Matteo Salvini si scontra con Roberto Saviano: è querela [VIDEO]
03/06/2018 -Ancora uno scontro, l’ennesimo tra Matteo Salvini e Roberto Saviano. Tra i due l’argomento di battaglia e sempre lo stesso: immigrati e immigrazione in Italia. Se da una parte, quella di Saviano, c’è chi difende a spada tratta gli immigrati che arrivano in Italia, dall’altra c’è Salvini che da neo Ministro dell’interno grida a gran voce giustizia e rispetto per la legge e per il popolo italiano. Questa volta a far scoppiare la lite ci ha pensato Saviano attraverso alcune dichiarazioni che hanno fatto letteralmente infuriare il leader del Lega. Accusato dallo scrittore di essere indifferente contro le migliaia di vittime in mare tra i migranti che ogni giorno rischiano la vita per arrivare in Italia.
Salvini ha di fatto dichiarato, proprio come pubblicato dalla testata giornalistica Repubblica.it, un vero e proprio sfogo: “Qualche fessacchiotto sostiene che io, da ministro e da papà, possa desiderare la morte di qualcuno: ha sbagliato a capire. La vita è sacra, ma il modo migliore per salvarla è evitare che migliaia di disperati salgano sui barconi”. Annunciando successivamente l’intenzione di voler querelare Roberto Saviano e specificando che l’azione legale sarà avanzata dal Salvini uomo e non il Salvini Ministro. –
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Questo “essere” ha appena detto alle forze dell’ordine: “disobbedite a questo ministro dell’Interno, quest’uomo vuole fare annegare le persone.” Un incitamento all’insubordinazione e all’immigrazione clandestina illegale nella stessa frase!! Bene, credo sia giunto il momento di revocargli la scorta e darlo in pasto al suo destino…😏
Giò Giò
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Canone Rai: ecco cosa potrebbe cambiare con il nuovo governo
03/06/2018 – Il Canone Rai potrebbe essere abolito una volta e per tutte. Una ventata di aria nuova sta invadendo l’Italia intera, a portare questa sensazione di nuovo è stata la formazione del nuovo governo carioca. Dopo le svariate promesse elettorali è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti, la gente comune è in seria difficoltà e stavolta pretende un riscatto economico e sociale che manca da oltre un decennio. Nello specifico si ritorna a parla di tasse e di Canone Rai, ovvero la tassa di possesso sulla Tv.
Partendo dal presupposto che gran parte della popolazione italiana definisce il Canone Rai una tassa ingiusta, soprattutto per il servizio offerto dalla rete televisiva stessa, è finalmente giunto il momento di mantenere le promesse fatte. Infatti il nuovo governo Lega – Movimento 5 Stelle avrà l’arduo compito di eliminare una volta e per tutte Canone Rai tra le spese degli italiani. Lo scorso gennaio Infatti, a seuito dell’inserimento da parte del governo Renzi della tassa all’interno della bolletta dell’energia elettrica, la Lega presentò una proposta di legge a firma di Silvana Comaroli, la quale prevedeva l’abrogazione del pagamento per il Canone Rai, dichiarando pubblicamente:
“è una tassa che colpisce tutti, in modo indiscriminato”.
All’epoca dei fatti però, ossia lo scorso gennaio 2018, nella proposta non furono menzionate le coperture minime indispendabili per abrogare la tassa e di conseguenza venne rinviata al governo. Ora grazie l’alleanza Lega-M5S, dove anche i pentastellati si sono pronunciate in più occasioni a favore, l’abolizione del Canone Rai potrebbe diventare realtà ed aiutare la popolazione ad alleggerire il peso fiscale, una delle cause principali che hanno contribuito a rendere il popolo italiano sempre più povero. È arrivato il momento di cambiare, è arrivato il momento di passare dai momenti ai fatti e mantenere le promesse più volte fatte. – FONTE
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Clamoroso, ecco chi ci sarebbe dietro ai sabotaggi di Roma
03/06/2018 -Sfilano in procura i vertici Atac per le inchieste su incendi e danneggiamenti agli autobus. Episodi recentemente sempre più frequenti ora al vaglio del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e del pubblico ministero Mario Dovinola che ipotizzano nel primo caso una serie di reati colposi, nell’altro il sabotaggio. I fatti sui quali sono al lavoro gli inquirenti sono diversi: c’è l’incendio di un autobus in via del Tritone, ma anche quelli successivi (nelle ultime settimane ce ne sono stati diversi). Problemi agli autobus, ma non solo. Poco più di un mese fa, nove tram che collegano Trastevere e piazza Venezia sono finiti in avaria: i freni erano bloccati da pezzetti di legno e plastica. E il sospetto è che qualcuno li abbia messi lì apposta.
Ieri a piazzale Clodio sono stati sentiti, come testimoni, tre dirigenti della municipalizzata dei trasporti, quello che si occupa del servizio di superficie e i responsabili dell’ufficio atti e provvedimenti e della sicurezza e vigilanza. I tre manager hanno consegnato al magistrato una serie di statistiche, sulle quali ora gli inquirenti lavoreranno per capire se e come dietro agli episodi di incendi e danneggiamenti ci sia una regia. E avrebbero raccontato una serie di circostanze sospette: la linea di Atac è, infatti, che ci sia una regia dietro al cattivo funzionamento dei mezzi, e quindi dell’intero servizio. Che ci siano molte anomalie nei magazzini, nei quali spesso mancano pezzi, che ci siano problemi insospettabili a mezzi che fino all’istante prima erano in ottime condizioni.
Come a dire che il malcontento del personale (per la battaglia contro l’assenteismo e quella per migliorare la produttività e l’efficienza) avrebbe creato una serie di nemici interni che hanno come unico interesse quello di danneggiare l’azienda. E per farlo trovano il modo di sabotare i mezzi. Mettendo Atac in difficoltà in ogni modo possibili.
D’altronde che questa sia l’ipotesi avanzata dai vertici aziendali non è una novità: è notizia delle ultime settimane che l’Atac ha deciso di installare nei depositi delle sedi distaccate telecamere per scongiurare furti e sabotaggi che, secondo l’azienda, sarebbero la causa dei vari disservizi che ci sono stati.
Una mossa che costerà alle malandate casse dell’azienda, che proprio oggi presenterà al tribunale fallimentare un nuovo piano per il concordato fallimentare, 38mila euro. Ma che, nelle intenzioni dei vertici, servirebbe come deterrente per scongiurare ulteriri disservizi. O meglio ancora per consegnare la testa dei “sabotatori”.
Ora i magistrati valuteranno quelle carte e quelle statistiche. Per capire se davvero dietro agli episodi degli ultimi tempi, tra incendi e mezzi danneggiati (i fascicoli sono diversi, anche se il tema è lo stesso), ci sia una responsabilità penale a carico di qualche dipendente, magari a un gruppo. O se, invece, si tratti solo di un tentativo di Atac per giustificare le proprie carenze. Prima fra tutte, la mancata manutenzione dei mezzi. [Repubblica.it]
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Governo, Fraccaro: “Delibera per taglio dei vitalizi è già sul tavolo del presidente Fico”[VIDEO]
03/06/2018 – Durante il suo intervento sul palco di piazza Bocca della Verità da neo ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha delineato gli obiettivi del suo dicastero e poi ha annunciato: “La nostra delibera per il taglio dei vitalizi è sul tavolo del presidente Roberto Fico”. Sul palco anche il neo ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “Il mio compito è far arrivare il momento in cui non ci saranno più gli ecomafiosi”. [VIDEO]:
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Polonia: no-vax in piazza a Varsavia e i media tacciono
02/06/2018 – E i media tacciono!…A Varsavia centinaia di persone sono in scesa in strada questo sabato per dire “no” alle vaccinazioni obbligatorie per i bambini.
La manifestazione è stata organizzata nell’ambito della Giornata internazionale contro i vaccini.
In Polonia, il numero dei no vax è in crescita; le autorità sanitarie temono che queste dimostrazioni avranno gravi ripercussioni sulla salute pubblica.
Secondo l’ultimo report dell’Organizzazione mondiale della sanità, il numero dei casi di morbillo è quadruplicato in Europa nel 2017 e ha causato 35 morti. [Euronews.com]
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CONDIVIDIAMO: Adesso lo stato siamo noi! Un Di Maio scatenato dalla piazza del cambiamento! Cosa ne pensate!
03/06/2018 – Tricolori e vessilli hanno colorato la piazza romana: l’appuntamento, voluto da Luigi Di Maio dopo l’iniziale stop del Colle all’esecutivo giallo-verde per via del caso Savona, ha subito un cambio di registro, trasformandosi da momento di protesta contro la scelta Quirinale a occasione per festeggiare l’approdo dei 5 Stelle al governo. L’impeachment e le invettive contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono ormai un ricordo del passato.
Di Maio: “Il nostro faro sarà la sofferenza delle persone”
Sul palco della prima piazza filo-governativa della storia grillina (dietro il quale campeggia un tabellone con la scritta #IlMioVotoConta su sfondo tricolore) la squadra di governo M5S, a partire dal leader Luigi Di Maio, vicepremier del governo Conte e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Che sul palco ha chiamato Sergio Bramini, l’imprenditore fallito per i mancati versamenti da parte della Pa. L’imprenditore sarà consulente del ministero ha annunciato il capo politico del MoVimento che per zittire alcuni fischi ha detto: “Ora lo Stato siamo noi“.
La festa del MoVimento è postata in diretta sulla pagina Faceboon di Luigi Di Maio. Che aveva già ricevuto l’applauso della piazza al suo arrivo: “Ci sono molto aspettative, lo sappiamo, abbiamo appena iniziato”. “I molti mi chiedono come avete fatto, abbiamo iniziato per combattere un’ingiustizia” ha detto all’inzio del suo intervento Casaleggio jr che parla di diritto di cittadinanza digitale con la piattaforma Rousseau. È stato proprio Davide Casaleggio a introdurre Luigi Di Maio, invitato sul palco come la stella più brillante del Movimento.
“Questa è la festa del cambiamento. Sembrava tutto finito, tutto perduto” ha detto Di Maio che ha voluto ringraziare il capo dello Stato: “Gli riconosco la ragionevolezza di avermi ricevuto“. Un grazie anche a Roberto Fico, presidente della Camera, che stando alle cronache ha lavorato nell’ombra per ricucire lo strappo tra pentastellati e Quirinale. “Ora abbiamo il potere di cambiare le cose – ha proseguito il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – Da oggi nasce la terza Repubblica Nulla sarà semplice ma non saremo quelli che si autocertificheranno i risultati facendo riferimento a indici statistici, non dovremo perdere queste piazze, il contatto con le persone, perché voi ci dovete dire se abbiamo migliorato la qualità della vostra vita“. “Il nostro faro sarà la sofferenza delle persone. Oggi siamo maggioranza ma sappiamo cosa fare perché abbiamo stabilito un contratto di governo sulle cose da fare per l’Italia. Tutti ci prendevano in giro sulla storia del contratto eppure ci siamo riusciti, abbiamo imposto un metodo. Il Movimento è nato non per andare al potere ma per restituire il potere ai cittadini e con Giuseppe Conte abbiamo portato i cittadini nelle istituzioni nel vero senso della parola – ha sottolineato Di Maio che rimarca -. Abbiamo portato al governo il nostro vero leader, il programma”.
I deputati sul palco: “La nostra rivoluzione guerriera”
Prima di tutti i numeri uno del M5s, sul palco sono arrivati deputati e anche sindaca di Roma. “Questo è un momento epocale, ora c’è un’Italia da costruire e noi metteremo in campo la politica della bellezza. Questo non è un punto di arrivo ma di partenza, la nostra è una rivoluzione, una rivoluzione culturale” ha detto la deputata Dalila Nesci che apre, dal palco della Bocca della Verità, la festa. E Nesci, nel suo incipit, cita le “parole guerriere” di Beppe Grillo: “La nostra è una rivoluzione democratica che rovescia le piramidi. ci saranno tensioni, conflitti, ma questa via ci porterà verso il futuro”.
Occorre “superare la legge Fornero eintrodurre il reddito di cittadinanza… se hai pagato tutti i contributi non sei un parassita, sei una persona che merita di godersi la vita per dare spazio a qualcun altro” ha continuato Carla Ruocco, dal palco della manifestazione M5S in corso a Roma. Il reddito di cittadinanza, ha sottolineato la deputata M5S, “non è assistenzialismo, ma dà la possibilità ai giovani di entrare nel mondo del lavoro”. Sul palco ha preso poi la parola il vice presidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo: “Noi siamo un Movimento coerente, se non avessimo creduto che era possibile riformare l’Ue non ci saremmo presentati alle elezioni europee. Noi il cambiamento lo poteremo davvero, per un’Europa dei popoli, di solidarietà. Non possiamo più accettare solo pacche sulle spalle per l’immigrazione. Non possiamo più accettare messaggi che dicono che se Roma non rispetterà i vincoli dell’austerity la troika arriverà in Italia. La troika non verrà mai in Italia”. “Noi chiediamo giustizia sociale. Abbiamo sempre detto in Europa che una volta al governo il M5S avrebbe difeso sempre al governo i principi e i valori che ci hanno reso un Movimento che sta riscrivendo la storia delle democrazie moderne, post ideologico e libero dalle lobby”, ha proseguito Castaldo.
Raggi sul palco: “Hanno attaccato Roma per evitare esecutivo M5s”
Sul palco anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Oggi è nato il governo del cambiamento. Questi anni sono stati lunghi e difficilissimi. Hanno fatto di tutto, hanno descritto Roma come l’inferno in terra, ci hanno descritto come criminali, solo per bieco interesse politico, solo per evitare che arrivassimo a governare questo Paese ma non si può vincere contro non si arrende mai. Sarà una maratona, dobbiamo stargli vicino. È nata la Repubblica dei cittadini” ha detto la prima cittadina riferendosi alla squadra di governo. “Roma ha iniziato a invertire la rotta, ha iniziato a risparmiare e ora iniziamo ad avere soldi da investire con appalti regolari. Da domani inizieranno ad accusare questi ragazzi dicendo che non sanno governare. Noi dobbiamo dosare le forze, perché abbiamo 5 anni e dobbiamo star loro vicino quando inizierà ad essere dura”. “Non voglio chiedere soldi, ma competenze e poteri, vogliono andare a parlare direttamente con lo Stato senza passare per il tramite della Regione. Voglio avere gli stessi poteri che hanno i sindaci delle altre Capitali. “Oggi è la festa del 2 giugno, oggi è nata la Repubblica dei cittadini”. CONTINUA A LEGGERE >>
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Bel pezzo di Merlo, editoriale di Marco Travaglio del 03/06/2018
03/06/2018 – Ciascuno di noi ha dei punti di riferimento per orientarsi nei momenti d’incertezza. Chi consulta l’oroscopo, chi lo psicanalista, chi il padre spirituale, chi le linee della mano, chi i fondi del caffè.
Noi abbiamo Francesco Merlo, noto fustigatore di costumi altrui. Merlo svolge, nel giornalismo, la preziosa funzione che incarna Fassino nella politica: quella di bussola alla rovescia. Ogni suo auspicio viene regolarmente disatteso. Se gli piace un governo, potete star certi che sarà un disastro. Se viceversa un governo non gli piace, cosa che finora non gli era mai capitata, ci sono concrete speranze che combini qualcosa di buono.
Come quei critici cinematografici che, quando stroncano un film, sapete già di dover correre a vederlo, mentre conviene tenersi a debita distanza da quelli che esaltano (di solito coreani, lituani o malgasci sottotitolati in swahili).
Quando nacque il governo Renzi, che aveva il pregio di venire dopo Letta, Monti e B., almeno il primo giorno eravamo ingenuamente speranzosi: infatti scrivemmo che aveva pure del buono, ma l’avremmo giudicato dai fatti. Poi però leggemmo Merlo su Repubblica il giorno dell’insediamento, e capimmo che sarebbe stata una catastrofe. Merlo non solo ne parlava bene, ma ne era estasiato, rapito, arrapato.
Un po’ come ai tempi di B., quando passava il tempo a sgridare chi criticava B.. O come all’avvento di Monti, che gli provocò un notevole consumo di lingua: “Con l’inedito ‘chiamatemi agenda’, che è il tempo del dovere, Mario Monti diventa il gerundio d’Italia. E con il suo ‘ci sono e non ci sono’ aggiorna pure l’ossimoro, che… qui si presenta, nientemeno, con la veste sobria e rigorosa della virtù… Monti è l’insicuro sicuro di sé che sale in campo per scendere in campo… La frase di Monti che ieri ha conquistato di più – sorrisi al posto degli applausi – perché rivela l’efficienza e la disciplina del servitore dello Stato… L’incontro con i giornalisti è stato magnifico, ordinato e appassionato… La risposta più appuntita, la più dolcemente contundente, perfetta”.
La stessa lingua si posò poi vellutata su Renzi e la sua corte: “Mogherini, Boschi, Madia, Guidi, Lanzetta e Pinotti sono la dolcezza della gens nova, non affamate ma pronte a perdersi nella politica… rassicuranti e pacificanti custodi dell’irruenza del capo… Ma poiché nella danza non c’è solo chi conduce, ma anche chi seduce, Renzi… ha imposto al passo lento di Napolitano il suo peso di libertà a volte baldanzosa e a volte birichina… Di sicuro la sua gioia era genuina… è l’allegria del rilassamento, l’evviva del dopo-partita, la felicità della vittoria”.
Ma non bastava: “Solo grazie alla prudenza di Napolitano che lo ha dosato e sorvegliato, Renzi è rimasto l’attor giovane con il bellissimo torto di prendersi il futuro… Sorridono sia l’uomo della politica sia quello dell’antipolitica, il principe Ippolito e il garibaldino Lando… Il vecchio e il giovane, appaiando la spada che ferisce e separa con la spada che cuce e ripara hanno tenuto a battesimo la nuova classe dirigente”.
“È la sua (di Renzi, ndr) qualità migliore, la più pericolosa, la meno italiana perché l’ambizione esibita è peccato mortale nella patria dei falsi umili… L’ambizione esibita ha difetti vistosi che forse oggi servono all’Italia più dei meriti oscuri… Anche Spadolini fu toscanaccio come lo è Matteo e non toscanuccio come Enrico Letta”.
Queste parole alla bava furono per noi una rivelazione: vuoi vedere che anche Renzi sarà una ciofeca?
Lo fu.
Ora finalmente, dopo una vita passata a slurpare, Merlo ha trovato un governo da vomitare.
E pazienza se, appena nato, non ha ancora fatto niente.
Lui anche stavolta ha già capito tutto. Al giuramento di Conte & C., al posto della dolcezza della gens nova, pacificante custode dell’irruenza del capo, cioè dell’attor giovane, del garibaldino Lando che nella danza seduce (al secolo Matteo Renzi), il nostro castigamatti s’è trovato di fronte uno spettacolo agghiacciante:
“La sfilata del neonato potere, la nomenklatura populista che l’ha giurata ai più deboli” (notoriamente gli elettori M5S e Lega sono tutti miliardari, mentre il Pd trionfa nelle bidonville dei Parioli).
“Paolo Savona vestito da ‘Piano B.’”. Battutona.
Avendo i neoministri un’età media piuttosto bassa, salvo poche eccezioni, hanno molti famigliari vivi e li hanno invitati alla cerimonia. Non l’avessero mai fatto.
La plebaglia disgusta il conte Merlo, che tuona contro la “folla baudelairiana” dei “parenti dei ministri, mamme e zie dei sans-culottes” che “alla fine applaudono come a una laurea di provincia”
e forse puzzano anche un po’.
Non le dico, baronessa, dove andremo a finire.
Molto irritante anche l’abbigliamento dei ministri giallo-verdi, “che oggi indossano, tutti, abito scuro e cravatta, l’uniforme dell’Ancien Régime”, deludendo chi si aspettava da una parte canotte, mutandoni di lana, pinocchietti, infradito e dall’altra costumi tirolesi, cappucci celtici, fez, uniformi d’orbace, divise da SS, elmi puntuti, scarponi chiodati e molti frustini.
Enzo Moavero Milanesi andava benissimo quando stava con Monti e Letta, ora invece è seccante il suo “doppio cognome aragonese”, che stona col “maoista Di Maio” (il noto Di Maio Tse-Tung da Pomigliano d’Arco), volgarissimo “ex commesso da stadio” ammesso non si sa come al Colle malgrado l’incensuratezza.
Sempre per l’orrore delle nobildonne al circolo del burraco, Merlo segnala la pacchiana e “bionda Barbara Lezzi” (nomen et cognomen omen, ndr) “che in giacca bianca e pantaloni neri sembra Rose Leslie, la domestica di Downton Abbey quando diventa segretaria”.
Voi non ci crederete, duchesse, ma trattasi di una plebea “impiegata di Lecce”, e ho detto tutto.
Editoriale di Marco Travaglio dal FQ del 03/06/2018
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“Ma quanto godo a vedere rosicare gli pseudo-intellettuali”: lo strepitoso editoriale di Mario Giordano sul nuovo governo
03/06/2018 – Vittorio Zucconi, Beppe Severgnini, Sabino Cassese, Vauro Senesi, Alan Friedman Ma li avete visti mentre partecipano sgomenti al Rosikoni Super Classifica Show? La confezione di Maalox sotto la sedia per cercare di placare i bruciori di stomaco, assistono all’ insediamento del nuovo governo gialloblù in uno stato di evidente prostrazione.
A un certo punto ieri mattina, durante l’Aria che tira, Andrea Romano era così angosciato che ha persino perso la parola. «Volevi intervenire?», ha chiesto la conduttrice Myrta Merlino vedendolo agitato. E lui, imbarazzato, non ha saputo cosa dire. È rimasto muto, lo giuro. «Siete un po’ nervosetti, eh?», ha infierito maliziosa Myrta. E lui ha abbassato lo sguardo. Chissà, forse gli era solo andato di traverso il pop corn.
Già, il pop corn. Volevano assistere allo spettacolo, lo spettacolo sono diventati loro.
Che meraviglia la Rosikatura dell’intellighenzia progressista di fronte ai barbari nel palazzo. Vittorio Zucconi a Piazzapulita, l’ altra sera, ha subito dato il benvenuto al nuovo esecutivo: «Abbiamo i fascisti al governo», tuonava. A un certo punto l’ ex direttore del Fatto, Antonio Padellaro, gli ha chiesto di fare i nomi di codesti fascisti. Ma lui, annaspando nella memoria, è riuscito solo a citare Tambroni e Scelba, che peraltro non risultano nelle liste consegnate al Quirinale.
Qualche ora prima, ospite di Lilli Gruber, Beppe Severgnini si disperava mostrando un video postato da Salvini. «C’è un immigrato che spenna i piccioni per strada e lui lo vuole espellere», ripeteva sdegnato. E concludeva che il cambiamento, se ci sarà, sarà in peggio. Come si possa arrivare a questa conclusione partendo da un piccione, solo Severgnini può dirlo. Ma è fatto così: se vede qualcuno che viene spennato, è felice. È l’idea di Salvini ministro invece che gli manda il ciuffo di traverso. Del resto, capiamo lo choc.
Siamo andati avanti per giorni a sentire i benpensanti che ripetevano la litania: «Salvini non vuole governare», «Salvini non vuole fare il ministro», «Ah quanto è furbo Salvini che fa saltare tutto perché ha paura di andare al Viminale». E adesso? Non sanno più cosa dire: Alan Friedman (Tagadà, La7) parla di «linguaggio dell’ odio e della paura», Mario Lavia (una specie di Sandro Bondi del Pd) arriva quasi ad augurarsi l’ aumento della criminalità per dispetto.
E l’ ex ministro Marco Follini rispunta dal suo tragico passato per lamentarsi dell’«atteggiamento», cioè del «linguaggio non verbale» di Salvini (e anche di Di Maio). La loro colpa? «Sono contenti». Follini ha anche raccontato di quando lui fu nominato vicepremier (ovviamente «di malavoglia»): «Ero angosciatissimo». E guai a voi se non ci credete, populisti che non siete altro.
Dunque Salvini impari: sia triste. Dica che lo fa di malavoglia: così magari riuscirà a raggiungere gli strabilianti risultati di Follini, no? È quello che si augurano i partecipanti al Gran Premio Rosikoni. Ma li avete sentiti? I ministri non avevano ancora giurato e loro già parlavano di «governo caotico» (Augusto Minzolini), di aumento sicuro dell’ Iva (Simona Malpezzi) e anche di diffusione di nuove epidemie (ancora Andrea Romano).
Quest’ ultimo ha accusato anche Salvini di essere amico di Trump (ma come? Fino a ieri non era amico di Putin?). E il giornalista della Stampa Jacobo Jacoboni, con understatement sabaudo, ha completato l’ opera elencando le caratteristiche di chi si sta insediando a Palazzo Chigi: «Xenofobi, antieuropeisti, filocinesi, filorussi, no vax, omofobi». Grazie, collega. Ma non hai forse dimenticato di dire che sono anche stupratori, stragisti e che quando giocano a rubamazzetto barano?
Il vignettista Vauro Senesi rincara la dose: quelli che governano ora, dice, sono anche «antiabortisti e andreottiani». Poi aggiunge con un’ improvvisa lucidità autobiografica: «Siamo al delirio». Negli studi tv infatti fa capolino anche Lupo Rattazzi, figliol nobile e imprenditore, diventato eroe per aver comprato pagine di pubblicità pro euro e anti Lega sui giornali.
Chiede a Salvini un abiura pubblica sulla via di Bruxelles, e c’ è persino qualcuno che lo sta a sentire. Intanto il direttore del Foglio Claudio Cerasa viene colto da sindrome da tweet compulsivo e comincia a sparare a raffica messaggi del tipo: «Ah ma quindi non esistono governi eletti dal popolo?», oppure «Davigo e Di Matteo hanno già aperto un fascicolo sulla trattativa Stato-spread?».
Diagnosi certa: Angoscia Rosikante Progressiva. Pregasi chiamare il 118. Ma non è uno spettacolo?
Non sappiamo come andrà a finire questo governo, se riuscirà a realizzare quanto promesso o no. Ma lo spettacolo dei Rosikoni è impagabile. Siamo grati a Salvini e Di Maio solo per avercelo regalato. L’ altra sera Sabino Cassese, giurista e accademico, già membro della Corte Costituzionale, più volte candidato invano a Palazzo Chigi, cercava di affogare la delusione di vedere un collega al suo posto. Diceva cose del tipo: «Non governano i vincitori ma i migliori perdenti».
O ancora: «Il popolo ha chiesto in modo evidente un governo moderato, se voleva un governo estremista li faceva vincere davvero». E poi: «Hanno solo la maggioranza parlamentare». Ecco sì, professore, è vero: hanno «solo» la maggioranza parlamentare. Un dettaglio inutile, come avevamo fatto a non capirlo? Per fortuna c’ è lei che ci illumina, conquistando l’ unica premiership che le spetta di diritto. Quella del Rosikoni Super Classifica S
Mario Giordano per “la Verità”
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La bomba di Travaglio contro il PD è virale sul web. Guardate cosa ha scritto l’autorevole giornalista..
02/06/2018 – In attesa di sapere cosa farà il governo, vediamo com’è l’opposizione. Quelli che il fascismo. Non le vedete le camicie nere in marcia su Roma, i vagoni piombati in partenza per Auschwitz, i lager con le bandiere di 5Stelle e Lega che garriscono dalle torrette? Peggio per voi: il fortunatamente ex ministro Delrio li ha visti e ha subito denunciato alla Rai (dove il suo partito Democratico e antifascista controlla tutte e tre le reti e i tg come Mussolini con l’Eiar) il palese fascismo del governo Conte. Resta da capire come mai il suo partito Democratico e antifascista abbia scritto l’ultima legge elettorale, il balsamico Rosatellum, con “la Lega neofascista”, oltreché con l’amico B. E come mai avesse ispirato la precedente, il prodigioso Italicum (purtroppo bocciato dalla Consulta perché incostituzionale), alla legge fascistissima Acerbo, peggiorandola un po’. Ma soprattutto andrebbe spiegato come mai, se vedeva il Duce alle porte, il partito Democratico e antifascista abbia fatto di tutto per spalancargliele, rifiutando con i leggendari #senzadime le offerte di Di Maio a sedersi al tavolo per firmare un contratto che magari, al posto del camerata Salvini, avrebbe confermato al Viminale il compagno Minniti.
E ci avrebbe risparmiato non solo il Salvimaio, ma pure il “fronte repubblicano” renziano contro “fascisti” e “sfascisti” per difendere la Costituzione (che il Pd voleva distruggere) con le brigate antifranchiste capitanate dai comandanti Renzi, Boschi e Calenda, in clandestinità sulle montagne d’Etruria con Guernica appuntata al petto sulle divise in cachemirino e il cartoccio di pop-corn a intonare “Bella ciaone”. Senza contare che, se davvero Mattarella avesse spalancato le porte al fascismo come re Sciaboletta nel 1922, bisognerebbe dirne quattro anche a lui.
Quelli che è tutta destra.
Il governo giallo-verde rappresenta il M5S, movimento postideologico con principi tipici di ogni centrosinistra, e la Lega, partito di destra. I 5Stelle esprimono il premier e 10 ministri su 18, quasi tutti i più pesanti (Lavoro-Infrastrutture-Telecomunicazioni, Esteri, Difesa, Giustizia, Salute, Ambiente, Sud), tranne i 2 affidati alla Lega (Interni ed Economia). Lo stesso vale per il programma, che l’Istituto Cattaneo (vicino al Pd) definisce in prevalenza “di centro”, con punte molto progressiste su beni comuni, reddito di cittadinanza, lotta all’illegalità dei colletti bianchi, e altre di destra su migranti e autodifesa.
Però l’ideologia e il rosicamento sono duri a morire: basta leggere Repubblica e l’Espresso che, dopo aver sapientemente bocciato qualunque ipotesi di dialogo fra Pd e M5S, ora piagnucolano per il “governo di destra”, con “programma di destra”, “atteggiamenti di destra”, “natura dichiaratamente di destra” e probabilmente anche canottiere, mutande, calzini e guêpière di destra, insomma un “laboratorio pratico della nuova destra sovranista e antieuropea” (Claudio Tito). Basta che Conte&C. dicano “cambiamento” perché Tito li veda ipso facto in orbace a sognare “una sorta di dittatura del malumore dei cittadini” (qualunque cosa voglia dire). Del resto, per l’Espresso, “Di Maio porta i punti più banali del contratto” mentre “a Salvini spettano le idee e i ministri forti”, nell’ambito di “un’ideologia sottile di destra”. Invece i governi che abolivano l’art. 18, devastavano la Costituzione, calpestavano il Parlamento con decreti, fiducie e canguri, favorivano il precariato, depenalizzavano l’evasione, rimpinzavano di miliardi banche e grandi imprese, servivano fedelmente tutte le peggiori lobby, combattevano i pm liberi, erano di sinistra. Strano che gli elettori lettori di Repubblica ed Espresso non l’abbiano capito.
Quelli che l’Europa
Diciamolo: Tito non l’ha presa affatto bene. Sotto il ciuffo di Conte, intravede financo una “deriva orbaniana”, da Viktor Orbán, il premier ungherese ultradestro. Che però fa parte del Ppe con Merkel, Tajani e B. Non con Salvini, né con Di Maio. Del resto, l’idea che la presenza di Savona nel governo provocasse ipso facto il boom dello spread e l’uscita dell’Italia dall’Ue poteva venire in mente solo a Mattarella e ai giornaloni che, quando lo spread fece davvero boom alla notizia della caduta di Conte, si guardarono bene dal titolare: “Il Quirinale e Cottarelli bruciano i risparmi degli italiani” (preferirono, come La Stampa, un più ragionevole “Lo spettro del voto affonda euro e Borse”: quindi i mercati volevano un governo). Ora che agli Esteri c’è l’europeista Moavero e all’Economia l’europeista critico Tria, almeno Tito dovrebbe respirare un po’: invece no, Moavero e Tria sono “un trucco estetico”. Orbaniani anche loro. E vabbè.
Quelli che Micron
Ci dicono che tutto il mondo trema all’idea del Salvimaio, tranne ovviamente Le Pen, Orbán e Putin, poi Macron telefona a Conte per dirsi “ansioso di lavorare insieme”. Un colpo al cuore per il rag. Cerasa, che sul Foglio strapazza il francese da par suo: “Il passo falso di Macron. La telefonata a Conte e la convinzione che i 5s siano interlocutori validi”. La prossima volta Macron faccia la cortesia: chiami un interlocutore più valido, tipo il rag. Cerasa, casomai avesse il numero e sapesse chi è. Non vi dico in che stato è ora il ragionier direttore alla notizia che il prof. Tria, collaboratore del suo giornale, è addirittura ministro dell’orrido “governo sfascista”. Non c’è più religione, e nemmeno gratitudine.
Ps. Siamo tutti atterriti dal “laboratorio del populismo di governo” ( La Stampa). Però da ieri, dopo 5 anni e 3 governi, Alfano non è più ministro. Non è meraviglioso?
di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 2 Giugno 2018
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Bongiorno: “Voglio la legittima difesa. Chi entra in casa per uccidere deve sapere che io posso reagire”
03/06/2018 – In un’intervista al Corriere della Sera, l’avvocato Giulia Bongiorno ha spiegato di sentirsi molto in linea con le idee di Matteo Salvini: “Pensavo di non poter parlare con lui. Poi a livello di contenuti ho capito che c’è piena condivisione. Se ci fermiamo all’apparenza, Salvini fa paura. Se guardiamo i contenuti, è stato un apripista perché ha segnalato molti pericoli e poi gli altri se ne sono resi conto”.
Anche l’avvocato Giulia Bongiorno aveva paura di Salvini prima di trovarsi a tu per tu con il leader del Carroccio. Parlando della sua candidatura alle prossime elezioni politiche del 4 marzo al Corriere della Sera, l’avvocato Bongiorno ha spiegato: “Anche io all’inizio avevo paura di Salvini. Pensavo di non poter parlare con lui. Poi a livello di contenuti ho capito che c’è piena condivisione. Se ci fermiamo all’apparenza, Salvini fa paura. Se guardiamo i contenuti, e io che lo conosco dal 2015 posso dirlo, è stato un apripista perché ha segnalato molti pericoli e poi gli altri se ne sono resi conto. Io con lui ho parlato di donne, di natalità: e da parte sua c’è stata umiltà e voglia di capire. Se avessi pensato che era un razzista, avrei fatto un’altra scelta. Questo è chiaro”.
Bongiorno racconta di essersi convinta ad accettare l’offerta del Carroccio proprio andando “oltre le apparenze”: “Salvini è una persona che può fare le cose. Ho incontrato politici che non avevano idee precise. Lui le ha. E poi su sicurezza, immigrazione e tanto altro la pensiamo allo stesso modo. Non è il rozzo ignorante che parla a vanvera”.
Tra le battaglie che Bongiorno mira a combattere a fianco di Matteo Salvini c’è quella della legittima difesa: “Chi scelga di entrare in una casa altrui per violentare o per uccidere deve accettare le conseguenze. E chi è aggredito deve poter reagire. In molti stati europei lo stato di ansia e di paura che genera un’intrusione in casa legittima sempre la difesa. Vorrei questa cosa anche in Italia. Oggi chi reagisce sa bene che può finire come minimo indagato, se non andare a processo e spendere molti soldi per difendersi”.
Per quanto riguarda l’immigrazione, invece, Bongiorno ha spiegato: “Credo che molti di questi flussi migratori portano in italia molti uomini che reputano le donne soggetti inferiori. Chi è in difficoltà va accolto. Se ci sono persone che sono in regola, io le aiuto e lo ospiterei anche. Se c’è il furbetto, lo evito: non possiamo certo accogliere tutti i clandestini e gli irregolari”.
“Io credo che il garantismo non sia in contrasto con le sanzioni e le regole. Massima tutela fino al terzo grado di giudizio. Ma nel momento in cui arriva la sentenza definitiva, certezza della pena e si va in carcere. C’è bisogno di regolamentare il fenomeno, per farlo emergere. Ci sono una serie di modelli, non pensiamo ai bordelli: ci sono regole , controlli sanitari, zone dedicate”.
Infine, replicando alla stoccata di Maroni di stamane, Bongiorno ha dichiarato: “Chi mi conosce sa che Andreotti non è mai stato un semplice mio assistito, per me è stato un uomo importante per la mia formazione intellettuale. Ho grande affetto nei suoi confronti: lo scorso 14 gennaio avrebbe fatto 99 anni. È inevitabile che chi mi intervista mi chieda: cosa avrebbe pensato Andreotti che era contrario alla secessione? Io ho detto che se ci fossimo trovati nella Lega che voleva dividere la Padania dall’Italia, Andreotti mi avrebbe detto di pensarci su bene. Con questo tipo di Lega differente, avrebbe assolutamente condiviso la mia scelta. Detto questo non ho da replicare a Maroni. Io oggi mi candido perché voglio accanto alla lega una serie di battaglie su giustizia, sicurezza, violenza. Per favore non mi toccate Andreotti, almeno dal punto di vista umano”.
Fonte:https://www.fanpage.it/bongiorno-voglio-la-legittima-difesa-chi-entra-in-casa-per-uccidere-deve-sapere-che-io-posso-reagire/
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