Sementi tradizionali, vittoria storica del M5S!
09/10/2013 – Una proposta di regolamento che accorpa ben dodici direttive comunitarie che rischia di rafforzare il potere sull’essere umano da parte delle multinazionali e il controllo sulla catena alimentare. Questo si sta discutendo in Europa con una totale assenza dell’Italia. In particolare, nella proposta di regolamento in esame (COM (2013) 262), è previsto il ricorso a poteri di delega in capo alla Commissione europea con riguardo a un elevato numero di aspetti relativi soprattutto al futuro aggiornamento tecnico-scientifico del settore riproduttivo-vegetale. Una sorta di delega ad libitum, nonchè una serie di norme che castrano l’agricoltura tipica italiana, la produzione e la commercializzazione delle sementi tradizionali, favorendo, attraverso l’iscrizione nei registri, chi può permettersi gli elevati costi da sostenere per far riconoscere il proprio prodotto. Effetti che risulterebbero devastanti per la nostra qualità legata alla tradizione agricola italiana, un percorso verso la standardizzazione con ripercussioni sui concetti di biodiversità e filiera corta che portano al tracollo dell’agricoltura biologica per favorire quella industriale che in Italia sentiremmo ancora di più perdendo il valore aggiunto legato al Made in Italy alimentare. Da mesi il M5s sta cercando di recuperare il tempo perduto. Perduto durante la formazione delle commissioni e perduto per la mancanza, chissà se involontaria o volontaria, di attenzione verso il nostro settore primario. Oggi un primo risultato storico per l’Italia è rappresentato da una risoluzione presentata e votata all’unanimità dalla Cittadina 5 stelle al Senato Elena Fattori che obbliga il Governo a esigere che la UE ponga un’attenzione particolare alla tutela delle specificità locali non solo in riferimento alle sementi destinate ai “mercati di nicchia” sottratti agli iter di registrazione, ma anche alle varietà tipiche diffuse su ampia scala, che rappresentano una ricchezza della biodiversità agricola italiana, per favorire lo scambio di sementi tra agricoltori a livello territoriale, anche informalmente, che risultano ricchi di diversità biologica e agricola, in cui la circolazione del materiale di propagazione spesso non avviene tramite la messa in commercio. Si obbliga il Governo affinché in Europa si faccia accurata attenzione alle specificità delle colture italiane, costituite da prodotti tipici e specialità agricole territoriali a tutela delle piccole e medie imprese produttrici e dell’agrodiversità, tenendo conto anche dei principi e delle finalità enunciati dal Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e ratificato dall’Italia e che cercheremo di migliorare proprio per evitare anche la propagazione dei pesticidi. Il Governo non sta dando fede alla mozione contro gli OGM e ha fatto emettere un decreto interministeriale a oggi ancora non pubblicato in Gazzetta Ufficiale che ha consentito la indiscriminata semina in Friuli Venezia Giulia di semi di mais transgenico. Siccome il rimpallo con la UE è diventato imbarazzante per l’inerzia dei nostri ministri, a fine documento si auspica anche che si usi il semestre di Presidenza Europea per fare in modo che siano direttamente i Paesi membri a prendere le decisioni definitive in tema di OGM, proprio per sogmberare il campo da equivoci. La libertà di circolazione delle sementi tradizionali vuol dire libertà alimentare e accesso al cibo. Fonte