Bari, sale giochi e slot in mano ai clan: 36 arresti, sequestri per 7,5 milioni In carcere anche un imprenditore
Stando alle indagini di Gico e Scico della Guardia di Finanza di Bari, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dalla pm della Dda di Bari Bruna Manganelli, Baldassarre D’Ambrogio, imprenditore nel circuito di scommesse, si sarebbe accordato con i vertici dei clan mafiosi di Bari e provincia per «compiere atti di concorrenza sleale – si legge negli atti – imponendo una posizione dominante nel mercato dei videopoker e di altri apparati da intrattenimento elettronici», attraverso «la minaccia e l’assoggettamento omertoso».
In particolare le organizzazioni mafiose facenti capo a Nicola D’Ambrogio, alias ‘TròTrò’, e Lorenzo Caldarola (clan Strisciuglio), Vito Valentino, Giuseppe Capriati, Vincenzo Anemolo, Domenico e Gaetano Capodiferro – tutti destinatari della misura cautelare in carcere – «si sono divisi il territorio barese in zone di influenza, reciprocamente rispettate, per acquisire in modo esclusivo e monopolistico (direttamente o indirettamente tramite imprenditori collusi) la gestione o comunque il controllo della distribuzione delle apparecchiature da gioco (videopoker, slot machine) nei locali pubblici e delle sale gioco autorizzate (gestione dei totem e delle VLT videolottery)», anche attraverso l’estromissione di altri imprenditori concorrenti operanti nello stesso settore.
C’é «il gotha di tutti i clan più importanti di Bari» nell’indagine sulle presunte infiltrazioni della criminalità mafiosa barese nel settore del gioco, che ha portato oggi all’arresto di 36 persone e anche al sequestro di beni per 7,5 milioni di euro. Lo ha detto il procuratore Giuseppe Volpe, spiegando che i clan della città «alteravano il mercato della concorrenza imponendo con metodo mafioso i videopoker che il monopolista Baldassarre D’Ambrogio, la mente dell’intero sistema illecito, voleva fossero installati».
Il procuratore aggiunto Roberto Rossi, che ha coordinato l’inchiesta ‘Gaming Machinè con la collega Bruna Manganelli, ha evidenziato il «controllo economico assoluto del territorio da parte dei clan che, quando si tratta di soldi, trovano subito un accordo». L’indagine ha accertato, infatti, che «l’intero sistema di gioco apparentemente legale, tra i settori economici più rilevanti del territorio, è in mano alla criminalità. Il dato economico è spaventoso – ha spiegato Rossi – perché il giro d’affari è di centinaia di milioni di euro». Il guadagno per i clan sarebbe stato da un lato il compenso corrisposto dall’imprenditore per aiutarlo ad installare i suoi apparecchi, fisso (mensile o per ciascuna macchinetta installata, dai 100 ai 500 euro) o come percentuale sulle vincite; dall’altro, la possibilità di riciclare il denaro sporco attraverso attività legali.
Agli atti dell’indagine ci sono intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni di dieci collaboratori di giustizia.
L’inchiesta è partita nel 2015 dalla «coraggiosa denuncia», dicono gli inquirenti, di un commerciante barese, titolare di una tabaccheria, vittima di usura ed estorsione. «Queste persone si mettono a portare cose e non mi avvisano. Alla fine il bar non è più mio, è vostro, è di tutti – si legge in una intercettazione tra il commerciante vittima e un indagato -. Quello impone una cosa, quello ne impone un’altra, tu ne imponi un’altra ancora. E io che ci sto a fare qui? Il pupazzo?». Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno documentato, con riferimento al reato di usura, prestiti per circa 150mila euro con tassi di interesse fino al 2.000% annuo. Tra i beni sequestrati ci sono 3 sale giochi, 2 aziende, 4 immobili, 5 auto e 205 conti correnti.
IL PLAUSO DI EMILIANO – Desidero esprimere il mio compiacimento e il mio plauso per l’ottimo lavoro svolto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dal G.I.C.O nell’operazione portata a temine questa mattina”. Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato il blitz condotto all’alba di oggi dai finanzieri di Bari e dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma (SCICO), che ha permesso l’arresto di trentasei persone alcune legate ai clan Anemolo, Strisciuglio e Capriati. “Si tratta di un risultato straordinario” ha aggiunto Emiliano “che ha permesso di garantire alla giustizia frange importanti della criminalità organizzata barese che operavano nel settore delle slot machine installate in tantissime attività commerciali della città”. “Dobbiamo continuare su questa strada – ha concluso Emiliano – che è quella giusta, perché la rete della legalità prevalga su quella del crimine”. – [FONTE]
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