Reddito di cittadinanza, ecco cosa potrebbe cambiare con il nuovo governo
La conferma per gli anni a venire della misura-chiave del programma grillino non è mai stata in discussione e lo stesso ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, lo ha spiegato a più riprese, avvisando che semmai ora si tratta di passare alla fase due, quella delle politiche attive, dopo l’attribuzione del reddito a circa 960 mila destinatari e oltre. Il nodo da sciogliere, però, è rilevante e riguarda innanzitutto il potenziamento dei servizi per l’impiego, anche con la piena operatività dei navigator: un passaggio che richiederà mesi. In attesa della cosiddetta attivazione dei titolari del sussidio, nel governo stanno lavorando per stringere le maglie sulle possibilità di rifiutare le opportunità di lavoro offerte.
Una delle innovazioni in cantiere la spiega direttamente il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, regista di tutta l’operazione: “Un miglioramento ci è stato chiesto sul reddito, relativamente alla possibilità di interromperlo per il lavoratore che ha un rapporto di lavoro temporaneo, al massimo di tre mesi.
Poi riprenderebbe il reddito. Sarebbe un incentivo a far accettare un lavoro anche se breve”. Per il resto il governo, che in genere chiede all’Inps di fare simulazioni, “non ha chiesto niente su possibili modifiche” su Reddito e Quota 100. La novità indicata si collegherebbe alla previsione della decadenza dal beneficio dopo il secondo rifiuto dell’offerta di lavoro, senza che sia richiesto di attendere la terza per non poter più dire no, pena la perdita del sussidio.
Sulla distribuzione del reddito emerge un nuovo report di Demoskopika: sono 960mila le domande accolte fino al 4 settembre (per 2,3 milioni di persone coinvolte) e coprono il 52,7% delle famiglie italiane in povertà assoluta (1,8 milioni). Nella ricerca si evidenzia “una correlazione” tra la richiesta del reddito di cittadinanza e il lavoro irregolare: nelle regioni nelle quali si registrano il numero più alto di beneficiari e la copertura maggiore del reddito rispetto al tasso di povertà assoluta, infatti, c’è anche il tasso maggiore di lavoro irregolare. – [FONTE]
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