LA CADUTA DI BERLUSCONI: “Quante intercettazioni assurde di noi americani”
24/02/2016 – «Non c’è niente da commentare, nessuna grande rivelazione da analizzare. Snowden aveva già svelato al mondo che la NSA (National Security Agency, ndr) intercettava chiunque». Per Edward Luttwak, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo americano, la notizia che i servizi statunitensi intercettavano le conversazioni telefoniche di Silvio Berlusconi e dei suoi collaboratori più che una conferma della congiura ai danni dell’ex premier italiano è la dimostrazione di una pratica gravissima ai danni dei Paesi alleati.
Luttwak, cosa l’ha colpita di più dell’ennesima puntata di «Wikileaks»?
«Ci sono due aspetti da sottolineare. In primis la conferma di questa cattiva abitudine di intercettare chiunque a qualsiasi latitudine. Ben sapendo che poi di quell’enorme materiale potrà essere usato solo l’un per mille, se non di meno. La NSA è diventata un enorme apparato burocratico e da contribuente americano sono arrabbiato per i suoi costi che ricadono inutilmente sulla comunità».
E il secondo aspetto?
«Credo che qualsiasi uomo di governo che parli al telefono di cose che potenzialmente potrebbero danneggiare il suo popolo andrebbe cacciato immediatamente. Già nel 1914 agli ufficiali tedeschi veniva vietato di utilizzare il telefono per le comunicazioni segrete. È possibile che un secolo dopo ancora si faccia questo errore? Penso non solo a Berlusconi, ma anche alla vicenda di Hillary Clinton».
Le intercettazioni provano ulteriormente la congiura internazionale del 2011 ai danni di Berlusconi?
«Non c’è niente in quelle intercettazioni, non sono svelati i segreti della Merkel o di Sarkozy come nel 2011 non era un segreto il debito pubblico italiano che ammontava a 1.900 miliadi di euro con Berlusconi che non era disposto a intraprendere le necessarie politiche fiscali per raddrizzare la situazione. L’Italia era sull’orlo del collasso, peggio della Grecia: come una compagnia aerea costretta a lasciare a terra i passeggeri. Solo che qui si parlava di una Nazione, non di una compagnia aerea. E se fosse venuta giù l’Italia, sarebbe crollata tutta l’Europa».
Finora però si era sempre sostenuto che gli Usa fossero fuori dal «complotto». Ora il quadro è cambiato?
«No, perché il governo americano prese all’epoca una posizione netta: sebbene convenisse la caduta di Berlusconi, non si poteva interferire nella democrazia di un altro Paese».
Come mai le rivelazioni sulla caduta di Berlusconi non hanno provocato una reazione sdegnata dell’opinione pubblica italiana?
«Perché gli italiani, a tutti i livelli, politici e finanziari, avevano capito che il Paese era sull’orlo del collasso e hanno spinto i propri parlamentari a fare in modo che Berlusconi cadesse. Sarkozy e Merkel di certo si auguravano un epilogo simile, ma i protagonisti della congiura erano in Italia, e tra loro ci furono molto esponenti che non odiavano Berlusconi ma gli erano vicini. Perché si erano resi conto che l’allora premier non parlava più con nessuno, e in particolare non ascoltava Tremonti che gli suggeriva come uscire dalla situazione di emergenza».
Il governo italiano ha convocato l’ambasciatore Usa. Una mossa doverosa?
«E poi cos’altro hanno fatto? Hanno cantato una canzone? Tutto inutile: Snowden aveva già svelato ogni cosa anni fa».
Nelle ultime settimane le banche italiane sono finite nel mirino dei mercati finanziari. C’è aria di una nuova congiura, stavolta contro Matteo Renzi?
«Non c’è niente dietro, è sotto gli occhi di tutti: sono stati pubblicati i dati sulle sofferenze bancarie degli istituti italiani – in alcuni casi del 20 o 30% rispetto a una quota accettabile del 3-4% – e gli investitori sono fuggiti. Se non ci fosse il presidente della Bce Mario Draghi a regalare soldi gratuitamente alle banche la situazione per l’economia italiana sarebbe tragica. Un Paese che ha 2.300 miliardi di debito pubblico e non cresce, per piazzare i suoi titoli di Stato dovrebbe promettere interessi del 9-10%. Se oggi quel tasso è all’1% è per l’intervento di Draghi. Non a caso alla Bundesbank vorrebbero liberarsene».
E se non ci fosse Draghi?
«Se alla Bce ci fosse un banchiere ortodosso, che rispetta le regole, l’Italia avrebbe due strade davanti a sè: la prima sarebbe quella di monetizzare il suo debito, che oggi è troppo grande per essere pagato. E per farlo dovrebbe uscire dall’euro».
E la seconda strada?
«Fare le riforme, quelle vere. Renzi ha buona volontà ma si è circondato di una squadra di giovani e poco capaci. Così tutto il suo sforzo ha prodotto solo l’1-2% di quanto sarebbe necessario: riforme blande, pochi tagli alle spese. Bisogna prendere decisioni forti, ma ogni volta ci sono dei freni. Basti pensare al decreto sulle liberalizzazioni di Bersani. Un Paese serio avrebbe mandato gli autoblindo per sedare la rivolta dei tassisti. E se non attui riforme nette, sei tenuto in vita solo dalla falsa finanza di Draghi». – di Carlantonio Solimene
Sguici anche sulla nostra pagina FB: Facebook Se vuoi, puoi inviarci video, notizie o semplicemente scriverci attraverso un messaggio sulla nostra pagina Facebook, gli articoli saranno pubblicati solamente dopo poche ore dal tuo invio! Se ti è piaciuto l’articolo riportato, condividilo o lascia un commento, e facci sapere cosa ne pensi! Continuate a navigare nel sito, attraverso le varie categorie o gli articoli correlati.
Related posts:
- Inchiesta escort, a casa Berlusconi “due bambine: una giornalista e una brasiliana” „Inchiesta escort, a casa Berlusconi “due bambine: una giornalista e una brasiliana”“ Potrebbe interessarti: http://www.today.it/rassegna/inchiesta-escort-intercettazioni-berlusconi-tarantini.html Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/Todayit/335145169857930
- Il crack di Mps deciso a tavolino da tre fondi speculativi americani
- “Il Partito del Fare”: ecco il nome del nuovo partito di una probabile alleanza Renzi-Berlusconi
- Berlusconi schock, al Quirinale propone Amato: “mettere subito in sicurezza la massima carica dello Stato”