#PD indagati, regione per regione
PIEMONTE. Gli ultimi a finire a processo sono stati il sindaco di Vercelli Maura Forte e il consigliere regionale Giovanni Corgnati. Sono accusati di aver falsificato firme per le candidature alle Provinciali del 2011. Oggi finirà davanti al tribunale vercellese Davide Sandalo, ex presidente del Consiglio comunale di Casale Monferrato (Alessandria), sottoposto ai domiciliari il 3 dicembre scorso con l’accusa di concussione per induzione. Molti politici sono incappati in indagini su irregolarità alle elezioni. Per uscirne, non pochi patteggiano. Lo hanno fatto i politici di Verbania per accuse di irregolarità alle amministrative 2014 contestate anche all’ex vicesindaco Giuseppe Grieco e l’ex presidente del Consiglio comunale Diego Brignoli. Patteggiamenti anche nella vicenda delle firme false a sostegno della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali del 2014: il 2 marzo a Torino 9 tra funzionari ed eletti hanno ottenuto pene tra i cinque mesi e un anno. Tra di loro il consigliere regionale Daniele Valle, che ha patteggiato sei mesi. Andrà a dibattimento Rocco Fiorio, presidente della V circoscrizione di Torino, coinvolto anche nell’inchiesta sulle “giunte fantasma” insieme ad altri 9 eletti, tra cui la deputata Pd Paola Bragantini, indagata per truffa aggravata. Sul suo compagno Andrea Stara pesa una richiesta di condanna a tre anni per peculato nell’ambito dei rimborsi regionali. I pm lo indagheranno anche per aver calunniato la sua ex segretaria, su cui aveva scaricato la colpa dei rimborsi.
LOMBARDIA. Tre i casi chiusi: nel luglio 2013 finisce la vicenda dell’ex sindaco di Trezzano sul Naviglio, Tiziano Butturini. Arrestato nel 2010 per corruzione in un’inchiesta che coinvolge esponenti della ’ndrangheta, patteggia 2 anni e 5 mesi. Gennaio 2015, Filippo Penati assolto a Monza dall’accusa di finanziamento illecito, mentre per corruzione e concussione (un giro di tangenti) si avvale della prescrizione. Aprile 2015, spese pazze in Regione: rinviato a giudizio il capogruppo Luca Gaffuri e condannati con rito abbreviato Carlo Spreafico (2 anni) e Angelo Costanzo (1 anno e 6 mesi). Cinque i fronti ancora aperti. A Rho l’ex consigliere Luigi Addisi viene arrestato nell’aprile 2014 per riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito la ’ndrangheta. L’inchiesta è in corso, Addisi è ai domiciliari. Nel gennaio 2015 viene indagato il consigliere regionale Massimo D’Avolio (abuso d’ufficio). Da sindaco di Rozzano gestisce la partita milionaria del teleriscaldamento e autorizza il pagamento della partecipata Ama ad alcune società di cui sua moglie risulterebbe fra i soci. Gennaio 2016, arrestato il sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin: è indagato a piede libero per favoreggiamento e falso. A gennaio il sindaco di Como, Mario Lucini, viene indagato (violazione alle norme edilizie e turbativa d’asta) per l’appalto sulle paratie del lungolago. A marzo tocca al sindaco di Pero Maria Rosa Belotti: abuso d’ufficio.
LIGURIA. Già l’inchiesta Mensopoli del 2007 aveva toccato i collaboratori più stretti dell’allora sindaco Marta Vincenzi (non indagata) e due ex consiglieri Ds. Per le spese pazze, quasi mezzo consiglio regionale del mandato di Claudio Burlando è stato indagato: molti rappresentanti del centrosinistra, uno del Pd. È Antonino Miceli – ex capogruppo – rinviato a giudizio per peculato e falso. Quindi le alluvioni. Per quella del 2011 l’allora sindaco Marta Vincenzi è imputata di omicidio colposo, disastro colposo, falso e calunnia. Il processo è in corso. Per quella del 2014 Raffaella Paita – allora assessore alla Protezione civile – ha ottenuto il rito abbreviato. C’è poi l’inchiesta savonese sulla centrale a carbone di Vado che secondo i pm avrebbe causato 440 morti: indagata tutta la giunta Burlando. Inchieste clamorose, come Parcopoli, sulle Cinque Terre. L’ex presidente del Parco, Franco Bonanini (Pd, poi passato al centrodestra) è stato condannato in primo grado a 7 anni e dieci mesi.
VENETO. L’ex sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni, è imputato di finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto, tramite i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova, 560 mila euro per la campagna elettorale delle comunali nel 2010. Arrestato il 4 giugno 2014 nell’inchiesta sul Mose, Orsoni era stato scarcerato una settimana dopo; la sua richiesta di patteggiamento era stata respinta. Nella stessa inchiesta era indagato il tesoriere del Pd, Giampietro Marchese, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto circa mezzo milione dal consorzio del Mose per “plurime campagne elettorali” dal 2006 al 2012. Marchese ha patteggiato 11 mesi e 20mila euro di multa.
EMILIA ROMAGNA. Spese pazze: sono 13 gli ex consiglieri regionali Pd a processo a Bologna, accusati di peculato. Secondo i pm, i politici avrebbero utilizzato, tra il 2010 e il 2011, i fondi dei gruppi per spese “non inerenti”: tra gli scontrini, anche quelli per un bagno pubblico, pranzi e cene di lusso, viaggi da centinaia di euro con autista e persino per sexy shop. Imputati tra gli altri l’ex capogruppo Marco Monari e l’eurodeputato Damiano Zoffoli. A Rimini i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco Andrea Gnassi, l’accusa per lui, che si ricandida a giugno, è associazione a delinquere e truffa nell’inchiesta sul fallimento di Aeradria, società che gestiva l’aeroporto. Anche a Bologna il sindaco ricandidato Virginio Merola è sotto inchiesta per omissione d’atti d’ufficio, in un fascicolo sul mancato sgombero di un’occupazione in via di Mura di Porta Galliera. Si deciderà a giugno, con un processo bis in appello, la sorte di Vasco Errani, ex governatore per il quale la Cassazione aveva annullato (con rinvio) una condanna per falso ideologico, nella vicenda Terremerse, assolto in primo grado.
TOSCANA. A Firenze, nel processo sull’urbanizzazione dell’area di Castello, nell’ottobre del 2015, la Corte di appello ha condannato l’ex assessore comunale all’Urbanistica Gianni Biagi a due anni e mezzo per corruzione insieme a Salvatore Ligresti. A un anno e un mese è stato condannato Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza. Sempre l’urbanistica protagonista nel processo Quadra che ha portato, nel novembre 2013, a 19 condanne fra le quali quella per Alberto Formigli, ex capogruppo Pd in Consiglio comunale: in primo grado, tre anni e 9 mesi con accusa di corruzione e peculato. A dicembre 2016 arriva, in Cassazione, la condanna definitiva a un anno e mezzo per omicidio colposo per l’ex sindaco Leonardo Domenici. I fatti si riferiscono alla morte di una giovane ricercatrice precipitata, la notte fra il 14 e 15 luglio 2008, da un bastione del Forte Belvedere. Dal dicembre 2015 è iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Siena Bruno Valentini. Le ipotesi di reato sono falso in atto pubblico, abuso di ufficio e truffa. Le indagini, che coinvolgono altre 8 persone, riguardano la costruzione di un campo da baseball a Monteriggioni dove l’esponente dem è stato primo cittadino tra il 2011 e il 2014. A Livorno indagati per la gestione dell’azienda dei rifiuti l’ex sindaco Alessandro Cosimi e gli assessori Bruno Picchi e Walter Nebbiai.
LAZIO. Il Pd di Roma e del Lazio è stato straziato da Mafia Capitale. Il primo giudizio è arrivato nei confronti di Daniele Ozzimo, ex assessore dem: lo scorso 7 gennaio è stato condannato in primo grado a 2 anni e 2 mesi per corruzione. Ha annunciato l’appello. Nell’inchiesta sono finiti altri democratici. Tra i 46 imputati c’è anche Mirko Coratti, accusato di corruzione: prima dello scandalo era presidente dell’Assemblea capitolina. Indagati anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, e Andrea Tassone, ex presidente del X municipio, quello ad alta densità mafiosa di Ostia. Pierpaolo Pedetti, ex consigliere Pd, è anche lui accusato di corruzione e turbativa d’asta. L’indagine sulle spese pazze della Regione tra il 2010 e il 2013 è stata chiusa lo scorso dicembre. Riguarda 14 ex consiglieri dem: tra loro l’attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, i parlamentari Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini, Enzo Foschi e Marco Di Stefano. Lo stesso Di Stefano è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, truffa e falso per presunti illeciti legati a un mega affare immobiliare. Luigi Lusi, ex senatore romano del Pd, è stato condannato in primo grado a 8 anni per appropriazione indebita, per aver messo le mani sui rimborsi elettorali della Margherita, di cui è stato tesoriere (2002-2012). Ignazio Marino rischia due processi: scontrini e onlus.
MARCHE. La Procura di Ancona ha chiesto 66 rinvii a giudizio per l’inchiesta delle spese pazze in Regione. Praticamente tutto l’ex Consiglio. Le spese contestate a esponenti di destra e sinistra ammontano a 1,2 milioni di euro. Indagati l’ex governatore Gianmario Spacca (eletto con il Pd, poi avvicinatosi al centrodestra), l’ex presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi (ex Pd), nonché assessori dell’attuale giunta come Angelo Sciapichetti.
UMBRIA. L’inchiesta della Procura di Terni sullo smaltimento del percolato dalla discarica di Vocabolo Valle vede fra gli indagati il sindaco della città Leopoldo Di Girolamo. Fabio Paparelli, vicegovernatore, è a processo per stabilizzazioni sospette di personale della Provincia.
ABRUZZO. Tangenti per i lavori all’oratorio Don Bosco de L’Aquila dopo il terremoto del 2009. Con questa accusa nel novembre 2015 è finito ai domiciliari l’ex vicesindaco della città Roberto Riga. L’inchiesta riguarda appalti per 28 mila euro.
PUGLIA. Il nome più noto è l’ex assessore regionale della giunta Vendola, poi diventato senatore, Alberto Tedesco: deve ancora affrontare un processo, negli altri – sempre del filone sanità – è stato prosciolto. L’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales è stato messo ai domiciliari il 6 febbraio scorso con l’accusa di aver intascato tangenti. L’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, e il suo assessore all’ambiente Michele Conserva, sono accusati di pressioni sui dirigenti della Provincia per la concessione all’Ilva dei Riva dell’autorizzazione a smaltire i rifiuti nelle discariche interne alla fabbrica. Nella stessa inchiesta, con l’accusa di favoreggiamento, è finito un altro assessore della giunta Vendola, il tarantino Donato Pentassuglia. Altre inchieste: il consigliere regionale Michele Mazzarano è sotto processo per finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto 70 mila euro da Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore che avrebbe organizzato le serate per Silvio Berlusconi. Ancora: il consigliere regionale Fabiano Amati, condannato in appello a 6 mesi per tentato abuso d’ufficio; Gerardo De Gennaro, ex consigliere regionale, coinvolto in un’inchiesta su sei grandi opere edilizie a Bari, e, ultimo in ordine di tempo, il consigliere regionale Ernesto Abaterusso condannato a un anno e 6 mesi (primo grado, il pm aveva chiesto l’assoluzione) per truffa all’Inps.
BASILICATA. Il governatore Marcello Pittella è imputato in Rimborsopoli – è stato già condannato dalla Corte dei conti insieme, tra gli altri, al deputato Vincenzo Folino – ed è indagato per corruzione elettorale nell’inchiesta sul dissesto di Potenza, il buco da quasi 24 milioni. Trentacinque gli indagati sul crac del municipio, tra cui gli ex assessori Giuseppe Ginefra e Federico Pace. Tra i rinviati a giudizio con l’accusa di aver percepito indebitamente rimborsi dal fondo per le attività istituzionali ci sono anche il sottosegretario alla Sanità Vito De Filippo e l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Braia.
CAMPANIA. Il governatore Vincenzo De Luca è, nell’ordine: imputato di associazione a delinquere e tentata concussione per il progetto Seapark di Salerno (il pm ha chiesto l’assoluzione) e di abuso d’ufficio per la realizzazione del Crescent; indagato di concussione per induzione per la trattativa intorno alla sentenza del giudice civile che lo ha mantenuto in carica nonostante la legge Severino ne imponesse la sospensione dopo una condanna in primo grado nella vicenda del mai realizzato termovalorizzatore di Salerno (condanna annullata in appello). Tre suoi stretti collaboratori sono indagati: l’ex segretario Nello Mastursi, ritenuto uno dei registi della trattativa sulla sentenza; il consigliere per la Sanità, Enrico Coscioni, accusato di tentata concussione; il consigliere per l’Agricoltura, Franco Alfieri, raggiunto da un avviso di garanzia per omissione di atti d’ufficio per non aver acquisito beni confiscati a un clan criminale al patrimonio di Agropoli, di cui è primo cittadino. A Napoli Antonio Bassolino è uscito indenne da quasi tutti i processi sui rifiuti. Ne pende ancora uno che lo vede imputato di peculato. Più grave la posizione processuale dell’ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale Enrico Fabozzi, condannato in primo grado a 10 anni per concorso esterno in associazione camorristica. Due sindaci devono difendersi in inchieste su appalti pilotati: Giosy Ferrandino (Ischia), sotto processo per le presunte tangenti di Cpl Concordia sulla metanizzazione dell’isola, e Giorgio Zinno (San Giorgio a Cremano), raggiunto da un avviso di conclusa indagine.
CALABRIA. Concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio. Sono tra i reati contestati a politici dem investiti nel 2014 dall’inchiesta Rimborsopoli e da alcune indagini antimafia. L’ex sottosegretario Sandro Principe è finito ai domiciliari nell’inchiesta “Sistema Rende”: voti in cambio di appalti e posti di lavoro ai clan. Per corruzione elettorale e voto di scambio politico-mafioso è indagato il consigliere regionale Orlandino Greco. Ha trascorso 9 mesi ai domiciliari l’ex assessore regionale Nino De Gaetano, nell’inchiesta Rimborsopoli per la quale sono indagati anche Nicola Adamo, ex consigliere regionale, l’ex presidente del Consiglio Antonio Scalzo, l’ex assessore Carlo Guccione e l’ex vicegovernatore Vincenzo Ciconte. Il consigliere regionaleMichelangelo Mirabello è rinviato a giudizio per concorso in bancarotta.
SICILIA. È indagato a Enna Mirello Crisafulli, per abuso di ufficio e occupazione abusiva di suolo pubblico per l’apertura della facoltà di medicina dell’Università romena Dunarea di Jos Galati. Ha ricevuto il 10 dicembre scorso un avviso di garanzia per una distrazione di fondi destinati all’università Kore. A Roma Crisafulli deve rispondere con il ministro Alfano di abuso di ufficio per il trasferimento del prefetto di Enna Fernando Guida. Insieme a Elio Galvagno, ex deputato regionale, Crisafulli infine è stato condannato a due mesi per un blocco dell’autostrada Pa-Ct nel 2010: per entrambi il tribunale ha pronunciato la prescrizione per una truffa da 9 milioni di euro all’Ato rifiuti. A Marsala sta per essere processato per voto di scambio il consigliere comunale Vito Daniele Cimiotta, a Trapani è a giudizio il deputato Nino Papania per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio alle amministrative del 2012 di Alcamo: cibo e promesse di lavoro in cambio del voto. Per le spese pazze del gruppo parlamentare Pd all’Ars le indagini sono state chiuse per peculato nei confronti di 5 deputati regionali. Sorpreso a intascare una mazzetta di 10 mila euro il loro ex collega Gaspare Vitrano è stato condannato a sette anni per concussione.
SARDEGNA. Il segretario regionale, nonché europarlamentare ed ex governatore, Renato Soru, è accusato di evasione fiscale: avrebbe sottratto al fisco più di due milioni. Per lui anche una contestazione di false comunicazioni sociali in un procedimento (è indagato) nato da accertamenti sulla sua Tiscali. Francesca Barracciu, dopo il rinvio a giudizio per peculato, ha dovuto lasciare la poltrona di sottosegretario alla Cultura del governo Renzi: avrebbe speso in modo improprio i fondi ai gruppi del Consiglio regionale, così come una trentina di esponenti Pd. Tra loro il senatore Silvio Lai e i deputati Siro Marrocu e Marco Meloni. C’è un primo condannato: l’ex sindaco di Porto Torres Beniamino Scarpa, in primo grado, si è beccato 4 anni e mezzo.
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Patch Adams, il papà della clownterapia, visita i bambini del Santobono
25/04/2017 Napoli – Non ha deluso le aspettative, anzi. Con il suo sorriso e la travolgente simpatia ha incantato i piccoli ricoverati all’ospedale Santobono regalando quell’energia necessaria per affrontare i momenti difficili. Patch Adams, il medico statunitense famoso nel mondo per aver introdotto gioia, risate e amore nelle terapie è arrivato a Napoli e ha fatto visita al reparto pediatria del Santobono, presieduto da Paolo Siani.
Ospite dell’associazione di volontariato «Scopriamoci Clown», da anni attiva nel rendere più leggera la permanenza dei bambini ricoverati nel nosocomio partenopeo, il dottore più amato dai piccoli ha incontrato i pazienti e il personale medico-infermieristico del quarto piano. Con cappello a forma di gallina, ciucciotto gigante al collo, naso a pallina, camicione colorato, pantaloni fino alle ginocchia e scarpe enormi ha girato per le stanze del reparto dirigendosi, come da lui espressamente richiesto, da quei bambini che stanno soffrendo di più.
«È andato subito da un bimba di due anni che è ricoverata da circa 10 giorni con cui ha fatto straordinari giochi con un palloncino – racconta Paolo Siani – per poi recarsi da una ragazzina anoressica con la quale ha instaurato un bel rapporto di amicizia coinvolgendo anche la madre. E’ stata un’esperienza straordinaria sia per gli ammalati che per noi medici». Accanto a lui proprio i volontari dell’associazione napoletana che con la clownterapia ogni giorno portano allegria a tutti i pazienti. «Il papà della clownterapia qui a Napoli per noi è un sogno che si realizza» afferma Giuseppe Rispoli, presidente di «Scopriamoci Clown». Presenti anche altre realtà associative quali la Abio.
Il reparto di pediatria del Santobono ha sempre rivolto grande attenzione ai progetti di umanizzazione delle cure. Tra i costanti obiettivi dell’equipe guidata da Paolo Siani, infatti, quella di rendere il reparto a misura di bambino, accogliente, con un ambiente tale da rendere meno difficile e traumatica la permanenza di chi ha bisogno di cure. FONTE
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Immigrazione, Buonismo idiota e senza costrutto: stiamo andando in una società totalmente fuori controllo
25/04/2017 – Immigrazione, Alessandro Meluzzi vs Luisella Costamagna. Il noto psichiatra denuncia i problemi attuali e futuri che l’immigrazione incontrollata provocherà. Ne nasce un battibecco con la giornalista Costamagna.
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Venezuela, Maduro massacra il popolo ma il mondo resta in silenzio
24/04/2017 – In Venezuela è in atto un vero e proprio massacro da parte delle forze armate nei confronti di migliaia di cittadini scesi in strada per protestare contro il governo. L’opposizione, maggioritaria in parlamento da fine 2015, chiede a gran voce le dimissioni del presidente-dittatore Nicolas Maduro che però non ha alcuna intenzione di mollare la presa e non si fa problemi a sguinzagliare i suoi agenti armati contro la popolazione. Particolarmente temuti sono inoltre i cosiddetti collettivi armati, veri e propri gruppi di squadroni della morte che si aggirano per le vie del Paese con lo scopo di assaltare i manifestanti.
Contro la popolazione non vengono utilizzati soltanto proiettili di gomma e idranti, ma colpi di arma da fuoco, gas lacrimogeno ad altezza uomo, bombe e persino camionette che si scagliano contro i pedoni.
Del resto sono le testimonianze a parlare, ragazzi con maschere di sangue, con ferite di arma da fuoco e poi ci sono gli audio inviati da persone attaccate dai “colectivos”:
“los colectivos nos estan atacando, entraron al conjunto residencial…estàn lanzando bombas”
In altri audio è chiaramente identificabile il rumore di armi da fuoco, mitra inclusi. L’obiettivo delle numerosissime marce partite da una trentina di differenti località di Caracas è il medesimo, raggiungere la Defensoria del Pueblo al centro della capitale, nella zona di avenida Mexico.
Strategicamente la risposta di Maduro è chiara, vuole evitare in tutti i modi che i manifestanti, sparsi in più zone della città, riescano a ricongiungersi e per fare ciò non esita a sguinzagliare agenti di polizia e i già citati “colectivos”, uomini a volto coperto a bordo di moto e autoveicoli non identificabili che spuntano ovunque vengano segnalate espressioni di dissenso nei confronti del regime di Maduro. Tra i colectivos segnalati ci sono il Tupamaros, il Frente Francisco de Miranda, Alexis Vive, La Piedrita e Ciudad Socialista Frente 5 de Marzo.
Un contatto venezuelano ha spiegato che i colectivos sono personaggi reclutati nei barrios poveri delle città, armati e utilizzati, in coordinamento con la Guardia Nacional, per aggredire, assaltare e minacciare non soltanto i manifestanti ma chiunque venga segnalato come dissidente o critico del governo. In più occasioni membri di tali cellule sono anche stati accusati di aver minacciato di morte e picchiato giornalisti e personaggi dello spettacolo che hanno osato criticare Chavez e Maduro.
Il Venezuela si trova oggi nel pieno di una gravissima crisi economica che ha portato a veri e propri razionamenti e a scarsità anche di generi di prima necessità. La popolazione è allo stremo ma il governo non sente ragione.
Nicolas Maduro, che a ottobre veniva ricevuto in Vaticano da Papa Francesco, non molla e nonostante i suoi siano in minoranza in Parlamento, continua ad accusare “servizi esteri” di pianificare un golpe nel Paese, chiedendo l’apertura di un’indagine per istigazione alla rivolta contro i poteri dello Stato nei confronti del leader dell’opposizione, Julio Borges. – FONTE
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Vicenza: Malattia dei topi. Quattro ricoverati Uno è grave
24/04/2017 – Quattro casi contemporaneamente, anche se non collegati, di leptospirosi. Ed è allarme. Quattro pensionati, di 68 e di 65 anni, e due di 64, sono stati ricoverati al San Bortolo in gravi condizioni per aver contratto la malattia dei topi. Uno abita in città, gli altri tre nell’hinterland. Uno, dopo la terapia d’urto a base di antibiotici, si è ripreso ed è stato dimesso. Gli altri sono ancora nel reparto di nefrologia diretto da Claudio Ronco. L’infezione ha aggredito i reni. Per i quattro un’identica prognosi: insufficienza renale acuta.
A rischiare di più è il più anziano, che viene curato anche per una sofferenza epatica. Si sono infettati venendo a contatto con acque contaminate dalle urine dei roditori. Non avevano né guanti e né stivali. Tre erano andati a funghi in una zona di risorgive nei dintorni di Caldogno, mentre il quarto aveva raccolto castagne a Villabalzana.
Sono i topi ad ospitare nel proprio organismo il pericoloso batterio, la leptospira, e ad eliminarla in grandi quantità con le urine, infettando il terreno e le acque stagnanti. «Questa – spiega il dirigente del servizio per l’igiene pubblica Andrea Todescato – è la stagione più favorevole per un’infezione che è tipica di climi umidi, zone piovose e temperature non rigide.
A esserne colpiti sono soprattutto pescatori, cacciatori, persone che per diletto, sport o lavoro frequentano aree con fossati o acqua stagnante. La precauzione principale deve essere quella di indossare guanti e stivali: immergere le mani nude, o anche solo bagnarsi in qualche modo le gambe, può essere un rischio che molti sottovalutano. I batteri penetrano attraverso la cute e le mucose. La malattia non è contagiosa. Non si trasmette da uomo a uomo. Ma, se non viene diagnosticata in tempi brevi, può diventare letale».
L’incubazione può essere abbastanza lunga, dai 4 ai 20 giorni. L’infezione esplode gradualmente. Prima arriva un po’ di febbre, poi sopraggiungono dolori muscolari, eruzioni cutanee, segni di compromissione epatica, renale, meningea. Per qualcuno, infine, subentrano pure ittero e rigidità nucale. FONTE
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Immigrazione, Scafisti scarcerati: secondo i Giudici lavorano a “Tempo determinato”
Napoli 08/12/2016 – Sono stati scarcerati perché ritenuti «scafisti occasionali». E perché (forse) costretti con le minacce da presunti trafficanti di esseri umani a mantenere la rotta verso l’Italia.
Si tratta di due migranti del Nord Africa, arrestati dalla polizia il mese scorso dopo le operazioni di sbarco di 230 persone nel porto di Pozzallo. Il Tribunale del riesame di Catania, accogliendo le richieste degli avvocati difensori, ne ha disposto la liberazione immediata con la sola prescrizione di presentarsi, presso la caserma dei carabinieri, due volte a settimana. Ora entrambi si trovano nel «Cara» di Mineo, a spese ovviamente dello Stato. Per i giudici (presidente Maria Grazia Vagliasindi, a latere Paolo Corda e Claudia Ferlito), erano senza ombra di dubbio al timone delle due bagnarole soccorse dalla nave «Dignity I» al largo del Canale di Sicilia, il 14 novembre, ma questo non preclude il diritto a tutte le attenuanti del caso perché non c’è prova che lo facciano per mestiere. Che siano, insomma, degli schiavisti di professione.
Eppure, gli investigatori che li avevano ammanettati e condotti in cella, avevano preliminarmente raccolto dai migranti dichiarazioni e riconoscimenti univoci sul ruolo svolto dai due a bordo dei gommoni. Tutti quelli interrogati avevano confermato. Per il Riesame, però, è stata prevalente la tesi difensiva dei due scafisti che hanno giurato di essere stati minacciati da un gruppo di non meglio identificati libici e indotti a vestire i panni dei cattivi. Insomma, altro che aguzzini: sarebbero loro le vittime. Minacciati e scrivono i magistrati – «obbligati» a governare le imbarcazioni tra le onde per non subire rappresaglie. Agli atti, almeno tra quelli che è possibile conoscere col procedimento ancora in corso, non ci sono informative o segnalazioni della polizia giudiziaria in grado di avallare questa ricostruzione. È la parola degli «scafisti» contro quella dei testimoni oculari che li hanno visto all’opera a bordo.
Le toghe, pur ravvisando i gravi indizi di colpevolezza, hanno sottolineato comunque l’«evidenza obiettiva della natura di scafista occasionale obbligato» che «per perseguire il suo scopo personale di raggiungere il territorio italiano come clandestino, ha favorito l’immigrazione clandestina anche di terzi».
E, quindi, li hanno fatti tornare a piede libero. Secondo la versione dei fatti offerta senza riscontro dai due indagati, inoltre, la presunta organizzazione libica li avrebbe da un lato minacciati con le armi ma dall’altro avrebbe loro riconosciuto pure un piccolo «sconto» sul costo del biglietto per l’Italia in cambio della disponibilità a guidare i gommoni verso il nostro Paese. Una tesi assai originale da parte di trafficanti senza scrupoli che si sarebbero però dimostrati invece assai attenti alla forma. – FONTE
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Veneto Banca, la Gdf arresta l’ex ad Vincenzo Consoli. Sono 14 gli indagati
02/08/2016 – Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca è stato arrestato da militari della Guardia di Finanza, in forza al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia. Nei confronti del manager sono stati disposti gli arresti domiciliari. I reati contestati sono l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza e l’aggiotaggio. Il periodo cui si rifanno le indagini è quello del 2013-2014.
Sono 14 gli indagati
Nell’ambito dell’inchiesta su Veneto Banca la Guardia di Finanza di Venezia, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Roma, ha eseguito perquisizioni domiciliari nei confronti di 14 indagati.
Fiamme Gialle: contestate operazioni ‘baciate’
L’indagine, secondo le Fiamme Gialle, avrebbe fatto luce su diverse condotte di ostacolo ai danni di Bankitalia e Consob. In particolare vengono contestate una serie di operazioni (chiamate tecnicamente ‘baciate’) grazie alle quali era la stessa banca a finanziare clienti importanti purché questi acquistassero azioni dello stesso istituto di credito. In alcuni casi questo sarebbe avvenuto, in base agli accertamenti degli investigatori, anche attraverso l”arruolamento’ di investitori compiacenti, disponibili a intestarsi temporaneamente ingenti quote di obbligazioni subordinate, sollevando la banca dall’onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto dalla Banca d’Italia.
Parcheggi di titoli
Anche in questi casi si trattava, in pratica, di veri e propri ‘parcheggi’ temporanei di titoli che in realtà rientravano nella titolarità dell’emittente, ovvero Veneto Banca. Tutto questo è stato accompagnato dalla concessione di finanziamenti a persone in difficoltà economiche o comunque non in grado di restituire le somme ricevute, senza un’adeguata verifica della capacità di rimborso da parte dei richiedenti.
Le “baciate”
In particolare sono contestate una serie di operazioni (c.d. “baciate”) in virtù delle quali era la stessa banca a finanziare importanti clienti perché gli stessi acquistassero azioni del medesimo istituto di credito. Il significato economico reale di queste operazioni – celate sotto una veste apparentemente lineare – è chiaro: il cliente “finanziato” deteneva titoli di Veneto Banca per conto della Banca.
“Tutto questo – come scrive il Gazzettino.it – è stato accompagnato dalla concessione di finanziamenti a soggetti in difficoltà economiche, in stato di decozione o comunque non in grado di restituire le somme ricevute, senza un’adeguata verifica della capacità di rimborso da parte dei richiedenti, all’insegna di un diffuso e sostanziale disinteresse del merito creditizio”.
Un valore sovrastimato
“Secondo il grave quadro indiziario emerso – continua il Gazzettino – tali condotte hanno determinato l’“annacquamento” del patrimonio di vigilanza della banca, che, secondo le regole della Banca d’Italia avrebbe dovuto essere rettificato in modo da evidenziare il suo valore reale, indicando il vero ammontare dei prestiti ancora effettivamente riscuotibili. Invece, nelle segnalazioni periodiche alla Banca d’Italia, Veneto Banca ha continuato ad indicare un valore del patrimonio di vigilanza sovrastimato rispetto a quello effettivo, mascherandone la reale consistenza”. FONTE
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Scalfari schoc, insulta i poveri: “sono come le bestie” (VIDEO)
19/02/2016 – Diceva Indro Montanelli, che alla sinistra i poveri piacciono talmente tanto da volerli aumentare di numero.
Il fondatore di Repubblica intervenendo a Soul, la trasmissione di Tv2000: “Gli uomini hanno bisogni primari come gli animali. E i poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”
La massima espressione di questa sinistra, diventata poi salottara e radical chic, è il fondatore di Repubblica: sua eccellenza Eugenio Scalfari. Il quale, però, alla veneranda età di 91 anni ha capito che in realtà i poveri gli fanno anche un po’ schifo. Puzzano, come le bestie.
Ci viene da pensare che il pensiero del Direttore fosse indubbiamente più intelligente di quanto non sia sembrato. O forse no. Anzi, sicuramente no. Sentite: intervenendo alla trasmissione Soul in diretta sabato e domenica su Tv2000 (la tv della Chiesa), Barbapapà si infila nel sapiente ragionamento sulle virtù degli uomini e dei poveri. “Gli uomini hanno bisogni primari – dice – come gli animali”. E fin qui, nulla da eccepire. Ma Scalfari voleva arrivare altrove. “I poveri – afferma senza un briciolo di vergogna – salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”.
Traduzione per noi “poveri” ignoranti: tutti gli uomini hanno istinti animali, i ricchi possono godere anche di quelli secondari (come la ricerca di Dio) mentre i poveri no.
Si fermano ai primi. Come le bestie. Penserete: è uno scivolone dovuto all’età. Ma non è così. Infatti di fronte alle obiezioni della conduttrice Monica Mondo (“Il desiderio c’è anche negli ultimi”) , Scalfari ha rincarato la dose: “Lei pensa?”. Si sarà anche offeso che la Mondo abbia osato ribattere a colui il quale ha continui colloqui con papa Francesco. I poveri, insomma, sono solo “gente che non sente contraddizioni”.
Solo alla fine Scalfari fa un piccolo passo indietro, ammettendo che forse un piccolo “bisogno secondario” anche i poveri possono svilupparlo: “I coltivatori delle Americhe erano neri e cantavano e da lì deriva il jazz”. Poco, ma è già qualcosa.
Di più non ci si poteva attendere nella “seconda lettera di Eugenio Scalfari ai poveri”. Anzi no, solo ai ricchi. Tanto i reietti non leggono mica: è un bisogno secondario. – FONTE
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Miracolo di un medico in Australia: salva con intervento, bambino di 9 anni con collo spezzato
07/10/2015 – Jackson Taylor, 16 mesi, è stato gravemente ferito in seguito a un incidente stradale ad una velocità di 110 chilometri all’ora, dove ha riportato gravissime ferite e il collo spezzato.
Portato rapidamente dopo l’incidente all’Ospedale di Brisbane, dove un Team di Chirurghi ha allestito d’urgenza la sala Operatoria ad un intervento delicatissimo sul bambino.
Il Medico ha spiegato anche che la maggior parte dei bambini che riportano ferite come queste non sono sopravvisuti, perchè incapaci di muoversi e di respirare.
L’incidente devastante ha reciso di un quarto del suo corpo, la testa del bambino di nove anni, la madre, Rilah Taylor, si è accorta subito della gravità della situazione ed ha subito allertato i soccorsi, ma la storia finisce con un lieto fine , dopo il delicatissimo interventi dell’equipe medica, i genitori hanno gridato al miracolo, quando i medici hanno annunciato che l’intervento era riuscito ed hanno potuto rivedere loro figlio. I particolari nel Video.
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