Milano, tangenti per ristrutturazione caserma carabinieri: 8 indagati per corruzione
20/08/2020 – Otto persone sono indagate con accuse a vario titolo di corruzione e turbata liberta’ di scelta del contraente per i lavori della caserma Montebello. Un appalto del valore di 38 milioni di euro affidato nell’anno 2011, dal Provveditorato Interregionale opere pubbliche di Lombardia e Liguria all’impresa romana So.Co.Stra.Mo. della famiglia Cinque.
I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno notificato un avviso di chiusura delle indagini preliminari a carico di un dirigente generale del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, già Provveditore delle Opere pubbliche a Milano, un ingegnere del Provveditorato per la Lombardia e l’Emilia Romagna, un libero professionista e cinque fra amministratori e dipendenti di imprese private.
L’inchiesta
L’inchiesta – coordinata da Sostituti Procuratori Giovanni Polizzi e Paolo Filippini e condotta dal Nucleo Investigativo di Milano – e’ stata avviata nel febbraio 2017 quando, in concomitanza con la domanda di “concordato preventivo” presentata dalla ditta So.Co.Stra.Mo., alcuni subappaltatori denunciavano anomalie nella contabilizzazione delle opere subappaltate e conseguenti ritardi nel pagamento delle spettanze.
Le tangenti
Le indagini avrebbero svelato, si legge in una nota dell’Arma, “la corruzione del Provveditore dell’epoca (oggi dirigente generale presso il Ministero dei lavori pubblici) il quale, nel 2014 (a lavori avviati) percepiva dal direttore operativo dell’impresa appaltatrice una tangente di 50mila euro per avere favorito l’associaizone temporanea d’impresa tra So.Co.Stra.Mo.- Baglioni nell’assegnazione della gara d’appalto. La somma – si legge sempre nella nota diffusa dai carabinieri – resa contante mediante l’emissione di una fattura fittizia da parte di una ditta compiacente, venne consegnata dal progettista esecutivo dell’appalto che, a sua volta, aveva partecipato alla formazione della provvista illecita per remunerare il predetto dirigente pubblico che lo aveva segnalato alla So.Co.Stra.Mo. per il prestigioso incarico di progettazione.
Secondo i carabinieri, fu corrotto anche Responsabile Unico del Procedimento il quale, “per astenersi dalla doverosa vigilanza sulla corretta esecuzione del contratto – si legge nella nota dell’Arma -, nel corso del 2014, percepiva dalla dirigenza operativa dell’impresa appaltatrice utilità illecite consistenti nella parziale ristrutturazione, per un controvalore complessivo di 6 mila euro circa, di due appartamenti di sua proprietà;
Le indagini inoltre hanno portato alla luce, secondo i carabinieri, accordi illeciti fra pubblici funzionari e professionisti privati per condizionare, a favore di questi ultimi, alcuni procedimenti per il conferimento di incarichi esterni avviati dal Provveditorato alle opere pubbliche nel corso del 2019. – [FONTE]
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Casa Fontana, senza offesa per Sandra & Raimondo di Marco Travaglio
09/06/2020 – Senza offesa per Sandra & Raimondo, dobbiamo confessare che i primi episodi della sit-com Casa Fontana fanno quasi più ridere di Casa Vianello. E rischiano di oscurare le gag dell’altro astro nascente del cabaret milanese: Giulio Gallera. Sulla fornitura di camici, calzari e copricapi medicali affidata il 16 aprile dall’agenzia regionale Aria Spa a Dama Spa (azienda controllata dal cognato e partecipata dalla moglie del presidente della Regione) per 513 mila euro e tramutata in donazione solo il 22 maggio (quando già Report indagava), con storno delle fatture già emesse, sono uscite in 48 ore una mezza dozzina di versioni ufficiali che si contraddicono l’una con l’altra. E stridono con i documenti scoperti da Report, usciti sul Fatto e mai smentiti da alcuno. Ma soprattutto trasformano Casa Fontana in una sceneggiatura con finali multipli, come Parasite, Black Mirror: Bandersnatch e Signori, il delitto è servito.
Versione 1. Nota ufficiale del portavoce di Fontana, interpellato da Report: “Della vicenda il presidente non era a conoscenza…”. Milano, 16 aprile 2020, interno giorno. Il presidente lumbard rincasa e trova la moglie Roberta Dini che parla al telefono col di lei fratello Andrea Dini della fornitura da 513 mila euro appena affidata alla loro azienda dalla Regione presieduta dal marito e cognato. Ma l’Attilio non fa caso a quel che dicono, preso com’è dallo sdegno per quella presenza indesiderata. La donna protesta di essere sua moglie, fra l’altro la seconda, da un pezzo. Ma lui non ammette repliche. “Mai avuto mogli, né dunque cognati. Fuori da casa mia o la denuncio per violazione di domicilio!”.
Versione 2. Nota ufficiale del portavoce di Fontana: “…Sapeva che diverse aziende, fra cui Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza… mascherine e camici per strutture sanitarie”. Milano, palazzo della Regione, interno sera. Fontana (che non sa, ma sa) ringrazia Dama Spa per la disponibilità a collaborare con la Regione, ma non sa che Dama Spa è dei fratelli Dini; o, in alternativa, ignora che i fratelli Dini siano suo cognato e sua moglie. Infatti non avverte né loro, né Dama Spa né Aria Spa di fare tutto gratis, per non incappare in un mega-conflitto d’interessi che gli costerebbe la faccia. O, in alternativa, complice quella maledetta mascherina, non sa di avere una faccia.
Versione 3. Dichiarazione di Andrea Dini a Report: “Effettivamente… i miei… quando non ero in azienda durante il Covid… chi se ne è occupato ha male interpretato. Ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.
Varese, 30 aprile, Dama Spa, colosso italo-svizzero della moda titolare del marchio Paul&Shark, interno giorno. La donna delle pulizie, che durante il lockdown sostituisce il Ceo Andrea Dini (in giro non si sa dove né perché) e due settimane prima ha siglato con l’agenzia regionale Aria Spa il contratto da mezzo milione, riceve una telefonata dal principale. Che le ricorda di non emettere fattura, perché è una donazione. Ma la linea è disturbata, così la donna capisce di dover emettere una fattura da 513 mila euro. Quando poi il 22 maggio il Ceo lo scopre, parte il cazziatone: “Ma ti pare che mi faccio pagare per queste cose? Fai subito una nota di credito”. E lei: “Ma per trasformare una vendita in un regalo non dovremmo consultare il Cda e la proprietà in Svizzera? E che dirà il collegio sindacale? Siamo una Spa…”. E lui: “Ma che ne sai te delle Spa… Fai come ti dico. Storna la fattura”. E lei: “Guardi che i 513 mila euro sono scritti nell’ordinativo che abbiamo concordato con Aria, infatti quelli dicono che ci pagano fino all’ultimo euro!”. E lui: “Digli che se insistono a pagarmi, mi offendo! Vatti a fidare delle donne delle pulizie…”.
Versione 4. Ricostruzione di Alessandro Sallusti sul Giornale: “Un’azienda, nel pieno dell’emergenza Covid, dona oltre 350mila euro di materiale sanitario agli ospedali lombardi e finisce nel tritacarne degli odiatori mediatici. La colpa? Essere parenti del presidente Fontana. A quelli di Report e ai loro cugini del Fatto Quotidiano la Lombardia proprio non va giù… La moglie del governatore – per mere questioni familiari – è socia al 10% dell’azienda… La Regione fatturò come da procedura, ma la fattura venne ‘stornata’, cioè respinta perché, come da accordi, si trattava di donazione… Ma, invece degli applausi, piovono sospetti e fango… un’autentica porcata… spazzatura… danza sui morti”. Milano, Aria Spa, interno giorno. Arriva una chiamata del Dini che offre in dono materiali sanitari per 350mila euro, ma per i soliti problemi di campo i dirigenti regionali capiscono fornitura per 513 mila euro. E compilano l’affidamento diretto con fatture a 15 giorni e pagamenti a 60, senz’avvertire Fontana né come presidente, né come marito, né come cognato. Quindi la donna delle pulizie è innocente: è tutta colpa dell’agenzia regionale. Infatti, appena lo scopre grazie al Fatto, Fontana non ringrazia: anzi ci querela e diffida Report.
Versione 5. È la prossima scena: Gallera, vedendosi scavalcato da Fontana e pensando di far cosa gradita, posta un video in cui spiega l’affaire dei camici col suo infallibile modello matematico: “Con l’Rt a 0,50, per avere un camice gratis bisogna comprarne almeno due!”. – [Editoriale di M.Travaglio del 09/06/2020]
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Coronavirus Lombardia, finisce alla ditta di Lady Fontana l’ordine di 513mila euro di camici
07/06/2020 – Scoop di Report: ad aprile Aria Spa, la Consip della Regione, affida la fornitura di dpi alla società Dama. Una fornitura di materiale medico per l’emergenza Covid che doveva essere una donazione, ma che nella realtà è diventata una procedura negoziata e quindi un affidamento diretto senza gara pubblica per mezzo milione di euro da parte di Regione Lombardia a una società di Varese riconducibile direttamente alla famiglia della moglie di Attilio Fontana. Un bel guaio per il presidente, recentemente archiviato dall’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia e oggi travolto dalle polemiche per come la sua giunta sta affrontando la pandemia. La notizia è merito del lavoro del giornalista di Report Giorgio Mottola.
Sentito sul punto, Fontana, attraverso il suo portavoce, ha fatto sapere alla trasmissione di Rai3: “Della vicenda il presidente non era a conoscenza. Sapeva che diverse aziende, fra cui la Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza Dpi in particolare mascherine e camici per strutture sanitarie”.
Vediamo allora di capire fatti e protagonisti. Con una premessa temporale: il tutto inizia il 16 aprile con l’affidamento, e finisce attorno al 22 maggio quando la ditta stornerà quei soldi restituendoli di fatto alla Regione.
Come dire: scusate, ci siamo sbagliati. Questo però cambia poco le carte in tavola e non cancella il pasticcio. L’affidamento diretto di denaro pubblico viene firmato da Aria, la centrale acquisiti della Regione, creata circa un anno fa su input dell’assessore al Bilancio, il leghista Davide Caparini. Negli elenchi dei fornitori presenti sul sito di Aria con molta difficoltà si trova la ditta Dama Spa. Compare il nome, ma non si comprende bene cosa si venda e a che prezzo. La Dama, però, è una società nota che detiene il famoso marchio Paul&Shark. Il suo ceo è Andrea Dini, fratello di Roberta, moglie di Attilio Fontana. La first lady regionale è poi parte attiva dell’impresa in quanto vi partecipa come socia al 10% attraverso la Divadue Srl. La Diva Spa, invece, detiene il 90% di Dama Spa. La Diva Spa inoltre ha come socio al 90% una fiduciaria del Credit Suisse che amministra un trust denominato “Trust Diva”.
Fatta luce sul risiko societario, ripartiamo dal 16 aprile. A quella data la Lombardia è nel pieno dell’emergenza. In tv sono passate le immagini dei morti di Bergamo portati fuori città dai camion militari. A Milano è già scoppiato lo scandalo delle Rsa. Nel frattempo, il 16 aprile Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria (di nomina leghista, “maroniano di ferro”), ex finanziere poi passato in Regione con ruoli di prestigio in Eupolis e Infrastrutture lombarde, firma un ordine di forniture e lo invia alla Dama Spa.
Scrive Aria: “Stante l’emergenza inerente all’epidemia Covid-19 (…) in considerazione della vostra offerta con la presente si conferma l’ordine”. Si tratta di 513 mila euro così ripartiti: 63 mila euro per 7 mila set di camici, cappellini e calzari. E altri 450 mila euro per 75 mila camici singoli. Secondo il documento, recuperato da Report, Dama deve iniziare le consegne a partire dal 16 aprile, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e il 30 aprile emetterà regolare fattura.
Insomma, il documento firmato da Bongiovanni è chiaro e conferma l’affidamento di forniture per mezzo milione di euro pubblici a un’azienda molto vicina a Fontana. Il quadro così ricostruito viene presentato dall’inviato ad Andrea Dini, che al citofono risponde: “Non è un appalto, è una donazione. Chieda pure ad Aria, ci sono tutti i documenti”. Davanti all’ordine di forniture, Dini mette giù. Poi è costretto ad ammettere: “Effettivamente, i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.
E così, in effetti, avviene. A partire dal 22 maggio, la Dama stornerà quelle fatture di fatto riportando il tutto a una donazione. Il che non cancella una brutta vicenda che ha sollevato la concreta ipotesi di un enorme conflitto d’interessi per il governatore Attilio Fontana. – [IlFattoQuotidiano.it]
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Er Trivella, editoriale di Marco Travaglio del 14/09/2019
14/09/2019 – Se non ci è sfuggito qualcuno, il Conte 2 è il primo governo a memoria d’uomo senza indagati. E non è un record da poco. Ma non c’è solo la questione penale: c’è pure quella morale, oltre a una Costituzione che impone “disciplina e onore” a chi esercita pubbliche funzioni. Perciò vorremmo sapere cosa sia saltato in mente al Pd di nominare sottosegretario, per giunta ai Trasporti e Infrastrutture, il senatore Salvatore Margiotta, detto Er Trivella. Fu indagato a Potenza nel 2008 per corruzione e turbativa d’asta quand’era alla Camera, che puntualmente negò l’autorizzazione al suo arresto.
Poi fu assolto in primo grado e condannato in appello a 1 anno e 6 mesi, infine la Cassazione annullò la condanna senza rinvio. L’accusa era di aver fatto valere la sua influenza per aiutare presso la Total l’amico imprenditore Francesco Ferrara a vincere l’appalto da 26 milioni per il Centro Oli Total di Corleto Perticara, in cambio di una tangente promessa o versata di 200 mila euro. Ferrara, essendo indagato, temeva che la Regione lo tagliasse (sacrosantamente) fuori.
Allora incontrò Margiotta e poco più di mese dopo l’appalto arrivò, grazie all’ad di Total che sostituì le buste con le offerte. Quando la Cassazione annullò la condanna, non cancellò i fatti. L’incontro Ferrara-Margiotta il 16.12.2007 ci fu davvero. E Ferrara, ignaro delle cimici in casa sua, confidò davvero a un’amica di aver detto a Margiotta: “Salvato’, io voglio il lavoro… Io ti devo portare 200 mila euro il giorno in cui mi assegnano definitivamente e tu lo sai come sono io”.
La Corte però stabilì che Margiotta non ricopriva cariche pubbliche connesse all’appalto, dunque non era “configurabile” la corruzione. Però “in via teorica” la condotta rientrava “nel paradigma del traffico di influenze illecite… all’epoca dei fatti, però, non ancora previsto come reato” (lo introdusse nel 2012 la Severino).
Ergo “ogni questione relativa all’esistenza o meno di una promessa di 200mila euro e dell’accettazione della stessa perde ogni significato”. Così Margiotta fu assolto, ma i fatti poco commendevoli rimasero. E fu lo stesso Er Trivella ad ammettere certe prassi, pur negando di aver preso soldi, in un’intervista a Repubblica.
Domanda di Antonello Caporale: “On. Margiotta, se lei mettesse una buona parola…”. Risposta: “Più o meno di questo credo si tratti”. D: “Alzi la mano chi non ha offerto una parolina di buona amicizia”. R: “Bravo. Al Sud le frequentazioni politiche sono intessute di questi rapporti. Parlo con tutti e di tutto”.
Resta da capire perché mai uno con questa “cultura” sia finito in un ministero tanto cruciale: nonostante quei fatti, o proprio per quelli?
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Expo, sindaco di Milano Sala condannato a 6 mesi di reclusione per l’appalto della Piastra: pagherà 45mila euro
05/07/2019 – Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex ad di Expo, è stato condannato a semi mesi di reclusione, convertiti in pena pecuniaria di 45mila euro, nel processo milanese in cui era imputato per falso materiale e ideologico per la presunta retrodatazione di due verbali con cui, nel maggio del 2012, sono stati sostituiti due componenti della commissione di gara per l’assegnazione del maxi appalto per la Piastra dei servizi dell’Esposizione Universale del 2015.
La sentenza è stata emessa dai giudici della decima sezione penale. “Questa sentenza non produrrà effetti sulla mia capacita di essere sindaco di Milano”, ha detto il primo cittadino dopo la condanna a sei mesi nel processo Expo. “Assicuro i milanesi – ha aggiunto – che resterò a fare il sindaco per i due anni che restano del mio mandato. Di guardare avanti ora non me la sento”. [IlFattoQuotidiano.it]
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