, sia naturali che di origine umana, o di situazioni critiche analoghe, per tutto il tempo necessario». Un potenziale pozzo senza fondo, visto che quei soldi servono anche per finanziare «studi di fattibilità concernenti operazioni umanitarie» nonché «la supervisione dei progetti di aiuti umanitari, la promozione e lo sviluppo delle iniziative volte a migliorare il coordinamento e la cooperazione». Fonte: Libero, martedì 28 ottobre 2014
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Governo Renzie… all’attacco spregiudicato all’ambiente!!
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l decreto Sblocca Italia del Governo Renzi rappresenta “un attacco senza precedenti all’ambiente”. Lo sostiene il Comitato Si può fare che riunisce in Valle d’Aosta un insieme di associazioni e di movimenti politici (tra cui Alpe, M5s e Uvp).
“Lo slogan – ricorda il comitato – adottato durante la campagna referendaria dell’autunno 2012 contro la costruzione del pirogassificatore era: ‘Non bruciamo il nostro futuro’. I valdostani lo hanno fatto proprio e sono andati a votare in massa per dare una speranza di futuro ai loro figli. Da allora non abbiamo mai smesso di lottare per avere una gestione dei rifiuti che perseguisse l’interesse pubblico contro quello dei pochi soliti noti. Il decreto va esattamente nella direzione opposta, con la scusa di creare posti di lavoro promuove soprattutto attività volte a distruggere risorse e territorio a vantaggio di pochi” Continua su Fonte….
ABBATTERE IL CANONE: L’INVESTIMENTO DELLA CASTA SU OGNI BOLLETTA
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Il 19 ottobre 2014, il pregiudicato Silvio Berlusconi alza un monito: “La politica in TV è morta” . Il messaggio è rivolto al connivente Renzi, e suona come campanello di allarme dato che questo grande mezzo di informazione ha regolato a suo piacimento le scelte politiche degli ultimi 30 anni. Renzi ha recepito il messaggio, infatti già alla Leopolda della scorsa settimana, ha piazzato alle sue spalle una pilata di vecchie televisioni per renderle ancora vive, vegete e gloriose. Ma non si è limitato a questo. Il fiorentino, ha pensato bene di abbattere il canone, e su questo si è dimostrato un genio. Difatto così facendo, ha messo a punto il più grande investimento a salvaguardia della casta che è mai stato fatto. Naturalmente l’investimento non riguarda noi perché i bilanci Rai gli quadreremo in un altro modo. La beffa per noi si limita al fatto che pagherà anche chi non ha la TV per scelta o per forza, pagherà chi avrà Internet, quindi di fatto questa sarà una tassa sull’informazione libera. Una tassa antidemocratica, perché verrà tassato qualunque titolare di forniture elettriche visto che attingeranno dalle bollette. Pagheremo noi la loro assicurazione sulla vita.
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I miracoli di Santa Leopolda: sui tavoli di discussione cose già decise da altri
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E’ appena fitina la kermesse della Leopolda. Una cosa in grande stile, all’americana, con i tavoli rotondi di gente che parla di cose già decise da altri, e i finanzieri a fare da padroni. Grande entusiasmo dei nuovi pretoriani dei potenti oscuri della terra e fuori le facce livorose degli ex gerarchi del PD esclusi dal banchetto: dimenticati da quegli stessi gruppi che avevano dato loro il potere per tanti anni.
Una nuova generazione di fedeli al gesuitismo più spinto ed alleato della massoneria internazionale, sta occupando tutte le posizioni di potere mondiale ed italiano (papato, presidenza Usa, vertici europei, BCE, governo, ministeri importanti, maggioranza ed opposizione italiana).
I gruppi precedenti si appoggiavano sull’equilibrio tra più poteri, ma la piramide vincente è al momento una sola, quella a guida gesuita-massonica, e quella piduista-massonica è in piena crisi. Gli scandali di pedofilia, il cambio di Papa, la presidenza OBAMA, la perdita di potere nella Unione Europea, gli attacchi della magistratura e la catena di non casuali rivelazioni di imbrogli e corruzione, hanno completamente cambiato il quadro del potere.
In maniera ancora meno visibile per la gente normale, lo stesso fronte ha portato avanti una vera e propria guerra finanziaria, cominciata con i grandi scandali americani sui titoli spazzatura, i derivati, gli hedge funds, la bolla immobiliare. E proseguita con stravolgimento degli assetti finanziari europei e italiani. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena è solo un esempio particolarmente oscuro di questo assalto al potere con distruzione degli avversari.
davide-serra-alla-276329Un giovanotto è apparso svolgere un ruolo un po’ particolare in questa vicenda: si chiama Davide Serra, un finanziere italiano che opera da Londra, ed è stato la vera e propria star della Leopolda. Il sostenitore di Renzi, la luce che sta sorgendo sulle sorti italiane. Bersani è stato querelato insieme al Corriere della Sera per averne parlato come del “bandito delle Cayman”, visto che la cassaforte delle sue operazioni finanziarie sarebbe nei segreti invalicabili di quel paradiso fiscale.
Ma chi è questo giovanotto dai modi freschi e decisi, all’inglese… E’ un laureato nella massonico-gesuitica Bocconi, che poi corre a frequentare un Master nella Università di Lovanio. Sì proprio quella fondata dai gesuiti a suo tempo per lottare contro la riforma vanrompuyvanrompuyprotestante. Una università “da battaglia” delle armate gesuite, dalla quale sono usciti personaggi anche inquietanti, come il prof. Van Rompuy, piazzato per anni al vertice dell’Unione Europea. E subito dopo il Master gesuita, il giovane Davide trova facilmente posto nella potentissima banca d’affari Morgan Stanley, i cui dirigenti sono spesso nei consigli di amministrazione di organizzazioni gesuite. Sì quella Morgan Stanley alla quale l’allievo dei gesuiti Monti ha versato 3 miliardi di nostri euro in un vicenda non molto chiara. Ci lavora anche un figlio dell’altro allievo dei gesuiti Draghi, presidente della Banca Centrale Europea. E indovinate per chi ha lavorato il suo successore a Direttore Generale del Ministero del Tesoro, il sig. Siniscalco? Ma proprio come Vicepresidente di Morgan Stanley e responsabile per l’Italia.
Ma torniamo al ragazzotto Davide Serra, che dopo una brillantissima ascesa nella Morgan Stanley, ha aperto una sua finanziaria la Algebris, e negli anni scorsi ha fatto scalpore per il suo intervenire con modi da Grillo-Davide nelle assemblee di grandissime società come la olandese ABN AMRO o l’italiana Assicurazioni Generali. In quelle assemblee si è presentanto parlando in modo insolitamente battagliero e menando fendenti nelle gambe di quelle dirigenze-Golia. All’inizio non succedeva nulla… ma poi dopo un po’ per quelle consolidate dirigenze casualmente cominciavano serissimi problemi.
Grande l’interesse di Serra anche per le vicende del Monte dei Paschi di Siena, messo in grave crisi da qualche manina che negli anni scorsi ha deciso di affondarlo. Era uno dei bastioni di sostegno del potente PCI toscano e italiano. E poi – guarda caso – è stato colpito un po’ prima del colpo di stato interno che ha spodestato gli ex comunisti nel PD sostituendoli con il renzismo di derivazione democristiana.
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FISCO, CARLOMAGNO: ITALIA PARADISO FISCALE PER I CINESI
ROMA – La Cina è l’ottavo Stato al mondo nella classifica delle economie nazionali con un più significativo livello di evasione fiscale e l’Italia è al primo posto in Europa per evasione fiscale da parte della comunità cinese.
L’evasione fiscale stimata nel 2014 ammonta a circa 46 miliardi di euro, + 11 miliardi di euro rispetto al 2013 con una crescita del 13% annua. Tra le maggiori imposte evase dalla comunità cinese figurano l’IRES, IRAP, IRPEF, l’IVA, oltre alle imposte locali.
E’ quanto emerge da una nuova indagine effettuata dal Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, che ha elaborato una serie di dati ministeriali, delle banche centrali, degli istituti di statistica, delle Polizie tributarie e de Lo Sportello del Contribuente.
In quasi tutte le ditte cinesi controllate nel biennio 2013-2014 sono state trovate irregolarità che hanno portato a sanzioni amministrative ed in molte di queste sono state riscontrate violazioni penali.
‘Leggendo i dati emerge che l’Italia è un paradiso fiscale per i cinesi con un indice di evasione fino al 98%. – afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani – Bisogna subito rafforzare i poteri di verifica e controllo fiscali conferendo poteri di Polizia tributaria ai Vigili urbani ed ai Carabinieri. La lotta all’evasione fiscale non può essere combattuta solamente con la Guardia di Finanza, ma bisogna coinvolgere tutte le forze dell’ordine’.
– Associazione Contribuenti Italiani – L’ufficio stampa