DISPOSTI SEQUESTRI PER 85 MILIONI DI EURO. ARRESTATE 24 PERSONE PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE
06/07/2023 – I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito 25 misure cautelari personali – di cui 11 in carcere, 13 agli arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora nel comune di residenza – nonché il sequestro di 85 milioni di euro, nell’ambito di complesse indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Milano, che hanno permesso di individuare un sodalizio criminale, stanziale a Milano ed operativo sull’intero territorio nazionale, dedito alla commissione di truffe e al conseguente riciclaggio di denaro di provenienza illecita.
In particolare, l’attività investigativa, avviata nel 2019, ha portato alla luce un articolato meccanismo di frode posto in essere sin dal 2014, attraverso numerose società commerciali intestate a soggetti “prestanome”, ma di fatto gestite dai sodali dell’associazione, i cui bilanci venivano sistematicamente falsificati, al fine di ottenere, da parte di vari istituti bancari, l’apertura di linee di credito per la maggior parte garantite dallo Stato attraverso il Fondo per le Piccole e Medie Imprese.
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Le provviste sono state, poi, illecitamente drenate verso altre società compiacenti, compromettendo le pretese creditorie degli istituti di credito, i quali però – in forza della garanzia pubblica – hanno riversato su Mediocredito Centrale l’intero pregiudizio patrimoniale subito con la truffa, per un ammontare di circa 25 milioni di euro.
Numerose società di comodo, esaurita la loro vita utile e gravate da ingenti debiti fiscali, sono state condotte al fallimento, circostanza che ha portato alla contestazione del reato di bancarotta fraudolenta nei confronti dei responsabili.
Le risorse finanziarie illecitamente drenate dal sistema bancario sono state poi riciclate secondo due distinte modalità.
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Da un lato, i fondi sono stati dirottati nell’acquisto di ricariche telefoniche per diversi milioni di euro, con conseguente monetizzazione della frode grazie alla loro vendita “in nero” a soggetti terzi.
Parallelamente, si è assistito al trasferimento dei proventi illeciti su conti correnti esteri intestati a soggetti economici di diritto cinese e alla successiva retrocessione in contanti ai vertici dell’organizzazione. Il flusso di ritorno del denaro così riciclato era gestito da soggetti di nazionalità cinese ed agevolato dalla compiacenza di un funzionario di banca. – [CONTINUA SU FONTE]
Accuse per truffa, omicidio e scambio elettorale politico mafioso. Maxioperazione del Ros in Calabria
27/06/2023 – Maxioperazione antimafia in Calabria dove i carabinieri del Ros, con il supporto dei comandi provinciali di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria, hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 34 persone, indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.
Tra gli indagati (in tutto 123) ci sono l’ex governatore calabrese G. M. O. e l’ex assessore N. A.. Arresti domiciliari per E. S., ex consigliere regionale e G. D., già capo gabinetto di M. O. e per un periodo capo struttura di E. A.. Due dirigenti della Regione Calabria Calabria indagati, si tratta di M. P. (ex sindaco di Curinga, attualmente consigliere comunale e direttore generale del dipartimento Forestazione della Regione) ed O. R.. Sotto indagine anche A. D., sindaco di R. di N., l’ex consigliera regionale F. S. e R. V., ex presidente del Crotone calcio. – [CONTINUA SU FONTE]
Palermo: smantellata la famiglia mafiosa del villaggio Santa Rosalia. Eseguite 33 misure cautelari personali
27/02/2023 – I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 soggetti, di cui 25 sottoposti alla custodia in carcere, 1 destinatario degli arresti domiciliari e 7 della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare Cosa Nostra, e traffico di stupefacenti con l’utilizzo del metodo mafioso.
Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 6 attività commerciali operanti nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
Per l’esecuzione del provvedimento sono stati impiegati 220 militari della Guardia di Finanza, in forza ai Reparti di Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Trapani, che stanno inoltre effettuando numerose perquisizioni nei luoghi nella disponibilità degli indagati.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – G.I.C.O., con l’ausilio della Polizia Penitenziaria della casa circondariale “A. Lorusso – Pagliarelli”, avrebbero permesso di ricostruire l’esistenza di consolidate e capillari dinamiche criminali legate all’esercizio di un penetrante potere di controllo economico del territorio esercitato nel quartiere Villaggio Santa Rosalia da parte dell’omonima famiglia mafiosa, inserita nel mandamento di Pagliarelli.
A capo della stessa si collocherebbe uno degli uomini d’onore più influenti all’interno di Cosa Nostra palermitana, il quale, nonostante lo stato detentivo cui è sottoposto, confermandosi – come riconosciuto dal GIP nell’ordinanza cautelare – “protervamente ed irriducibilmente mafioso”, avrebbe conservato la propria leadership mantenendo rapporti diretti e indiretti con i suoi storici sodali e con altri soggetti “contigui” alla consorteria.
Le decisioni strategiche necessarie alla prosecuzione delle attività associative dell’articolazione territoriale di Cosa Nostra sarebbero state assunte direttamente dagli esponenti “di vertice” della famiglia mafiosa detenuti, attraverso messaggi e direttive veicolati all’esterno della struttura carceraria.
In particolare, il figlio del presunto capofamiglia – appartenente alle nuove leve di Cosa nostra – sarebbe stato investito di una funzione di supplenza rispetto al padre, curando gli interessi mafiosi ed economico-criminali della consorteria sul territorio, anche grazie al supporto di un altro giovane affiliato, che avrebbe svolto il ruolo di “braccio operativo” con funzioni di raccordo con i vertici della famiglia. – [CONTINUA SU FONTE]
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Lombardia: in un anno e mezzo oltre 2.400 reati fiscali scoperti da gdf, 167 gli arresti
26/06/2023 – Oltre 2.400 reati fiscali scoperti a carico di 3.568 soggetti denunciati, di cui 167 arrestati. E’ il bilancio dell’attività dei reparti della guardia di finanza della Lombardia nel periodo compreso tra gennaio 2022 e maggio 2023, diffuso in occasione del 249esimo anniversario della fondazione della guardia di finanza. In tutto i patrimoni sequestrati nei confronti di grandi evasori ammontano a circa 777 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro avanzate alle procure della Repubblica ammontano a oltre 2,5 miliardi di euro. Nel contrasto alle frodi Iva organizzate, basate su fatture false, società fantasma e di comodo, sono stati scoperti 2.530 casi, con un’Iva evasa per circa 2,1 miliardi di euro. Sono state, inoltre, avanzate 535 proposte di cessazione della partita Iva e di cancellazione della banca dati Vies, la cui iscrizione consente di effettuare scambi commerciali con controparti europee, nei confronti di società fittizie e responsabili di frodi fiscali.
In considerevole aumento i casi di frodi fiscali basate sulla compensazione di crediti fiscali inesistenti o non spettanti con debiti fiscali reali: denunciati 479 responsabili, di cui 39 tratti in arresto, con il sequestro di beni e disponibilità finanziarie illecitamente accumulati per circa 1,2 miliardi di euro. Nel contrasto all’economia sommersa sono stati individuati 1.053 soggetti sconosciuti al Fisco (evasori totali), nonché 778 datori di lavoro che hanno impiegato 5.908 lavoratori in nero o irregolari. – Milano, 23 giu. (Adnkronos)
Terremoto in Regione Calabria, Inchiesta su un appalto di mascherine, arrestati M. M. (ex dg Agenzia Dogane) e Pini ex deputato leghista.
25/06/2023 – C’è anche un maxiappalto con l’Ausl Romagna per la fornitura di mascherine nell’inchiesta che ha portato all’arresto, fra gli altri, dell’ex direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna e dell’ex parlamentare leghista Gianluca Pini. I due sono ai domiciliari.
Secondo l’ipotesi accusatoria della procura di Forlì, il parlamentare avrebbe ottenuto un appalto milionario dall’Azienda Usl Romagna per la fornitura di mascherine, nonostante non esistesse nessuna specifica attitudine aziendale, lucrando così anche sulla pandemia di Covid.
Un pactum sceleris fra P. e M.: è l’ipotesi dei pm di Forlì, alla base degli arresti dei due. Secondo gli inquirenti, infatti, Pini aveva promesso a M. di “accreditarlo all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva”.
M., continuano i pm, “accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.
L’inchiesta partita da un sequestro di cocaina
Tutta l’inchiesta è partita da un sequestro di 28 chili di cocaina nel gennaio 2020. Le indagini hanno infatti scoperto che, dietro alla droga sequestrata su un camion proveniente dal Belgio, c’era un imprenditore forlivese con precedenti, che lavora nel settore dell’autotrasporto.
Dalle intercettazioni, la procura di Forlì ha scoperto che aveva un consolidato rapporto con l’ex parlamentare Pini, non più in carica dalle elezioni del 2018. La procura romagnola accusa i due di un vero sistema, con scambi di favori. L’imprenditore forlivese, per il quale si ipotizza il traffico internazionale di stupefacenti, investiva il denaro in attività apparentemente lecite. Pini, secondo la procura di Forlì, aveva creato legami in varie istituzioni: le misure cautelari hanno riguardato infatti anche funzionari dell’Usl Romagna, appartenenti alle forze di polizia e un funzionario della prefettura di Ravenna. – (Continua su Fonte)
Pescara: Operazione Tana delle tigri. In comune droga e mazzette passe-partout per appalti truccati
18/06/2023 – Gli affari si fanno con la droga e le tangenti, e la corruzione è la via d’accesso preferenziale per infiltrarsi nella pubblica amministrazione. È una saga a tema “appalti truccati” quella che, secondo le risultanze di oltre un anno di indagini, è andata a lungo in scena negli uffici comunali, con attori protagonisti il dirigente del Settore “Lavori Pubblici” del Comune di Pescara, un imprenditore edile e due pusher, colpiti oggi da provvedimenti di custodia cautelare in carcere, oltre a due collaboratori di fiducia del dirigente, tutti destinatari di contestazioni di numerosi reati, tra cui corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.
Le misure cautelari sono state disposte dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pescara, dott. Fabrizio Cingolani, su richiesta della Procura della Repubblica di Pescara e sono state eseguite stamattina all’alba dai militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza, con l’ausilio dei cani anti-droga, dei baschi verdi e con il supporto dei mezzi aerei del reparto operativo aeronavale.
L’intensa e minuziosa attività investigativa delle Fiamme Gialle pescaresi, dirette dalla Procura della Repubblica del capoluogo adriatico, racconta, anche grazie alle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, innanzitutto, di gare turbate, gestite dal dirigente in modo illecito, col vizio dei favoritismi. Si tratta di procedure di affidamento che hanno per oggetto, principalmente, opere pubbliche e appalti di lavori. Persino cantieri per la manutenzione delle strade della città finanziati dai fondi P.N.R.R. per un valore di 5 milioni di euro.
Nel mentre, suggella l’accordo con la ditta favorita quotidianamente. A pranzo in noti ristoranti o durante incontri, organizzati, sempre durante i turni di lavoro, in locali rinomati o nella “tana delle tigri”, l’immobile che in poco tempo diventa luogo di ritrovo del gruppo.
Ed è qui che la trama si infittisce. Viene fuori che il trait d’union tra l’area grigia dell’economia collusa e l’altra “area grigia”, altrettanto pericolosa, in cui operano gli apparati infedeli della pubblica amministrazione, è un contratto non scritto improntato alla corrispettività, il tradizionale do ut des. Per cui, in cambio degli affidamenti diretti e dei subappalti, dei pareri favorevoli e dell’accelerazione dei pagamenti per le commesse pubbliche, l’imprenditore dà al dirigente soldi, droga, regali e altre utilità.
La fornitura della sostanza stupefacente viene garantita da due spacciatori con precedenti, spesso finiti in manette. L’imprenditore la acquista e poi la condivide con il dirigente e i due funzionari pubblici, che, come documentato dalle Fiamme Gialle, sono soliti consumarla con assunzione di alcol, in ufficio o alla guida delle auto personali e comunali, anche in orario di servizio.
È così che il tunnel della droga si unisce al giro di favoritismi che ha disseminato macerie nell’attività amministrativa, in un baratto cocaina–bustarelle e appalti che ha danneggiato l’interesse pubblico.
Tra i comportamenti posti in essere dal Dirigente in favore dell’imprenditore edile, vi è anche l’interessamento alla gara di appalto, finanziata con fondi del P.N.R.R. (piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e indetta dal Comune di Pescara, avente ad oggetto l’affidamento dei lavori per la realizzazione del collegamento dell’Asse Attrezzato di Pescara e l’adeguamento dello svincolo della S.S. 714, gara nella quale è risultata prima classificata l’A.T.I. costituita dalla suddetta società e da un’altra società, che venivano successivamente escluse dalla gara per ragioni esclusivamente formali attinenti la documentazione amministrativa presentata.
Inoltre, tra i fatti oggetto di indagine per i quali non è stata richiesta misura cautelare e per i quali sono in corso ulteriori verifiche, vi sono anche l’ipotizzato turbamento, da parte del Dirigente del settore “Lavori Pubblici” del Comune di Pescara, di una Selezione pubblica finalizzata alle assunzioni a tempo indeterminato e/o determinato di impiegati e indetta dalla società “Pescara Energia” S.r.l., nonché un episodio di finanziamento illecito politico elettorale, erogato da parte del legale rappresentante della suddetta società su richiesta del Dirigente del settore “Lavori Pubblici” del Comune di Pescara, ad un soggetto candidato alle ultime elezioni del 2022 per il rinnovo del Parlamento Italiano (fatto per il quale sono indagati tutti e tre i protagonisti). – [CONTINUA SU FONTE]
D’Alema e Profumo indagati a Napoli per una compravendita di navi militari con la Colombia
06/06/2023 – L’ex primo ministro italiano Massimo D’Alema e l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, si trovano al centro di un’indagine condotta dalla procura di Napoli riguardante la vendita di navi e aerei militari all’ambito governativo colombiano. L’accordo, del valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro, è stato oggetto di attenzione da parte delle autorità giudiziarie per sospetti di illeciti e corruzione.
Secondo le accuse, D’Alema e Profumo avrebbero promosso la vendita di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica, come Leonardo e Fincantieri, al governo colombiano, con l’obiettivo di ottenere accordi formali e definitivi con le autorità del paese sudamericano. In particolare, Leonardo avrebbe fornito aerei M-346, mentre Fincantieri avrebbe fornito Corvette, piccoli sommergibili e allestimenti di cantieri navali.
Nel contesto di tali operazioni, Massimo D’Alema, grazie alla sua vasta esperienza internazionale, avrebbe agito come mediatore informale tra i vertici delle società coinvolte, tra cui Alessandro Profumo, e i rappresentanti colombiani. Al fine di ottenere la conclusione degli accordi, sarebbe stato offerto e promesso un corrispettivo illecito di 40 milioni di euro ad altre persone, pari al 50% della provvigione totale di 80 milioni di euro.
Le indagini coinvolgono anche altre figure di rilievo. Tra di esse figura Edgardo Fierro Flores, responsabile del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia, nonché Marta Lucia Ramirez, ministro degli Esteri e vice presidente della Colombia. Inoltre, German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto, delegati della commissione del Senato colombiano, sono tra le personalità coinvolte nelle indagini.
Le accuse di corruzione e il coinvolgimento di figure politiche di rilievo pongono l’accento sulla necessità di una maggiore trasparenza e di un rigoroso controllo nelle transazioni che coinvolgono forniture militari. Le autorità competenti continueranno a investigare su questo caso al fine di fare luce sulle responsabilità e garantire la giustizia.
La difesa dei soggetti coinvolti non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo alle accuse mosse loro.
Tale operazione era volta a favorire e ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione di accordi per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro. Per ottenere ciò offrivano e promettevano ad altre persone il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro». Tutti i soggetti coinvolti potranno dimostrare la correttezza del proprio operato.
Ma in cosa sarebbe consistita la mediazione di D’Alema? Fioccano milioni nella ricostruzione operata dall’ex aggiunto V. P..
La somma complessiva di 80 milioni di euro andava a ripartirsi tra «la parte colombiana» e la «parte italiana» attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert allen law – segnalato e introdotto da D’Alema quale agent e formale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo rappresentato in Italia e per la specifica trattativa da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo – per la predisposizione e la sottoscrizione della contrattualistica simulatori e formalmente giustificativa della transizione finanziaria e dei veicoli societari bancari e finanziari in concreto predisposti per il transito, la ripartizione e la finale distribuzione della predetta somma a cui non faceva infine seguito la formalizzazione dei contratti per l’intervenuta interruzione della trattativa a causa della mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della predetta somma tra le singole persone fisiche costituenti la «parte italiana» e la parte colombiana. – [FONTE]
Riciclavano denaro per cartelli della droga sudamericani, 42 arresti e 18,5 milioni sequestrati: «Presi grazie a un agente sotto copertura»
05/06/2023 – Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trento – coadiuvati da personale dello S.C.I.C.O. e da numerosi Reparti territoriali del Corpo sul territorio nazionale, insieme alla squadra di polizia giudiziaria della Procura Distrettuale di Trento con l’ausilio di funzionari dell’Agenzia EUROPOL – nell’ambito d’indagini delegate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Trento con l’applicazione di un sostituto procuratore della Direzionale Nazionale Antimafia e Anti-terrorismo, in sinergia con il rappresentante italiano di EUROJUST, in materia di riciclaggio internazionale, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza che ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di nr. 42 soggetti, di cui nr. 5 all’estero (Colombia e Spagna) ed il sequestro di oltre 18,5 milioni di euro.
Il procedimento, a firma del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, è stato emesso sulla base delle risultanze investigative emerse al termine di un’articolata e complessa attività d’indagine condotta dalle Fiamme Gialle del capoluogo trentino.
Complessivamente, l’indagine vede il coinvolgimento di 47 soggetti, di cui 26 di nazionalità estera (Colombia, Marocco, Albania e Siria), ritenuti a vario titolo, salvo il principio di presunzione di innocenza, responsabili di aver partecipato o concorso ad un’articolata associazione per delinquere a carattere transazionale dedita al riciclaggio di denaro derivante dal traffico internazionale di sostanze stupefacente in favore dai cartelli sud americani.
Le investigazioni, specificamente svolte dal G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trento, sotto la direzione dell’A.G. trentina, traggono origine dall’attivazione di un‘operazione speciale ex. art. 9 della L. 146/2006, nel corso della quale è stato impiegato un agente undercover, allo scopo di infiltrarsi all’interno della fitta rete di broker internazionali serventi i cartelli sud americani che – nel quadro di un accordo illecito preesistente che coinvolgeva i rappresentati della criminalità organizzata siciliana, calabrese e altre strutture criminali organizzate, grazie ad una ramificata rete di collaboratori e facilitatori – erano dediti al riciclaggio internazionale dei proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale.L’attività investigativa è stata avviata nel 2019 e si è avvalsa degli strumenti di cooperazione internazionale giudiziaria di 27 paesi esteri (tra i quali gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna e la Colombia) e dei canali di cooperazione internazionale di polizia, attivati sia per il tramite di personale della Homeland Security Investigations, sia attraverso l’attività degli Esperti e degli Ufficiali di Collegamento all’’estero della Guardia di Finanza, sia dell’Ufficio E.F.E.C.C. (European Financial and Economic Crime Centre) di EUROPOL.
Il rappresentante italiano di EUROJUST ha lavorato in sinergia con la Procura della Repubblica di Trento, coordinando e collegando attività investigative con altre Procure europee, ottenendo l’acquisizione del cripto chat Sky ECC e Encrochat, utilizzate dalle persone sottoposte ad indagini per la messaggistica relativa ai prelevamenti di denaro contante (c.d. “money pick up”).
Importante collaborazione è stata realizzata attraverso sinergie investigative con Pubblici Ministeri della Procura di Bogotá (Fiscalia General de la Nacion della Repubblica Colombiana) e di Pubblici Ministeri di Miami (Assistant United States Attorney’s).
L’organizzazione per delinquere transazionale era suddivisa in 3 livelli organizzativi ed inquadrata in un network criminale operativo a livello mondiale dedito al riciclaggio internazionale e servente il traffico intercontinentale di cocaina dei cartelli sud americani.
Nel corso delle investigazioni è emerso che i clan colombiani e messicani, che cedevano a credito sostanze stupefacenti alle organizzazioni criminali nazionali, per far fronte alla necessità di far rientrare in Sud America il prezzo dello stupefacente, si avvalevano di una specifica “rete di broker” internazionali allo scopo di riciclare il denaro e convertirlo sotto forma di beni e servizi. – [CONTINUA SU FONTE]
La RAI diventa “TeleMeloni”. Comizio centrodestra in diretta su Rainews finisce in Vigilanza
30/05/2023 – Finirà in commissione di Vigilanza Rai il caso del comizio da Catania di Giorgia Meloni trasmesso venerdì in diretta su RaiNews24. Una prima grana per il neo amministratore delegato Roberto Sergio che attraverso una nota dell’azienda ha fatto sapere di avere chiesto che la rappresentazione politica in tv “sia sempre corretta”. Rai, si legge, “comunica che l’Amministratore Delegato della Rai, Roberto Sergio, è stato prontamente informato e ha preso contatto con il direttore di Rai News 24 per ribadire l’importanza di una corretta rappresentazione del dibattito politico. Il direttore di Rai News 24 ha precisato che la testata nell’arco della giornata ha dato ampio spazio a tutte le forze politiche”.
Una giustificazione che però potrebbe non bastare all’opposizione. Tanto che la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, si è detta intenzionata ad affrontare il caso. “Apprendo dalle segnalazioni di diversi gruppi parlamentari che su RaiNews24 sarebbe andata in onda in diretta il comizio organizzato dal centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Catania. La commissione di Vigilanza valuterà con estrema attenzione questo caso per tutti i profili di competenza. Si potrebbe profilare una violazione importante della par condicio e del pluralismo che il servizio pubblico non si può assolutamente permettere”.
La senatrice M5s risponde così alla nota con cui ieri i parlamentari del Pd avevano criticato la scelta della rete all news della Rai di seguire in diretta l’intervento della premier in Sicilia.
Protesta Floridia del M5S, il Pd parla di “TeleMeloni”. La replica di Salvini: “Non faccio io i palinsesti”. “Forte preoccupazione” di Usigrai, che chiede verifiche all’Agcom. L’ad Rai Sergio: “Rappresentazione del dibattito politico sia sempre corretta”.
Il comizio del centrodestra, trasmesso in diretta da Catania su Rainews, finisce in Vigilanza Rai. “Apprendo dalle segnalazioni di diversi gruppi parlamentari che su RaiNews24 sarebbe andata in onda in diretta il comizio organizzato dal centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Catania. La Commissione di Vigilanza valuterà con estrema attenzione questo caso per tutti i profili di competenza. Si potrebbe profilare una violazione importante della par condicio e del pluralismo che il servizio pubblico non si può assolutamente permettere”. Così la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia.
Di “gravissima violazione da parte di Rainews24 della par condicio all’ultimo giorno di campagna elettorale per le amministrative in Sicilia” parlano invece in una nota i parlamentari del Pd della commissione di Vigilanza Rai Furlan, Nicita, Bakkali, Verducci, Peluffo, Zingaretti, Graziano e il deputato dem siciliano Barbagallo. “Non era mai accaduta una cosa del genere. La nuova Rai – puntano il dito – diventa TeleMeloni. Abbiamo presentato esposto urgente ad Agcom e una urgente interrogazione parlamentare. Mai il servizio pubblico era caduto così in basso nella parzialità politica. È tv di regime”.