San Donato, inchiesta sui rimborsi delle protesi: sequestro d’urgenza per 34 milioni
11/12/2020 – Dopo i farmaci, le protesi. Stesso meccanismo, stessa presunta truffa: dispositivi medici, rimborsati a prezzo pieno dalla Regione Lombardia, ma in realtà acquistati ad un costo scontato. È ancora una volta per il sistema delle cosiddette note di credito che la Procura di Milano muove contestazioni ad ospedali del Gruppo San Donato, destinatari di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza per oltre 34 milioni di euro. Il provvedimento, firmato dal pm Paolo Storari e ora al vaglio del giudice, è stato eseguito giovedì 10 dicembre, in un’inchiesta per concorso in truffa, a carico dell’ex responsabile dell’ufficio acquisti, Massimo Stefanato, da tempo non più al lavoro per il Gruppo.
Dal Policlinico San Donato all’Istituto Ortopedico Galeazzi
Ospedali sott’accusa – Sono otto le strutture ospedaliere ora indagate, in base al decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa dell’ente, per «la struttura organizzativa del tutto inadeguata, che ha consentito – scrive il pm Storari nel decreto di sequestro d’urgenza – al responsabile dell’ufficio acquisti di porre in essere condotte delittuose»: dal Policlinico San Donato all’Istituto Ortopedico Galeazzi, dall’Ospedale San Raffaele agli Istituti Ospedalieri Bresciani e Bergamaschi; dagli Istituti Clinici Zucchi e Villa Aprica e poi gli Istituti Clinici di Pavia e Vigevano.
I fatti riguardano gli anni dal 2013 al 2018, quando ciascuna di queste strutture avrebbe beneficiato, secondo l’accusa, di un ingiusto profitto, per essersi fatta «rimborsare da Regione Lombardia il costo sostenuto per l’acquisto delle endoprotesi, omettendo di indicare – viene sintetizzato negli atti – le note di credito ricevute dai fornitori, a scomputo del prezzo di acquisto a seguito del raggiungimento di alcuni obiettivi».
Il meccanismo presunto
L’accusa del medico – Il meccanismo, già ricostruito dagli inquirenti milanesi in un primo filone investigativo sui farmaci (per cui il 10 dicembre comincerà l’udienza preliminare), era stato invano denunciato da un primario al Comitato etico. «Il nostro Professor Colombo ha detto che l’Ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche, per via delle note di credito», riferisce a Stefanato- in una conversazione intercettata – Mario Cavallazzi, consulente esterno già coinvolto nella prima inchiesta, citando un messaggio di una delle presenti a quella riunione. Il professore Antonio Colombo, al momento di queste conversazioni nel 2017, era primario di cardiologia interventistica dell’Ospedale San Raffaele. E avrebbe poi confermato la sua sensazione anche ascoltato dagli inquirenti. – [Continua su FONTE]
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