Camera, super stipendi giù. E scatta lo sciopero bianco
11/01/2016 – Tecnicamente si tratta di uno stato d’agitazione. In pratica è una sorta di sciopero bianco con tanto di blocco degli straordinari e lavorazioni al rallenty. Sia come sia, oggi, quando di fatto i deputati riprendono i loro lavori, la Camera riapre i battenti con i suoi quasi 1.500 dipendenti in lotta per la difesa dei loro salari. La goccia che ha fatto traboccare il malcontento sindacale a Montecitorio è stata la sentenza definitiva – emessa in semiclandestinità il 23 dicembre della ”Corte COSTITUZIONALE”….Continua
Alla ripresa dopo la pausa natalizia, la Camera dei deputati si troverà a dover dare il via libera alla seconda lettura (quarta complessiva) del disegno di legge di riforma della Costituzione, denominato “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”. Il testo è stato già approvato in prima deliberazione dal Senato, poi modificato in prima deliberazione dalla Camera e nuovamente modificato in prima deliberazione dal Senato.
Trattandosi di un disegno di legge di riforma della Costituzione è dunque necessario che sia approvato in doppia lettura dai due rami del Parlamento: a causa delle modifiche operate prima dalla Camera e poi dal Senato, dunque, dopo l’approvazione della Camera sarà necessaria una nuova lettura a Palazzo Madama e infine l’ultima a Montecitorio. Al termine di questi passaggi potrebbe essere necessario un referendum confermativo: cosa molto probabile, considerando che difficilmente si consoliderà una maggioranza dei due terzi nelle due camere e la volontà politica dell’opposizione e dello stesso Governo di chiedere l’ultimo parere ai cittadini.
La tempistica potrebbe essere quella immaginata da Matteo Renzi e dal ministro Boschi: via libera della Camera nella giornata di oggi, passaggio al Senato e via libera finale della Camera dei deputati entro aprile; referendum confermativo entro ottobre e dunque entrata in vigore del provvedimento entro la fine dell’anno.
Ricordiamo i punti salienti del provvedimento:
eliminazione del bicameralismo perfetto, con la trasformazione di composizione, compiti, funzioni e peso specifico del Senato;
riduzione del numero dei senatori e modifica della loro elezione (con la “previsione in base alla quale l’elezione dei senatori da parte dei consigli regionali avviene in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo di tali organi”);
modifica del procedimento legislativo, con cambiamenti nei tempi e nei passaggi parlamentari;
modifiche alla “disciplina dei referendum”, con tempi certi per le leggi di iniziativa popolare;
limitazioni della decretazione d’urgenza;
soppressione delle province;
eliminazione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro;
modifiche alle modalità di elezione dei giudici della Corte Costituzionale;
ripristino delle competenze esclusive dello Stato su alcune materie (e, più in generale, modifiche nel rapporto Stato – Regioni). Aggiornamenti su
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