La Vicari si difende e accusa: “Ci sono ministri che hanno preso tre cronografi di lusso e sono ancora tutti in carica e al loro posto”
21/05/2017 – “Ho letto sulle agenzie che sarei accusata di corruzione. Ma di che parliamo? Quell’orologio riguarda rapporti con le persone che uno ha a prescindere. Dalle intercettazioni si capisce benissimo che si tratta di un regalo di Natale. Poi sì, io ho chiamato per ringraziare. Ma se lo avessi fatto per corruzione, secondo voi avrei ringraziato?”. Si difende così, in un’intervista al Corriere della Sera, Simona Vicari, dimessasi ieri dalla carica di sottosegretario alle Infrastrutture dopo le accuse nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione della procura di Palermo.
“Nessuna sofferenza – si difende Vicari – perché io non ho agito nell’interesse di una persona, ma nell’interesse di una categoria. Il trasporto marittimo era l’unico mondo del trasporto pubblico rimasto fuori dall’esenzione dell’Iva e il ministro Delrio era a conoscenza di quell’emendamento“.
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“Non ho chiesto all’armatore un posto di lavoro per mio fratello – fa sapere anche –. Era lui che stava cercando qualcuno”. Vicari smentisce quindi che oltre al ministro Delrio anche il premier Gentiloni le abbia telefonato per chiederle di fare un passo indietro: “Assolutamente no, mi hanno detto entrambi di prendere liberamente le mie decisioni. Ci sono ministri – conclude – che hanno preso non uno ma tre cronografi di lusso e sono ancora tutti in carica”. – FONTE
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Ecco chi sono i ricconi graziati dal Fisco. Spunta anche un nome pesantissimo e inaspettato.
21/05/2017 – Secondo lady fisco «guardie e ladri è un gioco che non funziona più». A giudizio di Rossella Orlandi, megadirettore dell’ agenzia delle Entrate, lo Stato insomma deve in qualche modo scendere a patti con i contribuenti, pure con quelli poco propensi a versare tutte le tasse dovute e soprattutto con quelli di grandi dimensioni. Per qualcuno è una resa, per altri una svolta. Punti di vista.
Tecnicamente si chiama cooperative compliance ed è l’ espressione inglese che dà il nome ad accordi di collaborazione, in campo fiscale, tra grandi gruppi (finanziari o industriali) e amministrazione finanziaria. Il progetto è nato nel 2013 e il primo patto è stato siglato a gennaio scorso dal gruppo Ferrero che, dopo aver fiutato la convenienza, ha dato il là ad altre cinque società controllate.
Sulla pista della Nutella si sono messe le grandi banche italiane e pure qualche importante industria. Che ritengono fondamentale definire le regole del gioco in anticipo: una novità che evidentemente consente di sborsare meno quattrini nelle casse dello Stato. Certamente mette al riparo da sorprese o accertamenti indesiderati degli agenti del fisco. È stata la stessa Orlandi, mercoledì, a rivelare che altri cinque soggetti con fatturato superiore a 10 miliardi di euro, che si sommano al gruppo Ferrero, stanno per firmare analoghe intese sulla cooperative compliance. I nuovi accordi saranno formalizzati entro l’ estate. Poi potrebbe essere il turno dei colossi internazionali che operano in Italia e «sono fortemente interessati» ha detto il numero uno delle Entrate.
Di cosa stiamo parlando? La versione della Orlandi è la seguente: «È una cooperazione basata su conoscenza reciproca, rispetto e collaborazione fattiva, con la possibilità di pervenire a una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali, prima della presentazione delle dichiarazioni o dell’ assolvimento di altri obblighi tributari».
Sulla carta le nuove procedure dovrebbero favorire la crescita degli investimenti interni: chi pianifica spese significative, dentro i nostri confini, si aspetta di spazzare via il campo dalle incertezze e dai dubbi interpretativi. Sta di fatto che in prima fila ci sono soprattutto le banche, che negli scorsi anni – guarda caso – hanno avuto seri problemi con l’ Erario. Tra operazioni fuori legge e conti segreto nei paradisi fiscali, quasi nessuno, fra i principali istituti di credito del nostro Paese, si è «salvato». Tra il 2009 e il 2012 i contenziosi tributari con le banche hanno superato, complessivamente, quota 5 miliardi. Uno dei casi più eclatanti era stato quello di Unicredit: nel 2012 staccò un assegno da 246 milioni di euro alle Entrate dopo il braccio di ferro sull’ operazione «Brontos» grazie alla quale sarebbe stato nascosto un reddito da 745 milioni.
Al Monte dei paschi di Siena la pace col fisco costò 260 milioni: a Siena erano state contestate manovre per oltre 1,1 miliardi. Il Banco Popolare, oggi fuso con Bpm, ereditò una bega fiscale da 391 milioni dalla ex Popolare di Lodi in relazione alla controllata Italease. Solo 13,2 milioni, invece, gli accertamenti in casa Ubibanca, il colosso che ha appena acquistato Etruria, banca Marche e CariChieti. A IntesaSanpaolo, invece, era arrivato un accertamento da 1,15 miliardi e chiuse la partita pagando 270 milioni allo Stato. Calcolatrice alla mano, vuol dire che su 5 miliardi totali contestati, il fisco ha incassato poco più di 1 miliardo. Prezzi di saldo. E ora c’ è la compliance: ti metti d’ accordo prima e (salvo sorprese) ti conviene. Vuoi vedere che le banche oltre la Nutella hanno fiutato l’ affare? – FONTE
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Il ritorno di Ratzinger: l’uomo con cui fa la guerra a Bergoglio / Guarda
21/05/2017 – Ritorna Ratzinger e vuol decidere chi conta in Vaticano. Il ritorno di Benedetto XVI (che forse non ha mai lasciato il papato): questa è la sensazione di molti cattolici. Sono bastati due suoi sorprendenti interventi per provocare la rabbia dell’ attuale establishment bergogliano e – dall’altra parte – l’entusiasmo dei tanti credenti (smarriti e confusi) che ora riconoscono finalmente la voce del vero pastore. Tre settimane orsono, in un messaggio al convegno sul suo pensiero politico voluto dal Presidente della Repubblica della Polonia e dai vescovi di quel Paese, Benedetto XVI aveva centrato «una questione essenziale per il futuro del nostro Continente», cioè «il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici».
Papa Ratzinger aveva affermato che questa tenaglia fra laicismo (o ateismo marxista) e islamismo, due concezioni sbagliate, «conduce il nostro tempo in una situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno. Questi radicalismi esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle». Era un evidente richiamo al suo storico discorso di Ratisbona che – non a caso – aveva fatto infuriare un certo laicismo di casa nostra e un certo mondo islamista.
Inoltre in queste ore è stato reso noto un altro intervento di Benedetto XVI che sta provocando un vero terremoto in Vaticano. Ha infatti scritto una post-fazione al libro del card. Robert Sarah, “La forza del silenzio” (Cantagalli), e con ciò – ha osservato Riccardo Cascioli – «scende direttamente in campo a difesa del cardinale Robert Sarah che, come prefetto della Congregazione per il Culto divino, è stato ormai isolato ed emarginato dalle nuove nomine di papa Francesco, e pubblicamente smentito nel suo indirizzo dallo stesso Papa Bergoglio».
Sulla liturgia – che apparentemente interessa solo gli specialisti, ma invece nella Chiesa è l’ essenziale, il cuore della sua vita e l’ espressione vera della sua dottrina – si starebbe per scatenare un attacco finale di tale gravità che Benedetto XVI ha ritenuto di esporsi in prima persona per scongiurarlo. Ne va della Chiesa stessa, dunque a mali estremi, estremi rimedi. Papa Ratzinger “blinda” così il card. Sarah, lo definisce un vero «maestro spirituale» e conclude: «Con il cardinal Sarah la liturgia è in buone mani».
IRA «PROGRESSISTA» – Quanto dirompente sia questo intervento lo si capisce dalla reazione sdegnata del teologo Andrea Grillo, un perfetto rappresentante della rivoluzione bergogliana. Grillo parla di «un vero e proprio incidente. Come se Ratzinger avesse, improvvisamente, rinunciato alla rinuncia e volesse influenzare le decisioni del suo successore». Dopo un attacco pesantissimo a Sarah, il sopra citato teologo si lancia direttamente contro Benedetto XVI, che definisce polemicamente «vescovo emerito» e non «papa emerito». Grillo tuona così: «La mossa (di Benedetto XVI, ndr) appare tanto più grave se, nel frattempo, si sta preparando un inevitabile e salutare avvicendamento all’ incarico di Prefetto. Una sorta di “difesa in extremis” di un Prefetto ormai esautorato.
Una cosa è certa… la interferenza che un intervento di questo tipo esercita sul libero esercizio della autorità del successore costituisce una interferenza grave e una alterazione degli equilibri ecclesiali. La scelta di discrezione e di umiltà, del tutto necessaria a chi esercita una “rinuncia all’ esercizio del ministero” sembra in tal modo profondamente incrinata». Insomma: sono furibondi.
Quello che più li “disturba” è anzitutto la netta presa di posizione pubblica di papa Ratzinger a difesa della liturgia cattolica: un vero “non possumus”. Pronunciato da chi ha il munus petrino, cioè da chi, nel suo ultimo discorso pubblico, disse testualmente: «La mia decisione di rinunciare all’ esercizio attivo del ministero non revoca questo».
Poi irrita che Benedetto XVI mostri la statura spirituale del card. Sarah, che per certi versi ricorda Karol Wojtyla (infatti anche lui, nel suo Paese, si oppose coraggiosamente alla dittatura rischiando di persona).
Oltretutto Sarah – che è nato povero e viene da un villaggio africano, quindi dal vero Terzo Mondo – non ha nessuna cedevolezza di fronte alla demagogia di sinistra e al populismo bergogliano sull’ emigrazione: «La Chiesa – ha scritto Sarah – si è gravemente sbagliata per quanto riguarda la natura della sua vera crisi, se pensa che la sua missione essenziale sia di offrire soluzioni a tutti i problemi politici in materia di giustizia, di pace, di povertà, di accoglienza dei migranti, ecc trascurando l’ evangelizzazione».
Benedetto XVI cita un altro pensiero del card. Sarah sulla preghiera e sulla sua intensa esperienza del silenzio. Poi il “papa emerito” commenta: «Queste frasi (del card. Sarah, ndr) rendono palese ciò di cui vive il cardinale, ciò che dà alle sue parole la loro profondità interiore. Da questa posizione privilegiata, egli può vedere i pericoli che minacciano di continuo la vita spirituale, anche dei sacerdoti e dei vescovi, e che quindi mettono pure a repentaglio la Chiesa stessa, nella quale non è raro che la Parola venga rimpiazzata da una verbosità che diluisce la grandezza della Parola». Chi è che nella Chiesa oggi rimpiazza la Parola di Dio con la sua verbosità? Si può capire meglio proseguendo la lettura di Benedetto XVI: «Vorrei citare solo un passo (di Sarah) che può diventare un esame di coscienza di ogni vescovo: “Può succedere che un sacerdote buono e pio cada rapidamente nella mediocrità una volta elevato alla dignità episcopale, preoccupandosi solo del successo mondano. Sopraffatto dal peso dei doveri che incombono, preoccupato del potere, dell’ autorità e delle necessità materiali del suo ministero, gradualmente esaurisce le energie”. Il cardinal Sarah è un maestro spirituale che parla dal profondo del silenzio con il Signore, dalla sua unione interiore con Lui, e per questo ha davvero qualcosa da dire a ognuno di noi».
Al recente Sinodo sulla famiglia, Sarah si è espresso duramente contro la “rivoluzione” di Kasper (sponsorizzata da Bergoglio): «Affermo dunque con solennità che la Chiesa d’ Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’ insegnamento di Gesù e del Magistero». I cardinali che al Sinodo sostennero l’ insegnamento di sempre della Chiesa, sulla via di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, rappresentano oggi per i cattolici la vera voce della Chiesa.
LE DUE COLONNE – Uno dei loro maggiori esponenti, il cardinale Carlo Caffarra, che è fra i firmatari dei “Dubia” relativi all’ Amoris laetitia, proprio ieri ha tenuto un discorso potentissimo al Rome Life Forum, incontro internazionale prolife alla vigilia della Marcia per la vita di oggi a Roma. Il card. Caffarra – vero pastore e uomo di grande spessore teologico – ha lanciato un allarme altissimo richiamando addirittura l’ Apocalisse, lo scontro finale fra Cristo e Satana, ma proiettandolo sul tempo presente. Ha spiegato che «due sono le colonne della creazione»: la sacralità della vita umana e «l’ unione coniugale tra uomo e donna, luogo in cui Dio crea nuove persone umane “a sua immagine e somiglianza”» («È la legge della cooperazione umana al governo divino Dio celebra la liturgia del suo atto creativo nel tempio santo dell’ amore coniugale»).
La trasformazione dell’ aborto in un diritto, sancito da tutti sistemi giuridici (un miliardo di aborti in un arco di tempo di 20/25 anni) «è la demolizione della prima colonna» della creazione per cui la vita umana è sacra. L’ altra demolizione, afferma Caffarra, è la cancellazione del matrimonio come «unione legittima dell’ uomo e della donna, fonte della vita» per una liquidità di forme che non riconoscono più l’ ordine maschio/femmina della creazione.
Così Caffarra tratteggia un drammatico crinale della civiltà umana: il crinale in cui ci troviamo oggi. Con Benedetto XVI e questi cardinali si torna a sentire la voce vera della Chiesa. – di Antonio Socci
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Trentino Alto Adige, il giudice salva-vitalizi, motivazione più stupida non c’era: “Restituirli può rovinare la vita”
21/05/2017 – Restituire i vitalizi può sconvolgere la vita, dunque meglio non farlo. Parola di Roberto Beghini, il giudice che si occupa dei consiglieri regionali del Trentino Alto Adige. La nuova legge sui tagli dei vitalizi, infatti, chiede a qualcuno di loro di restituire 130mila dei 364mila euro percepiti come anticipo. Ma il tribunale ha rimesso la legge all’esame della Corte costituzionale, che potrebbe dichiararla incostituzionale.
E nel frattempo, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, gli ex consiglieri regionali si tengono i soldi: in 62 hanno in cassa 12 milioni di euro. Ma, come detto, a destare curiosità sono le motivazioni del magistrato alla sentenza. Scrive Beghini: “Consentire che una legge successiva possa rimettere in discussione”.
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L’anticipo dei vitalizi già ottenuto da un consigliere, “obbligando a restituirli, significa sconvolgere la sua vita personale, costringendolo a rivedere integralmente le non indifferenti scelte di vita personale e familiare che egli può aver effettuato facendo affidamento sulla stabilità dell’attribuzione patrimoniale stessa”. fonte
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Cliniche private nel Lazio. 21 milioni a società satelliti. La denuncia del M5s: “Stati di crisi e licenziamenti, ma capitali spostati”. E stipendi dei manager triplicati
21/05/2017 -C’è un “sistema”, quello delle cliniche private, che grava in modo spesso incongruo sul Sistema sanitario nazionale, le cui chiavi sono nelle mani delle 20 Regioni. Un caso scuola è quello del #Lazio, dove la #sanità è ancora super commissariata dal potente governatore Nicola #Zingaretti, che si è già detto pronto – nell’incertezza dell’agone politico nazionale – alla ricandidatura.
C’è anche un’indagine sull’uso improprio dei contratti di solidarietà.
A intestardirsi sullo sperpero di denaro pubblico e sul conseguente degrado della sanità privata accreditata è stato negli ultimi mesi il deputato Massimo Enrico Baroni del #M5S: “Abbiamo analizzato quattro società che fanno capo a nove cliniche private accreditate, tra cui: la struttura con all’interno anche il centro per migranti voluto da #MafiaCapitale, #ColleCesarano (di cui si è già occupata #Presadiretta su #Rai3, ndr); Gli annali, Villa Armonia; e Gruppo Ini”. Uno studio, carte alla mano, che fa saltare agli occhi soprattutto un elemento, decisivo per capire il business della sanità privata: sui bilanci delle quattro società c’è un elemento che stona, 21 milioni di euro utilizzati per finanziare società satellite. “Capitali che non è ben chiaro come, quando, e se rientreranno”, afferma Baroni.
Questo a fronte di situazioni economiche sbandierate come non floridissime, dal momento che non si contano negli ultimi anni gli episodi di accanimento sul personale: stati di crisi, tagli in busta paga e continue procedure di licenziamento di molti operatori sanitari. “Licenziamenti – spiega Baroni – che avvenivano non appena i gestori delle stesse cliniche ottenevano l’accreditamento definitivo della Regione Lazio, nonostante in alcuni casi sia anche accertabile un numero inspiegabile di decessi fra i pazienti.
Rispetto ai licenziamenti stiamo parlando in alcune strutture di almeno un terzo del personale in forza in precedenza”. L’altro dato da notare è che tutti gli amministratori delle società prese in esame dal deputato #Baroni hanno fatto parte del Consiglio direttivo dell’#AiopLazio (Associazione italiana ospedalità privata), la cui presidente è Jessica Veronica #Faroni, membro del Consiglio d’amministrazione del Gruppo #Ini, società sulla quale è in corso un’indagine della Procura di Roma per un’ipotesi di utilizzo improprio dei contratti di solidarietà. “Oltretutto – spiega il deputato dei Cinque stelle – #Aiop è il più importante competitor della sanità pubblica”. Un competitor, eppure, che spesso riesce a beneficiare delle risorse dello Stato anche oltre il dovuto.
Il caso Colle Cesarano, la clinica di #Tivoli alle porte di Roma, resta il più eclatante. Seppur in possesso del più alto budget regionale concesso alle cliniche psichiatriche private (8,3 milioni di euro annui), dal 2010 al 2014 sono state cinque le procedure della Geress srl (la società proprietaria) di riduzione del personale per crisi e riorganizzazione aziendale. Nonostante ciò, incassato l’accreditamento definitivo dalla Regione, negli stessi anni l’aumento degli stipendi degli amministratori della clinica è triplicato arrivando a toccare quota 224 mila euro. Non mancano altri stratagemmi per guadagnare di più e spendere meno. Ad esempio, tenendo aperti reparti psichiatrici senza un’assistenza dedicata e, quindi, non garantendo il servizio stesso per cui la clinica sarebbe accreditata, cioè per cui la Regione Lazio eroga soldi pubblici, come nel caso di Villa Armonia: budget che supera i 4 milioni per gestire una struttura dove, racconta Baroni, “convivevano senza divisioni, anche nella stessa stanza, tre diverse tipologie di pazienti psichiatrici, almeno fino a un mese fa, violando di fatto quanto dichiarato per ottenere l’accreditamento e i fondi pubblici”. di Giampiero Calapà (IlFattoQuotidiano) – Leggi come funziona il “Sistema” delle Cliniche private del Lazio!
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Floris chiede a Di Battista, dove troverete i Voti, interviene il pubblico: Glieli diamo noi (al #M5S) i voti per governare!
Alessandro Di Battista a diMartedì su La7 dimostra a tutta italia la sua indole di guerriero indomito.. gli puoi mettere chiunque davanti uno, due, tre giornalisti a sparare domande e lui sa rispondere a tema in modo semplice lucido ed incisivo..
In questa puntata gli sono scese gocce di sudore ma tutte limpide e trasparenti come è la sua correttezza intellettuale..
Noi lo conosciamo loro anche lo conoscono ma cercano sempre di metterlo in difficoltà ma ancora ne escono sconfitti..
La cosa meravigliosa, perchè indicativa di cosa stia davvero bollendo in pentola, è stato vedere e sentire il pubblico in studio andare in soccorso di Di Battista, sulla domanda “ma vi servono anche i voti degli altri per…”, dicendo con estrema spontaneità: “glieli diamo noi!”
Floris che sa che certe cose avvengono raramente dentro agli studi televisivi, perchè ambienti resi volutamente asettici dai controlli e dal filtraggio delle selezioni, ha avuto istanti di panico e di imbarazzo che ha cercato di mascherare, male direi, buttandola sulla battuta a mezza bocca.
Ecco, quando accadono queste rarità, a maggior ragione all’interno di determinati contesti, significa che i tempi sono maturi.
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