Sequestrati beni per circa 40 milioni di euro ad un imprenditore vicino alla criminalità organizzata campana.
08/05/2023 – Il provvedimento scaturisce da complesse indagini condotte nei confronti di un imprenditore edile di Melito di Napoli (NA), già condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per aver riciclato denaro proveniente da truffe assicurative poste in essere da un soggetto contiguo a vari clan camorristici (quest’ultimo a sua volta destinatario di un sequestro di beni nel mese di dicembre u.s.).
L’imprenditore destinatario della misura di prevenzione patrimoniale è inoltre attualmente imputato per una grave vicenda di lottizzazione abusiva e di truffa aggravata in danno del Comune di Melito (c.d. speculazione del Parco Primavera). Operazione posta in essere procurandosi un ingiusto ed ingente profitto, dato dalla trasformazione di una zona commerciale in zona residenziale, e agevolando l’operatività del clan D.L., poi clan degli scissionisti, operante prevalentemente nella zona settentrionale di Napoli e provincia.
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Le indagini economico-patrimoniali eseguite sull’imprenditore melitese e sui componenti del suo nucleo familiare avrebbero acclarato l’esistenza di redditi dichiarati del tutto irrilevanti e decisamente incongruenti rispetto agli investimenti finanziari, patrimoniali e societari eseguiti nel periodo 2020-2021.
Su queste basi, in applicazione delle disposizioni del “Codice Antimafia”, sono stati sottoposti a sequestro 103 immobili siti a Melito di Napoli, 7 rapporti finanziari, 1 autovettura, 2 compendi aziendali e le quote di 2 società riconducibili, direttamente o indirettamente, al proposto. – [FONTE]
Reggio Calabria, corruzione nella sanità: 11 arresti
06/05/2023 – Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, diretta dal Dott. Giuseppe Casciaro, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Locri che dispone l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 11 soggetti.
In particolare, con il provvedimento in parola la citata Autorità Giudiziaria ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un dirigente medico in servizio presso l’ospedale di Locri, la detenzione domiciliare nei confronti di un primario, l’obbligo di firma nei confronti di 3 indagati – tra cui due avvocati – e l’interdizione dall’esercizio della professione nei confronti di 5 medici e 1 avvocato, per 12 mesi.
Sono, inoltre, in corso numerose perquisizioni personali e locali, anche presso l’ospedale di Locri.
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Nell’ambito del procedimento, che attualmente verte nella fase delle indagini preliminari, risultano indagati, a vario titolo e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità, complessivamente 90 soggetti – tra i quali medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali – per i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, commessi in Locri e in altri comuni della provincia di Reggio Calabria nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2022.
Il provvedimento cautelare in rassegna scaturisce da complesse indagini che hanno consentito di disvelare l’esistenza di un articolato sistema illecito volto al rilascio di falsi certificati medici finalizzati, tra l’altro, a giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati, ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti, inabilità temporanee al servizio ovvero indebiti trasferimenti per motivi di studio e lavoro.
In particolare, da quanto emerso dalle indagini svolte dai Finanzieri del Gruppo di Locri, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità. – [FONTE]
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‘Ndrangheta, autoriciclaggio e reati tributari: nove persone in manette
05/05/2023 – I soldi della droga reinvestiti in ristoranti e pizzerie. Il soggetto pregiudicato era già stato arrestato a fine 2019 insieme ad altre otto persone in una precedente operazione, diretta sempre dalla DDA di Milano, in quanto a capo di un sodalizio criminale che aveva investito i proventi derivanti dal traffico di droga, in una catena di ristoranti-pizzerie nel milanese, di cui era socio occulto per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.
Circa 100 militari nelle province di Milano, Monza-Brianza e Crotone hanno arrestato 9 persone, cittadini italiani, ritenute promotori e partecipi al sodalizio criminale, fra cui i rappresentanti legali e di fatto, di molte delle aziende coinvolte e due professionisti. Per 6 persone è stata disposta la custodia cautelare personale in carcere e per 3 quella degli arresti domiciliari.
Un’articolata ordinanza nell’ambito di un’importante operazione condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Pavia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, tesa a contrastare la perdurante infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale della Regione e, in particolare, nella provincia di Milano. Ciò attraverso una serie di società gravitanti anche intorno agli interessi economici di uno dei principali indagati, un pregiudicato italiano di origini calabresi, risultato “vicino” alle cosche di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (VV) e dei Pesce di Rosarno (RC). Tale pregiudicato era già stato arrestato a fine 2019 insieme ad altre otto persone in una precedente operazione, diretta sempre dalla DDA di Milano, in quanto a capo di un sodalizio criminale che aveva investito i proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti in una catena di ristoranti-pizzerie nel milanese, di cui egli era socio occulto per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. – [Continua su Fonte]
Mafia in Germania: almeno mezzo milione di affiliati, max inchiesta 46 arresti
04/05/2023 – La mafia allunga i suoi tentacoli in Germania. E’ quanto risultato dall’operazione antimafia “Ultra” che ha portato all’arresto di 46 persone tra Italia e Germania. I reati contestati sono, a vario titolo: associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi da fuoco. L’operazione, condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Enna, ha portato anche al sequestro di beni per oltre un milione di euro.
Sono aumentate, dall’inizio del 2019, le azioni di polizia contro i gruppi mafiosi in Germania. Qui i clan conterebbero circa 500.000 membri. Si tratta di famiglie e gruppi etnici, presenti in Germania da qualche decina d’anni. Vengono dal Libano, dalla Turchia, dall’Albania, dal Kosovo o dalla Cecenia. “Hanno in comune il fatto di essere sottoculture che rivendicano il loro sistema di norme e valori, rigettando categoricamente il sistema legale tedesco, vivendo da un lato, utilizzando i sistemi sociali tedeschi e, dall’altro, mantenendo un alto tenore di vita attraverso atti criminali”. Lo ha detto a Deutschlandfunk (una radio pubblica tedesca) Sebastian Fiedler, vicepresidente federale dell’associazione degli investigatori criminali tedeschi.
Soldi alla mafia
Aveva fatto scalpore l’affermazione choc del quotidiano tedesco Die Welt, il quale lo scorso aprile, insinuò che i soldi di Bruxelles per fronteggiare il coronavirus sarebbero finiti nelle mani della mafia. “Dovrebbe essere chiaro che in Italia – dove la mafia è forte e sta adesso aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles – i fondi dovrebbero essere versati soltanto per il sistema sanitario”. E non “per il sistema sociale e fiscale”. Inoltre, anche in tal caso “gli italiani devono essere controllati da Bruxelles e usare i fondi in modo conforme alle regole”. Secca la replica del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che definì le accuse del Die Welt “un’affermazione vergognosa e inaccettabile”. Oggi, l’operazione dei carabinieri getta luce sulla radicata presenza della mafia in Germania e dei suoi rapporti con l’Italia. – [FONTE]
Corruzione, 12 arresti a Ostia: coinvolti funzionari pubblici e imprenditori
03/05/2023 – Arresti per corruzione a Ostia. Personale della sezione di polizia giudiziaria della Polizia Locale ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare per 12 persone: due in carcere a Regina Coeli e dieci agli arresti domiciliari. L’ordinanza è stata disposta dal gip di Roma dopo l’inchiesta coordinata dal pool per i reati contro la Pubblica Amministrazione della Procura di Roma.
Le indagini, condotte anche attraverso intercettazioni, telefoniche e ambientali, hanno messo in luce numerosi episodi di corruzione che hanno coinvolto funzionari pubblici, liberi professionisti e imprenditori. Numerose le accuse per gli indagati. Oltre all’esecuzione delle misure cautelari, oltre 100 poliziotti locali stanno ancora eseguendo numerose perquisizioni e sequestri.
L’ordinanza è stata eseguita della Sezione di Polizia giudiziaria della Polizia locale su disposizione del gip. L’attività investigativa è stata coordinata dal pool per i reati contro la Pubblica Amministrazione della procura della Repubblica della Capitale. Oltre all’esecuzione delle misure cautelari, più di 100 poliziotti locali stanno ancora eseguendo numerose perquisizioni e sequestri. Gli indagati dovranno difendersi da numerose accuse, fondate su indagini condotte sia in maniera tradizionale sul territorio di Ostia sia tramite l’ausilio di intercettazioni, telefoniche e ambientali. [ANSA]
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Catania, inchiesta Sanità: i piani per «comprare» i politici e quegli “omissis” che celano un altro terremoto
02/05/2023 – Maxi-inchiesta della magistratura catanese sulla corruzione nella sanità cittadina. Il sistema, di per sé, sarebbe stato abbastanza semplice: per realizzare gli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale, la Regione Siciliana finanziava una serie di progetti. Quelli presentati dall’Azienda Policlinico Universitario di Catania sarebbero stati gestiti, con l’obiettivo di perseguire fini personali, dall’odontoiatra N. C. e da G. A. M., 52 anni, all’epoca dei fatti funzionario amministrativo dell’università di Catania. Tramite C. e M. sarebbero passati favoritismi espliciti per figli e figlie, ex mogli e compagne. Cioè requisiti di partecipazione a bandi costruiti sartorialmente sui curricula dei candidati, e delle candidate, di cui era stata stabilita a tavolino la vittoria. Anche di personaggi politici di primo piano.
Quattro giorni di passione. Quattro giorni per riordinare le idee e, di concerto con i rispettivi difensori, approntare una linea che possa portare ad alleggerire le proprie posizioni. Che, al momento, appaiono quanto meno pesanti, se non pesantissime.
Sono in programma venerdì 5, infatti, gli interrogatori di garanzia (in occasione dei quali il Gip Simona Ragazzi dovrà esprimersi anche sulla richiesta di sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio) dei colletti bianchi rimasti invischiati nell’ennesimo terremoto nella sanità catanese. Un’attività coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica di Catania e condotta dai carabinieri del comando provinciale che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone – l’Odontoiatra sessantenne N. E. C., l’ex funzionario di Unict G. “Aldo” A. M. (51 anni), il cardiologo e politico di lungo corso G. A. (51 anni), nonché il dentista sessantottenne S. F..
Le accuse
Sono gravemente indiziati in concorso fra loro e con altri soggetti indagati (fra i quali gli ex assessori regionali R. R. e A. S., nonché il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri I. “I.” La Mantia) dei reati di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio o del servizio. Tutto sarebbe legato a una serie di turbative nelle procedure di attribuzione degli incarichi nell’ambito dei progetti “Obiettivo di Piano Sanitario Nazionale”, finanziati e approvati dall’assessorato alla Salute della Regione, denominati “Osas Catania-sentinelle della prevenzione” e “Prevenzione, diagnosi e terapie delle carie dentali riscontrate nei cittadini fragili o in età scolastica della Provincia di Catania”, procedure indette e gestite dall’Azienda Policlinico Universitaria, nonché del progetto “Centro Cardio “Hub & Spoke”-modello di prevenzione e riabilitazione”, procedura indetta e gestita dall’Arnas Garibaldi. – [CONTINUA SU FONTE]
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Eseguito un sequestro di oltre 670 milioni di euro di crediti d’imposta su “Bonus Facciate” ed “Eco Bonus”
30/04/2023 – Un sequestro d’urgenza di oltre 670 milioni di euro di crediti d’imposta ritenuti falsi. È quanto messo in atto dai Finanzieri del Comando Provinciale di Brescia, in collaborazione con personale del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Roma, nell’ambito di un’indagine dei pm capitolini sul corretto utilizzo dei crediti fiscali relativi ai cosìdetti “Bonus Facciate” ed “Eco Bonus”. Le indagini hanno fatto emergere ipotesi di reato per truffa e indebite percezioni a danno dello Stato nonché riciclaggio, reimpiego in attività economiche e autoriciclaggio dei proventi illeciti da parte di circa venti soggetti.
Nell’ambito di un’indagine sul corretto utilizzo dei crediti fiscali relativi al c.d. “Bonus Facciate” ed “Eco Bonus” hanno proceduto, su delega della Procura della Repubblica di Roma, al sequestro d’urgenza di oltre 670 milioni di euro di crediti d’imposta ritenuti falsi.
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Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Brescia, hanno fatto emergere ipotesi di reato per truffa e indebite percezioni a danno dello Stato, nonché riciclaggio, reimpiego in attività economiche e autoriciclaggio dei proventi illeciti da parte di circa venti soggetti, residenti nelle province di Roma, Bologna, Pistoia, Salerno, Rimini, Verona, Napoli, Isernia, Macerata, Avellino Frosinone e Bolzano.
La misura cautelare del sequestro d’urgenza si è resa necessaria per evitare l’introduzione e la circolazione, nel circuito economico legale, di crediti di imposta fittizi che avrebbero potuto essere portati indebitamente in compensazione con debiti tributari o ceduti a terzi. Le indagini proseguono, anche per individuare il coinvolgimento di altri soggetti. – [CONTINUA SU FONTE]
“Danni al paesaggio lucano deturpato da voragini”, arrestato un funzionario della Regione Basilicata
23/04/2023 – Tre funzionari dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed attività estrattive della Regione Basilicata e due imprenditori sono stati raggiunti da misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Potenza su disposizione della Procura ed eseguita dai Carabinieri Forestali del Nucleo investigativo Ambientale Agroalimentare e Forestale di Potenza. Per uno dei funzionari è stato disposto l’arresto ai domiciliari, per gli altri due il divieto di dimora nella regione Basilicata. Arresti domiciliari anche per i due imprenditori.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di tentata concussione, corruzione e falso ideologico. Le indagini, iniziate nel 2021 e condotte dalla Procura potentina con il supporto del Nucleo Investigativo, hanno permesso di accertare grazie anche all’uso di intercettazioni telefoniche ed ambientali, “un allarmante e pervasivo sistema di vero e proprio addomesticamento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali, di cui, sulla base del quadro indiziario emerso, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave ubicate in Basilicata consentendo loro, di fatto di evitare di porre in essere le previste (ed ovviamente onerose) attività di ripristino ambientale a valle dell’attività estrattiva; di evitare che la Regione Basilicata escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle predette attività di ripristino”. – [CONTINUA SU FONTE]
Palermo, peculato e corruzione: arrestata la preside antimafia
23/04/2023 – Era considerata una preside antimafia, dirigente scolastica della scuola intitolata al Giudice Falcone, nel quartiere Zen di Palermo, ma ora è stata arrestata dai Carabinieri con le accuse di peculato e corruzione, ed è ai domiciliari. D. Lo V. – che nel 2020 divenne Cavaliere al merito della Repubblica “per l’impegno dimostrato durante la pandemia” – secondo le accuse, supportate da intercettazioni, si sarebbe appropriata, con la complicità del vice preside D. A., anche lui arrestato, di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone destinati agli alunni e acquistati con i finanziamenti europei.
In 14 mesi di indagine la Procura europea avrebbe accertato la gestione irregolare di fondi di spesa pubblici dell’Unione, stanziati per diversi progetti scolastici.
Per la donna è stato disposto “il provvedimento di sospensione immediata” da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che sottolinea come “in tempi brevi sarà nominato il reggente”. Il Ministero fa sapere che “saranno inviati degli operatori psicopedagogici, a supporto di tutta la comunità scolastica nell’elaborazione di quanto accaduto oggi”.