I genitori non possono pagare i buoni pasto, bambino costretto a mangiare da solo
16/11/2013 – Senza parole. L’articolo è stato pubblicato oggi da “Primo Piano” sulla pagina locale su Venafro in MOLISE:
I genitori, che convivono in una abitazione concessa da familiari, non possono permettersi di acquistare gli agognati “buoni”. Così, il figlio è costretto ad allontanarsi dagli altri e mangiare un panino da solo mentre il resto dei bambini, allegri e festanti, accede alla mensa scolastica. Questa è la triste storia che accade a Venafro alle soglie del 2014. Lei casalinga, lui lavoratore saltuario, con due figli, uno dei quali frequentante l’Istituto “Don Giulio Testa” con orario a tempo pieno. Per il piccolo, uno strazio. Ieri la stessa situazione, a cui abbiamo assistito anche noi: poco dopo mezzogiorno, i compagni i cui genitori hanno provveduto ad acquistare i buoni pasto vanno a pranzare, lui esce e consuma il panino preparatogli dalla mamma, ormai disperata da una condizione che la distrugge: “L’altro giorno mio figlio mi ha detto che dovevo vergognarmi perchè noi non siamo in grado di comprargli i buoni…”.Una storia che tocca. E che andrebbe risolta in qualche modo, soprattutto se si considera che solo un bambino risulterebbe escluso dal servizio della mensa scolastica. Il dirigente scolastico, dal canto suo avrebbe provato a chiedere aiuto al Comune, ma a quanto pare senza successo. I bene informati, però, fanno sapere che, beffa delle beffe, da un paio di giorni nella scuola materna di Ceppagna per tutti i docenti sarebbe (il condizionale è d’obbligo) stato autorizzato l’accesso alla mensa malgrado siano solo due i professori a fare il rientro pomeridiano. Insomma, se ciò venisse confermato, si tratterebbe di un’’ingiustizia’, come ha avuto modo di commentare chi assiste alla scena del bambino che viene fatto allontanare – come chiesto dagli stessi genitori – mentre i compagni vanno a pranzo.
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Ovviamente, ci sono delle regole da rispettare da parte delle istituzioni pubbliche ma se è stato possibile (a quanto pare) allargare le maglie dell’accesso alla mensa scolastica di Ceppagna per docenti che sicuramente non hanno problemi economici al punto da non potersi permettere un pranzo perchè non è possibile farlo anche al “Don Giulio Testa” a Venafro?.
Ricordiamo che un caso simile accadde ad Adro, in provincia di Brescia, ma nella scuola che diventò ‘famosa’ per qualche giorno si parlava di diversi bambini e non di uno solo come a Venafro. La famiglia, venafrana, non riesce a sbarcare il lunario e fa sapere di non aver chiesto sgravi parziali poichè non si può permettere nemmeno di compartecipare alla spesa di acquisto dei buoni pasti come pure sarebbe possibile presentando una dichiarazione attestante la situazione reddituale. Ad onore del vero, la vicenda è stata sollevata da chi “è stanco di dover sopportare la straziante scena” e non dalla famiglia del bambino che ha ‘solo’ confermato che il proprio figlio ad ora di pranzo viene fatto allontanare dagli altri alunni per loro volere. Fonte
Terra dei fuochi, protesta per le strade di Napoli
«#Fiumeinpiena stop biocidio», questo è lo slogan riprodotto sullo striscione che ha aperto il corteo organizzato a Napoli per dire no al disastro ambientale e sì alle immediate bonifiche. «Mi sento come un padre a cui hanno stuprato il figlio e non me ne sono accorto. Figlio perdonami se fino a oggi ti ho detto abbi fiducia nelle istituzioni. Io ti chiedo scusa». A parlare è don Maurizio Patriciello, parroco del Comune di Caivano, a Nord di Napoli, che da anni si batte per lo sversamento dei rifiuti illegali nella Terra dei fuochi.
Il corteo, proprio come un fiume in piena, ha invaso le strade del capoluogo campano, la lunga marcia si è snodata da piazza Garibaldi ed è arrivata in Piazza del Plebiscito. Tra i manifestanti anche molti personaggi della cultura e dello spettacolo. Allontanato, dagli organizzatori della manifestazione, il gonfalone del Comune di Napoli. La mobilitazione ha smosso gli animi di centinaia di abitanti dell’intera Regione, ormai stanchi degli inganni e dei soprusi patiti in questi 20 anni di sversamenti di rifiuti illegali: 100 mila le tonnellate di rifiuti interrati in Regione, 6 milioni le tonnellate di ecoballe da smaltire. Questi sono solo alcuni numeri di un disastro ambientale senza precedenti.
In strada sono scese quasi 100 mila persone, secondo gli organizzatori, provenienti da ogni angolo della Regione per dire no al ‘biocidio’, spegnere i roghi tossici e «ricordare i morti ed assicurare un futuro ai bambini».
BONIFICARE LE TERRE. I manifestanti hanno chiesto l’immediata bonifica delle terre campane inquinate dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici e nocivi ritenendo però che lo strumento della legislazione speciale non sia quello più adeguato. La priorità, hanno detto, «deve essere quella della mappatura».
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L’indice è stato puntato anche contro il fenomeno dell’incendio di rifiuti che fa conoscere alcuni comuni delle province di Napoli e Caserta come ‘La terra dei fuochi’.
ANCHE DE MAGISTRIS. Un corteo variegato composto da mamme e bambini, da uomini delle istituzioni, dello spettacolo, da rappresentanti dei vari comitati della Terra dei fuochi e da uno sparuto gruppo di contestatori che ha urlato contro tutti, anche quando, quasi al termine della manifestazione, padre Maurizio Patriciello (il sacerdote antiroghi di Caivano) ha nominato il capo dello Stato e il cardinale Crescenzio Sepe, per ricordare il loro impegno per i cittadini napoletani.
Accanto a lui hanno sfilato anche Nino D’Angelo, che ha sollecitato «un risveglio delle coscienze», e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. «Ho partecipato con gioia al corteo e l’ho fatto con alcuni amici, come un semplice cittadino e senza fascia tricolore».
RIVOLUZIONE DAL BASSO. «Da Sud, ormai è in atto da tempo una rivoluzione che dal basso sta realizzando politiche di difesa del territorio completamente innovative», ha detto De Magistris, aggiungendo che «il Comune di Napoli è in prima linea nel dire un secco no a discariche ed inceneritori e si a impianti alternativi, raccolta differenziata, tutela del territorio, acqua pubblica ed obiettivo rifiuti zero’
I manifestanti hanno esposto anche alcuni striscioni con le foto di persone morte negli ultimi anni per patologie oncologiche: a loro dire si tratta di malattie legate all’inquinamento dei suoli.
Una giornata, quella di oggi, che hanno detto i manifestanti segna una svolta. Fonte
Studenti in piazza caricati brutalmente. La repressione non ci fermerà!
NAPOLI 15/11/2013 – Oggi oltre 4000 studenti sono scesi in piazza contro strutture fatiscenti, la TAV, la devastazione dei territori, per il diritto alla casa, per il diritto ad un’istruzione accessibile a tutti, contro un futuro di sfruttamento!
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Il corteo partito da P.zza Del Gesù ha proseguito per la provincia con obiettivo l’Assessorato alle Politiche Ambientali. Qui, in avvicinamento al corteo di domani contro il biocidio e gli inceneritori, si è voluta fare un’azione di sanzionamento al palazzo, durante la quale gli studenti hanno subito svariate cariche.
Ancora più grave è che nel momento in cui gli studenti sono stati costretti a rifugiarsi nell’università, la polizia in assetto antisommossa li ha rincorsi anche all’interno della Facoltà di Giurisprudenza dove sono continuate cariche e pestaggi.
Molti sono gli studenti feriti. Due sono stati fermati, portati in questura e successivamente all’ospedale Loreto Mare di Napoli viste le loro gravi condizioni provocate dalle forti percosse ricevute durante le cariche e durante una vera e propria “caccia all’uomo”.
Rimborsopoli, l’accusa dei 5 Stelle Ecco cosa dice la legge
L’insidia c’è tutta: basta un cittadino elettore che denuncia
E’ COME una tegola in bilico su di un cornicione, con le teste degli indagati sotto e l’impatto imminente. Così, la legge 154 del 1981, decaduta nel 2002 per le amministrazioni comunali e provinciali, ma ancora vigente per le Regioni, rappresenta una bella grana per i candidati, come testimoniano diversi avvocati amministrativisti, interpellati dal Quotidiano, dopo la denuncia dell’esponente di 5 Stelle.
In effetti, gli indagati di rimborsopoli sono tecnicamente candidabili, ma potrebbero risultare incompatibili con la loro eventuale carica acquisita, nel momento in cui il Gup, ammettendo la costituzione di parte civile del massimo ente regionale, li rinviasse a giudizio. Un passaggio procedurale, che innescherebbe, di fatto, una lite di carattere civilistico (inserita nel processo penale) tra l’ente ed i suoi neo rappresentanti, facendo materializzare la loro incompatibilità. L’insidia è data dal fatto che la loro eventuale decadenza per incompatibilità, potrebbe essere decretata dal consiglio regionale, che non ne convaliderebbe l’elezione già da subito, o, in subordine, da un qualsiasi cittadino elettore, che promuova un’azione civile nei loro confronti, chiedendone la decadenza. Almeno uno degli attuali candidati, per giunta anch’egli indagato, ne ha già esperienza diretta. La data che fa da spartiacque non è, come sostengono da 5 Stelle, necessariamente quella dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 16 dicembre.
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Questo perchè, in quella occasione, il Gup potrebbe accogliere l’istanza di costituzione di parte civile dell’ente Regione, ma potrebbe anche riservarsi sulla decisione dell’eventuale rinvio a giudizio degli indagati, che dovessero essere eletti. Un dato importante, ma irrilevante ai fini dell’insidia che grava oggettivamente su questa tornata elettorale. Non resta che attendere l’esito delle urne, per capire se qualcuno dovrà avere qualche preoccupazione in più oltre la gioia. Fonte
Terremoto in Comune, si dimette il vice di Tosi indagato per corruzione
L’indagine della procura scaligera ha preso il via da una lettera anonima. «Le rassegno con grande sofferenza»
VERONA – Il vice sindaco di Verona, Vito Giacino, ha rassegnato le dimissioni, dopo essere rimasto coinvolto in una inchiesta della procura scaligera per corruzione che avrebbe avuto origine da una lettera anonima.
«In questi giorni difficili – scrive Giacino nella lettera di dimissioni al sindaco Flavio Tosi – ho avuto la forza di andare avanti grazie al totale sostegno della mia famiglia, di tantissimi amici e fra tutti il tuo, ma ho continuato ad interrogarmi se le indagini non potessero danneggiare l’ente e l’autorevolezza del tuo ruolo».
«Ho inoltre percepito – rileva Giacino – che i quotidiani dubbi creati da un’esposizione mediatica oltre ogni misura avrebbero potuto gettare un’ombra sulla bontà delle scelte di questa amministrazione. Non ti nascondo – continua – che anche la sofferenza di mia moglie e dei miei familiari in questa vicenda mi hanno molto interrogato su come ridurre la loro esposizione mediatica».
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Poi Giacino, che aveva le deleghe alla pianificazione urbanistica, all’edilizia privata e all’edilizia economico popolare, comunica a Tosi la rinuncia all’incarico: «Per le ragioni che ti ho brevemente esposto con grande sofferenza ritengo, quindi, dato il nostro rapporto personale e politico, di rassegnarti le mie dimissioni irrevocabili così da impedire che in qualsiasi maniera possano essere adombrate insinuazioni sull’Ente e sull’operato della tua Amministrazione. Ho atteso la giornata di oggi – conclude la lettera di Giacino – al fine di concludere l’importante delibera prevista in Consiglio comunale così da non venir meno al mio dovere fino all’ultimo». Fonte
Ex consiglieri regionali, più trasparenza
Il gruppo consiliare Movimento 5 Stelle Lombardia ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo per chiedere dati e più trasparenza sull’Associazione Consiglieri Regionali della Lombardia, di cui Cattaneo è presidente onorario.
L’Associazione fondata nel 1983, sull’esempio della Associazione ex Parlamentari della Repubblica, è stata riconosciuta dalla legge regionale 14/1990 anche per “l’affermazione ed il consolidamento dell’Istituzione regionale”, “offrire assistenza alle famiglie dei Consiglieri deceduti” e “curare la raccolta dei dati biografici relativi ai consiglieri regionali della Lombardia”.
Lo Statuto dell’associazione, che ha sede nel palazzo del Consiglio regionale, impone agli ex consiglieri titolari di vitalizio l’iscrizione obbligatoria all’associazione con una trattenuta sul vitalizio stesso.
Il Movimento 5 Stelle chiede al presidente del Consiglio “quali siano le strutture che il Consiglio Regionale fornisce all’Associazione, a quanto ammontano e come sono ripartite dettagliatamente le spese sostenute dal Consiglio Regionale per fornire suddette strutture e qual è il costo complessivo dei dipendenti di Regione Lombardia a disposizione degli ex consiglieri regionali e quali siano le loro mansioni”.
Stefano Buffagni, consigliere del Movimento 5 Stelle Lombardia, dichiara: “L’opinione pubblica e la crisi economica richiedono ulteriori risparmi sui costi della politica. Il Consiglio ha approvato una legge per la loro riduzione che non sfiora molti organismi regionali come l’Associazione ex consiglieri. E’ una zona grigia che merita trasparenza. Sono stati effettuati tagli del 20% a danno di enti di controllo nevralgici come Arpa e si parla in Giunta di blocco degli stipendi dei dipendenti. Proprio per questo, e per fornire piena visibilità delle attività che avvengono in Regione ai cittadini, attendiamo una solerte risposta dal Presidente del Consiglio regionale”.
Paolo Volpi
NON TRIVELLATEMI LE EGADI
Immaginate che qualcuno trivelli le Dolomiti (patrimonio Unesco) per stillare qualche goccia di petrolio: finirebbe all’ospedale, al manicomio o in galera? In tutti e tre i posti?
Ebbene: l’Area Marina delle isole Egadi, la più grande d’Europa, sta rischiando, con il suo delicato e ricco ecosistema, già provato dai tempi, di venire sbucherellata e immancabilmente inquinata per cercare l’oro nero.
Il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto, assieme al consigliere comunale Concetta Spataro, ha incontrato a Roma, in Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali al Senato, il presidente, Senatore Giuseppe Marinello, e gli altri componenti, Senatrici Loredana De Petris, e Paola Nugnes, e i Senatori Zuanna Dalla, Stefano Vaccari e Paolo Arrigoni, per discutere di trivellazioni petrolifere.
Marinello, in apertura dei lavori, ha subito evidenziato che “nelle acque delle isole Egadi insiste la più grande riserva marina d’Europa, che ha registrato negli anni una crescita esponenziale volta alla salvaguardia ambientale, al punto da aver agevolato il ritorno della foca monaca, specie rara oltre che in via d’estinzione”. OK.
“Una realtà ambientalmente sana come questa – ha ribadito Marinello – va tutelata ulteriormente e non messa a rischio con l’installazione di piattaforme petrolifere. Ed è proprio ascoltando dalla viva voce dei rappresenti del luogo che la commissione potrà meglio difendere i diritti delle comunità del territorio siciliano”. 10+!
Confortato dalle parole del Senatore Marinello, il sindaco, Giuseppe Pagoto, ha letto ai presenti, e consegnato agli atti della Commissione, una lunga nota e dettagliata che esprime al meglio la contrarietà e le preoccupazioni dell’intera comunità egadina, e non solo, in merito allo scottante tema delle trivellazioni nei nostri mari.
Segue la nota di Pagoto:
Al Presidente della 13^ Commissione Territorio e Ambiente del Senato della Repubblica Sen. Giuseppe Marinello
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A nome dell’intera Amministrazione Comunale di Favignana, rivolgo un sentito ringraziamento al Presidente della Commissione Territorio e Ambiente al Senato, Senatore Giuseppe Marinello, per aver accolto la richiesta di incontro e ascolto degli Enti locali interessati, e quindi del Comune di Favignana-Isole Egadi, e anche di Pantelleria, sullo scottante tema delle trivellazioni che riguardano i nostri mari, così come espressamente richiesto anche dal consigliere comunale Cettina Spataro nei mesi scorsi. Ancora una volta, come già da tempo e nelle sedi opportune abbiamo fatto, anche oggi esprimiamo netta contrarietà alle trivellazioni petrolifere nei nostri mari e pertanto vogliamo intervenire per limitare ogni possibilità di insediamento delle piattaforme petrolifere.
Così come evidenziato da un dossier di Legambiente, è chiaro che non accenna a fermarsi la corsa al petrolio in Italia e i pirati dell’oro nero minacciano sempre di più i mari italiani. Apprendiamo che nei mari del Belpaese sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, a partire da quello previsto dal decreto Sviluppo già promosso dal ministro Corrado Passera, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle. Questo è lo scenario che emerge sulla base dei dati pubblicati sul sito del ministero dello Sviluppo Economico. Un quadro allarmante che rischia di ipotecare seriamente il futuro delle coste e del mare italiano e delle attività economiche connesse – a partire dal turismo di qualità e dalla pesca sostenibile – con rischi di incidenti che non vale la pena di correre a maggior ragione considerando i quantitativi irrisori presenti nei fondali marini italiani.
I permessi di ricerca petrolifera già rilasciati nel mare italiano sono 19 – ben 11 nel canale di Sicilia, 4 nell’Adriatico abruzzese, 2 in quello pugliese e 1 in quello marchigiano e 1 in Sardegna (7 riguardano l’Adriatico settentrionale ma in questo caso sono più finalizzati alla ricerca di gas) – e riguardano una superficie di 10.266 kmq tra mar Adriatico centromeridionale e canale di Sicilia.
Ci siamo chiesti se ha senso tutto questo gran fermento sui mari italiani, e se serve almeno a ridurre la dipendenza energetica italiana dall’estero. Basta scorrere i dati sui consumi di petrolio e sulle riserve certe per capire che non è assolutamente così.
Secondo l’Unione Petrolifera nel 2011 il consumo di petrolio è stato di 72 milioni di tonnellate, mentre nel primo semestre 2012 viene evidenziato un calo del 10% dei consumi (pari a 31,8 milioni di tonnellate) rispetto al primo semestre 2011 (oltre 35 milioni di tonnellata).
I dati dimostrano l’assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive, che è un settore destinato ad esaurirsi in pochi anni.
Oggi sono molte le minacce che il nostro mare deve affrontare: Greenpeace si occupa di alcune di queste, in particolare delle estrazioni petrolifere offshore, con il “caso studio” del Canale di Sicilia. Le attività di trivellazione offshore sono in espansione ovunque in ragione della progressiva diminuzione dei giacimenti più immediatamente (ed economicamente) sfruttabili. La corsa all’ultima goccia di petrolio, sempre più remunerativa, rende ancora più esili le cautele adottate dalle compagnie. Operando in situazioni limite i costi della prevenzione aumentano e fatalmente i disastri si fanno sempre più probabili, mentre intervenire poi per contenere i danni diventa sempre più complicato e costoso.
Vogliamo sottolineare che il Mediterraneo soffre già di una cronica contaminazione di idrocarburi causata dalla frequenza dei transiti di petroliere e altri trasporti che inevitabilmente portano a contaminazioni più o meno accidentali e che Greenpeace è ferma nell’opinione che le estrazioni di idrocarburi offshore sono attività inutili e potenzialmente dannose, che devono essere impedite ovunque.
Già nel mese di aprile del corrente anno, assieme al direttore dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, Stefano Donati, ho partecipato – ancora nella qualità di vice sindaco – a Palermo, all’audizione all’Assemblea Regionale Siciliana sul Piano Blu a difesa del mare dalle trivellazioni petrolifere.
All’incontro, che era presieduto dal presidente della Commissione ambiente regionale, Giampiero Trizzino, erano presenti il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta e l’Assessore all’Ambiente, Maria Lo Bello.
Il direttore dell’AMP ha in quell’occasione evidenziato che “Le aree interessate dalle richieste di prospezione petrolifera sono prossime ad aree marine protette, siti di importanza comunitaria, e ad altre aree già individuate per legge per essere sottoposte a tutela.
Oltre al grave rischio di incidente rilevante, che avrebbe conseguenze catastrofiche per l’ambiente marino, dunque, le trivellazioni minacciano le economie delle piccole isole e delle comunità costiere che vivono ormai solo di pesca e turismo.
Anche le petroliere di passaggio possono provocare incidenti o sversamenti più o meno accidentali, come è accaduto per le coste di Favignana e Levanzo nel mese di gennaio. E’ del tutto evidente che l’attuale procedura di via di queste istanze è inadeguata, tagliando fuori le Regioni, gli enti locali e i gestori delle aree marine protette dal livello decisionale”. In quella circostanza abbiamo quindi chiesto al Presidente Crocetta di agire sia a livello politico, che a livello amministrativo, proponendo una revisione normativa, e sia il Governatore che Trizzino hanno garantito un immediato e deciso sostegno della Regione Siciliana in questa battaglia contro le perforazioni off-shore e per la tutela del mare del Canale di Sicilia, accogliendo totalmente le istanze di Greenpeace.
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Già nel 2012 aveva destato in noi stupore e viva preoccupazione il testo inserito nel decreto sulle liberalizzazioni proposto dal Governo, relativamente ad alcune misure per il rilancio delle estrazioni petrolifere in mare.
Il testo prevedeva infatti l’abbassamento del limite minimo per il posizionamento delle trivelle in mare, che passava da 12 miglia (“soglia comunque ritenuta dagli addetti ai lavori insufficiente per garantire la sicurezza ambientale delle coste) a 5 miglia, praticamente sotto costa. Inoltre, l’attivita’ di ricerca e prospezione veniva liberalizzata in tutto il territorio nazionale e nel mare territoriale.
Siamo assolutamente contrari a far diventare i mari circostanti le coste delle nostre isole il Far West delle trivellazioni.
Le prospezioni a fini di ricerca, gli inevitabili sversamenti di greggio e gli incidenti, mai da escludersi a priori, metterebbero a serio rischio non solo l’ambiente e i fondali della riserva marina delle Egadi, che e’ la piu’ grande d’Europa, ma anche l’intero sistema economico e il tessuto sociale, che vivono di turismo e pesca. Le isole minori e le coste italiane stanno investendo sulla sostenibilita’ e sul turismo, e non si possono vanificare gli sforzi di tanti anni in un colpo solo.
Favignana, in particolare, rappresenta una parte importante della storia siciliana che non può essere deturpata da progetti che vanno in direzione opposta a quelli di un crescita turistica basata sulla natura. Le acque siciliane devono conservare la bellezza che ha contraddistinto lo sviluppo turistico delle Egadi dove la pesca, l’agricoltura e il paesaggio sono il valore aggiunto di un patrimonio unico.
Il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto
Fonte
I superprivilegiati del Consiglio regionale restituiscano il pass auto.
Oggi ecco a voi i nomi di coloro che godono del privilegio di scorrazzare, grazie ai pass, su tutte le corsie riservate di Milano a bus e taxi. Evidentemente tra i neo eletti in Consiglio regionale c’è stata una corsa bipartisan al privilegio. Così mentre in auto i politici regionali sfilano sulle corsie riservate c’è chi usa i mezzi pubblici (in ritardo) o sceglie la bicicletta o il bike sharing per muoversi in città. Sono in tutto 70 privilegiati, 58 consiglieri regionali e 12 assessori, i soliti noti della casta regionale che godono del superprivilegio.
Nessuno dei consiglieri eletti del Movimento 5 Stelle ha richiesto o usufruisce del pass. Tra i superprivilegiati ci sono ovviamente il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo e l’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. A sorpresa, è davvero nutritissima la pattuglia di autisti da corsia preferenziale del Partito Democratico con il capogruppo Alessandro Alfieri, Agostino Alloni, Carlo Borghetti, Giuseppe Villani, Onorio Rosati, Luca Gaffuri, Marco Carra, Agostino Alloni, Enrico Brambilla, Mario Barboni, Rocco Massimo D’Avolio, Gian Antonio Girelli e Fabio Pizzul. Per la Lista Civica Ambrosoli Lucia Castellano, Roberto Bruni e Paolo Giovanni Micheli usano le corsie preferenziali.
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La Maggioranza, per parte sua, ha fatto manbassa di pass. Per il Popolo delle Liberà guidano sulle corsie preferenziali il capogruppo Mauro Parolini, Luca Marsico, Angelo Capelli, Stefano Carugo, Fabio Altitonante, Alessandro Colucci, Anna Lisa Baroni, Carlo Salvatore Malvezzi, Luca Del Gobbo, Alessandro Fermi, Claudio Pedrazzini, Mauro Piazza, Fabrizio Sala e Alessandro Sorte. Per la Lega Nord usufruiscono del privilegio il vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, Federico Lena, Mario Bianchi, Roberto Anelli, Angelo Ciocca, Jari Colla, Francesca Attilia Brianza, Pietro Foroni, Antonello Formenti, Ugo Parolo, Fabio Rizzi, Fabio Rolfi, Massimiliano Romeo, Antonio Saggese, Silvana Santisi in Saita e Carolina Toia. Per la lista Maroni Presidente corrono sulle corsie preferenziali Lino Fossati, Bruno Stefano Galli, Maria Teresa Baldini, Fabio Angelo Fanetti, Donatella Martinazzoli, Maria Daniela Maroni, Lara Magoni, Luca Daniel Ferrazzi, Alessandro Sala e Marco Tizzoni. Anche il Partito Pensionati con Elisabetta Fatuzzo e il gruppo Fratelli d’Italia con Francesco Dotti usufruisce della comoda concessione, insieme alla Giunta regionale quasi al completo con gli Assessori regionali Maurizio Del Tenno, Valentina Aprea, Simona Bordonali, Paola Bulbarelli, Maria Cristina Cantù, Antonio Rossi, Alberto Cavalli, Giovanni Fava, Massimo Garavaglia, Mario Mantovani, Claudia Terzi e Viviana Beccalossi. “Siamo orgogliosi di non usufruire del pass per l’automobile e mai lo chiederemo”, dichiara Paola Macchi, capogruppo di M5S in regione Lombardia. “Siamo solo rappresentanti di cittadini e i mezzi pubblici, o privati, sono sufficienti per raggiungere il posto di lavoro senza aumentare inutilmente il traffico sulle corsie preferenziali. Certo sorprende in tempi di austerity, oltre che l’attaccamento alle sedie di questi politici, l’attaccamento ai privilegi, dagli stipendi, ai vitalizi per arrivare al pass. Un gesto onorevole da parte di persone che sono già privilegiate sarebbe quello di restituire il pass e lasciare che le corsie preferenziali di Milano siano utilizzate solo dai mezzi pubblici e dalle ambulanze. Vorremmo capire quale sia la ragione concreta che giustifichi questo privilegio, piccolo se paragonato ad altri, ma simbolico per evidenziare come ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B.” Conclude Macchi. Fonte www.lombardia5stelle.it
Lo stato vuole trasferire il generale eroe della “Terra dei Fuochi”
Il sacerdote su Facebook al ministro De Girolamo: «Lo lasci qui, è il segno che lo Stato vuole davvero lottare»
NAPOLI – Se c’è un eroe silenzioso in quella drammatica lotta contro i rifiuti tossici a cui i cittadini devono molto è proprio il generale Costa. Uno degli incorruttibili eroi, quelli che ascoltano i cittadini, seguono come cani sciolti il fiuto della criminalità, della sofferenza e delle troppe malattie che stanno decimando la Terra dei Fuochi. Proprio lui, Costa, quello che riceve le segnalazioni e apre le indagini, senza esitazione, senza pensarci troppo. E’ sempre il Generale Costa e il corpo della forestale a cercare nelle campagne, a tirare fuori dalle viscere della terra quei barili tossici che hanno reso i bambini deformi nella terra di Caivano, è sempre lui, il generale Costa che proprio ieri ha sequestrato terreni e quintali di “verdure al cloroformio” destinate al mercato (leggi). E’ sempre Costa che, su disposizione del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, ha provveduto anche a bloccare l’utilizzo di pozzi di irrigazione e l’ulteriore coltivazione di quei terreni inquinatissimi e pericolosissimi a causa della presenza di sostanze cancerogene fino a duemila volta oltre la soglia prevista per legge.
Di eroi in questa guerra ce ne sono tantissimi, da Antonio Marfella, ai giornalisti Luca Marconi, Antonio Crispino, Pino Ciociola, ma soprattutto sono eroi quei singoli cittadini che non hanno paura di unirsi e denunciare, di bloccare le discariche e di manifestare, sono eroi veri quei singoli cittadini che non temono la battaglia per la vita, sono martiri invece quei migliaia di morti traditi dai troppi uomini senza scrupoli e senza coscienza. Ma sostituire uomini di stato come Costa in un momento così delicato sembra quasi un affronto, anzi: è una dichiarazione di guerra.
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Oggi quest’uomo, un punto di riferimento per giornalisti e cittadini che stanno portando avanti questa battaglia, sta per essere trasferito. A denunciarlo è il più famoso don Maurizio Patriciello, altro volto onesto di questo dramma, il quale grida dal suo profilo Facebook: «Attenzione, vogliono trasferire il comandante della Forestale, il generale Sergio Costa che in questi ultimi mesi ha dato un contributo decisivo al dramma delle nostre campagne».
C’è qualche apparato dello Stato che lo vuole fuori dalla Terra dei Fuochi, lo vuole lontano da quel posto che scotta come una patata bollente per lo Stato e per la Camorra, per la faccia buona e quella cattiva di un sistema marcio fino al midollo. Proprio adesso che la gente vuole i fondi per le bonifiche… Non sia mai qualche cane sciolto si accorga che quei soldi finiscono nelle tasche di coloro che hanno ammazzato un intero popolo!
Se il Generale Costa dovesse essere trasferito, una cosa è certa: lo Stato proclamerà la sua complicità in quello che è uno dei più grandi genocidi del nostro paese! Noi giornalisti continueremo a ricordare questa scelta esasperando i toni di questa guerra.