Accertata una truffa ai danni dello stato per oltre 24 milioni di euro nel settore delle energie rinnovabili
21/09/2023 – Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Chieti, nell’ambito dell’azione di contrasto alle frodi nel settore della spesa pubblica a tutela del bilancio nazionale, ha sequestrato 10 impianti fotovoltaici e beni per oltre 24 milioni di euro nelle province di Chieti e Pescara. Hanno accertato un sofisticato sistema fraudolento teso all’indebita percezione di incentivi statali, conseguenti alla cd. prassi dell’“artato frazionamento” dei campi fotovoltaici.
In dettaglio, le attività esperite hanno permesso di disvelare il modus operandi posto in essere da un’unica proprietà, attraverso la costituzione di 4 società, le quali hanno realizzato un parco fotovoltaico di potenza pari a circa 9,5 Megawatt, frazionandolo in 10 impianti, asseritamente autonomi ed indipendenti, ciascuno di potenza inferiore a 1 Megawatt. La procedura adottata ha consentito, pertanto, di aggirare la normativa in tema di autorizzazioni per la realizzazione di opere di tal genere e di introitare incentivi statali, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. (GSE), in misura maggiore rispetto al dovuto.
I Finanzieri frentani, supportati dal Reparto Aeronavale di Pescara, che ha effettuato mirate ricognizioni aeree, hanno, quindi, provveduto a sequestrare gli impianti fotovoltaici nonché conti correnti, partecipazioni societarie e 58 immobili, tra cui ville e abitazioni di assoluto pregio, anche di interesse storico – culturale, insistenti nei comuni di Chieti, Lanciano, Mozzagrogna, Pescara e Cepagatti. Il Comandante Provinciale – Col. Michele Iadarola, sottolinea che l’impegno della Guardia di Finanza in materia di spesa pubblica è finalizzata al corretto impiego dei fondi pubblici i quali aiutano la crescita produttiva e occupazionale del Paese e che lo sperpero o l’illecita apprensione di risorse destinate agli investimenti frena lo sviluppo dello stesso. – [CONTINUA SU FONTE]
Bonus facciate, Bonus locazioni e Sisma bonus. Sequestrati oltre 328 milioni di euro di crediti d’imposta fittizi
Brescia 20/09/2023 – I Finanzieri del Comando Provinciale di Brescia – nell’ambito di un’indagine sul corretto utilizzo dei crediti fiscali relativi ai cc.dd. “Bonus Facciate”, “Bonus Locazioni” e “Sisma Bonus” – hanno proceduto, su disposizione della Procura della Repubblica di Brescia, al sequestro di complessivi 328.992.400,00 euro di crediti ritenuti falsi, all’esecuzione di una misura cautelare interdittiva, a varie perquisizioni presso uffici e sedi di società ubicate in Lombardia e Veneto nonché nei confronti di commercialisti nelle province di Brescia, Ferrara e Barletta-Andria-Trani.
Le indagini di polizia giudiziaria, condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Brescia sono derivate da una segnalazione – frutto di mirati approfondimenti – da parte dell’Agenzia delle Entrate la quale, sulla base di controlli incrociati, ha individuato una serie di soggetti che avevano immesso nei propri cassetti fiscali crediti d’imposta di dubbia legittimità.
La GdF di Brescia, sviluppando l’analisi dei fattori di rischio – in particolare, l’assenza di una struttura aziendale da parte degli appaltatori o comunque l’assenza di cantieri operativi – ha ricostruito una rete di soggetti che, interagendo sull’intero territorio nazionale autocertificavano lavori suscettibili di rimborso fiscale, ma in realtà del tutto inesistenti. Partendo da una società bresciana i finanzieri hanno fatto emergere ipotesi di reato, quali la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, il riciclaggio e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti. – [CONTINUA SU FONTE]
Vitto, alloggio e super delegazioni: Gioggia spende più degli altri
(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Nei primi sei mesi di governo, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha speso più dei suoi ultimi predecessori in missioni e viaggi istituzionali in Italia e all’estero. A certificarlo sono i report sugli “Importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici”, resi noti dalla Presidenza del Consiglio fino al mese di aprile, gli ultimi dati disponibili. La leader di Fratelli d’Italia è la premier che negli ultimi anni ha speso mediamente di più per ogni missione nei primi sei mesi di governo: più degli esecutivi di Draghi, Conte-2, Renzi e Gentiloni. Il record riguarda soprattutto le spese legate a pernottamenti e pasti. Buona parte di questi costi sono spesso necessari (a partire dall’utilizzo del volo di Stato) e, in molti casi, obbligatori perché per i movimenti istituzionali della premier devono essere garantite tutte le norme di sicurezza necessarie. A far variare i costi è soprattutto la delegazione istituzionale: Meloni si fa notare per le delegazioni più corpose, con un record di quelli esterni al suo team di Palazzo Chigi.
Le spese sono formate da tre componenti: il costo del trasferimento (aerei, automobili, treni), il pernottamento e i pasti, infine l’indennità di missione. La voce che pesa di più nei viaggi è quella legata a vitto e alloggio e su questo Meloni segna un record rispetto agli altri premier: dei circa 302 mila euro spesi per le sue 26 missioni, circa 194 mila riguardano pernottamento e pasti (pari al 64% della spesa totale). Poco più bassa la percentuale del Conte-2 con 254 mila euro su 410 mila (62%), cifra più alta in valore assoluto ma più bassa in rapporto al numero di missioni (56, il doppio di Meloni). Draghi è al 59% con 50 mila su 86, mentre scendono le spese per vitto e alloggio nei governi Conte-1 (40%), Renzi (39,2%) e Gentiloni (31%).
Il costo medio delle missioni di Meloni è pari a 11 mila 600 euro. Il suo predecessore Draghi, nello stesso periodo, aveva speso 85 mila euro per 11 missioni con una media di 7 mila e 800 euro a viaggio, mentre nei primi sei mesi del governo giallorosso, Giuseppe Conte aveva speso 410 mila euro, però per il doppio delle missioni (56) con una media di 7 mila e 300 euro l’una. Più bassi invece i costi dei governi Gentiloni e Renzi che, in media, si concentrarono poco sulle missioni internazionali nei primi 180 giorni di governo e più su quelle italiane (dunque meno costose): l’attuale commissario europeo a Palazzo Chigi aveva fatto 34 viaggi per un costo di 196 mila euro (mediamente 5 mila 700 euro), mentre il senatore di Firenze ne aveva fatti 57, per un costo totale di 140 mila euro, 3 mila di media.
L’unica eccezione è quella del governo Conte-1 che nello stesso periodo di tempo ha speso 318 mila euro, con una media di 12 mila a missione. I due casi però sono difficilmente paragonabili: nei primi sei mesi, il premier gialloverde partecipò a un G7 in Canada, fece due visite negli Usa, tre Consigli europei, un viaggio a Mosca, due visite in Africa e una in India. Il costo delle missioni del Conte-1 si era notevolmente alzato a metà novembre, superando i 700 mila euro: un’impennata dovuta alla conferenza internazionale sulla Libia che si tenne a Palermo e che portò a ospitare 4 delegazioni libiche. Per quanto riguarda i viaggi “costosi”, nel primo semestre di governo, Meloni ha partecipato alla Cop27 in Egitto, al G20 in Indonesia e a una missione unica tra India ed Emirati. La spesa media, in sintesi, è quasi uguale, ma il “primo” Conte è andato in posti più lontani e con missioni più prolungate. A pesare sul costo dei viaggi sono soprattutto le delegazioni che in questi mesi hanno accompagnato la premier. La media delle persone che Meloni ha portato con sé è la più alta, escludendo Draghi: 478 persone per 26 viaggi con una media di 19 persone a missione. Più bassa la media del Conte-2 e di Gentiloni (si fermano a 17 persone per missione) mentre il Conte-1 toccò quota 19, come la premier. Draghi invece arriva a 21 persone, ma c’è un motivo che lo rende poco paragonabile agli altri premier: l’ex banchiere centrale ha svolto solo 11 missioni, concentrate tra maggio, giugno e luglio del 2021. Questo perché l’inizio del suo governo fu durante la pandemia Covid-19 e i viaggi furono ridotti all’osso. Quella delle delegazioni esterne alla Presidenza del Consiglio è un’anomalia meloniana: nelle sue 26 trasferte, sono state ben 30 le persone arrivate “da fuori”. Il quintuplo di quelle di Conte, mentre era stata una soltanto per Draghi e zero per Gentiloni e Renzi.
Sequestrati 90.515 farmaci dopanti estremamente pericolosi per la salute
18/07/2023 – Tra i dopanti cautelati, sono state individuate anche numerose dosi di anabolizzanti e androgeni, sovente utilizzati in occasione di gare di bodybuilding e inseriti nella lista dei farmaci vietati stilata dalla World Anti-Doping Agency (WADA), in quanto estremamente pericolosi per la salute. Tali sostanze, infatti, contribuendo ad accelerare l’ipertrofia muscolare, alterano i normali processi ormonali degli assuntori, favorendo l’insorgenza di gravi effetti collaterali.
Il quantitativo sequestrato, una volta immesso sul mercato nero, avrebbero fruttato ricavi illeciti per circa 1 milione di euro.
Per farmaci come il GH “Growth Hormone”, presenti tra le sostanze sottoposte a sequestro ed estremamente vietati, infatti, i bodybuilder sono disposti a spendere fino a 500 euro per singola confezione, pur di ottenere risultati visibili in occasione di gare ed eventi sportivi. – [Continua su FONTE]
Superbonus, superballe per coprire la manovretta. Danno numeri tanto al chilo
17/09/2023 – Parlare del Superbonus fa venire “mal di pancia” al ministro Giancarlo Giorgetti. Forse è per questo che gli è impossibile fornire i dati per districarsi nel caos generato dal suo grido d’allarme
in vista di una manovra che si annuncia di piccolo cabotaggio.
Al Tesoro rimandano alla Nota di aggiornamento al Def che uscirà entro il 27. Nel frattempo però qualcosa viene fatto filtrare. L’ultimo dato – contenuto in una nota riservata dell’Agenzia delle Entrate – è di 142 miliardi, comprensivo di tutti i bonus edilizi oggetto di cessioni dal 2020 – quando il governo Conte permise la cedibilità – ad agosto scorso, di cui 12 frutto di truffe e 21 già compensati (ne restano
109). Quel che conta di più, per la manovra, sono però i dati e il trend del 2023-24.
Il primo aspetto da considerare è che il decreto con cui il governo, a febbraio scorso, voleva “uccidere” il bonus 110% e il mercato dei crediti, eliminando la cedibilità, non sta funzionando bene. I lavori ammessi alla detrazione del Superbonus salgono di 3 miliardi al mese, in calo rispetto a prima dello stop ma meno del previsto. Da inizio anno (dati Enea) il conto è salito di 20 miliardi, portando a fine luglio il totale a 83 miliardi. Se va avanti così, a fine anno si arriverebbe a30-35 miliardi in più nel 2023, ma è anche vero che il numero di asseverazioni è in calo e il trendrisente della corsa ad avviare i lavori partita a fine 2022,
prima dello stop (quelli per condomini durano 6-7 mesi). Insomma, non è detto che il ritmo resti uguale nei prossimi mesi (al Tesoro si aspettano rallentamenti). Lo stop alle cessioni è arrivato dopo una girandola di interventi (anche se con molte deroghe) che aveva già innescato la corsa a consegnare le certificazioni di avvio lavori. Ad agosto, poi, il dlAsset di agosto ha previsto la proroga al 31 dicembre per le unità unifamiliari. In questi giorni è partito il pressing sul Tesoro per prorogare pure la scadenza dei condomini (ferma a fine 2022).
Su questi numeri pesa il vero non detto: l’impatto sui saldi di finanza pubblica che conta ai fini della manovra. Su questo, come noto, la parola finale ce l’ha Eurostat. Tutto ruota intorno alla “classificazione statistica dei crediti” che a febbraio aveva spinto l’esecutivo a intervenire.
Un mese dopo, infatti, dopo un’interlocuzione con l’Istat, l’ente di statistica europeo ha considerato “pagabili” i crediti edilizi da Superbonus e bonus facciate, visto che vi è una ragionevole certezza che, nel corso del tempo, il credito sarà utilizzato tutto. L’effetto è che si deve registrare un aumento delle
spese subito nell’anno in cui si genera il credito invece che un calo delle entrate spalmato nei 4 o 5 anni in cui viene usato in detrazione. L’impatto sul deficit è quindi immediato: per i vecchi crediti, il disavanzo passato è infatti stato rivisto al rialzo di 0,2 punti di Pil nel 2020, 1,8 nel 2021 e 2,6 2022 (80 miliardi),
con l’effetto però di abbassare quello degli anni successivi.
Stando al Def di aprile, però, questo spazio fiscale sembra esser già stato utilizzato. Che succede ai nuovi crediti generati nel 2023-25, cioè il triennio su cui si costruisce la manovra? A maggio scorso, il
Ragioniere generale Biagio Mazzotta ha stimato un impatto sul deficit dello 0,7% quest’anno (11 miliardi) e dello 0,3 nel 2024-25 (5 miliardi).
Sembra poca roba, anche se è vero che la Ragioneria ha finora sbagliato tutte le stime dei costi di
Superbonus e Bonus facciate: a maggio le aveva già riviste per 46 miliardi (di cui 31 per il 110%), e da allora si sono aggiunti 20 miliardi. Eurostat dovrà decidere se quelli generati dopo febbraio vanno considerati “pagabili”: forse si saprà qualcosa il 22 settembre (quando Istat fornirà le stime del
2022, in vista della Nadef). Nel frattempo, il Tesoro continua a considerli tali, ma Eurostat può
cambiare lo scenario. In ogni caso, non cambierà il saldo in termini di cassa, che resta lo stesso e impatta sul debito, facendolo salire. Insomma, al netto della contabilizzazione, il costo resta lo stesso, a meno che alla fine molti dei crediti incagliati non verranno usati in detrazione (a settembre ne scadranno per 7 miliardi). – [FONTE]
«Paga o facciamo un’inchiesta su di te»: nuovo scandalo a Lecce, 9 indagati. C’è anche un vice procuratore onorario
17/09/2023 – Tocca Lecce, Taranto fino a raggiungere Napoli, Benevento e la provincia di Roma l’inchiesta a quattro mani condotta dalle procure di Potenza e Benevento nella quale risultano indagate nove persone accusate a vario titolo di corruzione per l’esercizio delle funzioni, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita a dare o ricevere utilità, concussione. Tra gli indagati compaiono un vice procuratore onorario in servizio nel Tribunale di Lecce e residente in provincia di Taranto, un avvocato dello stesso foro residente a Manduria, oltre a due funzionari dell’Asl di Taranto, un medico della stessa Asl e un imprenditore nato in Svizzera.
L’indagine è stata avviata lo scorso anno sulla scorta di alcune segnalazioni giunte alla finanza sull’attività del magistrato onorario, A. Z., che, oltre a svolgere le funzioni di viceprocuratore onorario nella procura di Lecce, dove è stato applicato dopo aver vinto il concorso nel 2022, svolge anche quella di avvocato penalista nel tarantino con studio a Crispiano. Z. è anche coinvolto in un’inchiesta parallela aperta dalla procura di Benevento per altri reati, scaturita da alcune intercettazioni emerse dall’indagine della Gdf nell’ambito di quella lucana. In totale gli indagati nelle due inchieste sarebbero una decina. –[Continua su FONTE]
Delitti contro il patrimonio mediante frode. Sequestrati oltre 400 mila euro ad un assistente sociale.
31/08/2023 – I finanzieri del Comando Provinciale Reggio Calabria, nei giorni scorsi, nell’ambito di un servizio finalizzato alla repressione dei delitti contro il patrimonio mediante frode, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti di un’assistente sociale di Reggio Calabria e del coniuge, medico specialista.
I coniugi sono indagati – fatte salve le successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – per il reato ex art. 643 del Codice Penale perché, abusando delle rispettive posizioni e della condizione di vulnerabilità di una donna di 87 anni di Reggio Calabria, oggi 91enne, provata prima dalle malattie delle figlie e poi dal lutto per la perdita di una di loro, nonché sfruttandone il bisogno di assistenza una volta rimasta sola, avrebbero indotto l’anziana donna a compiere una serie di atti patrimoniali per sé pregiudizievoli, appropriandosi, nell’arco di circa due anni, di oltre 400 mila euro.
La vicenda nasce nel 2019, allorquando l’assistente sociale, che prestava servizio presso la struttura ove si trovava ricoverata la figlia dell’anziana donna, instaurava con quest’ultima un’assidua ed interessata frequentazione, non giustificata da alcun rapporto di reale affetto, rendendosi disponibile per assisterla nelle necessità quotidiane e ottenendo la sua fiducia. Il marito, successivamente, si sarebbe adoperato con successo, ottenendo il rilascio delle certificazioni mediche necessarie, affinché l’anziana donna fosse ricoverata presso una determinata casa di riposo di Reggio Calabria, ove effettivamente veniva ricoverata poche settimane dopo il lutto.
L’assistente sociale, dunque, con il pretesto di prendersi cura della casa, avrebbe indotto l’anziana donna a consegnarle le carte di pagamento, a rilasciarle deleghe ad operare ed a cointestarle nuovi rapporti postali e bancari sui quali faceva transitare, oltre alla pensione dell’anziana donna, il rimborso di titoli e polizze di cui l’anziana era titolare, appropriandosi delle somme ivi confluite con successivi prelievi di contanti, emissione di assegni poi depositati su conti personali e trasferendo parte del denaro, a mezzo bonifici, sui conti cointestati con il marito.
Per quanto sopra, all’esito delle indagini di polizia giudiziaria, eseguite dal Gruppo di Reggio Calabria, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, successivamente convalidato dal Tribunale, dei rapporti finanziari intestati ai coniugi indagati, fino alla concorrenza dell’ingiustificato profitto economico, pari a 419.524,26 euro, procuratosi a danno dell’anziana donna. – [FONTE]
Bonus facciate: 40 nuovi indagati, tra cui un professionista, e ulteriore sequestro di crediti fiscali per oltre 32 milioni di euro
26/07/2023 – I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo brianzolo, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di crediti fiscali per un valore di oltre 32 milioni euro, emesso dalla stessa Autorità Giudiziaria per le ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato e indebite compensazioni di crediti fittizi.
In particolare, gli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, dopo il sequestro da 90 milioni di euro eseguito nella prima metà dell’anno, hanno proseguito l’attività d’indagine a seguito di anomalie antiriciclaggio ed alert di rischio emersi nei confronti di un commercialista legnanese, il quale avrebbe effettuato plurime operazioni di acquisto di crediti da un’amplia platea di persone fisiche (riguardanti interventi edilizi della tipologia “Bonus facciata 90%”), ponendo in essere subito dopo cessioni “a catena” dei medesimi crediti, per poi essere infine “monetizzati” presso un istituto finanziario.
Le ulteriori investigazioni, dirette dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno consentito di individuare un cluster di anomalie a carico di soggetti tra loro collegati e di acquisire numerosi indizi su un vasto e ripetuto sistema fraudolento gestito da più persone fisiche, attraverso la costituzione di 70 soggetti economici tra ditte individuali e società (due con sede a Monza ed altre con domicilio fiscale in numerose provincie del territorio nazionale), volto alla creazione, circolazione di crediti d’imposta inesistenti e all’ottenimento di ingenti quantitativi di liquidità, utilizzando illecitamente l’istituto giuridico della cessione dei crediti fiscali tra il 2021 e il gennaio 2023.
Sono state approfondite circa 25 posizioni di persone fisiche (verosimilmente ignare dello schema criminoso), di cui quattro residenti tra Monza e Desio, che per prime avrebbero ceduto i crediti per l’esecuzione di presunti interventi edilizi, riscontrando una serie di elementi indiziari convergenti che hanno denotato la natura fittizia dei crediti, tra cui la mancanza dei c.d. bonifici “parlanti” o la duplicazione delle cessioni di credito a più soggetti per lo stesso importo, ma con codici tributo differenti. – [CONTINUA SU FONTE]
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Settore carburanti: Quindici arresti per corruzione e contrabbando. Sequestrati 4 distributori stradali e beni per 4 milioni di euro
24/07/2023 – Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno, hanno consentito di ricostruire, ad oggi, un traffico illecito di combustibili per autotrazione per oltre 7 milioni di litri.
In particolare, durante le indagini è stato accertato che gli indagati, con la collaborazione di altri soggetti compiacenti, nel corso del tempo avevano ideato curiosi sistemi di frode.
In una prima fase, è emerso come, con cadenza settimanale, alcune autobotti si sarebbero recate in Germania dove avrebbero prelevato combustibile che veniva dichiarato in importazione come “olio lubrificante”, evadendo quindi l’IVA e l’accisa previste per i carburanti. Il prodotto, che in realtà era a tutti gli effetti gasolio per autotrazione, giunto in Italia, veniva prima travasato in un’altra autocisterna e poi distribuito alle pompe stradali di Anzio, Albano Laziale, Aprilia, alterando così la concorrenza del mercato con prezzi più bassi.
Successivamente, nel periodo in cui il conflitto russo-ucraino aveva portato all’aumento vertiginoso dei prezzi e all’abbassamento del carico fiscale sulle accise, poiché il citato meccanismo si era rivelato eccessivamente costoso, gli stessi imprenditori si erano riorganizzati ricevendo il carburante direttamente dalla base di Pratica di Mare grazie ad accordi corruttivi intrattenuti con 5 sottufficiali dell’Aeronautica Militare in servizio presso il locale Reparto Carburanti.
Nel dettaglio, in tale contesto è stato accertato che i militari, invece di rifornire di “Jet Propellant 8” (gasolio speciale utilizzato appositamente per i velivoli militari) gli aerei dell’Arma Aeronautica presenti presso l’aeroporto militare, lo vendevano clandestinamente agli imprenditori gestori dei tre distributori di Anzio, Albano Laziale e Aprilia.
Per fare questo, avevano alterato il meccanismo di pesatura delle cisterne grazie ad un “crick” posto sotto la pesa in grado di alleggerire a piacimento il peso delle cisterne in uscita dalla base di Pratica di Mare.
Tale sistema permetteva di non effettuare lo scarico completo delle cisterne in entrata e di smerciare successivamente la rimanenza di prodotto ai distributori stradali compiacenti. – [Continua su FONTE]