LA FINANZA INDAGA SUL MINISTERO DALLA DI GIROLAMO. INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA SUI FONDI UE & NOMINE
ROMA — Dove finiscono i soldi dell’agricoltura italiana? A chi Nunzia De Girolamo, e prima di lei gli altri ministri che si sono seduti su quella poltrona, concede i miliardi di euro che ogni anno arrivano dall’Europa per i produttori di casa nostra? È attorno a queste due domande che si muove un’indagine molto delicata della guardia di Finanza di Roma che, ancora qualche giorno fa, per acquisire documenti, fatture, mandati di pagamento, verbali di gare d’appalto ha bussato alle porte del ministero dell’Agricoltura e dell’Agea, la società controllata al 51 per cento, che ha il compito di erogare proprio i fondi. L’agenzia, cioè, dove la De Girolamo ha posizionato alcuni suoi fidati collaboratori. Il sospetto è che per anni, e fino a oggi, un’associazione a delinquere abbia lavorato di nascosto per ingannare l’Unione europea e frodare milioni e milioni di euro.
Il tema sono i Pac, i contributi destinati a sostenere chi in Italia coltiva la terra e alleva bestiame. Le cifre che ballano sono elevatissime: dal 2007 al 2013 sono arrivati da Strasburgo 8,9 miliardi di euro. A novembre sono stati ripartiti quelli per il periodo 2014-2020, e per l’Italia ci sono 44 miliardi. Insomma, una montagna di denaro. In parte gestita direttamente dell’Unione europea che sceglie che tipo di produzioni sovvenzionare. Un’altra parte però è in capo allo Stato che decide quali sono le priorità: in queste settimane sono arrivate al ministero richieste perché non vengano privilegiati alcuni territori a svantaggio di altri. Perché tra le regioni più “fortunate” ci sarebbe proprio la Campania, terra da cui proviene e ha il feudo elettorale la De Girolamo.
«Le nomine — spiega Enzo Lavarra, responsabile agricoltura del Pd — che il ministro ha fatto all’Agea sono assolutamente inadeguate. Serve gente esperta e invece…». Il riferimento è a Giovanni Mainolfi, generale della Finanza, scelto proprio per «mettere ordine nell’agenzia». Il problema è che Mainolfi è indagato nell’inchiesta sulla P4 ed è più volte citato in quella della P3, come «persona vicina ad Alfonso Papa e Pasquale Lombardi», il politico e faccendiere campano che secondo la procura di Napoli avrebbero organizzato un’associazione segreta per pilotare appalti e concorsi. Lombardi conosce bene Nicola de Girolamo, padre del ministro. Nel 2003 fu nominato nel comitato di sorveglianza del Consorzio agricolo di Benevento dove Nicola era direttore. E lo è ancora tuttora, nonostante sua figlia, il ministro, sia in qualche modo il suo controllore. «Ma mai farò interventi diretti» ha giurato lei.
Tornando all’Agea, la preoccupazione del ministro nasceva dai continui ingressi dei finanzieri del Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie, guidati dal generale Bruno Bartoloni, che stanno portando avanti l’inchiesta della procura di Roma. Il fascicolo non è contro ignoti, ma i nomi iscritti sono al momento top secret. Certo è però che l’indagine si muove in due direzioni: la prima riguarda il monte dei contributi, che spesso invece di finire ai produttori si perdono nei meandri della burocrazia interna tra appalti e software milionari mai realizzati. La seconda ha come oggetto un buco di 50 milioni: l’Agea nel corso dal 1999 al 2012 anni ha riscontrato una serie di irregolarità nella gestione dei fondi comunitari, quantificati dalla Corte dei Conti in 1,9 miliardi di rettifiche finanziare che l’Italia ha dovuto restituire. Secondo i finanzieri, però, l’Agea non ha rendicontato con regolarità ai revisori a Bruxelles. Risultato, l’Unione potrebbe bloccare i nuovi finanziamenti.
Non solo. Sotto osservazione è finita anche la Sin (il direttore generale nominato è Antonio Tozzi, ex fidanzato di Nunzia), una delle agenzie satellite dell’Agea, che ha il compito di gestire il sistema informativo tra il ministero e le singole Regioni. Non a caso tra i soci di Agea in questo progetto figurano anche Finmeccanica e Ibm. Ma c’è soprattutto Almaviva, un’azienda che — come segnalato dall’Espresso — vince nel 2007 un appalto da 1,1 miliardi di euro in cambio di servizi informatici fino al 2016. «Un servizio scadente» ha denunciato alla procura il deputato del Pd, Ernesto Carbone, epurato dalla Sin di cui è stato presidente fino ad aprile. Carbone è accusato di spese pazze. Ma lui ha ribaltato il tavolo denunciando appunto il mal funzionamento del software e la cattiva gestione dei vecchi amministratori. FONTE
TORINO, Altri guai per la Bresso: rinviata a giudizio per firme false la presidente di una lista a suo sostegno
L’esultanza per la sentenza del Tar forse non durerà a lungo, per Mercedes Bresso e il centro-sinistra torinese. Roberto Cota ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, l’annullamento della proclamazione degli eletti previsto dal primo grado di giudizio rimane quindi in stand-by. Il Consiglio di Stato potrebbe confermare la decisione del Tar, decidendo addirittura di far cadere una giunta pochi mesi prima della naturale scadenza del mandato. Ma nel ricorso presentato da Cota, assistito dall’avvocato Angelo Clarizia, c’è un asso nella manica: le firme false delle liste a sostegno di Mercedes Bresso.
Se il Tar ha stabilito di invalidare la proclamazione degli eletti a causa della condanna penale definitiva inflitta a Michele Giovine, dei Pensionati per Cota, per firme false, il Consiglio di Stato dovrà tenere conto che i circa 15.000 voti presi da Giovine nella circoscrizione di Torino non sono stati decisivi per la vittoria del centro-destra alle regionali 2010. Dal computo, infatti, si dovranno togliere anche le 12.000 preferenze racimolate dalla lista Invalidi e Pensionati per Bresso, avendo il tribunale di Torino disposto la cancellazione di tutte le liste “Pensionati e Invalidi per Bresso” che fanno riferimento a Luigina Staunovo Polacco. Per lo stesso motivo: firme false.
Ma c’è una novità, di oggi: la stessa Luigina Staunovo Polacco, presidente della lista Invalidi e Pensionati per Bresso, è stata rinviata a giudizio al termine dell’udienza preliminare che si è svolta stamane al Palazzo di Giustizia di Torino.
Marco Di Silvestro, uno degli autenticatori, aveva già patteggiato la condanna per la medesima accusa. Ora tocca alla Staunovo Polacco: il processo si aprirà il 19 giugno.
Il Consiglio di Stato dovrà tenerne conto. Così come il centro-sinistra locale, che troppo frettolosamente ha tentato di far passare ai suoi elettori i messaggi di “elezioni irregolari” e “vittoria illegittima di Cota”.
Chi di firme false ferisce, di firme false perisce. FONTE
Il Pentagono lascia a terra gli F-35: software inaffidabile
Una relazione del Dipartimento di Stato americano mette in guardia circa i rischi legati all’affidabilità del software montato sui caccia F-35. L’anticipazione arriva dall’agenzia Reuters e rappresenta una doccia fredda per la Lockeed Martin che appena un mese fa aveva festeggiato l’uscita dalla fabbrica di Forth Worth in Texas del centesimo F-35 Lightning II, il cacciabombardiere supertecnologico per il quale anche il governo italiano ha stanziato 13 miliardi di euro.
Non è la prima volta che il Pentagono mette i bastoni tra le ali al progetto F-35 con cui l’azienda di ingegneria aerospaziale anglo-americana Lockeed Martin prevede di conquistare i cieli di tutto il mondo. L’ultimo rapporto porta la firma di Michael Gilmore, direttore delle prove e valutazioni operative del Dipartimento della Difesa Usa, in pratica, il capo dei test sulle nuove armi di cui l’esercito americano si appresta a dotarsi. Gilmore è un’autorità al di sopra di ogni sospetto in materia di armamenti. Da molto tempo, però, si è dichiarato critico sul programma di armamento del Pentagono che prevede una spesa di 392 miliardi di dollari per gli F-35 Joint Strike Fighter.
Nella sua relazione, che non fa che confermare i dubbi espressi in passato, Gilmore inserisce una critica dettagliata delle sfide tecniche che il caccia della Lockeed deve ancora affrontare. E focalizza la sua attenzione sulla performance del software che dovrà guidare gli F-35, definita letteralmente “inaccettabile”. Secondo quanto riportato dalla Reuters, il rapporto prevede un ritardo di 13 mesi, necessari al Corpo dei Marines per completare i test del software Block 2B.
Gli F-35, dunque, dovrebbero prendere il volo con la bandiera a stelle e strisce solo nel luglio 2016, non più a metà del 2015 come previsto. Ma non è tutto, perché la relazione di Gilmore, che dovrebbe essere spedita in questi giorni al Congresso, afferma che l’F-35 si è rivelato meno affidabile di quanto ci si potesse aspettare, con problemi di manutenzione e, dulcis in fundo, vulnerabile persino alle scintille provocate dal lancio dei missili. Praticamente un colabrodo da miliardi di euro.
Intanto, in Italia, nello stabilimento della Alenia di Cameri, in provincia di Novara, si cerca di esorcizzare gli innumerevoli incidenti di percorso degli F-35 pensando ad utilizzare i 535,4 mln di euro garantiti dal governo per il 2014. A Cameri è stato investito quasi un miliardo per permettere allo stabilimento Faco di produrre 131 F-35 per l’Italia e 85 per l’Olanda. Allo stato dei fatti il governo Monti ha ridotto a 90 il numero degli esemplari italiani, e anche gli olandesi hanno diminuito le ordinazioni a soli 37 velivoli. Ma il numero di F-35 che effettivamente diverranno italiani resta ancora un mistero.
Nel nostro paese è in atto uno scontro all’arma bianca tra parlamento e ministero della Difesa. L’estate scorsa l’aula di Montecitorio aveva approvato alcune mozioni che impegnavano il governo Letta a non “procedere a nessuna fase di ulteriori acquisizioni di F-35 senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. Posizione opposta quella enunciata dal Consiglio supremo di Difesa, presieduto dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, che aveva sostenuto la “competenza esclusiva” del governo in materia di Difesa. Al momento, dunque, resta valido il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2013-2015 che prevede 12 mld e 750 mln per il progetto F-35. Ma, alla luce della posizione dell’opinione pubblica (pseudo pacifista), della crisi economica e dei difetti di progettazione degli F-35, è logico aspettarsi un ulteriore ridimensionamento delle ordinazioni. FONTE
Indagato Mastrapasqua, l’accusa: “Cartelle cliniche truccate per gonfiare i rimborsi”
Secondo gli inquirenti l’ospedale Israelitico diretto dal presidente dell’Insp avrebbe percepito realizzato illeciti per 85 miloni
Antonio Mastrapasqua, il presidente dell’Inps. è indagato dalla procura di Roma per una storia di cartelle gonfiate per portare a casa maggiori rimborsi all’ospedale Israelita, di cui è direttore generale. Secono quanto scrive Repubblica per il Nas di Roma tra il 2006 e il 2009 l’Ospedale Israelitico da lui diretto dal 2001 ha presentato oltre dodicimila schede di dimissione taroccate alla Regione Lazio per ottenere circa 13 milioni di euro di rimborsi “non esigibili”. Al vaglio degli inquirenti ch’è pure la cessione all’Inps di una parte di questo credito “non esigibile” servita a sanare i conti della struttura romana. Manovra che sarebbe strata “pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua”. Per gli inquirenti l’ospedale avrebbe avuto un “ingiusto vantaggio patrimoniale di 71,3 milioni di euro tra il 2011 e il 2013.
La vicenda – L’indagine si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. “E dunque – scrive Repubblica – migliaia di semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell’Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia”. Nel luglio dello scorso anno sulla scrivania del governatore Zingaretti è arrivato il rapporto dell’Agenzia di Controllo della Sanità sull’ospedale israelitico che ha certificato un 94% di ricoveri incongrui e inappropriati. Mastrapasqua è stato interrogato in gran segreto e ha respinto tutte le accuse. Mastrapasqua è arrivato alla direzione generale dell’ospedale Israelitico nel 2001, ha ristrutturato e riorganizzatol’azienda che era in crisi: in quattro anni i ricavi sono passati da 17 a 40 milioni di euro, nel 20’11 diventano 54. FONTE
DIMISSIONI SUBITO ECCO LE POLTRONE: – ADESSO TOCCA A MASTRAPASQUA
Presidente – istituto Nazionale per la Previdenza Sociale Presidente – Equitalia Sud s.p.a. Presidente – IDeA FIMIT SGR s.p.a. Vice Presidente – Equitalia s.p.a. Vice Presidente – Equitalia Nord s.p.a. Vice Presidente – Equitalia Centro s.p.a. Amministratore Delegato – Italia Previdenza s.p.a. Direttore Generale – Ospedale Israelitico Presidente del Collegio Sindacale – Aeroporti di Roma Engineering s.p.a. Presidente del Collegio Sindacale – Aquadrome s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Cons. Cert. Qualita’ Impianti Presidente del Collegio Sindacale – EMSA Servizi s.p.a. (in liquidazione) Presidente del Collegio Sindacale – Eur Congressi Roma s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Eur Power s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Eur Tel s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Fondetir Fondo Pensione Complementare Dirigenti Presidente del Collegio Sindacale – Groma s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Italia Evolution s.p.a. (in liquidazione) Presidente del Collegio Sindacale – Mediterranean Nautilus Italy s.p.a. Presidente del Collegio Sindacale – Quadrifoglio Immobiliare s.r.l. Presidente del Collegio Sindacale – Rete Autostrade Mediterranee s.p.a. Presidente del Collegio Sindacale – Telecontact Center s.p.a. Presidente del Collegio Sindacale – Telenergia s.r.l. Sindaco Effettivo – Autostrade per l’Italia s.p.a. Sindaco Effettivo – Autostar Holdeing s.p.a. Sindaco Effettivo – CONI Servizi s.p.a. Sindaco Effettivo – Fandango s.r.l. Sindaco Effettivo – Loquenda s.p.a. Sindaco Effettivo – Pa.th.net s.p.a. Sindaco Effettivo – Terotec Sindaco Effettivo – Spiral Tools s.p.a. Sindaco Effettivo – Pastificio Bettini Zannetto s.p.a. Sindaco Effettivo – Consorzio Elis per la Formazione Professionale Superiore Sindaco Supplente – Telecom Italia Media s.p.a. Revisore – Almaviva s.p.a. Consigliere di Gestione – Centro Sanità s.p.a. Liquidatore – Office Automation Products s.r.l..
Presidio dinanzi Termovalorizzatore, i comitati chiedono risposte
25/01/2914 ACERRA – Assemblea di comitati ambientalisti, agricoltori e cittadini questa mattina presso l’inceneritore di Acerra, a seguito delle ultime notizie diffuse in merito al conferimento e all’incenerimento delle Ecoballe provenienti da Ercolano. Presenti il Movimento 5 stelle Acerra, Donne del 29 Agosto, Acerra Anno Zero, Laboratorio Aprile, Osis, Guardie Ambientali, Volontari per Francesco, esponenti dei gruppi degli Agricoltori e cittadini di Giugliano e paesi limitrofi, pochi invece gli acerrani. Tutti uniti sotto il nome di Presidio del 25 gennaio per manifestare il proprio dissenso alla combustione di rifiuti indifferenziati.
In tutto un centianaio di manifestanti che hanno bloccato il passaggio dei camion in procinto di conferire nel termovalorizzatore. L’ispezione fatta qualche giorno fa alla presenza del Senatore 5 stelle Bartolomeo Pepe, ha indignato tutti, la preoccupazione principale è che possano arrivare nella struttura altre migliaia di rifiuti indifferenziati provenienti da Giugliano e Ferrandelle. Dopo cinque anni dalla messa in funzione del termovalorizzatore, che avrebbe dovuto bruciare solo CDR a norma di legge, siamo di nuovo punto e capo e le motivazioni sempre le stesse. Si richiedono controlli mirati, per ora assenti, si rivendical’Osservatorio ambientale di cui ad oggi nessuna traccia e si contestano le centraline per il controllo delle emissioni ad oggi inattive.
A manifestare, questa volta, anche gli agricoltori messi in ginocchio a causa delle difficoltà che incontrano quotidianamente a vendere i loro prodotti. La protesta,di matrice pacifica, attende ora riscontri ed incontri con gli organi di compentenza per cercare di chiarire e risolvere in modo concreto la questione della combustione di rifiuti indifferenziati, tra cui plastiche di vario genere, pneumatici, residui ospedalieri, stoffe e matieriale vario in genere. Ancora una volta ci si attende dalla popolazione, chiamata in causa ad agire concretamente, un coinvolgimento emotivo ed una presa di coscienza forte alla luce anche degli ultimi eventi drammatici, tra cui la morte del Maresciallo Liguori. (di lina d’angelo) FONTE
TIZIANO FERRO, CONFERMATE LE ACCUSE PER EVASIONE FISCALE: “DEVE PAGARE 3 MILIONI DI EURO DI TASSE”
ROMA – Guai in vista per Tiziano Ferro a cui sono state confermate le accuse per evasione fiscale. L’importo ammonterebbe a circa 3 milioni di eruo che il cantante avrebbe sottratto al fisco.
La commissione Tributaria regionale ha respinto il ricorso di Ferro e confermato le sentenze di primo grado che stabilivano la fittizietà della residenza all’estero del cantante negli anni 2006, 2007 e 2008 condannandolo a pagare le spese processuali. FONTE
La curcuma come alternativa naturale ai farmaci per combattere l’artrite
La curcuma è una delle spezie più conosciute e utilizzate per le sue proprietà benefiche.
Sono ormai diversi gli studi che certificano i vantaggi derivanti dal consumo regolare di questa spezia, valido aiuto per combattere il diabete e le infiammazioni e sempre più utilizzata anche nella cosmetica, come base per creme e detergenti che sfruttano le sue proprietà antinvecchiamento.
Oggi, vogliamo soffermarci in particolare sulle sue capacità antinfiammatorie che la rendono un valido sostituti di alcuni farmaci steroidei come il cortisone.
Secondo uno studio, pubblicato a marzo del 2012 sulla rivista Phytotherapy Research, la curcumina sarebbe un’alternativa sicura, naturale ed efficace alla terapia farmacologica utilizzata per il trattamento dell’artrite reumatoide.
L’artrite reumatoide, ne abbiamo già parlato, è una malattia autoimmune dolorosa e debilitante che, se non trattata adeguatamente, può portare a una perdita sostanziale di mobilità e funzionalità. Uno dei suoi segni caratteristici è la progressiva deformazione delle articolazioni flessibili nelle dita, ma non si deve sottovalutare il suo potere di influenzare tessuti e organi, contribuendo alla formazione di infiammazioni croniche.
curcuma La curcuma come alternativa naturale ai farmaci per combattere l’artrite
Il trattamento standard di questa malattia implica spesso l’uso di farmaci antidolorifici e anti-infiammatori, destinati a sopprimere i sintomi ma a non far regredire o alterare il decorso della malattia. In alcuni casi, quelli più gravi, viene utilizzata una classe di farmaci con effetti collaterali molto pesanti.
Nello studio condotto dall’American College of Rheumatology, 45 pazienti a cui era stata diagnosticata l’artrite reumatoide sono stati divisi in tre gruppi di controllo, trattati rispettivamente con curcumina (500 mg), con un farmaco FANS e con la combinazione delle due.
La curcumina, come abbiamo avuto modo di vedere, è il componente attivo più studiato della curcuma e attribuisce a questa radice il suo tipico colore. Il farmaco antinfiammatorio steroideo utilizzato, invece, è uno dei farmaci più diffusi per il trattamento di questa forma di artrite.
Sorprendentemente, i ricercatori hanno trovato che il gruppo che assumeva curcumina mostrava la più alta percentuale di miglioramento nella DAS, un indice di valutazione dell’attività dell’artrite reumatoide misurato in parte in base al numero di articolazioni dolenti, in parte al numero di quelle tumefatte e al complessivo stato di salute del paziente. I punteggi ottenuti sono risultati in maniera significativa migliori rispetto a quelli registrati dal gruppo a cui era stato somministrato solo il farmaco FANS.
Ancora più importante, è che il trattamento effettuato usando la curcumina è risultato più sicuro e privo di effetti collaterali.
I ricercatori hanno così commentato i risultati ottenuti: “Il nostro studio fornisce la prima prova per la sicurezza e la superiorità del trattamento curcumina in pazienti con AR attiva , e sottolinea la necessità di future sperimentazioni su larga scala per convalidare questi risultati nei pazienti con artrite reumatoide e altre condizioni artritiche”.
Ricordiamo che nella formazione dell’artrite gioca un ruolo fondamentale anche la nostra alimentazione. David Getoff, vicepresidente della Price-Pottenger Nutrition Foundation e nutrizionista clinico certificato, ritiene che il consumo frequente degli allergeni alimentari più comuni – come il grano o la soia, così come lo zucchero, o qualsiasi cosa che si converte rapidamente in zucchero – possa promuovere l’infiammazione. FONTE
Varese, Forza Italia contro la cittadinanza onoraria a Berlusconi
Al momento del voto, i consiglieri forzisti si sono alzati in gruppo e hanno lasciato l’aula.
A Varese devono essersi un po’ confusi quando Silvio Berlusconi e Angelino Alfano hanno diviso i propri destini. E così, quando un consigliere ex Pdl poi passato a Ncd, Piero Galparoli, ha presentato una proposta per concedere la cittadinanza onoraria al Cavaliere, i suoi primi oppositori sono stati proprio gli ex colleghi confluiti in Forza Italia. La sera del 23 gennaio, al momento del voto, i consiglieri forzisti si sono alzati in gruppo e hanno lasciato l’aula. La maggioranza, composta da Lega, Fi e Ncd si è spaccata non senza suscitare una qualche ilarità.
Il capogruppo forzista Ciro Grassia ha spiegato che per diventare cittadini onorari occorre avere meriti specifici legati al territorio:
“Le cittadinanze onorarie a chicchessia e in particolare a personaggi come Silvio Berlusconi – ha detto – non possono essere discusse in una sede come quella del consiglio comunale poiché stravolgerebbe anche il senso vero della cittadinanza onoraria”.
L’episodio però, assicurano, non scalfisce comunque il sostegno del gruppo al leader di Forza Italia. Roberto Puricelli, coordinatore cittadino, puntualizza:
“Da sempre seguiamo il presidente e abbiamo stima di lui e come sempre gli siamo vicino per la persecuzione di cui è stato vittima. Credo semplicemente che proposte simili siano fuori luogo in questo momento, quando ci sono problematiche più urgenti da affrontare”.
Se non fosse che l’incoerenza dei varesini ha dato il la a chi come il consigliere regionale Raffaele Cattaneo, di Ncd, era già sul piede di guerra. Sulla sua pagina Facebook ha scritto:
“La proposta aveva soprattutto un significato politico – ha scritto – un atto di omaggio e considerazione verso colui che negli ultimi 20 anni ha consentito all’area moderata italiana di avere una rappresentanza politica forte. Viene dunque da domandarsi: chi sono i veri berlusconiani? Coloro che, con fare invero un po’ servile e modi talvolta da cameriere, si affrettano a parole sempre a incensare Berlusconi per poi non sapere o volere dare seguito con atti politici responsabili a tali dichiarazioni o coloro che nelle valutazioni verbali distinguono ma nei fatti politici sono coerenti? Quanto accaduto nel consiglio comunale di Varese dice con chiarezza che si può essere berlusconiani anche nel Nuovo centrodestra”. FONTE