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    26Feb, 2018
    Gomez furibondo vs Migliore. Sono stufo di parlamentari strapagati mentano sulla mia testata. [VIDEO]


    25/02/2018 – “Sono stufo che parlamentari strapagati vadano in televisione a mentire sul conto mio e della mia testata. Sul mio sito ha trovato nome per nome tutte le candidature che non andavano bene del Movimento 5 stelle. E lei lo sa”. Così il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez ha replicato in diretta tv (nel corso della trasmissione Omnibus su La7) a Gennaro Migliore, esponente del Pd, che poco prima aveva accusato Gomez e Il Fatto Quotidiano di “dimenticare il nome del Movimento 5 stelle quando rilevano le criticità” delle candidature.

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    Un Peter Gomez furibondo questa mattina ad Omnibus su La7 contro il (vergognoso) sottosegretario Gennato Migliore. Il direttore del FattoQuotidiano.it, nella suo modo di esporre i problemi mantenendo sempre una equidistanza dai partiti, descrive lo scenario delle prossime elezioni che, stando alle previsioni, partorirà la grande coalizione con la differenza, secondo Gomez che sarà composta da politici minimamente paragonabili a quelli tedeschi della Gross Coalition. D’altronde, spiega il direttore, le candidature nel centrodestra e nel centrosinistra non danno modo di sperare, vista la spartizione perpetrata con questa legge elettorale.

    L’intervento a sproposito del giornalista in quota Renzi, Michele Lavia, genera il primo scazzo di Gomez, il quale spiega che parlare di programmi da parte di Dx e Sx è come prendere per i fondelli gli italiani, vista la composizione di voltagabbana, furbetti e imputati, di conseguenza la grande coalizione sarà solo un ammasso per gestire il potere. Interviene Migliore, il quale non trova di meglio di insultare il direttore del Fatto online – “Sono stanco di sentir parlare del mio paese per ragioni elettorali” – accusando Gomez di essere di parte e in malafede. Le parole di Migliore suscitano l’indignazione di Gomez che replica – “Sono stufo che parlamentari strapagati, vadano a mentire sul conto mio e della mia testata. Migliore si vergogni!. Questo non è modo di fare politica”






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    6Lug, 2017
    Marco Lillo: «Hanno perquisito anche mio padre di 96 anni. Non quello del leader pd»
    06/07/2017 – «Sulla base di una denuncia per diffamazione fatta dall’indagato Romeo (per me un pretesto) hanno perquisito 4 case, la mia macchina, l’ufficio, persino il computer del grafico».
    «Hanno perquisito me, che non sono indagato, mio padre di 96 anni, la mia compagna e la mia ex. E non hanno perquisito Tiziano Renzi che invece è indagato». Marco Lillo, il giornalista de Il Fatto Quotidiano, autore del libro-inchiesta sulla Consip, Di padre in figlio, si dice «allibito». E chiede: «Vi rendete conto che è grave? Hanno cercato in tutti i modi di carpire le mie fonti».

    Molti penseranno: se ne accorge ora che tocca a lui.
    «Si, ho letto parole di soddisfazione anche per la perquisizione di Federica Sciarelli, che i pm di Roma accusano di avermi fatto da tramite con il pm Woodcock. E che invece so essere innocente».

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     Da frasi citate da La verità sembra che la Sciarelli ora ce l’abbia con lei. L’ha risentita? 

    «Oggi. Ma in quel momento stavo entrando dai finanzieri. Ha detto solo: “Avrai letto. Ma, come sai, io non parlo con nessuno…”».

    Il tono era arrabbiato? 
    «Non mi sembrava. Non credo abbia detto che vuole strozzarmi. Anche se è a causa mia che le hanno preso il cellulare. Ma se avessero avuto le intercettazioni, invece dei tabulati, avrebbero capito di avere sbagliato. Io le ho chiesto se Woodcock era a Roma nel giorno della perquisizione alla Consip e lei mi ha detto no. Invece c’era, e il giorno dopo abbiamo riso».

    Dalle celle telefoniche hanno visto che eravate vicini. Vi siete incontrati? 
    «Io ci abito in Prati, vicino alla Rai. Secondo me, anche la procura sa di avere sbagliato».

    Mica se la prenderà con le procure?
    «No. Non ho nulla da dire nemmeno sui finanzieri che mi hanno perquisito. Hanno capito la delicatezza di entrare nella stanza di mio padre che dormiva. Sono stati gentili, professionali. Però…».

    Però? 
    «Però noto una disparità».

    Quale disparità?
    «Tra la famiglia Lillo e la famiglia Renzi».

    Ovvero?
    «Sulla base di una denuncia per diffamazione fatta dall’indagato Romeo (per me un pretesto) hanno perquisito 4 case, la mia macchina, l’ufficio, persino il computer del grafico. Invece al padre e agli amici di Renzi nessuno ha chiesto chat e telefonini. Non sarebbe stato interessante capire di più sulla fuga di notizie che ha rovinato l’inchiesta Consip, per la quale sono indagati il ministro Lotti e il comandante generale dei Carabinieri Del Sette?».

    Le hanno trovato documenti segreti?
    «Non ne ho. Le informative le avete pubblicate prima voi del Corriere».



    E la telefonata tra Renzi e il babbo che riporta nel libro?
    «Ho avuto una “dritta”. E il mio lavoro è raccontare fatti di interesse pubblico. Spero di scrivere un altro libro sul perché non chiedono con la stessa forza a Tiziano ciò che Matteo gli contesta: la “verità che non ha detto a Luca”». – fonte

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