La figura di merda di Renzi con Martin Schultz al Parlamento Europeo
Guardate come siamo rappresentati al Parlamento Europeo dall’attuale nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi, L’ennesima Figura da poveracci sbeffeggiati sempre da chi anni fa riprese anche Berlusconi il quale anzichè portare a conoscenza i veri problemi dell’Italia Vaneggiava di tutt’altro. Il giornale Francese Petit Journal,in questo video mette in scena un divertente siparietto sul comportamento Bizzarro di RENZI, che se ne fosse a conoscenza il Regista di Mister Been, taglierebbe sicuramente qualche parte di un suo film in produzione con la’ttore di Mister Been, per inserire alcune di queste scene da film comico. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, all’indomani dell’incontro per la chiusura del semestre europeo a guida Italiana, il Politico della Germania, si vede imbarazzato dal comportamento infantile e nello stesso comico, se cosi si può definire, per un politico ad un ricevimento ufficiale. Shultz è costretto a subire prima un suo ritardo,poi telefonate, inaspettate, salfie con il pubblico e per finire si fa pizzicare a colloquio fra sbadigli e smartphone, che dire, dovrebbe cambiare regista! VIDEO:
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e intanto…. zitti zitti…
Il gioco si fa a quattro. Per “ridare un governo stabile alla Valle d’Aosta” ma anche in vista delle prossime elezioni comunali, Union Valdôtaine, Stella Alpina, Union Valdôtaine Progressiste e Partito Democratico “prendono atto della necessità di valutare un percorso di confronto, previo mandato dei rispettivi organi interni ad ogni forza politica, nel rispetto dei differents niveaux”. A scriverlo in una nota congiunta sono i quattro presidenti dei movimenti – Ennio Pastoret, Maurizio Martin, Alessia Favre e Fulvio Centoz – ricordando, come tappe fondamentali dell’apertura al dialogo, “la recente approvazione della legge elettorale sui comuni e l’azzeramento dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Valle”. Resta alla finestra Alpe, grande assente peraltro alla Costituente dei progressisti.
IL GRANDE INCIUCIO!!!
Il presidente che ogni nazione dovrebbe avere: tutti i giovani devono sapere
Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay, è stato un esempio da imitare, ogni nazione dovrebbe avere un presidente come lo è stato Pepe Mujica per questa nazione. Esce finalmente il libro del leader, di un piccolo paese SudAmericano, più amato dai popoli, che susciterà sicuramente moltissima attenzione in Occidente. In questo video in una conferenza in Ecuador MUJICA, allerta il mondo intero nella sua corsa sfrenata al consumismo, dove se non si prendono immediati provvedimenti, sulla situazione attuale come gli enormi sprechi con la folle corsa al consumo sfrenato, che sta portando un enorme minaccia all’ambiente e la debolezza di una classe politica globale nell’affrontare temi come quelli della fame nel mondo, sensibilizzando soprattutto i giovani su queste tematiche. Ecco perchè suscita tanto scalpore nel mondo occidentale dove tutto questo già sta avvenendo. E prima che conduca questo modo di agire di una classe politica globale sempre più ispirata a soddisfare il suo benessere, porterà tutti alla Catastrofe se non si punta lo sguardo a migliorare le condizioni di vita del proprio popolo. VIDEO:
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Controsenso: l’inarrestabile avanzata Islamica, che ha raddoppiato in un solo anno il suo territorio, è finanziata indirettamente dai suoi avversari
In pochi mesi lo Stato Islamico ha raddoppiato i territori sotto la propria influenza: un terzo del paese sotto al-Baghdadi, che ne ha strappato il controllo non a Damasco ma alle opposizioni rivali.
«Voci infondate». Così il ministro degli Esteri Gentiloni ha bollato ieri le notizie che giovedì sera giravano tra i media arabi, prontamente riprese da quelli italiani: il pagamento di un riscatto da 12 milioni di dollari ai qaedisti di al-Nusra per riavere indietro Greta e Vanessa. Il governo italiano ci tiene a sottolineare che Roma «rispetta le regole internazionali», ovvero il divieto a versare tali somme nelle casse di gruppi terroristici in cambio della vita di propri cittadini.
Una pratica comune a molti governi occidentali, ma malvista da altri che la ritengono il migliore degli incoraggiamenti ad altri rapimenti e, soprattutto, un concreto aiuto alla causa jihadista: secondo un’indagine del New York Times dello scorso anno, dal 2008 al 2014 gruppi-satellite di al Qaeda avrebbe incassato 125 milioni di dollari in riscatti.
Difficile quantificare con esattezza quelli finiti nelle casse dello Stato Islamico, organizzazione che gode di una ricchezza senza precedenti, con entrate giornaliere che sfiorano i 3 milioni di dollari grazie alla vendita sottobanco di greggio siriano e iracheno. Secondo calcoli dei servizi segreti Usa di novembre, l’Isis si sarebbe garantito con i riscatti 45 milioni di dollari in pochi mesi.
L’incalcolabile ricchezza finanziaria di cui fa vanto il califfo al-Baghdadi spiega in parte – insieme al potente messaggio di propaganda – le conquiste finora registrate sul terreno: dopo aver occupato in pochi mesi un terzo dell’Iraq, l’Isis sta per archiviare l’identico obiettivo anche in Siria. Nonostante i 790 raid aerei della coalizione internazionale, lo Stato Islamico continua ad espandersi, mangiando territorio non al governo Assad ma alle opposizioni moderate e islamiste rivali.
Oggi le zone siriane sotto l’influenza dell’Isis sono il doppio di quanto non fossero prima dell’inizio dell’operazione militare occidentale. Ormai a soli 30 km da Aleppo, il gruppo controlla quasi per intero le regioni nord-orientali della Siria, da cui ha allontanato con la forza i ribelli che da quattro anni combattono Damasco. La strategia è semplice e efficace: dopo aver assunto il controllo delle zone rurali delle province a est, come una macchia d’olio l’Isis si è allargato a nord, verso il Kurdistan siriano, e a ovest verso le grandi città, Raqqa in primis. Oggi gli islamisti di al-Baghdadi controllano ampie porzioni del deserto di Homs, a sud di Aleppo, sempre più vicina.
Il sogno del califfato che si avvera? A guardare la mappa, parrebbe di sì: il corridoio di terre immaginato da al-Baghdadi, dalla provincia orientale irachena di Diyala alla città siriana di Aleppo, è quasi interamente in mano allo Stato Islamico. Che punta ora al “lontano ovest”: con sacche di miliziani lungo il confine con il Libano e un migliaio di infiltrati nel paese dei Cedri, nella regione di Qalamoun, al-Baghdadi sembra pronto al grande balzo, che potrebbe concretizzarsi se Aleppo dovesse cadere.
A frenarne – in parte – l’avanzata verso il nord e il confine con la Siria sono le comunità kurde: alcune sono finite sotto lo stivale jihadista, ma molte altre si contendono con l’Isis il controllo del territorio combattendo in prima linea, strada per strada.
Non fanno invece il loro dovere gli altri nemici giurati dell’Isis: la coalizione non gode di buoni contatti sul terreno, a differenza dell’Iraq, dove l’esercito di Baghdad e i peshmerga forniscono serie informazioni di intelligence. Il principale alleato Usa, l’Esercito Libero Siriano, ha perso in pochi mesi quasi la metà dei territori che controllava a metà 2014, a favore dell’Isis. Assenti sul campo di battaglia, quasi del tutto insignificanti sul piano diplomatico, le opposizioni moderate non possono assolvere al compito di stivale sul terreno di Washington.
Le conseguenze sono visibili a tutti: l’inarrestabile avanzata islamista è foraggiata indirettamente dai suoi stessi avversari. Fonte