Il Mes? Nessuno punisce i nostri strozzini perpetui
Ricordatevi di oggi. Di questa votazione ce ne chiederanno conto le generazioni future. Oggi la maggioranza e tutta l’opposizione tranne noi, hanno respinto l’abrogazione del cosiddetto “Fiscal Compact”.
Dal 2014 dovremo trovare 50 miliardi di euro ogni anno e darli ad un fondo europeo. Ricordate i problemi per trovare 4 miliardi per la seconda rata dell’IMU? Sarà un massacro.
Guardate questo video di Claudio Cominardi – M5S
“Il Mes? Nessuno punisce i nostri strozzini perpetui”
Asl Benevento, 5 indagati per l’inchiesta sul “direttorio”. Anche De Girolamo a rischio
Del “comitato ristretto”, secondo i magistrati, facevano parte anche due fedelissimi del ministro, ora al gabinetto delle Politiche Agricole. Le ipotesi di reato vanno dall’associazione per delinquere alla turbativa d’asta
Altri cinque indagati e ora rischia anche il ministro. L’inchiesta di Benevento non è finita. Tutt’altro. Secondo Repubblica siamo a un punto di svolta. I nomi non sono noti, ma la titolare dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo rischia di finire oggetto degli accertamenti di magistrati e fiamme gialle. Mentre la polemica politica non accenna a placarsi (le richieste di dimissioni così come le difese d’ufficio si moltiplicano), cinque componenti del cosiddetto “direttorio” beneventano insediato sotto la guida dell’esponente del Nuovo Centrodestra finiscono nel registro degli indagati.
Le nuove ipotesi di reato vanno dall’associazione per delinquere all’abuso e alla turbativa d’asta. Il ministro, come noto, non è indagato. Ma le indagini della Procura (anche su indicazione di un gip) si sono concentrate proprio su quel cerchio ristretto di esponenti politici del quale faceva parte anche l’allora coordinatore provinciale del Pdl, cioè la De Girolamo. Insieme a lei due fedelissimi, Giacomo Papa e Luigi Barone, oggi nel gabinetto del ministero per le Politiche Agricole, l’attuale manager dell’Asl Michele Rossi, il direttore sanitario Michele Ventucci e lo stesso Felice Pisapia, il grande “accusatore” e autore delle registrazioni illegali che hanno messo nei guai (politici) il ministro: “Mandagli i controlli e vaffanculo” diceva. Al tribunale del Riesame intanto sono state depositate altre telefonate registrate. FONTE
Clan dei Casalesi: sei arresti. Nel mirino della finanza una ditta che lavorava per gli Uffizi
Tra i lavori ottenuti da due società edili riconducibili al clan dei casalesi, figura anche la villa di Sting, in Valdarno. Questa zona della Toscana era infatti quella di maggior riferimento per l’organizzazione criminale
Firenze, 15 gennaio 2014 – C’era anche un subappalto per lavori agli Uffizi tra le commissioni che, usando metodi illeciti, erano state concesse a due ditte edili, attive in Toscana, dietro le quali si celavano esponenti affiliati al clan camorristico dei Casalesi. E’ quanto emerso dalle indagini condotte da Guardia di Finanza e D.D.A. di Firenze, nell’ambito dell’operazione chiamata ‘Atlantide’. L’organizzazione criminale aveva generato un grande volume di fatture false che permetteva alle società edili di truffare il fisco e di perseguire così una concorrenza nei confronti delle altre ditte toscane “sleale e inquinata”, come l’ha definita, parlando con i giornalisti, il sostituto procuratore della D.D.A. di Firenze, Tommaso Coletta.
Gli appalti, per lo più privati, ma, appunto, anche importanti pubblici, erano ottenuti, generalmente, senza che i committenti potessero immaginare cosa si celasse dietro a quelle due ditte. Alla domanda se il subappalto fiorentino riguardasse in particolare i Grandi Uffizi, gli inquirenti si limitano a rispondere che sono lavori realizzati dopo il 2007.
Tra i lavori ottenuti da due società edili riconducibili al clan dei casalesi, figura anche la villa di Sting,
in Valdarno. Questa zona della Toscana era infatti quella di maggior riferimento per l’organizzazione criminale.
L’operazione della Finanza ha portato all’arresto di sei persone .Sono stati sequestrati anche beni in Toscana ed in Campania per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro. FONTE
Oltre 200mila lavoratori rischiano il posto
Sono oltre 200.000 i lavoratori che rischiano la perdita del posto. Il dato e’ dell’Osservatorio Cisl e’ si fonda su un’elaborazione dei dati Inps. Nel dettaglio, i lavoratori equivalenti a rischio di perdita del lavoro sono 208.283, un numero in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ma, commenta il sindacato, “ancora pericolosamente alto”. In concreto poi, commenta la Cisl, il numero e’ anche piu’ elevato considerando che una parte dei lavoratori in cig ha un contratto part-time e che la cassa integrazione non sempre e’ a zero ore.
All’inizio del 2014, l’unita’ di crisi presso il ministero dello Sviluppo economico ha in carico un totale di 159 tavoli di confronto aperti per aziende in crisi, che coinvolgono circa 120.000 lavoratori. Secondo l’Osservatorio Cisl il numero di esuberi ammonta in media al 15% dei lavoratori delle imprese, 18 delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attivita’. Nel 2013 sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12.000 riduzioni di organico.
La cassa integrazione nel 2013 ha nuovamente superato il miliardo di ore autorizzate, viaggiando a ritmi di circa 90 milioni di ore mensili, senza alcun accenno a un’inversione di tendenza. Inoltre, dalle ore di cassa in deroga autorizzate sono esclusi gli ultimi 3-4 mesi dell’anno, in quanto in tutte le Regioni le autorizzazioni sono ferme in attesa del rifinanziamento che il Governo continua ad annunciare, ma che ancora non si e’ concretizzato. “Quel che e’ ancora piu’ preoccupante e’ che si e’ accentuato il passaggio da cassa integrazione a disoccupazione: complessivamente nei primi 11 mesi del 2013 si registra un aumento del 32,5% delle domande di disoccupazione, Aspi, mobilita’ presentate nello stesso periodo del 2012. I dati sulle ore complessive autorizzate di Cassa integrazione nel 2013, distribuiti per regioni, mostrano una netta concentrazioni in Lombardia (23,4%), in Piemonte (12%) e in Veneto (10,1%). FONTE
REGIONE LIGURIA: RISOLTO “IL MISTERO DELLE MUTANDE”
14/01/2014 -Genova – L’ex vicepresidente della giunta regionale della Liguria, Nicolò Scialfa, è ai domiciliari da questa mattina nell’ambito dell’indagine sulle spese del gruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale tra il 2010 e il 2012. I reati a suo carico sono quelli di peculato, falso e truffa aggravata. Perquisite anche le abitazioni di Marylin Fusco (Diritti e Libertà), Stefano Quaini (che nel frattempo si è dimesso da consigliere), Maruska Piredda, unica rimasta del vecchio gruppo dell’Idv, indagati per falso documentale, peculato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Risolto il “mistero delle mutande”
Dalle carte dell’inchiesta emerge che il “famoso” paio di mutande pagato con i soldi pubblici che spettavano all’Idv va attribuito a Maruska Piredda. Peraltro, per un errore dei contabili come risulta in una gustosa intercettazione tra il professionista e la moglie. Il tesoriere Giorgio De Lucchi (G) telefona alla moglie Alessandra (dipendente dell’Agenzia delle Entrate che gli dà una mano nel suo lavoro di commercialista). E la rimprovera perché ha inserito fra le spese da rimborsare agli esponenti dell’Idv alcuni scontrini impresentabili.
Nicolò Scialfa apre il libro. E lo fa per la prima volta da quando è deflagrato lo scandalo delle spese pazze in Regione, in cui è indagato per peculato. A Scialfa, come ad altri tre consiglieri Idv (Marylin Fusco, con lui passata a “Diritti e libertà”, Stefano Quaini migrato a Sel e Maruska Piredda, rimasta unica dipietrista) è contestato l’impiego di soldi della collettività per spese non compatibili con quelle «connesse ai lavori del consiglio regionale». «Se ho commesso errori – premette ora Scialfa – l’ho fatto in buona fede. Sono una persona perbene, onesta e non mi sono messo in tasca nulla».
Dalle indagini emerge come il vostro commercialista- tesoriere, un esterno, prelevasse pacchi di denaro pubblico e li suddividesse fra di voi, negli uffici della Regione, con regolarità. Soltanto dopo si dovevano presentare i “giustificativi” della paghetta. In un Paese dove si prova a tracciare il contante per contrastare il crimine, non fa un po’ inorridire che un andazzo del genere fosse sposato dal partito della legalità?
«Effettivamente andava così… ».
L’Australia usa le navi militari per rimandare indietro i barconi dei clandestini
09/01/2015 – Linea dura del governo Abbott: «Non abbiamo violato le acque territoriali indonesiane». Ma l’opposizione insorge: «Si rischiano stragi in mare»
Stesso problema, dell’Italia, ma le risposte sono molto differenti. L’Australia ha deciso di usare le navi militari per respingere gli sbarchi degli immigrati clandestini, che arrivano dall’Indonesia. La denuncia è arrivata da Jakarta, ma le autorità australiane non l’hanno smentita.
Secondo i dati, negli ultimi sei anni almeno 50.000 migranti hanno tentato l’attraversata e almeno 1000 di loro hanno perso la vita. Tony Abbott l’anno scorso ha condotto una campagna elettorale basata anche sulla promessa di «respingere i barconi», diventando premier, e secondo il governo indonesiano ha iniziato ad applicarla.
L’opposizione si scatenata, sostenendo che in questo modo non si risolve il problema dell’immigrazione, ma si rischia di a espongono l’Australia al rischio di provocare una strage, perché i barconi respinti sono in genere instabili e non in grado di sopportare queste sollecitazioni. Invece bisognerebbe assistere i rifugiati, che quando si trovano in mare sono già in condizioni al limite della sopravvivenza. Le relazioni tra i due Paesi si fanno sempre più tese. FONTE
M5S: “All’ultimo minuto la porcata dell’articolo 46 che riscrive la Finanziaria. Un articolo ad personam che mostra l’arroganza di questo governo”
Palermo 14/01/2014. Cinquestelle all’Ars: “Il maxiemendamento è quasi una nuova manovra, nella quale è stato infilato di tutto”. Presentato un emendamento soppressivo.
”Dopo la tabella H dello scorso anno, l’articolo 46 oggi. Tra le pieghe della Finanziaria una nuova porcata ad personam chebypassa le commissioni e mostra l’arroganza di questo governo”.
Il gruppo parlamentare all’Ars del Movimento 5 Stelle boccia senza mezzi termini l’ultima trovata del governo, che riscrive praticamente una nuova manovra, infilandoci di tutto, dalla norme urbanistiche al maxi mutuo da un miliardo e che ripesca pure norme cassate in commissione Bilancio, come quella che rischia di sanare numerosi edifici abusivi in Sicilia.
“L’articolo – affermano i deputati – è composto da ben 70 commi, compresi gli aggiuntivi. E pretende di rifare il volto alle normative urbanistiche con pericolosissimi contraccolpi possibili per quanto riguarda la compatibilità con la Sicilia. E’ un articolo ad personam, o meglio ad personas, visto che è quasi possibile leggere il nome di un deputato dietro ad ogni comma”.
Per bloccare l’articolo i deputati M5S hanno presentato un emendamento soppressivo.
Ma gli strali dei parlamentari del gruppo non si limitano solo all’articolo 46. Non è andato giù nemmeno il voto in Aula dell’articolo 6, quello che legiferava sui Comuni, che ha cassato tutte le norme virtuose in direzione dell’obiettivo rifiuti zero, tanto a cuore al Movimento.
“Il governo Crocetta – commentano i Cinquestelle – ribadisce la sua arroganza e prepotenza e mostra il suo vero volto attraverso la proposizione all’ultimo istante della vera Finanziaria, rinnegando la falsa disponibilità al dialogo mostrata in precedenza”.
Ufficio stampa M5S all’Ars
Tony Gaudesi
ANTONIO SCAVONE: L’imputato di truffa aggravata che vigila sulla Rai
Il senatore Antonio Scavone,componente della commissione di vigilanza Rai, è rinviato a giudizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e abuso d’ufficio
Il presidente del Senato Pietro Grasso, Partito democratico, ha nominato come componente della commissione di vigilanza Rai, azienda partecipata dallo Stato, il senatore Antonio Scavone, rinviato a giudizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e abuso d’ufficio.
Secondo le ipotesi della magistratura, Scavone, nella qualità di manager dell’Asp catanese, avrebbe avallato il procedimento burocratico che ha consentito di affidare senza gara un appalto milionario alla società partecipata da Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice Anna Finocchiaro.
Scavone si difende sottolineando di aver “soltanto trasferito alla Regione l’idea progettuale di informatizzare il Presidio sanitario di Giarre”. In questo modo però – secondo gli inquirenti – avrebbe favorito l’impresa, tanto che anche il marito della Finocchiaro è imputato nello stesso processo.
Scavone è stato anche condannato dalla Corte dei Conti con l’accusa di aver provocato un danno erariale da quasi 400mila euro, si difende sottolineando di aver nominato “i migliori esperti della pubblica amministrazione che hanno portato benefici economici all’azienda”.
In Commissione di vigilanza Scavone non è rimasto a guardare, ha presentato un emendamento chiedendo che parte del canone venga destinato alle televisioni private. Resta sempre aperto un interrogativo: è opportuno che un imputato di truffa aggravata ai danni dello Stato vigili su un’azienda dello Stato? Scavone non pensa sia uno scandalo e ripone fiducia nella magistratura. Fonte
INCHIESTA FONSAI: NUOVA INTERCETTAZIONE ALFANO/LIGRESTI
L’intercettazione, che emerge dopo la nuova chiusura del filone d’indagine del pm di Milano Luigi Orsi, è relativa al 28 maggio 2011 e nella breve conversazione tra i due si fa riferimento a una cena a Roma e a un appartamento. All’epoca il vicepremier era ministro della Giustizia del governo Berlusconi
Dopo il caso Cancellieri-Ligresti potrebbe scoppiare un caso Alfano-Ligresti. C’è anche una telefonata tra l’attuale ministro dell’Interno Angelino Alfano e Salvatore Ligresti, l’ex patron di Fonsai sotto processo a Torino e indagato a Milano. Ed è proprio dal capoluogo lombardo che indaga sui trust lussemburghesi che sarebbero riconducibili all’imprednitore che spunta una conversazione che è stata captata dalla polizia giudiziaria. Si parla di organizzare una cena e anche una casa.
Dalle carte milanesi era anche emerso che don Salvatore era stato a colloquio con Silvio Berlusconi per raccomandare la Cancellieri che avrebbe voluto rimanere nel suo incarico di prefetto prima di essere chiamata da Mario Monti al governo. Sulla telefonata interviene anche il segretario del Partito democratico Matteo Renzi a cui viene chiesto perché i ministri della Giustizia sono sempre al telefono coi Ligresti? “Ottima domanda da girare a loro”, replica su Twitter il sindaco di Firenze. La telefonata, che dura 2 minuti e 27 secondi, è avvenuta alle 19.42 del 28 maggio di due anni fa, quando non si sapeva ancora dell’indagine aperta nei confronti di Ligresti. FONTE