Il trucco di Epifani per percepire la diaria senza andare in aula
“Tanto non ci va mai in Aula, ha il 99% delle assenze”. L’ultima obiezione (o meglio dire, aberrazione), a chi fa notare che la decadenza di Silvio Berlusconi non può avvenire per mezzo dell’incostituzionale legge Severino, è questa. Come se la bravura e l’utilità di un politico, un leader di partito in questo caso, si vedessero dalla frequenza con cui schiaccia un bottone, sempre e comunque manovrato dalla longa manus delle segreterie di partito.
Roba da Crimi, insomma. Demagogia imperante che in queste ultime ore ha contagiato persino qualche esponente del Partito Democratico, nonché i maggiori opinionisti dei quotidiani più vicini a Largo del Nazareno. “Perché – è il ragionamento seguito – Berlusconi deve continuare ad essere senatore? Non solo è condannato in via definitiva, ma in Senato ci è venuto solo una volta, a votare la prima fiducia al governo Letta”. Un’assenteista, dunque. Etichetta che, nell’immensa raccolta di appellativi collezionati in questi anni da Berlusconi, dopo quella di dittatore, mafioso, evasore e puttaniere, gli mancava proprio. Perché il Cavaliere sotto questo punto di vista non è un esempio da seguire. Non è certo come Epifani. Il sempre moraleggiante segretario del Partito Democratico, infatti, è un deputato modello. Eletto presidente della Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, si è dovuto sacrificare per la causa, accettando anche la carica di segretario pro tempore del suo partito. Ruolo che, come si può immaginare, gli porta via un bel po’ di tempo, ma che non lo ha fatto demordere dall’ardua sfida di poter ricoprire entrambi i ruoli contemporaneamente.
Cosa che, nel silenzio generale, complici la crisi economica e le sentenze su Berlusconi, fa tutt’ora, seppur con scarso successo, visto che in decima Commissione lo hanno visto sì e no una decina di volte, per la gioia/disperazione di Ignazio Abrignani e Davide Crippa, i due vice presidenti in quota Pdl-M5S, costretti a svolgere perennemente le funzioni di Epifani. Che, a pensarci bene, non è un presenzialista nemmeno in Aula. La sua scheda, infatti, parla chiaro: 4,57% di presenze, 5,40% di assenze e un bel 90,02% di missioni. Dove missioni, ai sensi dell’articolo 46 comma 2 del regolamento della Camera dei Deputati, stanno per incarichi avuti “dalla Camera, fuori della sua sede”, in modo tale da computare chi ne usufruisce come presente “per fissare il numero legale”. Una disposizione che tuttavia è stata oggetto nel tempo di prassi interpretative estensive, nel senso che sono state comprese tra le missioni per incarico della Camera anche attività svolte da deputati per conto dei gruppi di appartenenza. Tradotto dal burocratese: i deputati in missione sono giustificati e non perdono la diaria giornaliera. Proprio come Epifani. (Fonte)