Mastelloni schock: “Ho una pensione di 625 euro, penso spesso al suicidio”: L’attore lancia il grido di allarme dopo la denuncia di Orietta Berti
Dopo Orietta Berti arriva la richiesta di aiuto di Leopoldo Mastelloni. L’attore napoletano racconta infatti di non arrivare alle fine del mese e di percepire una pensione di 625 euro al mese dopo cinquant’anni di lavoro. “Se non avessi degli amici che mi aiutano a pagare l’affitto, prenderei 40 pillole di sonnifero e me ne andrei via: ci penso sempre più spesso a farla finita”, ha confessato.
“Parte di questo coraggio me lo ha dato Orietta Berti – ha detto Mastelloni, che a luglio compirà 70 anni – confessando che anche lei prende 800 euro al mese e che se il marito non le avesse fatto una pensione integrativa sarebbe costretta a chiedere l’elemosina, che è quello che sto facendo io. Io ormai mangio solo quello che i supermercati mettono in offerta speciale e se non avessi Barbara Mastroianni, la figlia di Marcello, che mi aiuta, non so come farei”.
Leopoldo ha già ottenuto un piccolo aiuto: “Gino Paoli che mi ha fatto ottenere tramite la Siae un contributo momentaneo di 10 euro al giorno come artista di chiara fama in situazione di indigenza. Il mio errore è stato credere nella cultura: ho sempre reinvestito nella produzione di spettacoli teatrali quello che guadagnavo. Forse avrei dovuto mettere i soldi sotto il materasso ed evadere il fisco per non ridurmi in miseria. Ormai io spero che mi prenda un colpo il prima possibile perché non so cosa posso fare in questa situazione. E devo pure sperare che qualcuno mi faccia un funerale: perché lo Stato paga la bara ai clandestini ma a noi no”. FONTE
I cittadini del M5S in piazza per difendere i soprusi delle ‘Buona scuola di Renzi’
04/05/2015 – In un’Italia dove si investe appena il 3,7% del PIL in istruzione contro una media europea del 5,4%. Dove l’abbandono scolastico è al 18% contro una media europea del 12%. Un paese col triste primato di essere l’unico d’Europa con idonei non vincitori di borsa di studio e con famiglie che si auto-tassano per finanziare le scuole. Un paese, il nostro, dove solo il 53% delle scuole ha il certificato di agibilità, il 44% (quasi la metà) risulta «non completamente a norma» e un terzo delle stesse è ad alto livello di sismicità. Una nazione in cui l’82,3% delle scuole non ha il certificato di prevenzione incendi, 24mila su 41mila hanno impianti elettrici, idraulici e termici non a norma o non funzionanti, 9 mila hanno intonaci a pezzi, in 7200 occorrerebbe rifare tetti e coperture e 2000 sono a rischio amianto. Un paese col triste record dei docenti meno retribuiti e più anziani d’Europa.
In questo paese, il bulletto toscano, vuole istituire la sua “buona” scuola che prevede assurdità del tipo:
1. Assunzioni docenti: dovevano essere 150mila ma le risorse sono per 48mila. Andranno a fare gli insegnanti? NO! I tappabuchi (organico dell’autonomia, supplenze, materie diverse dalla propria, gradi di istruzione diversi, corsi pomeridiani);
2. Insegnamento: i nostri figli potranno avere insegnanti in materie per cui non sono abilitati;
3. Precariato: non è vero che finisce perché le cattedre rimaste scoperte saranno comunque assegnate a docenti con contratti da un anno;
4. Insufficienza dell’organico: rimarranno 70mila cattedre scoperte, alunni senza insegnanti, insegnanti senza lavoro;
5. Scuola azienda: con la scusa di darle più autonomia tutto il potere si accentra nelle mani del preside-manager, che deciderà da solo l’offerta formativa, i finanziamenti privati e potrà fare la chiamata diretta dei docenti;
6. Finanziamenti: arrivano quelli privati che finiranno per influenzare decisioni del preside e programmi, con tutti i rischi che questo comporta;
7. Scuole private: sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i figli alle private paritarie;
8. Stanziamenti strutturali: il Documento di Economia e Finanza riduce la spesa per istruzione per i prossimi 5 anni;
9. Scuola digitale al palo: gli insegnanti in Informatica, Chimica, Meccanica, Tecnologia, Scienza e tanti altri ancora scarseggiano nelle Graduatorie di Esaurimento (GAE) e non si potrà nemmeno soddisfare l’esigenza ordinaria;
10. Deleghe in bianco: il governo delega argomenti come la disabilità a futuri interventi;
11. 5×1000 ai singoli istituti: questo creerà disparità tra zone con famiglie agiate che faranno versamenti e zone dove questo non avverrà,.
Come risponde il M5S a questo scandalo? Con una riforma totale della scuola che mette al centro l’alunno e da ai docenti gli strumenti per migliorare e migliorarsi:
1. Edilizia scolastica: proponiamo un piano triennale (rinnovabile) e lo stanziamento di 591 milioni all’anno. I fondi saranno destinati alla rimozione delle barriere architettoniche, messa in sicurezza degli edifici scolastici, efficientamento energetico, messa a norma;
2. Reclutamento dei docenti: proponiamo un piano quinquennale che prevede dal 2015 al 2020 l’assunzione dei 300 mila docenti in graduatoria ad esaurimento e abilitati delle graduatorie d’istituto attraverso la cancellazione della norma Tremonti-Gelmini;
3. Tempo pieno: reintroduzione nella scuola primaria e incentivi al part-time per i docenti con più di 25 anni di anzianità di servizio;
4. Diritto allo studio e risparmi per le famiglie: proponiamo un piano triennale di finanziamento agli istituti scolastici, con aumento dei fondi delle quote annuali;
5. Classi pollaio: fissiamo il numero massimo di alunni per classe a 22 nelle scuole di ogni ordine e grado. Numero che scende a 20 in presenza di alunno disabile;
6. Update della scuola: prevediamo l’integrazione dei libri stampati con materiale didattico multimediale, il ripristino di discipline e materie tagliate con riforma Gelmini e l’introduzione dell’educazione all’affettività e alla sessualità consapevole;
7. No ai finanziamenti alla scuola privata e lotta ai diplomifici: proponiao l’abolizione della destinazione di fondi alle scuole paritarie e l’obbligatorietà dei controlli per gli uffici scolastici regionali con l’obbligo di svolgere l’esame di maturità nella provincia di residenza del candidato;
8. Salute a scuola: chiediamo che l’educazione fisica sia affidata a personale specializzato ovvero i laureati in scienze motorie con circa 18 mila operatori del settore assunti.
Tutte queste idee del MoVimento 5 Stelle non sono slogan come quelli renziani ma proposte di legge già depositate in Parlamento.
Ma sapete da dove vengono? Dall’ascolto degli operatori scolastici, quelli che il Governo Renzi umilia e ignora.
Proprio per questo, per ridare dignità al comparto più importante in ogni democrazia matura ovvero quello scolastico, domani saremo in piazza al fianco degli insegnati di tutto il paese che sciopereranno contro la “Buona Scuola”. Luigi DI MAIO (M5S)
Minacce di morte a tutti gli esponenti del M5S nessuno escluso
A riportare la notizia è Alessandro DI BATTISTA, con un post su facebook che riportiamo integralmente, siamo in guerra e non vogliono mollare l’osso, il M5S ha ragione da vendere e questi segni di protesta lo dimostrano, ecco il Post di Di Battista sul suo profilo Facebook:
“Ci è arrivata questa letterina. Un proiettile e qualche minaccia. Ne dovrebbero parlare tutti i giornali d’Italia, ma siaimo il M5S e fa poco notizia. Pensate se avessero mandato (speriamo che mai nessuno lo farà) un proiettile a Renzi. Un proiettile e qualche minaccia. Ne dovrebbero parlare tutti i giornali d’Italia, ma sia, Brunetta, alla Santanchè o alla Boschi cosa sarebbe successo.
Che la mafia ci detesti è un fatto noto (e anche un motivo d’orgoglio). Ricordo le parole che Buzzi disse a Carminati (i due boss di #MafiaCapitale): “Grillo ha distrutto il PD, noi non ci stiamo più”. Ora questi “ominicchi” cercano di intimorirci con lettere e proiettili. E fanno bene a provarci. Noi siamo loro nemici e se dovessimo andare al governo a Bronte o in Sicilia iniziassero a scappare. #NoMafiaBronte
P.S. Ci vediamo tra poco (alle 16) a Seregno (Monza-Brianza) in Piazza Segni. Stasera sarò a Genova, alle 20.00 in Largo Pertini. Domani (domenica) alle 11 a Sanremo in Piazza Muccioli, alle 14.30 a Savona in Piazza Rebagliati e alle ore 18 a La Spezia, Anfiteatro Parco della Maggiolina. Vanno amate le piazze e disprezzati i divani!”
Terremoto in Nepal: si temono 10 mila vittime, 22 italiani ancora irreperibili
ANSA ULTIMA ORA – Emergenza sfollati: nessun soccorso, ora è rischio epidemie. Il numero delle vittime del terremoto in Nepal potrebbe arrivare a 10.000: lo ha detto il premier del Nepal Sushil Koirala. Finora i morti accertati sono oltre 4.300. Quattro le vittime italiane. La Farnesina ha comunicato che tra ieri notte e stamattina sono stati rintracciati altri 18 italiani. Quindi sono 22 quelli ancora irrintracciabili.
Un milione i senzatetto – Secondo il Centro nazionale delle operazioni di emergenza (Neoc), circa 6,6 milioni di persone sono state colpite in varia misura dal sisma in 34 distretti, un milione di persone sono rimaste senza un tetto. Diverse localita’, nelle vallate piu’ remote, sono ancora isolate e non sono state raggiunte dai soccorsi. Il governo stima inoltre che ci siano 400 mila edifici distrutti. Per i soccorsi sono a disposizione 13 elicotteri, tra cui tre inviati dall’India, che sono impegnati a trasportare i feriti negli ospedali di Kathmandu.
Ancora scosse – Quattro scosse di magnitudo fra 3,9 e 4,8 gradi Richter sono state registrate in Nepal nelle ultime otto ore. Lo ha reso noto oggi il Centro sismologico europeo mediterraneo. La piu’ forte (4,8) e’ stata alle 00,54 locali, mentre l’ultima (4,3) alle 05,05 locali.
Le vittime italiane – Renzo Benedetti e Marco Pojer sono stati travolti da una frana mentre stavano facendo trekking a 3500 metri di quota nella Rolwaling Valley. Lo raccontano due compagni di spedizione, Iolanda Mattevi, ferita, e Attilio D’Antoni, illeso, ricoverati entrambi all’ospedale di Kathmandu.
Sono morti anche Oskar Piazza, del Soccorso alpino del Trentino Alto Adige, e Gigliola Mancinelli, 51 anni, di Ancona, due dei 4 speleologi dispersi. “Vado a prendermelo – dice all’ANSA la compagna di Piazza -. Sembra impossibile a tutti”. Salvi gli altri due compagni: Giuseppe ‘Pino’ Antonini, 53 anni, di Ancona, e Giovanni ‘Nanni’ Pizzorni, 52 anni, genovese, esperto torrentista. Gigliola Mancinelli aveva chiesto un cambio turno a lavoro per andare in Nepal. ”Ho ancora qui sul telefonino gli Sms che Gigliola mi ha mandato prima di partire: mi aveva chiesto un cambio di turno, ci teneva tanto ad andare…”. Il dottor Germano Rocchi è il responsabile del servizio di elisoccorso delle Marche. Gigliola Mancinelli, medico anestesista, era anche volontaria presso la base dell’elisoccorso di Fabriano. ”Era una bravissima anestesista e una carissima collega”, dice. Continua…
Fassino di nuovo grane, è nei guai per il business delle case ai Rom: spesi 5 milioni, gran parte finiti nelle Tasche del Geometra
27/04/2015 – Meglio avere a che fare con Matteo Renzi, col rischio di finire rottamato insieme al vecchio politburo del Pd, o rintanarsi a Torino e doversi misurare con un bel tomo specializzato nell’affittare stamberghe inabitabili a prezzi esorbitanti, sempre in bilico sul codice penale, e rischiare di prendersi prima o poi un avviso di garanzia? Chissà se Piero Fassino, sindaco di Torino, la sera prima di addormentarsi si interroga sulla scelta fatta nel 2010, quando abbandonò la politica nazionale per dedicarsi a tempo pieno alla sua città.
Di certo c’è che a quattro anni dalla sua elezione a sindaco (passò in scioltezza al primo turno, con il 56% dei voti) si trova a fare i conti con una serie incalcolabile di rogne. Dove la più ingombrante è l’inchiesta della Procura sulla gestione dell’emergenza rom nel capoluogo piemontese.
È un affare da cinque milioni. Non si sono raggiunte – va detto – le vette romane, quelle di Mafia capitale. Ma anche sotto la Mole a spartirsi con la benedizione di Fassino il business della solidarietà è stata una rete di associazioni a cavallo tra la sinistra e il mondo cattolico. E i risultati sono ora al centro dell’indagine in bella vista sul tavolo del sostituto procuratore Andrea Padalino, che dovrà capire come sia stato possibile che il Comune abbia speso una montagna di milioni per spostare dei nomadi da un insediamento abusivo a un altro: via dal Lungostura Lazio, e casa per tutti in corso Vigevano, in un cupo fabbricato che ha il piccolo difetto di non essere destinato a residenza.
Bisogna stare attenti a scrivere questa storia, perché in mezzo ci sono due con la querela facile. Il primo è notoriamente Fassino. L’altro è il geometra Giorgio Molino, un signore che a Torino possiede centinaia (secondo alcuni migliaia) di case, e di cui già nel 2001 un quotidiano dalla titolazione compassata come La Stampa scriveva, parlando dello stabile di via La Salle, «nella casa dell’orrore decine di persone vivono ammassate come animali in pochi metri quadri»; e che poche settimane dopo lo stesso giornale definiva «il re della casbah»; e tra i cui beni ancora nel 2005 sempre La Stampa catalogava «i condomini della vergogna di corso Vercelli», le «case horror di corso Giulio Cesare», «le terrificanti soffitte di via La Salle», accusandolo di incassare «somme pazzesche, 400, 500, anche 600 euro per gli orribili tuguri dove sono ammassati uomini, donne, molti bambini». Insomma: anche se quando fu accusato addirittura di profittare del racket della prostituzione Molino venne assolto, è difficile immaginarlo come un benefattore del terzomondo, come l’uomo giusto cui una giunta rossa può rivolgersi per venire incontro ai bisogni dei diseredati.
E invece proprio questo è accaduto a Torino. A monte c’è una delle solite storie di accampamenti rom cresciuti negli anni a dismisura. In Lugostura Lazio alla fine erano in ottocento, forse mille, e ne accadevano di tutti i colori. Dal 1985, la Spat, proprietaria dell’area, chiedeva senza riuscirci lo sgombero dell’area. Nel 2008, esasperata, sporse denuncia in Procura, nel 2013 vennero sequestrati prima un bar e una sala giochi abusiva, poco dopo il pm Padalino chiese e ottenne il sequestro dell’intera area: ma nel giugno il suo capo di allora, il procuratore Gian Carlo Caselli, dispose la sospensione dello sgombero per motivi umanitari e di ordine pubblico. A ottobre, finalmente, cominciano gli sgomberi mentre il Comune fa partire la gara d’appalto per organizzare l’accoglienza dei rom sgomberati. E qui inizia la parte singolare della faccenda.
A vincere la gara è il consorzio «La città possibile», di cui fanno parte le onlus Strana Idea, Animazione Valdotto e Terra del Fuoco, che si spartiscono l’affare. Per capire l’orbita: l’amministratore delegato di Terra del Fuoco è Massimiliano Curto, fratello minore di Michele Curto, capogruppo di Sel in consiglio comunale. Che l’emergenza rom diventi un affare di famiglia all’interno della maggioranza che sostiene Fassino è già abbastanza curioso. Ma i guai veri iniziano quando il consorzio inizia a occuparsi in concreto della sistemazione dei rom che accettano di lasciare l’accampamento di Lungostura, liberando fette di area su cui Fassino si precipita a lanciare le ruspe per evitare che vengano rioccupate. Una parte dei nomadi accetta di tornare in patria, dietro pagamento del biglietto e garanzia di un lavoro; una parte viene sistemata qua e là; e una parte approda in corso Vigevano, lunga e disadorna arteria che va verso Barriera di Milano. Al 41 di corso Vigevano c’è un lungo fabbricato industriale, che ospita un club privé e altre attività. E lì, incredibilmente, vengono piazzati una parte dei nomadi: ben il 41 per cento, secondo un esposto del capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone. «Tra l’altro – scrive Marrone – la palazzina del social housing per zingari non risulta nemmeno accatastata come abitazione bensì come biblioteca ed edificio di culto, per cui dubitiamo che abbia l’agibilità abitativa». Da abusivi ad abusivi, insomma: ma stavolta a spese del Comune. E soprattutto, il consigliere Marrone fa presente che il fabbricone di corso Vigevano non è di un immobiliarista qualunque, ma di Giorgio Molino, quello che La Stampa chiamava «il re della casbah», «indagato – scrive l’esponente di Fdi – per abusi edilizi e già condannato per illeciti fiscali».
L’esposto approda in Procura, dove finisce per connessione sul tavolo del pm Padalino. Per adesso, è catalogato prudenzialmente nel modello 45, «atti non costituenti notizie di reato», ma gli accertamenti sono già cominciati. A partire da quello che per la Procura è il tema più delicato, ovvero la destinazione d’uso dello stabile di corso Vigevano: perché se le cose stanno come dice Marrone, a venirne chiamato a rispondere sarebbe anche chi in Comune doveva vigilare sulla esecuzione della gara. Ed a quel punto entrerebbe in scena il secondo e più vasto tema, quello della indagine su come sono stati spesi i soldi – 3 milioni e 600mila euro, poi lievitati a 5 milioni – assegnati dal governo a Torino per affrontare l’emergenza rom.
Insomma, una grana di cui per ora non si vede la via d’uscita, e che Fassino si ritrova a gestire in una situazione già pesante, dove ogni giorno gli porta la sua pena, in una città dove un intero pezzo di università è stato messo sotto sequestro e dichiarato inagibile perché infestato dall’amianto; dove il Moi, il villaggio olimpico realizzato per i Giochi invernali del 2006, è stato occupato abusivamente da un mix di clandestini, immigrati, antagonisti, spacciatori di droga e quant’altro, e l’ordine di sequestro chiesto e ottenuto dalla Procura non riesce a venire eseguito: e dove tra pochi giorni, il Primo maggio, il sindaco rischia di ritrovarsi di nuovo sotto il tiro delle contestazioni «da sinistra», come gli accadde il Primo maggio 2012, quando la rabbia degli antagonisti gli scatenò addosso accuse di ogni genere, compresa quella di non pagare gli stipendi alle maestre degli asili.
Lui, il sindaco, per adesso tace. Non spiega come sia stato possibile che i soldi dell’emergenza rom siano finiti in tasca a Giorgio Molino; ma non spiega nemmeno se si ricandiderà l’anno prossimo, quando scadrà il suo mandato a Palazzo di Città, o se seguendo l’esempio del collega milanese Giuliano Pisapia abbandonerà una poltrona rivelatasi più scomoda del previsto. Le previsioni più quotate dicono che alla fine Fassino dirà di sì ad un secondo mandato, soprattutto se a chiederglielo sarà Matteo Renzi, che alla gratitudine per essersi autoesiliato da Roma aggiunge nei suoi confronti qualche debito di riconoscenza per come da presidente dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, ha calmierato la rabbia dei sindaci di tutta Italia contro i tagli della spending review . Ma se sceglierà davvero di restare al suo posto, il sindaco dovrà rassegnarsi a fare i conti per un bel pezzo con la grana dei rom. FONTE
Parroco arrestato a Vercelli, abusi sessuali su minorenni: li adescava anche su Whatsapp
TORINO 24/04/2015 – In manette don Massimo Iuculano, direttore dell’istituto professionale Don Bosco: a denunciarlo sono stati tre allievi di 14 e 17 anni ma ora emergono altri casi. Spesso per suscitare pietà si fingeva un cassintegrato, poi “ricompensava” i ragazzini con ricariche telefoniche o scarpe da calcio. L’arcivescovo Arnolfo: “Sono vicino alle vittime”
Ha abusato di tre ragazzi che frequentavano la scuola che dirigeva solo perché forte del potere dell’abito da sacerdote che indossava. Per questo don Massimo Iuculano, noto in città perché parroco della chiesa Sacro Cuore, dell’annesso oratorio salesiano “Belvedere” e direttore dell’istituto professionale Cnos-Fap di Vercelli, è stato arrestato questa mattina dalla polizia. A raccontare degli abusi sono stati gli stessi ragazzi, quattordicenni e diciassettenni che frequentavano l’istituto Don Bosco di Vercelli. Proprio in quell’istituto dedicato al sacerdote che aveva a cuore i ragazzi il prete abusava di loro e della loro adolescenza.
Le indagini ora si stanno allargando ad altri casi: l’uomo contattava le sue vittime attraverso gli abituali canali di comunicazione giovanile come sms, Whatsapp e Facebook. Ma il sacerdote risultava infatti essere piuttosto attivo anche al di fuori della scuola: in quelle occasioni il prete mentiva sulla sua professione raccontando di essere impiegato in una non meglio precisata società e di essere attualmente in cassa integrazione. Così dopo aver ottenuto un incontro con le sue vittime proponeva loro incontri sessuali in cambio di piccoli regali come ricariche telefoniche o scarpe da calcio.
Il sacerdote aveva addirittura adibito una stanza apposita per gli incontri sessuali, dove metteva in atto sedute di “massaggi particolari” simulando competenze terapeutiche e sportive.
A far saltare l’organizzazione messa in piedi dal sacerdote, dopo la segnalazione delle vittime, un minore italiano di 14 anni e due diciassettenni di origine straniera, è stata la polizia che per settimane
lo ha pedinato seguendo tutti i suoi movimenti e ascoltando le sue conversazioni. Iuculano è’ stato arrestato con l’accusa di abusi sessuali e portato nel carcere di Vercelli. Una notizia che ha lasciato senza parole un’intera città. Sconvolto anche l’arcivescovo di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo, che dicendosi vicino alle vittime ha disposto la sospensione del religioso da ogni potestà di ordine e di governo e dall’ufficio di parroco. FONTE
Ultime notizie dal parlamento, interventi M5S del 23/04/2015 (VIDEO)
Giulia Grillo (M5S): “Il Def? Ecco 2 miliardi e mezzo di tagli alla sanità”:
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Mirko Busto (M5S): “Nel Def-fuffa manca una visione ambientale”
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Federico D’Incà (M5S): “Il governo taglia i servizi perché non sa aggredire gli sprechi”:
Fassino: Emergenza sbarchi, caserme dismesse per accogliere i profughi
21/04/2015 – Utilizzare le caserme dismesse per l’accoglienza di primo impatto dei profughi, è la richiesta al Governo da parte del sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Piero Fassino, al termine di una riunione in prefettura con tutti i prefetti del Piemonte, il presidente della Regione e i rappresentanti delle principali città piemontesi.
Il sindaco di Torino, a margine della presentazione del Torino Jazz Festival, ha detto «siamo pronti a fare la nostra parte, naturalmente dobbiamo essere messi in condizioni di farlo, cioé avere spazi adeguati per l’accoglienza dei profughi quando arriveranno». Prende corpo così quanto già anticipato da Fassino, nell’immediatezza della tragedia, a proposito della necessità di un salto di qualità nell’adozione di una strategia adeguata e condivisa tra Governo, Regioni e Comuni. Una necessità ribadita ieri in una lettera al premier Matteo Renzi e al ministro Angelino Alfano, firmata con il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino nella quale si chiede una cabina di regia per «associare le diverse istituzioni» impegnate nell’accoglienza e «condividere ogni decisione».
Numeri e spazi in Piemonte
Sono 700 i profughi destinati al Piemonte, cifra che lo stesso Fassino ha confermato, sottolineando che gli spazi più grandi e adeguati sono le caserme dismesse.
«Abbiamo in questi mesi accolto con grande disponibilità e generosità i profughi – ha ricordato Fassino – Sappiamo che siamo di fronte a un’emergenza non esaurita e la tragedia delle scorse ore ce lo dice».
Dopo una prima accoglienza, ha spiegato ancora Fassino, si tratterà «di distribuire tutti i profughi che affluiscono su tutta la regione, e non solo in una sola città». «Quindi – ha concluso – stiamo ragionando con tutti i sindaci piemontesi per affrontare questa emergenza, che non sarà probabilmente neanche l’ultima».
Patrimonio a disposizione
Toccherà poi verificare il patrimonio immobiliare a disposizione. Restando in Piemonte, risale a dicembre scorso la firma degli accordi di valorizzazione di immobili ex militari in alcune città tra le quali Torino (si veda il Quotidiano degli enti locali e Pa dell’11 dicembre 2014) . L’intesa con il Comune di Torino per la valorizzazione e razionalizzazione di quattro immobili strategici per il capoluogo piemontese: Caserma Cesare di Saluzzo, Caserma Alessandro La Marmora, Caserma Ettore De Sonnaz, Magazzino Artiglieria e Difesa Chimica. Un primo passaggio attraverso il qualr furono definite le azioni future per lo sviluppo e l’attuazione dell’iniziativa, anche attraverso la successiva sottoscrizione di uno specifico accordo di programma per la variazione delle destinazioni urbanistiche dei beni.
Una strategia condivisa
La posizione dei sindaci, all’indomani del naufragio nel canale di Sicilia, era stata spiegata dal delegato Anci all’Immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Biffoni che a proposito della priorità di accogliere le persone si era soffermato proprio sull’argomento rimarcando la necessità di organizzazione e risorse in una strategia comune con Regioni e prefetture, per capire in maniera strutturata dove allocare i migranti e come gestire le loro presenze.
Il modello proposto dalla Toscana
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha scritto ieri ai vertici dell’Unione europea, del Consiglio europeo, del Parlamento e dell’Onu e a quelli italiani pre proporre un modello unitario di accoglienza.
Già nei giorni scorsi, infatti, la Toscana aveva proposto un propio modello per gestire l’accoglienza dei migranti. Il modello, frutto della positiva esperienza degli anni 2011-2013, quando sono stati accolti 1800 migranti in fuga dalla Libia, si fonda sull’uso di piccole strutture, distribuite adeguatamente sul territorio regionale. Non più di poche decine di persone per gruppo, affidate alla gestione delle associazioni del volontariato e del terzo settore e con un ruolo di riferimento e coordinamento tenuto dal sindaco del Comune interessato. La proposta prevede un impegno da parte di chi viene accolto a restituire alla comunità un servizio di utilità pubblica, che sarà individuato e organizzata dall’associazione d’intesa con il sindaco. – FONTE
LA MOGLIE: “LO PERDONO”: SCARCERATO IL PADRE FUGGITO CON IL NEONATO IN SPAGNA.
News– E’ stato scarcerato Enzo Costanza, il papà torinese fuggito in Spagna portando via il figlio di due settimane. Il tribunale di Albacete, dove stamattina si è tenuto il processo per direttissima conseguente all’arresto per sottrazione di minore, ha ritenuto che non ci sono gli estremi per trattenerlo in carcere. Enzo Costanza con il neonato era stato rintracciato ad Albacete, in Spagna, in un centro commerciale, dove la polizia spagnola lo ha fermato mentre stava effettuando alcuni acquisti per il bimbo. Il piccolo sta bene e, in attesa dell’arrivo dall’Italia della mamma Stefania, è stato affidato a un centro per minori. L’uomo, interrogato a lungo, era stato arrestato nella serata di ieri, ma sua moglie non lo condanna: “Lo perdono, è un buon padre e ha trattato bene nostro figlio”, ha detto la donna. “Spero stia bene…”. Decisivi, per l’individuazione del padre, che soffre di disturbi psichici, sono stati gli acquisti effettuati con la carte di credito.
E, ieri mattina, la telefonata alla moglie: “Tranquilla, ti riporto il bambino. Io, poi, non so cosa faro’…”. Pochi secondi, ma sufficienti per rintracciare il cellulare e permettere ai carabinieri del Comando Provinciale di Torino, che hanno coordinato le ricerche, di stringere il cerchio attorno all’impiegato di 39 anni e al figlioletto. In stato confusionale, il padre non ha opposto resistenza ed è stato trattenuto in commissariato, inizialmente non in stato di fermo. Il provvedimento di “detention” è stato disposto nella serata di ieri, al termine di un lungo interrogatorio durante il quale, secondo quanto appreso, non ha dato risposte esaustive. Né ha saputo spiegare dove fosse diretto. Forse in Portogallo al Santuario di Fatima, una meta religiosa per questo impiegato diventato negli ultimi mesi – secondo quanto riferito da alcuni conoscenti – molto religioso. Forse a Santiago di Compostela.
“Non c’è stata alcune violenza sul bambino, che è stato trattato bene”, ha riferito il comandante provinciale dei carabinieri di Torino, colonnello Arturo Guarino, che in una conferenza stampa ha ricostruito la folle corsa dell’uomo. Dalla fuga da un centro commerciale alle porte di Torino lo scorso martedì, dove si era fermato per far comprare alla moglie un regalo al bambino, alla prima notte, trascorsa in un hotel Ibis di Lione. Poi la sua Fiat Freemont è stata immortalata in un distributore di benzina, nella zona di Valencia, dove ha pagato il pieno con una carta di credito. Nei fotogrammi, ingranditi al massimo dalla polizia scientifica, si vedeva sul sedile posteriore dell’auto l’ovetto verde del piccolo. Poi di nuovo il nulla, con mamma Stefania attaccata al telefono nella speranza che l’uomo si mettesse di nuovo in comunicazione con lei. – FONTE