Sondaggio, M5s “partito pigliatutti”: piace agli elettori di sinistra come ai leghisti, a operai e imprenditori
10/04/2017 – Il 15% degli elettori del Movimento 5 stelle si dicono vicini a Sinistra italiana, il 20% alla Lega Nord. Ma c’è anche un 7% affine al Pd e un 10% a Forza Italia. È la fotografia del bacino elettorale variegato con cui devono fare i conti Grillo e Casaleggio, ma anche il frutto di un programma per scelta eterogeneo e mai troppo specifico. Tutti i partiti tendono ormai da anni al modello del catch-all party, definizione coniata da Otto Kirchheimer nel 1966 poi tradotta in “partiti pigliatutti”, ma, stando ai dati raccolti dall’indagine ‘Atlante politico-Demos & Pi’ e pubblicati da La Repubblica, i Cinquestelle sono quelli che ci sono riusciti meglio di tutti.
La situazione è simile anche se si guarda agli elettori di altri partiti che però vedono di buon occhio il M5s. Se un 27% vota Fratelli d’Italia o altri partiti di estrema destra, un altro 23% vota più a sinistra del Pd. Ma c’è anche un 11% che invece si dichiara elettore di centro eppure vicino al Movimento. Tutto va nello schema dell’idea politica nata da Gianroberto Casaleggio e portata avanti dal figlio Davide, che ha trovato una nuova espressione sabato scorso nell’incontro di Ivrea, dove i Cinquestelle hanno voluto dimostrare di avere un loro programma per il futuro dell’Italia e una loro credibilità, attrattiva per tutti.
La presenza a Ivrea di super-esperti, ceo e delegati di aziende, dimostra la capacità del M5s di raccogliere consensi ampi e superiori alla media in tutti i settori sociali. Gli elettori di Grillo sono più lavoratori autonomi e imprenditori (14%) che disoccupati (12%). Poi ci sono studenti (10%) e operai (14%), ma anche una buona fetta di insegnanti e impiegati. E il modello potrebbe anche reggere nel tempo: i Cinquestelle piacciono principalmente a chi ha tra i 30 e i 44 anni (41%), ma riscuotono più successo di tutti tra i giovanissimi (18-29 anni), che sono il 21% dei suoi elettori. Se per Pd e Fi la quota di voti che arrivano dagli over 65 è del 34 e del 38 per cento, rappresenta invece solo il 10% del bacino elettorale M5s. – FONTE
‘Ndrangheta in Emilia, “Carlo Giovanardi indagato per rivelazione di segreti d’ufficio e minaccia”
10/04/2017 – Inchiesta Aemilia, l’Antimafia indaga sul senatore Carlo Giovanardi. Indagato dalla Direzione Antimafia regionale per concorso con pubblici funzionari e imprenditori locali per rivelazioni di segreti d’ufficio e violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. Per Giovanardi è stata proposta anche l’articolo 7 della legge 203/1991, ossia l’aggravante del metodo mafioso.
L’avviso di garanzia è espressione della massima tutela verso l’indagato, che in qualità di senatore della Repubblica ha anche maggiori tutele proprio perché rappresentante delle Istituzioni. Nei prossimi giorni, infatti, ci sarà un’udienza davanti al Gip per decidere se le intercettazioni telefoniche e i tabulati agli atti dei carabinieri di Modena, che hanno seguito tutte le indagini dell’inchiesta Aemilia, possano essere utilizzati. L’atto, notificato nei giorni scorsi al senatore, si inserisce nel terzo filone dell’inchiesta Aemilia, quella che riguarda la Prefettura di Modena e il metodo di iscrizione alla white list post sisma. Giovanardi, è ormai risaputo, è stato tra i principali oppositori delle white list che annientavano le aziende del territorio, l’occupazione e l’indotto, sostenendo invece l’introduzione di un commissario che potesse garantire continuità alle aziende interdette per vicinanza, possibili condizionamenti mafiosi o addirittura infiltrate.
Ma per sostenere la battaglia della Bianchini Costruzioni prima, e della Ios poi il senatore, secondo i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, è andato troppo oltre. Perché Giovanardi, come dimostrerebbe uno dei video ripresi da Alessandro Bianchini durante una riunione con il senatore, aveva avuto contezza dei rapporti tra gli imprenditori sanfeliciani e la ‘ndrangheta quando viene informato del fatto che c’era un giro di fatture false con Giuseppe Giglio, il primo pentito dell’inchiesta, guidata dai carabinieri di Modena.
“Guardate – dice il senatore relativamente alla strategia da adottare con la Prefettura e le forze dell’ordine – che se siete candidi come agnellini potete stare tranquilli, ma se uno ha solo una pulce, andando a fare uno scontro frontale poi la pulce salta fuori”.
I Bianchini allora “confessano” e da quel momento Giovanardi dovrebbe prendere le distanze, ma non lo fa. Anzi, continua nel pressing su Prefettura, capo di Gabinetto (Mario Ventura, anche lui raggiunto da un avviso di garanzia), questore, comandante della Finanza e dei carabinieri, responsabile del Girer fino alle più alte cariche romane, compreso il prefetto Bruno Frattasi, a quei tempi direttore dell’Ufficio legislativo e Relazioni parlamentari.
Tutto, credono i magistrati Antimafia, con il solo intento di agevolare la Bianchini Costruzioni e la Ios del figlio Alessandro (indagato alla pari del padre), così come già fatto in precedenza e per altre aziende del territorio con metodi che arrivavano a scomodare alti gradi delle istituzioni e a ipotizzare trasferimenti date le sue entrature al ministero degli Interni. E in Prefettura, secondo il teorema della Dda e dei carabinieri del Reparto Operativo di Modena, c’era chi aiutava Giovanardi in questa strategia, passando informazioni riservate, quelle poi riprese anche da Alessandro Bianchini nell’ormai famoso video con il doganiere Giuseppe De Stavola. – fonte
Caso Consip, capitano dei carabinieri accusato di aver falsificato gli atti contro Tiziano Renzi
10/04/2017 – Un capitano del Noe, è inquisito dalla Procura di Roma perché avrebbe manipolato gli atti dell’inchiesta Consip. L’ufficiale Gianpaolo Scafarto è indagato per falso e è stato convocato in procura ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. In particolare avrebbe attribuito a Alfredo Romeo – tuttora in carcere per corruzione di un funzionario della Consip – la frase: «Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato» riferita a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.
Il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Mario Palazzi hanno disposto l’analisi di tutti i nastri e hanno scoperto che in realtà quella frase era stata pronunciata dall’ex parlamentare Italo Bocchino. Dunque, a differenza di quanto sostenuto nell’informativa trasmessa ai pubblici ministeri, non c’è alcuna prova che Romeo e Renzi si siano incontrati. «Sarebbe facile per me dire, essendo in corso una indagine per falso, ”eh avete visto”, niente di tutto questo. Io chiedo che tutti abbiano la più totale fiducia nella magistratura. La verità alla fine viene a galla. E se avete visto i politici tentare di nascondere le carte, noi siamo diversi. Massima fiducia nella magistratura, io non faccio nessun tipo di polemica», commenta Matteo Renzi durante la trasmissione «Porta a Porta».
Gli atti sarebbero stati falsificati, secondo l’accusa, anche attribuendo ai Servizi segreti un ruolo di pedinamento nei confronti degli investigatori dell’Arma. In realtà gli stessi carabinieri avevano accertato che la persona notata mentre venivano recuperati i “pizzini” nella spazzatura adiacente gli uffici della “Romeo Gestioni” era un cittadino residente nella stessa strada. Secondo la Procura sarebbe stato compiuto dunque un vero e proprio depistaggio prima della decisione, presa dagli stessi magistrati romani, di ritirare la delega al Noe e affidarla ai carabinieri del Comando Provinciale di Roma. – FONTE
Accordo politico per il salvataggio dell’Unità con assegnazione appalti Consip: Renzi minaccia Report
10/04/2017 – È vero che dietro il salvataggio de l’Unità, nel 2014, c’era un accordo politico che premiava l’imprenditore che l’ha rilevata, il costruttore milanese Massimo Pessina, con l’assegnazione di futuri appalti in Kazakistan? Ed è vero che, in questa storia, l’Eni ha giocato un ruolo essenziale? Matteo Renzi sceglie di non rispondere. Anzi. Minaccia querele. Eppure la vicenda riguarda anche i cronisti e i lettori de l’Unità – oggi in profonda crisi, con durissimi tagli all’orizzonte – oltre che l’intero Pd e il sistema degli appalti pubblici. E invece a Report invia poche righe, firmate da un avvocato: si tratta di notizie false, diffamatorie e calunniose, scrive il legale, annunciando “le opportune iniziative giudiziarie contro chi assumerà la responsabilità di avvalorarla e diffonderla”. E se l’intento era quello di bloccare l’inchiesta, firmata da Emanuele Bellano, l’obiettivo non è stato raggiunto: Report la trasmetterà questa sera.
el 2014 – ricostruisce Report – gli utili del gruppo Pessina crollano del 96%: le vecchie commesse sono quasi esaurite. L’Unità perde circa 400mila euro al mese: per Pessina non sembra l’investimento ideale. E invece decide di sedersi al tavolo delle trattative: vuole rilevarla. Report intervista un testimone – coperto dall’anonimato – che in quel periodo partecipa alla trattativa, con il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. “Quando eravamo al tavolo – dice il testimone – a Bonifazi dicevo: ‘Non sta in piedi: o il giornale fa 20mila copie oppure lasciamo perdere’. E lui: ‘No, si fa meglio, qui, là e su e giù…’. Guido era molto confidente su questa roba, era una sorta di merce di scambio”.
Il testimone parla di “merce di scambio” e cita Guido Stefanelli, socio di Pessina costruzioni, amministratore delegato de l’Unità. “I discorsi del tempo – continua – giravano intorno a una sorta di scambio politico, nel senso: mi fai la cortesia di…? e io ti farò la cortesia di…”. “Chi era?”, gli chiede il cronista. La risposta: “Bonifazi e Renzi”. E ancora: “Appalti con Eni?”. “Si diceva che c’erano interessi della Pessina in Kazakistan… case per tecnici e dirigenti. Nel complesso degli investimenti, i soldi persi da l’Unità, sono noccioline, rispetto a un affare di quel tipo”.
Notizia falsa, scrive l’ufficio legale, per conto di Renzi. Report intervista anche Matteo Fago, l’imprenditore che in quel periodo controllava l’Unità con il 51,2%. E che si vide rifiutare un’offerta da 10 milioni: “Ci fu un veto del Pd”, dice Fago. Che aggiunge: “Bonifazi mi diceva di fare un accordo per fare entrare Pessina. Ma il loro business plan faceva ridere, non poteva reggere”. E così Fago lascia perdere, mentre Pessina rileva l’Unità. Oggi, spiega l’ex direttore Sergio Staino, l’Unità vende 7mila copie al giorno. E di Pessina dice: “Penso che la sua azienda, lavorando molto all’estero, abbia visto nel governo Renzi, che all’estero guardava molto, un elemento di facilitazione. Non c’è nulla di male”. Fago dice di aver incontrato Stefanelli e racconta: “Era tornato da un viaggio in Kazakistan… disse che aveva visto una roba dell’Eni, che doveva costruire ville per l’Eni…”.
In effetti, scopre Report, il gruppo Pessina, con la società “Pessina costruzioni Kz”, oggi lavora in Kazakistan per il Consorzio Kpo, controllato da Shell ed Eni, entrambe impegnate nella gestione dell’enorme giacimento di petrolio e gas di Karachaganak. Ma quando nasce la società “Pessina costruzioni Kz”? Report scopre che viene costituita proprio nei giorni in cui il gruppo tratta l’acquisto del quotidiano.
Eni precisa che Kpo non ha contratti con Pessina. Nel bilancio 2014 del gruppo, però, si legge che la Pessina costruzioni “grazie alla partnership con un socio locale, già in possesso di qualifiche, permetterà l’ingresso della nostra società nel settore delle opere civili, industriali e infrastrutturali, legate ai giacimenti di Karachaganat in Kazakistan”.
E il socio locale è il consorzio “Aksai industriale park”, che firma un accordo con Kpo. Pessina ottiene lavori su 9 progetti ma a Report precisa che la società è inattiva. La camera di commercio kazaka, invece, comunica che il suo bilancio vale 450mila euro. E non si tratta dell’unico affare concluso all’estero da quando è stata rilevata l’Unità.
Nel gennaio 2016, a Roma, si tiene il Memorandum d’intesa con l’Iran. Tre mesi dopo Renzi vola a Teheran e, al suo seguito – oltre Eni, Enel e Ferrovie dello Stato – c’è anche Stefanelli: Pessina ottiene protocolli per lo sviluppo di 5 ospedali – due in fase di avanzamento – in project financing. E se, nel 2014, l’utile del gruppo Pessina era diminuito del 96%, dal 2015 – quando rileva l’Unità – l’azienda prende commesse per ben 236 milioni di euro. Tra queste, in Italia, i poliambulatori di Bologna e Sassari. E l’ospedale di La Spezia: gara d’appalto – un affare da 170 milioni – iniziata con la vecchia giunta, quella guidata da Claudio Burlando (Pd), bando chiuso proprio mentre si svolgono le trattative per il salvataggio de l’Unità. Delle 8 ditte invitate, però, una sola presenta l’offerta. È la Pessina, con l’infinitesimale ribasso dello 0,01 – di solito si viaggia intorno al 15% – ma tanto c’è poco da scegliere: è l’unica azienda in gara. Gli affari volano. L’Unità invece precipita. Nel 2016 Carlo Russo, l’amico della famiglia Renzi, viene intercettato dai carabinieri del Noe, che indagano sulle gare Consip, mentre propone all’imprenditore Alfredo Romeo di rilevare il quotidiano: “Se lei riuscisse a fare l’operazione… a quel punto s’è fatto un amico per tutta la vita…”. – fonte
Il #ProgrammaLavoro del MoVimento 5 Stelle
10/04/2017 – Mentre i partiti si guardano l’ombelico, il m5s guarda al futuro del mondo del lavoro e ai rapidi mutamenti che sta conoscendo. Capire e prevedere per deliberare. Per scegliere al meglio.
Robotizzazione, digitalizzazione, avvento dell’economia dei beni immateriali: bisogna ripensare il rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro. Lavorare meno per lavorare tutti?
Si’, ma come, con quali strumenti? Bisogna svincolare il concetto di produttivita’ dal totem del cartellino. Da tempo il m5s riflette sul principio dello smart working e ora chiediamo ai cittadini cosa ne pensano e come dovremo orientare la nostra possibile azione di governo.
Difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale.
La presenza e l’incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il movimento 5 stelle, va disintermediata.
Infine c’è il tema delle pensioni, delle tutele per le professioni gravose, dei cosiddetti “precoci” e soprattutto la grande questione della flessibilita’ in uscita. La riforma fornero ha inchiodato al lavoro molti, troppi anziani, mentre due generazioni di ragazzi preferiscono ormai migrare all’estero pur di non essere sottopagati o marcire in casa, sul divano di mamma e papa’.
Come modificare i parametri di uscita dal lavoro per ringiovanire le imprese in cerca di competitivita’ e la pubblica amministrazione in cerca di efficienza? Ecco su cosa vi chiediamo di esprimervi. Riprendete in mano il Paese. Approfondite e votate! – fonte
Primarie Pd, Renzi premia il militante italo-romeno. Lui: “Fai vedere chi è il capo”, e insulta Salvini e Grillo
10/04/2017 – Chiama Beppe Grillo “dittatore”, Matteo Salvini “sciacallo” e a Matteo Renzi dice: “Fai vedere chi è il capo”. Lui è Nicolae Galea, giovanissimo attivista Pd italo-romeno del Lazio che Renzi, alla convenzione nazionale democratica, ha voluto premiare come il militante più attivo. L’ex segretario ha fatto partire ufficialmente all’Hotel Ergife la sua campagna elettorale e ha puntato tutto sulla sua nuova App (che Galea su Facebook esalta, ovviamente) per mobilitare le truppe.
I renziani esultano, e a giudicare dalle reazioni di Galea l’esercito di Matteo sembra ben armato e molto agguerrito, soprattutto con gli sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano. Quel “fai vedere chi è il capo”, all’orecchio dei non renziani, potrebbe suonare un po’ minaccioso. L’ordine dell’ex premier al suo staff è chiaro: via al bombardamento social e mediatico, anche via mail. E niente sconti a nessuno. Nemmeno all’infortunato Emiliano, che alla vigilia aveva abbozzato la richiesta di rinviare il voto nei gazebo per permettergli di girare l’Italia. “La macchina è già in moto”, ha tagliato corto Guerini. Al governatore della Puglia non resta che la carrozzina, alla faccia di chi chiede un Pd “più umano”. – FONTE
M5s: Giudice accoglie ricorso della Cassimatis contro la sua sospensione
10/04/2017 – Il giudice Roberto Braccialini ha sospeso l’esclusione della lista di Marika Cassimatis, la candidata del Movimento 5 stelle vincitrice delle Comunarie per la candidatura a sindaco di Genova e poi ‘scomunicata’ da Beppe Grillo. La Cassimatis e la sua lista erano stati bocciati da Grillo per alcuni like a commenti di fuoriusciti dal Movimento come il sindaco di Parma Pizzarotti e il consigliere comunale di Genova Putti, “quando erano ancora nel Movimento” si è difesa la professoressa. Cassimatis nei giorni scorsi è stata sospesa dal Movimento.
“Abbiamo vinto su una questione di diritto, ora c’è grande entusiasmo. Sono il candidato sindaco”, ha detto la Cassimatis davanti alla scuola di Sestri Ponente dove insegna commentando la decisione del giudice del tribunale civile di Genova che ha sospeso l’esclusione della sua lista per rappresentare il Movimento 5 stelle per le amministrative a Genova. “Il tribunale ha parlato e ha detto che il ‘fidatevi di me’ che Grillo ha usato per dire che non ero candidabile non ha valore giuridico.
“Noi chiedevamo che venisse riammessa la nostra lista e così è stato. Ora la parola passa allo staff e a Grillo. Sono loro che devono decidere cosa fare, possono anche dire ‘ci siamo sbagliati'”, dice Cassimatis. “Credo che sia arrivato il momento di un chiarimento, che sia ora di parlarsi faccia a faccia”.
La decisione del tribunale civile di Genova, però, complica la situazione in casa Cinque Stelle perché di fatto annulla tutto: l’esclusione della professoressa e la possibilità che a rappresentare il M5S sia Luca Pirondini, lo sconfitto da Cassimatis, ma vincitore delle Comunarie bis indette da Grillo con voto on line in tutta Italia svolte dopo l’annullamento delle Comunarie del 14 marzo vinte da Cassimatis. A questo punto il rischio è che il Movimento non abbia candidati alle elezioni a Genova.
La decisione del giudice può essere impugnata dai legali del Movimento 5 Stelle. Gli avvocati possono proporre un reclamo contro l’ordinanza per vedere ribaltata la decisione.
Il giudice ha sospeso anche il ‘ripescaggio’ della lista di Luca Pirondini. Il tribunale civile ha dunque accolto tutto il ricorso d’urgenza presentato dagli avvocati Lorenzo Borrè e Alessandro Gazzolo. La professoressa ha commentato su Facebook “Abbiamo vintoooooooo!”.
“Questa è una vittoria politica, non solo legale. E’ la vittoria del rispetto delle regole, della democrazia, della legalità e della trasparenza su cui il Movimento fonda la sua esistenza”, ha detto la Cassimatis dopo la sentenza del giudice che riammette la sua lista per rappresentare il M5s alle Comunali di Genova. “Se il Movimento propone democrazia, legalità e trasparenza e non gestisce al suo interno in modo democratico e secondo le regole che si è dato la selezione dei candidati… Qualcuno può farsi delle domande” ANSA
VIAGGI, AUTO BLU E SPESE PAZZE! ECCO LO SCANDALO CHE TRAVOLGE LA GIUNTA SALA A MILANO. NESSUN TG NE PARLA, COME MAI?
10/04/2017 – L’esposto – Il Codacons presenta un dossier alla Corte dei conti: “Questi sono costi che vanno a svantaggio del cittadino”
di Davide Milosa – Il Fatto Quotidiano 8 aprile 2017
Dopo la bufera Expo e l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di falso materiale per un atto che riguarda il maxi-appalto della Piastra, da ieri sul sindaco di Milano Beppe Sala e sulla sua giunta si agita l’ombra delle spese pazze. A fare i conti in tasca alla nuova amministrazione è stato il Codacons che ha annunciato di voler depositare un esposto presso la Corte dei conti su diverse voci di costo valutate decisamente esagerati. “Esborsi – sostiene il Codacons – che vanno a tutto svantaggio del cittadino”.
La lista che compone l’esposto è lunga e molto dettagliata. Sul piatto c’è di tutto: dalle auto di servizio utilizzate un po’ troppo spesso, alle spese di viaggio con voli del sindaco e di alcuni assessori. Ma anche tablet e telefoni cellulari diffusi in grande quantità. Partiamo, allora, dai viaggi istituzionali. Sala, dopo la partita di Expo, il 20 giugno 2016 viene eletto sindaco. È lui l’uomo che Matteo Renzi, all’epoca ancora premier, ha voluto per Milano.
Fino a oggi, e dunque dopo circa 10 mesi di governo cittadino, la giunta ha speso già 32 mila euro per viaggi istituzionali. Il primo, a luglio, è a Londra. Qui Sala spende 1.549 euro per un giorno di trasferta. In più vanno aggiunti i 1.717 euro per il direttore delle relazioni internazionali. A settembre poi, trasferta dal 22 al 24, una delegazione vola alla volta di Tokyo. Qui la borsa della spesa si allarga. Per il solo sindaco il costo è di 6.427 euro. Nella stessa trasferta fa meglio l’assessore al Turismo Roberta Guaineri che raggiunge quota 7.809 euro, di questi 1.466 vanno per il noleggio auto. Al pacchetto Giappone vanno poi aggiunti i complessivi 4.773 euro per il funzionario relazioni internazionali e l’addetto stampa. A novembre, poi, Sala torna a Londra. Sta una notte e spende per una camera d’albergo 465 euro. Non solo viaggi. Le voci sono tante. Tra queste, ad esempio, colpisce l’utilizzo delle auto di servizio. Il record lo detiene l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, il quale, secondo i dati messi insieme dal Codacons, ha utilizzato l’auto blu 117 giorni, in un lasso temporale che va dal settembre 2016 fino allo scorso febbraio.
L’ esposto – il codacons presenta un dossier alla corte dei conti: “questi sono costi che vanno a svantaggio del cittadino”. Non molto distante c’ è l’ assessore alla Sicurezza Carmela Rozza che ha messo in fila 102 giorni. Terzo classificato il titolare della Cultura Filippo Del Corno con 90 giorni. E poi ci sono i supporti informatici. Il Codacons ha scoperto, ad esempio, che per i soli membri del gabinetto del sindaco sono disponibili 69 telefonini e quattro iPad. “Si tratta – ha spiegato la stessa associazione di consumatori – di costi che qualsiasi azienda privata riterrebbe eccessivi e che meritano dei tagli”.
Dal canto suo il sindaco Giuseppe Sala, sentito ieri attraverso il suo ufficio stampa, ha scelto il basso profilo e quindi non ha voluto commentare la vicenda. L’ assessore Rozza, contattata in serata, ha spiegato: “Rispetto molto il lavoro del Codacons, trovo privo di fondamento, però, mettere in discussione il lavoro della giunta. Ogni nostra spesa è giustificata e giustificabile. Consiglierei al Codacons di indagare su ben altri sprechi e in altre sedi istituzionali”. Mentre l’ assessore Majorino ha pochi dubbi su quei 117 giorni. “Si tratta di spostamenti tutti documentati e verso luoghi di periferia visto che mi occupo di sociale. Negli ultimi sei anni ho chiesto il rimborso solamente di due taxi. Trovo questo esposto incredibile”. Al netto dell’ esposto annunciato dal Codacons, in questi giorni la giunta Sala è alle prese con altri problemi.
E in particolare con tre funzionari pubblici arrestati per corruzione. Avrebbero intascato soldi e utilità per favorire imprenditori su un mega appalto per la stabilità delle scuole dei bambini di Milano. Due di loro, indagati dal 2015, fino a due giorni fa, nonostante l’ inchiesta, ricoprivano “importanti incarichi apicali”. Particolare sconosciuto, evidentemente, al sindaco che li pensava messi da parte in qualche ufficio periferico. E solo adesso, i due funzionari sono stati sospesi definitivamente.
davide milosa
MATTEO RENZI, PAROLE AL VENTO: PARLA MALE DEL M5S QUANDO IL SUO PARTITO HA AFFAMATO IL PAESE
10/04/2017 – In un partito come il PD che ci sono alcuni politici di livello superiore che in campo internazionale hanno una loro forte personalità si siano fatti mettere nel sacco da un pivellino astuto e con una grande favella tale da infinocchiare il popolo italiano con promesse da marinaio e non solo ma che ancora ci sono dei sinistrosi che lo credono e lo applaudono dandogli fiducia alle primarie. Il Video:
DIFFONDETE OVUNQUE SE VOLETE ABOLIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DI SOLDI NOSTRI AI GIORNALI!