La vera sfida dei 5 Stelle. Una nuova missione per battere Salvini & C.
Per quanto riguarda il M5s è indispensabile che il dibattito interno sia all’altezza della sua storia. Ha rivoluzionato la politica in Italia, con le grandi battaglie per la legalità, la lotta ai privilegi, l’impegno per l’ambiente e i beni comuni. Ma sta esaurendo la sua spinta propulsiva dopo avere meritoriamente grillizzato l’intero sistema. Missione compiuta, dunque? Sì, per la gran parte. Che è importante, storica, direi. Ma adesso, che fare? Possiamo darci una missione nuova, come ci si chiede. Ma di che tipo? Una strada da percorrere potrebbe essere quella di salvaguardare e tutelare gli interessi di movimento, di parte, di partito. Per inseguire i consensi perduti, che nella prossima – sempre più vicina? – legislatura rischiano di tradursi in una sparuta rappresentanza parlamentare destinata a recitare al massimo il ruolo di battagliera minoranza.
Ma vale la pena impegnarsi per una simile prospettiva? Vale la pena spendere le energie di militanti ed elettori per assicurarsi qualche seggio alla Camera o al Senato mentre fuori la casa brucia? Per fare che, blindare una ristretta, ininfluente nomenklatura? Non è necessario. Non è necessario sopravvivere e vivacchiare, impiccati pure alla necessità di rivedere regole interne, statutarie, che la forza prorompente del movimento da tempo ha decretato come superate e anacronistiche. Con questo sopravvivere forzato si rischia di macchiare una storia nobile destinata a restare negli annali.
La necessità di darci una nuova missione può imporre invece un compito più alto. Dopo avere cambiato profondamente la politica nel nostro Paese, possiamo, dobbiamo affrontare a viso aperto le ragioni di una crisi che ci investe e che ha radici in questioni, nodi che da soli non possiamo sciogliere, che è l’emergenza epocale causata dalle paure della nostra società preda della globalizzazione incontrollata, delle diseguaglianze sociali, della distribuzione iniqua della ricchezza, dell’emergenza climatica, dell’innovazione a senso unico, di un modo di produrre che fa a pugni con i principi minimi di umanità.
Rispetto a tutto questo manca un pensiero. Ed è una carenza che richiede una colossale mobilitazione, non solo politica, ma anche scientifica, sociologica, filosofica, direi. Siamo in grado da soli di fare tutto questo? E possono altri, da soli, farlo per proprio conto? Non credo, il compito è così grande da esigere nuove sfide, nuove sfide che abbiamo il dovere di affrontare anche a costo di biodegradarci definitivamente, scioglierci in qualcosa di più grande. Una prospettiva ancora oggi oscura e indefinita, ma certamente più ambiziosa, nobile e duratura. – (Lettera aperta del Sen. M5S Primo Di Nicola)
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