“Isis a Roma, se Dio vuole”, è l’ultima minaccia degli estremisti lanciata su Twitter.
“Stiamo arrivando a Roma”. Isis, su Twitter nuove minacce all’Italia. L’allarme del sito di Rita Katz.
“Stiamo arrivando a Roma” (#We_ Are_Coming_O_Rome). La nuova minaccia dell’Isis arriva via Twitter con un hashtag creato dai jihadisti, secondo quanto riferisce la direttrice di Site, Rita Katz.
Nel tweet postato da Site i jihadisti hanno aggiunto “L’Isis a Roma, con la volonta’ di Dio”, con immagini che mostrano lunghi convogli di mezzi armati carichi di militanti col passamontagna e le bandiere dello Stato islamico.
Il sito di intelligence Site sta seguendo da vicino il sistema di propaganda di Isis attraverso i social network. Da un ufficio di Bethesda, nei sobborghi di Washington, con un piccolo team di esperti informatici la ricercatrice scandaglia la Rete 24 ore su 24 alla ricerca di post, immagini e documenti degli jihadisti. Scovando, spesso, video raccapriccianti come quello, ultimo in ordine di tempo, che testimonia la decapitazione di decine di egiziani copti su una spiaggia libica da parte dei miliziani dell’Isis.
La nuova minaccia dell’Isis all’Italia alimenta le preoccupazioni per la situazione in Libia, sempre più caotica. Il tema libico – assicura comunque il ministro degli Interni Angelino Alfano da Washington – è ormai al centro delle preoccupazioni della comunità internazionale: “Siamo stati in grado di trasformare la questione libica in una questione che sta al vertice dell’agenda mondiale”.
Una “situazione esplosiva”, l’ha definita Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue. Intanto Obama ha rinnovato l’invito a rafforzare la coalizione mondiale che lotta contro l’estremismo.
“Non è una guerra dell’Occidente contro l’Islam. Non è uno scontro tra civiltà. Questa è la grande menzogna dei terroristi che non parlano a nome di un miliardo di musulmani”, ha detto Barack Obama all’evento organizzato nella capitale dalla Casa Bianca. “Dobbiamo essere uniti nel combattere la piaga del terrore, la violenza inspiegabile su bambini, donne e minoranze religiose” che niente hanno a che fare con l’Islam e la religione, ha affermato il presidente americano, non esitando a definire “genocidio” ciò che stanno portando avanti gli estremisti, dall’Isis ad al Qaida a Boko Haram. Fonte
Droni fai da te – Beppe Grillo al #CES2015 di Las Vegas
Beppe Grillo – “È una batteria fatta con la stampante, chitarre fatte con la stampante 3D… Yeh! Yeh! Tutto stampante 3D!
Beppe Grillo – Is a human?
Chitarrista – Yes!
Beppe Grillo -Ok!
Beppe Grillo – “Mi ricordo la prima stampante che avevamo, quasi 4 anni fa nello spettacolo che facevo, era un prototipo: tu infilavi le robe, facevamo il fischietto, quelle robe, adesso sono andati avanti. Qui c’è una stampante, più o meno la parte in plastica di questo drone l’ha fatta questa stampante 3D. Ormai l’evoluzione della nuova industria è un’industria fatta così, ha già fatto un drone, tutte le parti in plastica sono state stampate, ovviamente non quelle elettroniche, ma il costo di tutto è 6 dollari, quindi 4 Euro! Quindi trasporti, pensate un attimo il cambiamento di cultura dell’industria, pazzesco!” VIDEO:
Salemi (TP): “Vogliamo l’asilo subito”. 150 sedicenti profughi si barricano, hotel devastato
Salemi, la protesta dei migranti all’Hotel Villa Mokarta. I circa 150 immigrati ospitati nel centro di accoglienza ricavato all’interno dell’Hotel Villa Mokarta di Salemi, nel Trapanese hanno protestano contro la lentezza delle procedure per la concessione del diritto d’asilo. I violenti “ospiti” si sono asserragliati dentro la struttura utilizzando delle funi, un cassonetto, due calcio balilla ed un carretto siciliano per creare una barriera all’ingresso. Hanno rotto vasi di piante e devastato il cortile.
A Salemi sono presenti cinque Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e ad aggravare le tempistiche non è ancora stata attivata la seconda Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato politico che dovrebbe essere operativa a fine febbraio. Sul luogo sono poi intervenuti i carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo e la polizia di Alcamo, riportando la calma tra gli ospiti.
E’ scattata all’alba di eri mattina la protesta dei circa 150 profughi africani ospiti delle camere dell’Hotel Villa Mokarta. Dove una volta, si pensava fossero venuti a grappoli i turisti, come promesso dall’ex sindaco Sgarbi, oggi vi opera un CAS, un centro di accoglienza di richiedenti asilo. Sono arrivati dal Gambia, Costa d’Avorio e Senegal, in gran parte, a bordo di ogni tipo di imbarcazioni e posti in salvo grazie all’ormai scaduta operazione militare e umanitaria denominata «Mare nostrum”. Sono più di 1.500 i migranti accolti negli hotel siciliani. Ma questo di Salemi è diventato subito famoso, grazie ad un colorito articolo di un noto settimanale, ripreso poi per scopi politici dalla propaganda xenofoba della Lega Nord. Il ritornello sempre lo stesso: neri africani trattati con i guanti gialli ospitati in lussuosi alberghi a tre stelle, italiani invece sempre più in miseria. Agli albergatori, dopo avere dato la disponibilità alla prefettura, è stato facilissimo riconvertire l’attività. Niente di più facile che costituire una cooperativa o un’associazione approntare uno staff di mediatori culturali e psicologi, garantire vitto, alloggio e raccordarsi con le istituzioni. E il gioco è fatto. Firmata la convenzione con la prefettura, si ricevono 35 euro al giorno per ogni profugo ospitato. Un fenomeno tutto nuovo. Certamente un nuovo bussiness. C’è chi lo considera in senso negativo e chi, invece, una legittima attività a carattere sociale in grado di soccorrere i più deboli e al tempo stesso garantire una nuova fonte occupazionale giovanile ed un innalzamento del reddito individuale in una zona in cui le statistiche ci indicano livelli tra i più bassi d’Italia. Del resto, nei diversi incontri avuti, è stato lo stesso gestore dell’ormai ex hotel, Salvatore Cascia, a confermarcelo. Dei turisti promessi da Sgarbi, nemmeno l’ombra. “Abbiamo di conseguenza colto al volo la nuova opportunità e deciso la riconversione dell’attività”, mi ha sempre ripetuto l’imprenditore di Salemi. In verità una via intrapresa a Salemi anche da altri. E’ questa infatti la città in cui sono utilizzati più centri della provincia. Vi operano: il centro MSSI sito in via Alberto Favara, gestito dall’associazione MSSI; il Centro Sicilia Bedda, gestito dall’Associazione Sicilia Bedda; il centro Terraferma in contrada Bagnitelli, gestito dalla omonima onlus, e il Cas Fiumelungo, gestito dal Consorzio Solidalia. Gli ospiti di questi centri dovrebbero rimanere qualche mese al massimo, in attesa che le commissioni interprovinciali valutino il loro status di rifugiati. Ma le cose nella realtà sono ben diverse. I giorni si susseguono ai giorni, sempre uguali nella noia e nell’inerzia, nell’attesa di ricevere l’agognato foglio che attesti l’ambito status di rifugiato. La noia, l’ozio e la frustrazione, come si sa, sono cattive consigliere. Se poi ci si aggiunge qualche volontà preordinatrice, come ci sembra essere stato in questo caso, le conseguenze sono quelle che abbiamo visto ieri mattina. La struttura fin dalle prime luci del giorno è rimasta isolata. Il cancello d’ingresso sbarrato con una grossa fune e ostruito da un cassonetto, due calcio balilla, un carretto siciliano e altro materiale ingombrante. Rinchiusi vi rimanevano, oltre agli stessi protestatari, il portinaio e la madre del signor Cascia. Il sistema di videosorveglianza distrutto, alcune suppellettili e vasi buttati dai piani superiori nel sottostante androne d’ingresso. La tensione che si tagliava a fette. L’ingresso veniva negato alle forze di polizia intervenute. Il motivo principale che ha fatto scattare la contestazione ancora una volta sono i sei/sette mesi che ci vogliono per ottenere l’attestato. Tempi ritenuti insopportabili per loro e incomprensibili per noi. Se si pensa, infine, che gli sbarchi saranno destinati ad intensificarsi, sia per i ben motivi legati alla catastrofe libica, sia perché ci si avvia verso la stagione meteorologica più mite, il quadro che ne esce fuori non è certo tra i più rosei. E appena due giorni addietro c’è stato l’ultimo sbarco di 186 persone nei pressi di Trapani. Soltanto verso le prime ore del pomeriggio la protesta è rientrata. La madre di Cascia e il portinaio hanno potuto varcare in auto il cancello per fare ritorno a casa, mentre finalmente il capitano dei Carabinieri Fabio Manzo della Compagnia di Mazara, il Comandante della stazione dell’Arma Calogero Salvaggio, la dottoressa Cinzia Castiglione e l’Ispettore Maniscalco del Commissariato di Polizia di Alcamo potevano entrare per ascoltare dalla loro viva voce le motivazioni della contestazione. Come in una surreale sequenza di un film di Emir Kusturica, subito due ragazzi hanno preso il bigliardino che faceva da barriera al cancello, l’hanno posizionato in mezzo allo spiazzale e hanno iniziato a giocare sotto lo sguardo stupito degli uomini in divisa e di noi della stampa, a cui ancora veniva impedito di varcare le sbarre. Una scena questa, che la dice lunga sulla maturità di questi diciottenni, che però potrebbero diventare strumenti devastanti nel mani di ben altre menti e per altri progetti nefasti.
Ci siamo resi conto che le forze dell’ordine sono impotenti a questi atti di vandalismo. Come pure crediamo che la sicurezza dei lavoratori di questi centri di accoglienza non sia delle migliori. La vicenda di Mokarta è solo l’ultima di una lunga sequenza cronologica. Ci raccontano che non sono rari episodi di minacce verbali e non solo. Quando, infine, siamo stati lasciati entrare, lo spettacolo che si presentava ai nostri occhi non era dei più esaltanti. Salendo le scale, ad ogni pianerottolo, ci imbattevamo in cumuli di rifiuti maleodoranti. Only today? Solo oggi è cosi? Chiediamo. “Every day”, ogni giorno, la risposta. E’ la verità? Il dubbio è d’obbligo, in questi casi. E poi c’è chi ti fa vedere che l’acqua calda non esce dai rubinetti, chi l’umidità sui muri delle camere da letto, chi si spoglia mostrando eritemi e chiazze sparse lungo tutto il corpo, chi ancora ritiene eccessivo il numero di sette/otto persone per ogni camera, chi ritiene insufficiente la coperta per ripararsi dal freddo invernale. Pensiamo a quelli dell’Onu. Ci viene in mente Bertolt Brecht quando si domandava “Chi controllerà che i controllori controllino?”. Ma al primo posto ci viene messo sempre e comunque la lunga attesa che viene consumata per l’ottenimento del famoso riconoscimento ufficiale della qualifica di profugo. Chissà cosa ne penserà il prefetto Falco, che tanta energia ha messo per assicurare il meglio a questi figli del Continente Nero. A Villa Mokarta è pomeriggio inoltrato. Guardiamo la piscina melanconicamente vuota. Pensieri neri, come le nuvole che ci sovrastano, vorrebbero sopraffarci. E’ difficile liberarsene. FONTE
D Alema abbiamo bisogno di almeno 30 milioni di immigrati
Questa dichiarazione rivelatrice (tra le tante altre) è un ulteriore prova e conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che la devastante invasione in corso non è affatto spontanea e non avviene perchè “fuggono dalla fame e dalle guerre” (l’ennesima infame menzogna), ma è voluta e programmata in quanto necessaria allo sviluppo capitalistico.
Che strana coincidenza eh?! “Fuggono dalla fame e dalle guerre” proprio nel momento preciso in cui “ci” servono!? Ma guarda un po’!
In realtà l’invasione straniera in corso è una deportazione di schiavitù, attuata nei modi più adatti ai tempi moderni, sfruttando il controllo mentale mediatico delle stupide greggi umane, cui è oggi facilmente possibile instillare sentimenti e desideri, opinioni e pensieri, conformi alla volontà del potere.
Ciò inoltre in un contesto logico perverso, poichè ritenere di salvare il proprio popolo facendolo sostituire da popolazioni aliene, e immaginare che questo significhi salvare il “proprio” popolo, è evidentemente l’espressione di una follia, quando non di un tradimento. In entrambi i casi si tratta di una drammatica degenerazione e della perdita dei parametri vitali minimi di qualsiasi entità vivente, singola o collettiva. Una strategia di distruzione e di morte. VIDEO:
Mike Prysner, veterano americano in Iraq, oggi pacifista. Il Soldato d Inverno Mike Prysner ITA
Quando sentite dire, come poco fa in diretta a RaiNews24, che dobbiamo “andare in guerra” contro i musulmani, ogni volta che dimentichiamo che ogni essere umano è parte di questo mondo almeno quanto noi, ogni volta che la rabbia ci fa credere di dover risolvere tutto come meglio crediamo beh…ricordiamoci che ciò che abbiamo oggi dipende da ciò che abbiamo creato ieri e ciò che ci lasciano capire è spesso ciò che gli conviene si capisca.
Ascoltate Mike Prysner, veterano americano in Iraq, oggi pacifista.
La testimonianza di Mike Prysner, coraggioso soldato del gruppo “Winter Soldiers Iraq & Afghanistan”, che ha denunciato i veri interessi e i veri responsabili delle guerre di Iraq e Afghanistan. L’articolo completo su luogocomune.net. In coda al segmento alcuni spezzoni dal film “Il Nuovo Secolo Americano” di Massimo Mazzucco, sullo stesso argomento. Video:
Se tu non paghi 40 euro, magari per una multa, ti scrive Equitalia.
La Banca Popolare dell’Etruria perde 400 milioni di euro e le fanno una legge su misura. Fra i vertici della banca dell’Etruria guarda caso c’è il padre del ministro per le Riforme Boschi. Loro sono loro, noi cosa contiamo?
È proprio papà Boschi, vicepresidente, uno dei tre vertici nel mirino dei commissari di Bankitalia.
Lorenzo Rosi è il presidente, Pier Luigi Boschi e Alfredo Berni i vice. I primi due a rappresentare l’area cattolica, il terzo a rappresentare quella laico-Massonica.
Tu li rappresenti i massoni? No, e allora devi pagare.
Intanto Renzi provvidenzialmente si inventa la riforma delle banche popolari, fra cui l’Etruria, che sale così miracolosamente del 60% circa nell’arco di un mese. Proprio quello che ci voleva. Che fortuna vero? Un record direi.
Anche le imprese hanno segnato un record negli ultimi anni. Un record diverso, del tipo che si addice a chi non ha santi in paradiso. Come riporta la Cerved, nel 2012 104mila imprese hanno chiuso i battenti.
Da una parte c’è chi fa affari alle nostre spalle, incassa, senza pagare mai, perché vicino alle istituzioni. Dall’altra c’è un padre di famiglia, abbandonato dalle stesse, al quale pignorano i mobili, bloccano i conti, lasciano la sua famiglia in mezzo alla strada.
Deboli con i forti, forti con i deboli: questo è il vostro Stato! (Nicola MORRA M5S)
Interpol, Europol e le autorità di diversi Paesi hanno unito le forze per scoprire i criminali che si nascondono dietro ad una rapina informatica senza precedenti.
Quegli hacker che rubano un miliardo di dollari e che nessuno sa fermare. Furti negli istituti finanziari di oltre 30 Paesi: coinvolti anche 27 banche italiane. Nell’arco di due anni, infatti, è stato rubato un miliardo di dollari americani ad istituti finanziari di tutto il mondo.
Gli esperti riferiscono che la responsabilità delle rapine è da attribuirsi a una banda internazionale di cybercriminali provenienti da Cina, Russia, Ucraina e altri Paesi europei. I criminali responsabili della rapina informatica Carbanak hanno utilizzato tecniche già rilevate negli attacchi mirati. Questa operazione segna l’inizio di una nuova fase dell’evoluzione delle attività dei criminali informatici in cui gli hacker non puntano più agli utenti finali ma mirano direttamente al denaro delle banche.
Dal 2013, i criminali hanno preso di mira un centinaio di banche, sistemi di pagamento online e altre istituti finanziari in circa 30 Paesi. Gli attacchi sono tuttora in corso e secondo le informazioni di Kaspersky Lab, gli obiettivi di Carbanak includono organizzazioni finanziarie in Russia, USA, Germania, Cina, Ucraina, Canada, Hong Kong, Taiwan, Romania, Francia, Spagna, Norvegia, India, Regno Unito, Polonia, Pakistan, Nepal, Marocco, Islanda, Irlanda, Repubblica Ceca, Svizzera, Brasile, Bulgaria e Australia. È stato stimato che le somme più importanti sono state sottratte infiltrandosi nella rete informatica delle banche e rubando fino a dieci milioni di dollari in un solo colpo. In media, ogni operazione ha avuto una durata che va dai due ai quattro mesi, calcolando dal momento dell’infezione del primo computer del network aziendale della banca fino al furto effettivo del denaro.
I cybercriminali davano inizio al loro attacco inviando una mail di spear phishing all’indirizzo di posta di un impiegato della banca ottenendo così l’accesso al computer e infettando la vittima con il malware Carbanak. Erano quindi in grado di accedere alla rete interna e individuare i computer degli addetti alla video sorveglianza. Questo ha permesso loro di visionare e registrare tutto ciò che veniva trasmesso sugli schermi del personale che si occupa dei sistemi di trasferimento di denaro. In questo modo i truffatori hanno scoperto ogni minimo dettaglio del lavoro dei dipendenti della banca e sono stati in grado di imitare l’attività dello staff per trasferire denaro all’esterno.
Per monetizzare la propria attività i truffatori usavano sistemi di online banking o di pagamento internazionale online per trasferire denaro dai conti della banca ai loro. Nel secondo caso il denaro rubato veniva depositato in banche cinesi o americane. Gli esperti non escludono la possibilità che altre banche in altri Paesi siano state usate come beneficiari. In altri casi i cybercriminali sono penetrati nel cuore del sistema amministrativo, gonfiando i bilanci dei conti prima di incassare il denaro in eccesso tramite transazioni fraudolente. Ad esempio: se su un conto erano registrati 1.000 dollari, i criminali incrementavano il valore portandolo a 10.000 dollari per poi trasferirne 9.000 sul proprio conto. Il titolare del conto non poteva sospettare nulla poiché i mille dollari in suo possesso rimanevano di fatto sul conto. I criminali sono riusciti, inoltre, ad ottenere il controllo degli sportelli bancomat ai quali ordinavano di erogare denaro ad un orario prestabilito. Nel momento in cui veniva effettuato il pagamento uno dei membri della banda si trovava proprio vicino allo sportello bancomat pronto a raccogliere il pagamento “volontario”.
“Queste rapine sono state sorprendenti perché per i criminali non faceva alcuna differenza quale software venisse usato dalle banche. È evidente quindi che, anche se la banca possiede un software esclusivo non può ritenersi al sicuro. I criminali non hanno dovuto neppure hackerare i servizi della banca: una volta entrati nel network, hanno imparato a nascondersi dietro ad azioni legittime. Si è trattato di rapine condotte da criminali professionisti ed estremamente esperti”, ha commentato Sergey Golovanov, Principal Security Researcher del Global Research and Analysis Team di Kaspersky Lab. FONTE
INTERVISTA SULLE INFILTRAZIONI MAFIOSE NELLA SOCIETÀ CIVILE AL PROF. VINCENZO MUSACCHIO
Liceo Classico “G. Garibaldi” di Palermo – Classi IV e V
Il Prof. Vincenzo Musacchio, direttore della Scuola della Legalità “don Peppe Diana” a Roma ed in Molise, già docente di diritto penale presso l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma risponde alle nostre domande sul fenomeno della criminalità organizzata e delle sue infiltrazioni nel tessuto sociale italiano. Il prof. Musacchio conosce a fondo il fenomeno delle infiltrazioni mafiose, già nel lontano 1993 il suo saggio “La questione criminale: mafia e appalti pubblici” delineava, con molto anticipo rispetto alle inchieste odierne, i segni della presenza delle cosche nel sistema degli appalti pubblici.
Prof. Musacchio cosa sta accadendo in Italia? Il crimine organizzato si è infiltrato ovunque?
La criminalità organizzata ha avuto una metamorfosi molto rilevante. Ha abbandonato la via delle stragi e della lotta armata e, mentre le indagini si concentravano sul traffico di droga e su altri reati più visibili, si è preparata e si è insediata lentamente ma inesorabilmente nei gangli vitali della politica utilizzando un nuovo metodo molto efficace: la corruzione! Le mafie hanno cambiato pelle ed è bene prenderne coscienza.
Quali sono i nuovi settori in cui le mafie estendono i propri tentacoli?
Prima c’erano gli omicidi, l’intimidazione e l’omertà, il business della droga e il pizzo, oggi l’infiltrazione è negli appalti, nei subappalti e nei flussi di denaro pubblico, attuata da affiliati o imprenditori “puliti”. Le mafie non sono più un fenomeno settoriale ma si sono radicate ovunque in Italia. Le recenti inchieste antimafia in Lombardia e in Emilia Romagna dimostrano il mio assunto.
Le mafie sono anche in politica?
Ci sono sempre state. L’unica differenza è che mentre negli anni passati la società civile si contrapponeva a questi fenomeni, oggi sembra assuefatta ed inerme, in alcuni casi, quasi complice. Mentre in passato era il mafioso che si rivolgeva al politico, oggi è il politico che chiede favori al mafioso. E questa situazione deve preoccuparci, e non poco!
Cosa fare allora?
Io penso che sia necessario, anzi indispensabile, un maggior impegno da parte di tutti noi, coinvolgendo soprattutto voi giovani. Ricordiamoci sempre che laddove vi siano ingenti quantità di denaro, la presenza delle mafie e della corruzione è una certezza. Sul piano giudiziario, occorrono riforme maggiormente incisive con inchieste efficaci e condanne effettive. La politica (quella vera) e i partiti (quelli veri) debbono decontaminare se stessi e il mondo dell’impresa deve recidere ogni legame con la criminalità organizzata. Solo così forse vi è una flebile speranza di frenare l’ascesa delle nuove mafie.
In conclusione, qual’è il messaggio che vuole lanciare a noi giovani?
Farò rispondere il Giudice Antonino Caponnetto, che ho avuto la grandissima fortuna di conoscere personalmente: “Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare, e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”
Sanità, in arrivo taglio di 3 mila posti-letto negli ospedali. E’ l’effetto dei nuovi standard messo a punto da governo e Regioni e corretto dal Consiglio di Stato
15/02/2015 ROMA – Nuovi tagli in vista per la sanità e in particolare per gli ospedali. Il regolamento dei nuovi standard messo a punto da governo e Regioni, corretto dopo i rilievi del Consiglio di Stato, è stato trasmesso alla Gazzetta ufficiale per la pubblicazione. E non appena entrerà in azione, scatterà il taglio di 3 mila posti letto ospedalieri in tutta Italia. La notizia arriva proprio mentre è alta l’attenzione sul problema dei posti negli ospedali dopo il drammatico caso della neonata morta a Catania.
Le nuove regole
Secondo i nuovi standard, infatti, i posti ospedalieri non possono superare il 3 per mille della popolazione per i malati acuti e lo 0,7 per mille per la lungodegenza e riabilitazione. In tutto in Italia, secondo i dati Istat, ci sono 210.406 posti letto (quelli pubblici e quelli privati accreditati), dato compatibile secondo il nuovo regolamento con una popolazione di 70 milioni di persone (superiore quindi ai 60,783 milioni, ultimo dato disponibile dell’Istat).
La rete ospedaliera
Gli ospedali poi saranno divisi in tre livelli a seconda della complessità della loro organizzazione: quello di base, con un bacino d’utenza tra gli 80.000 e 150.000 abitanti, il primo livello livello tra gli 150.000 e i 300.000 abitanti e il secondo livello tra i 600.000 e 1.200.000 abitanti. Infine nascono le reti ospedaliere per le grandi patologie come l’infarto e l’ictus, ma anche per le malattie rare, l’oncologia e la pediatria. In tutto 10 reti ospedaliere dedicate per ottimizzare la risposta terapeutica e assistenziale per altrettante aree terapeutiche e per la rete di emergenza, dal 118 al Pronto Soccorso si stabiliscono le nuove indicazioni con una attenzione per le zone particolarmente disagiate.
Giro di vite per le cliniche
Confermate le novità per le case di cura private: dal primo gennaio 2017 non potranno più essere accreditate quelle con meno di 60 letti per i malati acuti, tranne per le monospecialistiche che saranno oggetto di valutazioni delle singole Regioni. Altra attesa novità quella sugli ospedali gestiti dagli infermieri: avranno dai 15 ai 20 posti letto e l’assistenza medica sarà assicurata da medici di medicina generale o pediatri o da altri medici dipendenti o convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale secondo criteri che saranno scelti a livello locale. Questi ospedali faranno capo ai distretti sanitari.
Il caso Roma
Alcune Regioni, come il Lazio, hanno in parte già dovuto anticipare i tagli e la riorganizzazione per via dei piano di risanamento dei conti delle Asl in rosso. Nel Lazio in particolare il conto più salato lo ha pagato la Capitale, che nella riorganizzazione della rete ha perso 237 posti ospedalieri. Una situazione pesante, visto che nei principali ospedali romani, a cominciare dal San Camillo, sono sempre più frequenti le segnalazioni di pazienti con patologie anche gravi ricoverati nei corridoi per mancanza di posti nei reparti.ROMA – Nuovi tagli in vista per la sanità e in particolare per gli ospedali. Il regolamento dei nuovi standard messo a punto da governo e Regioni, corretto dopo i rilievi del Consiglio di Stato, è stato trasmesso alla Gazzetta ufficiale per la pubblicazione. E non appena entrerà in azione, scatterà il taglio di 3 mila posti letto ospedalieri in tutta Italia. La notizia arriva proprio mentre è alta l’attenzione sul problema dei posti negli ospedali dopo il drammatico caso della neonata morta a Catania.
Le nuove regole
Secondo i nuovi standard, infatti, i posti ospedalieri non possono superare il 3 per mille della popolazione per i malati acuti e lo 0,7 per mille per la lungodegenza e riabilitazione. In tutto in Italia, secondo i dati Istat, ci sono 210.406 posti letto (quelli pubblici e quelli privati accreditati), dato compatibile secondo il nuovo regolamento con una popolazione di 70 milioni di persone (superiore quindi ai 60,783 milioni, ultimo dato disponibile dell’Istat).
La rete ospedaliera
Gli ospedali poi saranno divisi in tre livelli a seconda della complessità della loro organizzazione: quello di base, con un bacino d’utenza tra gli 80.000 e 150.000 abitanti, il primo livello livello tra gli 150.000 e i 300.000 abitanti e il secondo livello tra i 600.000 e 1.200.000 abitanti. Infine nascono le reti ospedaliere per le grandi patologie come l’infarto e l’ictus, ma anche per le malattie rare, l’oncologia e la pediatria. In tutto 10 reti ospedaliere dedicate per ottimizzare la risposta terapeutica e assistenziale per altrettante aree terapeutiche e per la rete di emergenza, dal 118 al Pronto Soccorso si stabiliscono le nuove indicazioni con una attenzione per le zone particolarmente disagiate.
Giro di vite per le cliniche
Confermate le novità per le case di cura private: dal primo gennaio 2017 non potranno più essere accreditate quelle con meno di 60 letti per i malati acuti, tranne per le monospecialistiche che saranno oggetto di valutazioni delle singole Regioni. Altra attesa novità quella sugli ospedali gestiti dagli infermieri: avranno dai 15 ai 20 posti letto e l’assistenza medica sarà assicurata da medici di medicina generale o pediatri o da altri medici dipendenti o convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale secondo criteri che saranno scelti a livello locale. Questi ospedali faranno capo ai distretti sanitari.
Il caso Roma
Alcune Regioni, come il Lazio, hanno in parte già dovuto anticipare i tagli e la riorganizzazione per via dei piano di risanamento dei conti delle Asl in rosso. Nel Lazio in particolare il conto più salato lo ha pagato la Capitale, che nella riorganizzazione della rete ha perso 237 posti ospedalieri. Una situazione pesante, visto che nei principali ospedali romani, a cominciare dal San Camillo, sono sempre più frequenti le segnalazioni di pazienti con patologie anche gravi ricoverati nei corridoi per mancanza di posti nei reparti. FONTE