Comunali Genova, Grillo: «Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me»:
17/03/2017 – «In qualità di garante del MoVimento 5 Stelle, al fine di tutelarne l’immagine e preservarne i valori e i principi, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo, di non concedere l’utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis». Scrive così Beppe Grillo scaricando la candidata scelta dalla Comunarie di martedì scorso. Secondo il garante del Movimento «molti» esponenti della lista di Cassimatis «hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle». Grillo indice quindi nuove Comunarie a Genova, con votazione dalle 10 alle 19.
Grillo si aspetta che la sua scelta possa creare del malcontento e lo dichiara apertamente: «Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me», ma ribadisce che «Non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%. Vi garantisco che non accadrà, né a questa tornata delle comunali, né alle politiche. Le nostre selezioni rispetteranno il voto online, ma saranno rigorose. Non c’è più spazio per chi cerca solo poltrone».
Marika Cassimatis aveva vinto le Comunarie con 362 voti, superando al ballottaggio interno Luca Pirondini che di voti ne ha presi 338. Sono stati 700 gli iscritti che avevano preso parte alla votazione online.La vittoria di Cassimatis aveva sorpreso gli esponenti locali del Movimento, anche perché la docente aveva rapporti migliori con i recenti transfughi. FONTE
TRUFFA CHOC IN LIGURIA. FINGONO UN TUMORE PER RIFARSI IL SENO
09/03/2107 – Avere un seno nuovo a tutti i costi e senza sborsare le cospicue parcelle al chirurgo estetico. E’ possibile avere un seno nuovo, un naso rifatto, una liposuzione per eliminare ogni traccia di cellulite? Sì, anche ricorrendo alla più bassa delle bugie: fingere di avere un cancro, senza un minimo di rispetto per chi è lo è davvero. Sì, perché nel caso in questione i chirurghi facevano passare i ritocchini come prestazioni professionali di “natura oncologica” caricandole sul Sistema sanitario Nazionale. La notizia sconcertante è stata diffura dal Messaggero.
Nessuna paziente aveva il cancro
E’ accaduto a Pietra Ligure in provincia di Savona: quattro medici sono stati indagati per aver operato decine di donne «formalmente per gravi motivi di salute facendo gravare il tutto sulla Asl Savonese. Le protesi al seno risultavano così interventi di ricostruzione “derivanti da interventi oncologici”. altre diagnosi-truffa: «La liposuzione era “necessaria a causa di calo ponderale importante”. E la rinoplastica era una “risoluzione di gravi difficoltà respiratorie”. Tutto un bluff senza dignità. Le donne non avevano nessun tumore. Lo hanno scoperto le Fiamme Gialle liguri grazie alle indagini avviate la scorsa estate dopo normali controlli nelle strutture sanitarie della provincia di Savona. Le pazienti riuscivano in questo modo a non pagare e a oltrepassare ogni tipo di formalità, superando le liste di attesa. Le accuse ai chirurghi (e a 37 persone operate): peculato e falso ideologico finalizzato alla truffa aggravata. Il danno provocato alle casse dello Stato ammonta a circa 600 mila euro. – Fonte
Fini ora teme le manette: decreti sui giochi nel mirino Il gip. Favori a Corallo e grandi flussi di denaro
17/02/2017 – La colorita autodefinizione più va avanti la storia, più sembra strategicamente sensata. Sacrifica l’immagine di colui che fu la terza carica dello Stato. Ferisce il suo amor proprio. Ma ne salvaguarda la fedina penale, raccontando di un big della politica che non si accorgeva degli affari strani di parenti e congiunti. Ma non è detto che basti.
L’ordinanza con cui la procura ha sequestrato preventivamente una manciata di milioni di euro in cash e case ai Tullianos, infatti, si sofferma intorno al ruolo dell’ex presidente della Camera. Fini per gli inquirenti è il trait d’union tra il capo del colosso del gioco Atlantis, Francesco Corallo, e la sua nuova famiglia, quella portatagli in dote da Elisabetta Tulliani. È lui, Fini, che per primo lega con quell’imprenditore considerato da sempre vicino ad An, durante un viaggio a Saint Marteen, quartier generale caraibico di Corallo, nel 2004.
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È lui, stando all’interrogatorio di Amedeo Laboccetta, che dopo quel viaggio, nel 2005 aiuta Atlantis a dirimere controversie con i monopoli. E sempre Fini – siamo nel 2007 – avrebbe cercato di spingere il «cognato» Giancarlo, provando a fargli fare da intermediario per un affare immobiliare con Corallo, affare così discutibile che lo stesso Laboccetta boicotta il progetto. E una volta di più è lui che a dicembre 2008, in occasione del primo compleanno di Carolina, figlia sua e di Elisabetta, invita Corallo nella foresteria di Montecitorio. Sono passati pochi mesi dalla celebre cessione della casa di Montecarlo da An alla Printemps ltd, la società offshore dietro alla quale si celava Tulliani, perfezionata per una cifra buona solo per l’acquirente, tanto che gli inquirenti hanno accertato che a pagare non furono i Tullianos ma proprio Corallo, che aveva già provveduto a mettere a disposizione del delfino della family e di Lady Fini i suoi consulenti della Corpag – Walfenzao&co – per costruire la rete di off-shore e preparare il colpaccio immobiliare nel Principato.
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Fini, dunque, per la procura è l’anello di congiunzione tra Corallo e i suoi parenti acquisiti. Ma gli inquirenti ritengono che il suo ruolo non si limiti a questo. Il rilievo delle sue cariche istituzionali – prima vicepremier, poi presidente della Camera – fa di lui il vero «obiettivo» delle attenzioni rivolte ai Tullianos da Corallo, e il gip lo lascia desumere in maniera esplicita: «Che l’obbiettivo di Corallo fosse altro dai Tulliani – scrive – si desume per tabulas: Corallo è il titolare di un’impresa colossale, i Tulliani una famiglia della piccolissima borghesia romana». Fini invece, «all’epoca», era una «figura istituzionale di elevato rilievo», e dunque gli intrecci tra questi tre poli innescano interessi di «estrema delicatezza», anche perché le tracce di dazioni di denaro, osserva il gip, vengono lasciate «in occasione dell’adozione di provvedimenti di legge di estremo favore per Corallo». Non un solo decreto ma almeno due, il 39/2009 e il 78/2009.
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La storia mette in fila anomalie di ogni genere, dalle «gravissime interferenze» sui Monopoli alle «inverosimili sottrazioni» alle casse dello Stato, fino alle norme pro-Atlantis approvate, «sintomatiche di condizionamento della vita parlamentare in ragione di flussi di denaro di grande consistenza». Una storia dalle «implicazioni inquietanti», e che al giudice sembra sia stata svelata solo in minima parte, potendo riservare «imprevisti» e sviluppi «piuttosto tumultuosi». Quanto basta per togliere la decantata «serenità» all’ex leader, già scottato nell’amor proprio, ora anche indagato. E sempre più nel fuoco della procura. – FONTE
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Savona, Soldi in cambio di permessi di soggiorno: arrestati due funzionari della Prefettura e un poliziotto
06/02/2017 – Alberi di limoni per agevolare i permessi di soggiorno o recuperare in tempi rapidi e senza scocciature i punti sulla patente e interventi di chirurgia estetica gratuiti per scavalcare la rigida burocrazia in materia di anagrafica.
Per ora, ma le indagini proseguono, sono circa 30 gli episodi di corruzione accertati dalla squadra mobile della questura di Savona che stamani ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare nei confronti del viceprefetto Andrea Santonastaso, di Carlo Della Vecchia, membro dello staff del Referente responsabile per la trasparenza e l’integrità della Prefettura savonese e dell’ex poliziotto della squadra mobile Roberto Tesio.
Secondo le prime informazioni, l’indagine è partita un anno fa quando la polizia, intercettando alcuni pusher della zona, ha scoperto che uno di questi aveva con il poliziotto amichevoli rapporti di `scambio´. Una volta ottenuta la possibilità, da parte della procura, di approfondire la Mobile ha avviato un’inchiesta interna sfociata nella indagine più ampia che ha poi portato all’emissione dei provvedimenti cautelari.
Le persone arrestate
Un poliziotto e due funzionari della Prefettura di Savona sono fra gli arrestati nell’ambito di un’indagine della squadra Mobile che questa mattina è sfociata nella notifica di 6 ordinanze di custodia cautelare.
Indagine, si legge in una nota della questura, che ha permesso di evidenziare gravissimi indizi a carico di 3 pubblici ufficiali sospettati di una serie di comportamenti illeciti posti in essere abusando delle proprie funzioni pubbliche allo scopo di assicurare un illecito profitto con azioni che integrano gli estremi dei resti di corruzione, traffico e influenze illecite, peculato, truffa aggravata ai danni dello Stato, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso.
In manette sono finiti Roberto Tesio, ex ispettore della squadra Mobile, che ora prestava servizio all’ufficio Tecnico e logistico della questura, e i funzionari della Prefettura Andrea Santonastaso, commissario del Comune di Borghetto Santo Spirito (ed ex commissario, fino alle ultime elezioni comunali, di Spotorno) e Carlo Della Vecchia. Questi ultimi due sono ai domiciliari. Arrestati anche un cittadino marocchino di 50 anni, una donna italiana e un cittadino albanese.
I protagonisti della vicenda
Andrea Santonastaso è viceprefetto a Savona nonché dirigente dell’Area II (Controllo sugli organi degli enti locali): in questi mesi ricopre il ruolo di commissario prefettizio al Comune di Borghetto Santo Spirito (Savona), ma in passato è stato alla guida nello stesso ruolo di molti altri Comuni della provincia di Savona (Spotorno nel 2016, Carcare nel 2012/13, Albenga nel 1998, Celle Ligure nel 1994) e prima ancora in quella di Torino, a Rosta, nel 1993. Nelle passate settimane, secondo indiscrezioni, il viceprefetto avrebbe “sondato” alcuni politici di Borghetto per conoscere il gradimento su una sua eventuale candidatura a sindaco in una lista civica.
Carlo Della Vecchia è in servizio nello staff del responsabile per la Trasparenza e l’integrità della Prefettura savonese come funzionario economico finanziario.
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Roberto Tesio, ex ispettore della squadra Mobile della polizia, presidente del Quiliano Calcio, era stato coinvolto nel 2011 nell’inchiesta Dumper incentrata su un giro di mazzette nel Comune di Vado Ligure (sempre in provincia di Savona): gli era stato contestato il reato di rivelazioni di segreti d’ufficio ed era stato interrogato dalla Procura per una telefonata con uno degli arrestati, Mario Taricco, nella quale chiedeva di incontrare l’imprenditore Pietro Fotia; è stato segretario del Siulp a Savona.
Santonastaso sospeso dall’incarico di commissario di Borghetto
Il prefetto di Savona Giorgio Manari ha confermato il sub commissariamento del Comune di Borghetto Santo Spirito (Savona) di cui era commissario il viceprefetto Andrea Santonastaso, arrestato stamani in un blitz della squadra mobile con altre cinque persone perché accusato di corruzione. Il provvedimento di sospensione dalla carica di commissario prefettizio, i questi casi «scatta automaticamente» ha detto il prefetto.
Il giro di “favori” con la Prefettura
L’indagine, stando a quanto trapelato, ha preso avvio nel 2015 nell’ambito di un altro procedimento penale che riguardava, si legge sempre nella nota della polizia, personaggi malavitosi, che ha dato occasione alla squadra Mobile di documentare contatti sospetti tra alcuni indagati e il poliziotto arrestato. Le indagini avrebbero poi messo in luce stretti contatti tra l’ispettore Tesio e i due funzionari per richieste di favori per pratiche di rilascio di permessi di soggiorno, di autorizzazioni di polizia, per la riduzione di giorni di sospensione della patente, cambio di cognomi, richieste per le quali i pubblici ufficiali si sarebbero adoperati sistematicamente abusando delle loro funzioni al fine di ottenere un ingiusto profitto: capi di vestiario, schede telefoniche, cene, assunzioni di persone amiche, visite mediche, esami diagnostici, spese gratis presso esercizi commerciali. – FONTE
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Anas e l’assunzione del compagno della segretaria di Delrio come dirigente
04/02/2017 – Tra novembre e dicembre 2015, mentre si avviava il processo di incorporazione della Quadrilatero Marche Umbria Spa in Anas, Armani avrebbe chiesto alla Quadrilatero di assumere un dirigente con la scusa di “supportare” il presidente del Cda Guido Perosino, proposto come Amministratore unico in vista della fusione.
Nulla di fatto. Un po’ perché il profilo del dirigente proposto c’entrava come i cavoli a merenda per quell’incarico e un po’ perché Perosino nemmeno lo voleva questo “assistente di supporto”. Intanto proprio a Perosino viene proposto un secondo incarico in Anas come responsabile dei rapporti con i ministeri e gli enti territoriali (ruolo che ricopre tuttora, oltre a quello di Amministratore unico della QMU).
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Armani ci riprova. Gli propone nuovamente l’assunzione (a tempo determinato) del dirigente, giustificandola anche stavolta con la necessità di supportarlo, anche in virtù del suo nuovo incarico in Anas. Così alla fine la Quadrilatero Spa assume questa preziosa risorsa che altri non è che Marco Bonamico, ex Ad di Sogei, che dal 20 gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 ha guadagnato 120mila euro lordi per assistere Perosino
Bonamico, 62 anni, è noto alle cronache per essere stato silurato nel 2011 dall’allora ministro Tremonti (nonostante fosse stato nominato Ad di Sogei proprio da lui) a seguito dello scandalo legato all’inchiesta sull’appalto assegnato all’imprenditore Angelo Proietti, che ristrutturò la casa di Marco Milanese dove abitava appunto l’ex ministro dell’Economia.
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Ciò che le cronache invece non riportano è che Bonamico è il compagno, con prole, di Antonella Appulo, segretaria particolare di nientepopodimeno che Graziano Delrio. Niente niente che il ministro abbia chiesto ad Armani di “piazzarlo”?
E lui ha ubbidito. Peccato però che stando a voci di corridoio (nel senso che Bonamico lo avrebbe più volte ripetuto nei corridoi) il ruolo di “assistente” di Perosino – seppur come dirigente a 120 mila euro l’anno – gli stia stretto. E poi, soprattutto, non è contento che il contratto sia a tempo determinato.
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Così, quando nel marzo 2016, Anas tentenna di fronte alla fusione con la Quadrilatero e Perosino chiede di essere esonerato dall’incarico di amministratore unico e mantenere solo quello di responsabile dei rapporti con i ministeri e gli enti territoriali, la mente di Armani – per levarsi dalle mani questa patata bollente – è attraversata dal pensiero di piazzare proprio Bonamico sulla poltrona di Au della QMU.
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Ma Bonamico – di nome e di fatto – vuole di più. Forte della sua “vicinanza” al ministro Delrio, vorrebbe una poltrona prestigiosa (tipo la Direzione Generale o la Presidenza della costituenda Holding delle partecipate o, perché no, dello Stretto di Messina Spa o, già che ci siamo, dell’universo e oltre). Nel frattempo, però, si deve “accontentare” del rinnovo del contratto, scaduto lo scorso 31 dicembre 2016 e rinnovato per un altro anno: >>clicca qui<< il rinnovo porta la data del 15 dicembre, guarda caso tre giorni dopo l’insediamento di Gentiloni al Governo (e la conferma di Delrio al MIT).
Di fronte a questa situazione le parole dell’intervista rilasciata ad Armani il 24 ottobre 2015 a La Repubblica, cui si accennava prima, stridono come gesso sulla lavagna: “Lei ha ricevuto telefonate di parlamentari, raccomandazioni?” la domanda del giornalista. “Sì, ho ricevuto diverse telefonate. Ma ho la fortuna di essere stato messo qui in posizione di totale libertà. Questo mi ha detto il ministro Delrio e questo è il mandato ricevuto dalla presidenza del Consiglio e ne sono grato. Ma mantenere Anas nella Pa senza autonomia gestionale porta a telefonate e raccomandazioni”. Quella di Bonamico come la vogliamo chiamare? – FONTE
Abbiamo interpellato Armani per avere un chiarimento sulla vicenda, ma ha preferito non commentare.
Si è svolto presso Hera Com L’ Incontro dedicato alle associazioni dei consumatori
Si è svolto presso Hera Com L’ Incontro dedicato alle associazioni dei consumatori
Per noi e era presente il nostro Presidente Regionale Dott. Giovanni Diaco, il quale ha dichiarato:
“ben vengano questi incontri con cadenza periodica, dove ci si confronta si discute, si cerca di trovare
delle soluzioni condivise con lo scopo di non litigare e togliere lavoro ai Tribunali “
Nell’incontro rasserenante tra le varie argomentazioni si sono stati toccati i seguenti temi:
- Canone RAI in bolletta elettrica: andamento dei primi mesi
- Acquologo: la nuova App del Gruppo Hera dedicata al Servizio Idrico
- SOStegno Hera: aggiornata la guida dedicata alle utenze in difficoltà
Qualunque contenzioso con HERA da oggi lo risolviamo Noi a costo zero
( anche per la mera morosità grazie all’accordo di solidarietà dell’associazione )
Scriveteci a: HERA@AVVOCATOINFAMIGLIA.COM
per ricevere ulteriori informazioni ; è gratis !
“Domani inizia processo storico per usura aggravata contro 3 direttori di banca”
“Domani inizia processo storico per usura aggravata contro 3 direttori di banca”
Agenpress.
L’usura è la pratica consistente nel fornire denaro a tassi di interesse considerati illegali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile. Pertanto è un reato penale regolato dall’art. 644 del codice penale.
Da chi è praticata l’usura? Dalla criminalità organizzata a chi purtroppo dovrebbe invece dare una mano allo sviluppo cioè gli istituti di credito, le banche .
L’usura bancaria è un reato introdotto regolato dall’Art. 644 del Codice penale italiano ed è stato ripreso dalla Legge n. 108 del 7 marzo 1996, apportando profonde innovazioni e modifiche in materia di usura nell’ordinamento giuridico dell’Italia.
Si intendono usurari gli interessi (comprensivi di mora e altre spese) che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal loro pagamento.
Oltre alla crisi economica incalzante, molte imprese si sono trovate in difficoltà nel pagamento dei finanziamenti che molto spesso li hanno portati al fallimento con relativa vendita degli immobili.
Nell’80% dei casi non sarebbe il correntista ad essere in debito ma la banca. Ma come dimostrarlo? Come è possibile mettersi contro un istituto di credito?
Un imprenditore di Galzignano Terme (PD), supportato da associazioni che tutelano il contribuente , nonostante la sua impresa sia fallita, ha trovato la forza di denunciare.
“Domani non sarà solo l’anniversario della caduta del muro di Berlino. A Padova, alle ore 9 inizierà il processo a porte aperte per usura aggravata in concorso a carico di 3 direttori di filiale e 2 banche. Non è un caso isolato. Circa 80-85% dei casi esaminati presentano anomalie e illeciti civili e penali” afferma il Presidente dell’associazione.
Chi è responsabile dei tanti imprenditori che si sono suicidati ? Lo chiediamo a Massimiliano Barrocci, leader del Comitato spontaneo IO NON MI UCCIDO e pertanto anche come prevenzione del fenomeno dei suicidi, suggerisce ai Cittadini di esaminare i rapporti bancari e di seguire la strada della legalità con la denuncia del reato.
“E’ importante però che chi prende la strada della legalità non venga lasciato solo. Abbiamo gli strumenti legislativi ma realmente tante pratiche di sostegno per chi denuncia l’usura e l’estorsione sono sul tavolo, ancora ufficialmente vacante, del commissario antiusura e antiracket al ministero dell’Interno. Troppa burocrazia mentre imprenditori sono ormai sull’orlo del baratro con la tegola, nonostante la presenza di usura, di vendite all’asta di aziende e abitazioni, in molti casi al ribasso di oltre il 50%” –
Condividiamo il sapere e terremo informati sull’esito del processo.
La Redazione
www.andreafisco.com ; www.avvocatoinfamiglia,com
presidenza.nazionale@avvocatoinfamiglia.com
Da circa 12 mesi è iniziata la strategia di difesa dei Cittadini vessati dalle banche
Da circa 12 mesi è iniziata la strategia di difesa dei Cittadini vessati dalle banche attraverso l’art. 1460 del codice Civile. Arrivano i primi risultati importanti .
Ecco come la controparte bancaria
comincia a tremare.
Non sottovalutate mai un gruppo di cittadini organizzati perchè possono cambiare il mondo.
Ecco l’articolo come riportato poi dalla carta stampata
Npl, serve il grande condono bancario
In questi mesi si dibatte molto sulle sofferenze nei crediti erogati dalle banche (NPL). Gli NPL sono diventati un problema irrisolvibile, una zavorra che sta trascinando sempre più a fondo le banche italiane.
Ammontano a circa 360 miliardi di euro. Di questi, 200 miliardi sono sofferenze, che, svalutazione dopo svalutazione, sono iscritte nei bilanci delle banche per circa 56 miliardi, poco più di un quarto del loro valore nominale.Ma i fondi speculativi internazionali sono disposti a comprare i 200 miliardi di sofferenze a 22 miliardi circa, poco più del 10 % del valore lordo dei crediti. Vendendo ai fondi avvoltoio ci sarebbero perdite tra i 20 e 30 miliardi, con la conseguente necessità di ricapitalizzazioni di pari importo. Da questo dato di fondo nascono la proposta dei GACS, la nascita del fondo Atlante, e tutte le recenti polemiche sugli NPL.
E’ evidente che il sistema sta collassando con invitabili perdite per tutti, imprese, famiglie, banche. Recentemente, l’avvocato Dino Crivellari, un grande esperto del settore, per molti anni Amministratore Delegato di UniCredit Credit Management Bank, la più importante banca italiana specializzata nel recupero crediti, ha lanciato una “provocazione intelligente”: i fondi speculativi internazionali potrebbero transare a 56 miliardi con i debitori queste sofferenze, acquistate per 20/30 miliardi, guadagnando somme enormi (più di una manovra finanziaria) a spese del sistema Italia (banche, imprese, famiglie, fisco). Se le banche recuperassero dalle sofferenze i circa 56 miliardi che hanno a bilancio non avrebbero perdite ulteriori, non dovrebbero ricapitalizzare. La proposta è quindi molto semplice concettualmente: in alternativa alla cessione degli NPL ai fondi speculativi, si sostiene sia molto più conveniente per le banche quello che Crivellari provocatoriamente definisce “condono bancario”. Il “condono bancario” risolverebbe il “principale problema del nostro Paese: l’incapacità delle banche di fungere da propulsore dell’economia e della sua ripresa dovuta al macigno delle sofferenze.
Ma perché bisogna “salvare” le banche? E da che cosa? Bisogna rimettere le banche in condizione di funzionare cioè di tornare a fare credito alle imprese, anche perché “nella maggior parte dei casi i debitori insolventi non sono mancati pagatori volontari ma imprese o” privati cittadini che “non ce la fanno” perché la crisi ha sconvolto la nostra economia da quasi un decennio Nell’ipotesi fatta, ammesso che tutti i debitori possano far fronte al loro debito nella misura ridotta già riflessa nei bilanci delle banche post accantonamenti, il sistema avrebbe degli enormi benefici”:
- – le banche azzererebbero le sofferenze, diminuirebbe il bisogno di aumenti di capitale;
- – i corsi azionari delle banche migliorerebbero con benefici diffusi anche perché, senza le maggiori perdite da cessione, le banche non dovrebbero aumentare gli accantonamenti sui crediti in bonis;
- – alcuni milioni di imprese e cittadini, alleviati dall’ossessione dei debiti bancari che non possono più pagare, potrebbero tornare a vedere il futuro con ottimismo, a far ripartire le loro aziende, ad aumentare i loro consumi ecc. Tutto a beneficio del PIL e della ripresa;
- – si chiuderebbero decine di migliaia di contenziosi, dando respiro al nostro sistema giudiziario in affanno.
La proposta non è passata inosservata: un gruppo di amici, attivi nel mondo delle professioni, delle associazioni datoriali, delle Fondazioni ed Associazioni che combattono l’usura criminale e l’usura bancaria aveva promosso il Convegno alla Camera dei Deputati il 25 luglio 2016, proprio a partire dalla stessa idea di fondo espressa da Crivellari: dall’attuale impasse – credit crunch, difficoltà di crescita economica, crisi bancaria – si esce soltanto con una normalizzazione, nell’interesse di tutto il sistema, dei rapporti fra banche e consumatori. E’ necessaria la consapevolezza che il 2008 e poi, per l’Italia, il 2011 hanno segnato un momento di rottura epocale, occorre quindi dare un segnale forte ed agire per la discontinuità, come seppe fare Roosevelt con le leggi bancarie del New Deal, oppure, su di un altro piano, Mandela in Sudafrica con la Commissione Tutu.
Per questa ragione, è stato proposto un New Deal, un nuovo patto, tra banche e consumatori in Italia. Abbiamo intervistato, a questo proposito, due giovani professionisti molto impegnati sul fronte della difesa di famiglie e imprese contro l’usura criminale e l’usura bancaria: gli Avvocati Monica Pagano e Danilo Griffo del Foro di Brescia. Avvocato Pagano, che caratteristiche deve avere questo New Deal che proponete?: Deve essere attento alle fasce sociali più disagiate. Non a caso il nostro Codice Civile e la nostra Costituzione sono improntati al Favor Debitoris. Per questo è importante ragionare sulla divisione in fasce 2 sociali dei debitori, valutando l’impatto che la proposta avrebbe su questa stratificazione.
I dati Bankitalia, da noi rielaborati, ci dicono che il 4,7% dei debitori, quelli con oltre 500.000,00 euro di debito procapite, hanno il 70,4% del debito, le famiglie e piccole imprese famigliari, l’82% dei debitori, hanno soltanto l’11,6% del debito. Solo su questi dati si può ipotizzare la possibilità di riuscita del condono bancario, o come noi preferiamo dire, del New Deal fra banche e consumatori. Dalla nostra esperienza professionale è ragionevole dire che i grandi debitori già oggi transano fra il 40 ed il 50% del debito. Una soluzione generalizzata faciliterebbe questa tendenza già in atto. Le piccole imprese, con debito tra 125.000,00 e 500.000,00 euro (che sono il 13,5% dei debitori ed hanno in carico il 18% del debito) già oggi, quando gli uffici legali delle banche li prendono in considerazione, possono transare intorno al 30%. Da un condono allargato in queste due fasce, il 18% dei debitori che detiene il 90% del debito, le banche potrebbero incassare somme vicine ai 56 miliardi indicati dall’avvocato Crivellari.
Avvocato Griffo, la sua collega non ha parlato delle famiglie e delle microimprese in difficoltà, 1 milione e mezzo di posizioni, quindi fra componenti della famiglia, dipendenti, ecc. 7 o 8 milioni di persone. Cosa proponete per questa fascia?Riteniamo che, se diminuisse fortemente l’impatto sui bilanci e sui valori delle banche degli NPL, sarebbe possibile affrontare in modo socialmente attento la situazione delle famiglie e delle microimprese in difficoltà. Questi milioni di persone, con la cessione dei crediti ai fondi speculativi, sarebbero avviate al massacro sociale. Già ora è in atto l’espropriazione di centinaia di migliaia di prime case, la cessione ai fondi speculativi aumenterebbe esponenzialmente questi espropri. Sarebbe anzi possibile adottare, per le fasce deboli dei debitori, soluzioni simili a quelle adottate in altri paesi. Ad esempio in Spagna le famiglie in difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo possono proporre un piano di ristrutturazione del debito fatto per l’acquisto della prima casa. Il periodo di rimborso può essere allungato fino a quaranta anni. Se l’importo annuo delle rate del mutuo non si abbassa al di sotto del 60 per cento del reddito familiare, può essere chiesta una riduzione della parte capitale del debito. Nelle soluzioni estreme il cliente può saldare le sue pendenze con la banca cedendo l’abitazione, ma questo comporta la cancellazione totale del debito garantito e di ogni altra pretesa. Per queste considerazioni noi aggiungiamo, come irrinunciabili, altre 3 ipotesi di lavoro.
1. La soluzione deve essere tombale, coloro che aderiscono al New Deal e così chiudono i loro debiti, devono essere cancellati dalla Centrale Rischi Banca d’Italia, dalla Criff e da ogni altra centrale dati, riacquistando così dignità creditizia Per questa via si darebbe al mercato del lavoro nero ed all’economia sommersa un colpo più forte che mille leggi e denunce.
2. la legge 231 deve essere estesa ai reati di usura, come auspicava già anni fa la Commissione, poi affossata, presieduta dall’attuale Procuratore Generale di Milano, Francesco Greco.
3. Dopo che il “condono” le ha salvate dal disastro devono essere imposte anche alle banche regole molto severe. I contratti devono essere scritti nel rispetto della legge 108/96. Un solo esempio: per i mutui ed i leasing occorre che i contratti si adeguino a quelli della stragrande maggioranza delle Banche Europee (ed anche di alcune Banche Italiane). In particolare è necessario che, in caso di mora, il tasso si sostituisca nella rata al tasso corrispettivo e non si applichi invece su tutta la rata.
Fonte articolo : http://www.affaritaliani.it/economia/npl-serve-un-grande-condono-bacario-450314.html?refresh_ce
Complimenti quindi all’azione del Comitato spontaneo
ED IO NON PAGO !
Per aderire al Comitato spontaneo : iononpago@avvocatoinfamiglia.com
Banca nel mirino del tribunale «Ha applicato tassi da usura»
Banca nel mirino del tribunale «Ha applicato tassi da usura»
Newsletter Il Secolo XIX
La Spezia – «Non appare corretto elaborare un concetto di usura in sede penale diverso da quello civilistico, per tanto vengano disposte nuove indagini fissando per il compimento delle stesse il termine del 31 marzo 2017».
Il giudice per le indagini preliminari Mario De Bellis ha stroncato così il teorema argomentato dalla Procura nel chiedere l’archiviazione di un’inchiesta per usura. Un fascicolo nato dalla denuncia presentata da un imprenditore spezzino nei confronti di Unicredit leasing spa.
La vicenda appare complesse e piuttosto delicata. La parte offesa, assistita dall’avvocato Alessandro Pontremoli, ritiene di essere stata vittima di interessi fuorilegge «nell’ambito di un rapporto di locazione finanziaria». Il denunciante, che ha depositato anche una consulenza tecnica a riguardo, sostiene che a causa dell’applicazione degli «interessi moratori fossero stati superati i tassi previsti dalla normativa vigente, concretizzandosi un’ipotesi di usura», si legge nel provvedimento emesso dal gip spezzino.
Il pubblico ministero Giovanni Maddaleni «pur dando atto dell’esistenza di un indirizzo giurisprudenziale civile secondo il quale nel tasso di usura si deve computare anche l’interesse moratorio» ha chiesto l’archiviazione ritenendo che «in sede penale non si possa tener conto degli interessi moratori, in quanto tale tipo di interessi non costituirebbero corrispettivo previsto dalla parte che eroga il finanziamento nel contesto di uno svolgimento fisiologico del rapporto contrattuale».
Il commerciante ha risposto alla richiesta di archiviazione indicando numerose pronunce di altri tribunali penali, «ribadendo come sia consolidata una giurisprudenza secondo la quale anche gli interessi moratori concorrono alla determinazione del tasso di interesse rilevante alla sussistenza dell’usura».
Il gip De Bellis ha aderito a quest’ultimo «orientamento» ritenendo che non vi debba essere differenza tra interessi civili e penali. Non è tutto. Ha ordinato che si proceda con «l’identificazione del soggetto che ebbe a stipulare il contratto di leasing con il denunciante e chi, nell’ambito dell’organizzazione aziendale della Unicredit leasing spa, ha quantificato nei termini indicati in contratto i tassi d’interesse». In più, dovrà essere eseguita una perizia tecnica contabile.
Il Popolo stà arrivando….. caro AMICO direttore di banca….. vediamo se il banchiere ti difende come tu in questi anni hai fatto !
Tu andrai in galera e lui , il banchiere, si godrà i soldi in qualche isola tropicale.
BANCARI … smettete di difendere il Vostro Padrone .
IO AFFERMO CHE IL POPOLO CAPIRA’ LA TRUFFA BANCARIA.
Andrea Fisco
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