Un’ingiustizia vergognosa da cancellare
di Sergio RIZZO 20/01/2014 – Possiamo accettare, due decenni dopo la riforma Dini, che un deputato regionale di 50 anni, l’età di Brad Pitt e Monica Bellucci, vada in pensione dopo una legislatura monca d’un triennio, prendendo il doppio di un operaio inchiodato 42 anni e un mese in fabbrica? È un insulto. E non ci si dica che «cosa fatta capo ha» perché si tratta di «diritti acquisiti», sacri e intoccabili come la mandibola di San Teodoro.
Sono anni che, strattonata dalla collera popolare, la politica giura d’essersi messa a dieta. E poi salta fuori che, mentre avevano tutti gli occhi addosso per le bravate di Franco «Batman» Fiorito & Co., al Consiglio regionale del Lazio, grazie a un cavillo maligno passato in Parlamento, han lasciato tutto come prima. Ignorando il decreto Monti che vietava i vitalizi prima dei 66 anni e con meno di due legislature.
Dice Confindustria che la crisi ha avuto effetti «paragonabili a danni di guerra».
Che il Pil nazionale è crollato del 9,1%. La ricchezza pro capite dell’11,5%. La produzione del 24,6%. Gli investimenti del 27,7%. Bene: in questo contesto, 18 anni dopo la riforma delle pensioni che stravolse la vita di milioni di persone, i consiglieri laziali mandati a casa dagli scandali che avevano mozzato la legislatura hanno incassato nel 2013 (oltre alla «liquidazione») pensioni stratosferiche rispetto ai contributi pagati.
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