Arrestati due magistrati della procura di Trani per corruzione: processi comprati per soldi, Rolex e diamanti. Imprenditore confessa: così pagai milioni
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PROCESSI IN CAMBIO DI SOLDI E PREZIOSI – Secondo l’accusa i due magistrati avrebbero assicurato il buon esito di alcune inchieste per vicende giudiziarie e tributarie degli imprenditori coinvolti in cambio di soldi e oggetti preziosi, mentre gli avvocati avrebbero prestato la loro opera a titolo di intermediari e facilitatori. Un ruolo di particolare rilievo avrebbe rivestito l’ispettore di polizia che, secondo i magistrati di Lecce, sarebbe stato al servizio dell’imprenditore coratino Flavio D’Introno “quale momento indispensabile di collegamento con il magistrato Savasta per il complessivo inquinamento dell’attività investigativa e processuale da quest’ultimo posta in essere”.
GLI ATTI DA FIRENZE – Un ulteriore filone di indagini è emerso dopo la trasmissione di alcuni atti d’indagine da parte della Procura di Firenze in cui sarebbero venuti fuori altri episodi corruttivi: in particolare l’ex pm Savasta, titolare di un fascicolo su una serie di false fatturazioni, avrebbe omesso di svolgere i dovuti approfondimenti investigativi nei confronti di un imprenditore fiorentino, ottenendo in cambio denaro e altre utilità.
I provvedimenti cautelari – secondo i pm salentini motivati da un “documentato e attuale rischio di inquinamento probatorio” – sono il terminale di un’attività investigativa che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, confessioni, dichiarazioni di testimoni, analisi di numerosi procedimenti penali trattati negli uffici giudiziari tranesi, oltre a riscontri patrimoniali.
Il Gip di Lecce, su richiesta della Procura, ha risposto il sequestro di immobili, conti correnti, oggetti preziosi per un valore di circa 2 milioni di euro: in particolare a Savasta sono stati sequestrati 489mila euro, a Nardi 672mila (tra i quali un orologio in oro Daytona Rolex e un quantitativo di diamanti), a Di Chiaro e Cuomo beni per 436mila euro, mentre per l’imprenditore fiorentino e Sfrecola 53mila euro.
LA CONFESSIONE DI D’INTRONO – Determinante si sarebbe rivelata la collaborazione dell’imprenditore Flavio d’Introno che a ottobre del 2018 ha deciso di collaborare e vuotare il sacco, dopo che è passata in giudicata una condanna a 5 mesi per usura.
L’imprenditore ha ricostruito la tela dei rapporti con i due magistrati, Saasta e nardi, dicendo testualmente: Ho consegnato circa 300mila euro in contanti a Savasta, circa un milione e mnezzo di euro, comprensivo di regali materiali, a Nardi.
Ma non è tutto. D’Introno, microfonato, avrebbe successivamente incontrato Savasta il quale, a sua volta, avrebbe fornito dichiarazioni “confessorie” chiamando in correità anche Nardi. Insomma, da quanto è emerso per alcuni anni tra il sostituto procuratore e il gip sarebbe creato una sorta di “ponte” per un mercimonio dei processi. – [LaGazzettadelMezzogiorno.it]
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