Roma, corruzione all’ufficio urbanistica: informazioni in cambio di favori
21/11/2021 – A Roma l’urbanistica viaggiava anche a suon di favori e corruzione. Come riportato dal Corriere alcuni progetti per essere realizzati richiedevano qualche aiuto in Campidoglio. Secondo la Procura a dare quell’aiuto sarebbero stati alcuni dipendenti, funzionari e anche un ex assessore alle politiche urbanistiche del Comune di Roma, che adesso rischia di finire a processo per abuso d’ufficio. Intanto, prima della decisione finale che dovrebbe arrivare il 9 febbraio, il gip Nicolò Marino ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile del Campidoglio, che aveva lamentato la lesione “dell’interesse perseguito da Roma Capitale di garantire l’integrità del proprio apparato a tutela dell’interesse collettivo”.
Informazioni riservate in cambio di favori
L’indagine si è mossa tra intercettazioni e acquisizioni di documenti, portando così il pubblico ministero Erminio Amelio a ricostruire quanto avvenuto e a trasmettere al gip un fascicolo completo, con nomi di rilievo e prove oggettive. Tra i favori scoperti, ci sarebbe quello fatto da una dipendente del dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica del Comune di Roma che, secondo il pubblico ministero, avrebbe mediato con i costruttori circa la delibera di annullamento del piano di recupero di Palazzo Raggi. Ricevendo per questo aiutino la bellezza di 20mila euro dal gruppo Bonifaci.
Operazione Radici. Concussione, corruzione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche
11/11/2021 BARI – Dalle prime luci dell’alba, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari sta dando esecuzione a un’ordinanza emessa dal competente G.I.P. del locale Tribunale applicativa della misura cautelare personale nei confronti di 6 soggetti, di cui 1 in custodia cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari, nonché del sequestro diretto e per equivalente ai fini della confisca di beni a carico di 4 imprese per un valore di circa 2 milioni euro.
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Il provvedimento cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico dei predetti soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di tentata concussione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche commessi a Bari e in provincia di Foggia nel periodo 2012 – 2020. Sono, complessivamente, 21 le persone indagate, di cui 3 pubblici ufficiali (tra dirigenti e funzionari) della Regione Puglia, 10 imprenditori operanti nel settore agricolo-forestale in provincia di Foggia e 8 consulenti agronomi. Rispondono, invece, per responsabilità amministrativa dell’ente 4 imprese in relazione al reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche commesso dai rispettivi rappresentanti legali nel loro interesse e a loro vantaggio.
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Il pertinente procedimento penale è stato avviato a seguito della denuncia sporta nel febbraio 2020, presso un Reparto della Guardia di Finanza, da un libero professionista nella quale segnalava che – nell’ambito dell’esecuzione dell’incarico di progettazione e direzione lavori conferitogli da un’azienda agricola con sede in provincia di Foggia – aveva ricevuto da un funzionario della Regione Puglia, in servizio nel capoluogo dauno, una richiesta di denaro per la risoluzione di “problematiche” inerenti alla consegna della documentazione oltre i termini previsti dal bando relativo al Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.).
All’indomani della predetta denuncia sono stati avviati i necessari approfondimenti investigativi da parte del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo P.E.F. Bari – coordinati dalla locale Procura della Repubblica – eseguiti mediante intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, escussione di persone informate sui fatti, servizi dinamici di osservazione e pedinamento, perquisizioni e analisi della documentazione sequestrata, nonché approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette inoltrate dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e indagini finanziarie (operazione convenzionalmente denominata “Radici”).
Le complesse indagini svolte hanno consentito di disvelare l’esistenza di un comitato d’affari composto da funzionari della Regione Puglia, imprenditori agricoli e consulenti agronomi di loro fiducia operanti in provincia di Foggia nel settore della silvicoltura, che aveva come obiettivo l’illecito conseguimento degli aiuti economici erogati dall’Unione Europea, dallo Stato Italiano e dalla Regione Puglia per gli interventi forestali inseriti nel Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.), finanziato mediante il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.).
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Lo schema criminoso ricostruito dalle Fiamme Gialle baresi era basato su una sorta di “trittico” – corruzione, falso per induzione e truffa aggravata – in quanto il patto corruttivo stipulato “a monte” tra i pubblici ufficiali infedeli e gli imprenditori e/o i rispettivi consulenti generava e alimentava le altre condotte delittuose di falso e truffa connesse e funzionali all’illegittimo conseguimento dei finanziamenti pubblici. Ciò secondo un preciso e collaudato modus operandi: una volta raggiunta l’intesa corruttiva e in forza della stessa si predisponevano di concerto i “documenti necessari e prescritti” dalla normativa di settore in modo da creare un’apparente ricorrenza delle condizioni legittimanti l’ammissione ai finanziamenti pubblici e, per tale artificiosa via, si induceva in errore l’Ente pubblico erogatore, ovvero l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA). Gli atti finali emessi dall’Ente – che attestavano l’esistenza dei requisiti e delle condizioni prescritte per avere accesso alle erogazioni pubbliche – erano, quindi, falsi indotti dall’erronea rappresentazione artificiosamente posta in essere dai privati (imprenditori e consulenti) di concerto con i pubblici ufficiali “istruttori”.
In particolare, come accertato nel corso delle attività investigative, l’illecito “sistema” consentiva ai richiedenti l’aiuto di incrementare il punteggio loro assegnato in sede di presentazione della domanda di sostegno (“DdS”) attraverso un meccanismo truffaldino, articolato in false attestazioni e altri artifici, volto ad alterare l’esito dell’istruttoria finalizzata alla formazione delle graduatorie di ammissibilità ai finanziamenti. Una volta ottenuta la concessione dell’aiuto, il “sistema” prevedeva, generalmente, le seguenti ulteriori fasi: il funzionario regionale operante a Bari informava il proprio collaboratore dislocato a Foggia, tramite messaggi inviati con l’applicazione informatica “WhatsApp”, delle liquidazioni degli aiuti deliberati dalla Regione Puglia in favore delle ditte “favorite” di loro interesse; il funzionario regionale di Foggia, ricevuto il messaggio, si incaricava di contattare telefonicamente i beneficiari dell’aiuto, chiedendo loro un incontro finalizzato alla riscossione delle indebite somme di denaro precedentemente pattuite; dopo aver riscosso l’illecito compenso lo stesso funzionario dauno si recava a Bari dove consegnava una parte del denaro al collega (attualmente in quiescenza). In tale contesto è stata accertata la dazione/promessa di “tangenti” per un importo complessivo di circa 110.000 euro in relazione all’illecito accoglimento di 26 istanze di finanziamento presentate dagli imprenditori indagati che, così, hanno indebitamente percepito aiuti economici per oltre 2,7 milioni di euro, tra l’altro, in parte distratti dai conti correnti aziendali e utilizzati per scopi meramente personali.
In alcune occasioni il funzionario dislocato a Foggia – nell’istruire le pratiche di finanziamento – ometteva di rilevare delle criticità che, qualora debitamente evidenziate, avrebbero comportato l’inammissibilità della domanda di aiuto.
Inoltre, le indagini hanno fatto emergere – all’interno di questo “sistema” consolidato – una pluralità di condotte fraudolente consistenti in: utilizzo di fatture soggettivamente e/o oggettivamente inesistenti; presentazione di altrettante fasulle “dichiarazioni liberatorie” attestanti l’avvenuto pagamento delle fatture; utilizzo delle provviste finanziarie giacenti su diversi conti correnti bancari gestiti da un unico soggetto il quale, per simulare l’avvenuto pagamento delle false fatture, ricorreva a delle “partite di giro” da un conto corrente all’altro.
Nel presente procedimento è indagato a piede libero per le ipotesi delittuose di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale e favoreggiamento personale, un dirigente della Regione Puglia in servizio presso il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale ed Ambientale e superiore gerarchico dei citati funzionari regionali, il quale – dopo avere ricevuto da un tecnico agronomo precise informazioni in ordine alla commissione di fatti reato posti in essere dai 2 funzionari (che avrebbero formulato “richieste estorsive” in relazione all’istruttoria delle domande di partecipazione ai bandi regionali riguardanti il P.S.R.) – avrebbe omesso di farne denunzia alle competenti Autorità e avrebbe rivelato tale riservata notizia ai citati 2 pp.uu., così anche aiutandoli ad eludere le investigazioni dell’Autorità. – [FONTE]
Corruzione, 30mila euro a funzionario “amico” per aggiudicarsi appalti
10/11/2021 – Un sistema corruttivo che, sfruttando l’aiuto di un funzionario “amico”, avrebbe permesso a due imprenditori – uno romano e l’altro nato a Modena, ma residente nella Capitale – di vincere appalti per la fornitura di apparecchi in dotazione alla polizia penitenziaria. Un investimento per i due impresari che, per avere quel canale preferenziale compiacente, hanno sborsato 30mila euro.
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L’obiettivo, secondo quanto emerso, sarebbe stato quello di vincere tre gare. I bandi, infatti, invece che essere raggruppati in un’unica gara che avrebbe superato la soglia economica che li avrebbe trasformati in una competizione europea, erano stati frazionati in tre gare tra i 130 e i 140 mila euro permettendo così la partecipazione solo a imprese nazionali. Non solo.
ll funzionario “amico”, sotto compenso che secondo gli inquirenti si aggirerebbe intorno ai 30mila euro, avrebbe dato ai due imprenditori indicazioni per vincere le gare. Le attività investigative del Nucleo Speciale Anticorruzione, effettuate anche attraverso intercettazioni telefoniche e acquisizioni documentali, hanno portato a ritenere “sussistente un grave quadro indiziario relativo ad accordi collusivi tramite i quali alcuni contratti pubblici sarebbero stati affidati a imprenditori compiacenti”, spiegano i finanzieri.
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Secondo gli inquirenti, durante le indagini “sono state evidenziate irregolarità nella gestione e aggiudicazione di alcune procedure di gara bandite dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per l’acquisto di apparecchiature per la rilevazione di telefoni cellulari e relativi codici IMSI e IMEI da fornire in dotazione alla polizia penitenziaria”. Apparecchi che permetto di carpire se nelle carceri ci sono cellulari attivi, e quindi agire di conseguenza sequestrandoli.
I militari del Nucleo Speciale Anticorruzione, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno oggi dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari degli arresti domiciliari, nei confronti del funzionario pubblico e dei due imprenditori. – [FONTE]
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Appalti truccati a Salerno, indagato per corruzione anche il Governatore Campano
08/11/2021 – Indagato per corruzione. Il nome del governatore della Campania entra nelle indagini della Procura di Salerno sugli appalti truccati e il voto di scambio nelle cooperative sociali. È l’inchiesta che, un mese fa, ha travolto il suo cerchio magico e paralizzato le attività nel Comune-feudo: mandando ai domiciliari uno dei fedelissimi, il supervotato consigliere regionale Nino Savastano, e in carcere il dominus delle coop, F. Z..
Che poi ha cominciato a collaborare con i magistrati ed ha lasciato la cella. È lui il testimone eccellente che ha ricostruito i suoi rapporti politici con il presidente della Regione e con i due figli piazzati in politica: R., ex assessore al Bilancio di Salerno, e P., oggi deputato e vicecapogruppo del Pd alla Camera.
Al Governatore, gli agenti della Mobile hanno notificato la richiesta di proroga delle indagini avanzata dai pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, col procuratore Giuseppe Borrelli e l’aggiunto Luigi Alberto Cannavale. Sono indagati con il governatore, sempre per l’ipotesi di corruzione, anche F. M., storico collaboratore del presidente della Regione e oggi braccio destro dell’attuale sindaco di Salerno, E. N. ( anche quest’ultimo sotto inchiesta, ma per turbativa d’asta) e lo stesso Z..
Gli inquirenti chiedono altri sei mesi per indagare. Vanno approfonditi gli spunti emersi un anno e mezzo fa, con quei “pizzini” sequestrati in una della cooperative di Z.. Era il 22 giugno del 2020 quando i poliziotti, nel corso delle perquisizioni nelle sedi delle società in affari col Comune, trovano due appunti. – [CONTINUA SU FONTE]
Mazzette in cambio di appalti al Ministero dell’Istruzione: 3 arresti c’è anche l’editore dell’agenzia Dire.
11/09/2021 – Soldi per ottenere affidamenti di progetti ministeriali per milioni di euro. Mazzette e utilità per circa 500 mila euro in favore di un ex alto funzionario del ministero dell’Istruzione. Sono queste le accuse mosse dalla Procura di Roma nei confronti dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco arrestato oggi per l’accusa di corruzione assieme ad altri due suoi collaboratori.
Le indagini, affidate al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, hanno fatto emergere un sistema illecito che andava avanti dal 2018. L’arrestato, editore della agenzia di stampa Dire, è amministratore di fatto di tre società e di una fondazione, tutte con sede a Roma, operanti nel settore della comunicazione e della formazione.
A ricevere le tangenti, secondo l’accusa, era l’ex capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda. Il procedimento, nell’aprile scorso, aveva vissuto un passaggio drammatico dopo un tentativo di suicidio messo in atto dalla dirigente ministeriale, forse legato al fatto che la notizia del suo coinvolgimento era comparsa su alcuni articolo di stampa.
«Le accuse a me rivolte – afferma oggi l’ex dirigente per bocca del suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno – mi hanno sconvolto. Non chiedo compassione, ma rispetto per l’umiliazione e il dolore che mi sono stati inflitti.
Ho sempre servito lo Stato con rigore e onestà: ho chiesto di essere interrogata proprio per chiarire la mia posizione. Questa situazione, però, mi ha reso molto fragile, dunque per il momento chiedo a tutti rispetto e comprensione per lo stato di prostrazione in cui mi trovo».
Nei confronti di Boda è stato disposto un sequestro preventivo di circa 340 mila euro. Agli indagati è contestato anche il reato di rivelazione e utilizzazione del segreto istruttorio.
Secondo quanto accertato dai pm di piazzale Clodio, l’imprenditore in cambio di una corsia preferenziale per ottenere affidamenti per progetti pubblici per un totale di 23 milioni di euro (sui quali si effettueranno ulteriori accertamenti investigativi) ha elargito alla funzionaria tangenti consistite in carte di credito prepagate, bonifici, spese per noleggio auto e il pagamento del canone di locazione per l’appartamento dei genitori. – [Continua su FONTE]
Sprechi e corruzione: “L’esercito fantasma costava 750 milioni”
20/08/2021 – Joe Biden nel suo discorso di “giustificazione” ha omesso un dettaglio non secondario: cessare le operazioni in Afghanistan per gli Stati Uniti significa frenare un’emorragia di denaro. «Ancor più se si pensa a quanti di questi dollari sono stati inghiottiti nel gorgo della corruzione», spiega Brunello Rosa, docente alla London School of Economics e partner di Nouriel Roubini in un think-tank che sta per pubblicare un report finanziario sulla guerra afghana. «Pensiamo alla consistenza dell’esercito afghano: Biden parla di 300 mila soldati professionisti addestrati dagli americani, in realtà ne sarebbe rimasto un terzo. Gli altri ormai inesistenti, figure vuote sventolate in una realtà surreale da Kabul per avere i fondi da Washington. Gli Stati Uniti hanno contribuito con 750 milioni l’anno a un esercito fantasma».
Già a marzo John Sopko, capo dello Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction, aveva avvertito il Congresso sul dilagare della corruzione: «Il Paese non è ancora neanche lontanamente in grado di finanziare le proprie operazioni governative comprese quelle militari e di polizia, la corruzione è diffusa ad ogni livello e le iniziative per contrastarla non sono altro che riforme scritte sulla carta». Il Combating Terrorism Center in luglio parlava di «diserzioni che indeboliscono ogni anno del 25% l’esercito». E fin dal 2018 a Washington arrivavano denunce su comandanti afghani corrotti che inserivano nomi di poliziotti o soldati inesistenti nei loro elenchi solo per ricevere i soldi degli stipendi pagati con fondi dei contribuenti americani.
Solo tra marzo e maggio 2019, le forze di sicurezza erano scese di 42 mila unità. Ora nel suo studio, la Rosa&Roubini Associates conferma che gli Usa, consapevoli della situazione, avevano cominciato a lesinare i fondi. E così i pochi “veri” militari di Kabul si sono lamentati, nel motivare la fuga, che da sei mesi non ricevevano la paga (e da 11 mesi i veterani afghani i 200 dollari di pensione). L’Afghanistan è da anni al fondo di tutte le classifiche sulla corruzione, dalla World Bank a Transparency International, a fianco di Somalia, Libia, Yemen. «Il problema è che gli americani fornivano armi per tutti i 300 mila soldati sulla carta per cui nel Paese gira una gran quantità di armi finita in mano ai talebani», dice Rosa.
L’operazione Afghanistan è costata 2.261 miliardi di dollari: 300 milioni al giorno per vent’anni. Di questi, 1300 miliardi sono le spese di guerra vere e proprie, escluso l’addestramento dell’esercito afghano costato altri 85 miliardi. «Una parte rilevante – spiega Rosa – sono i 530 miliardi di interessi sul debito che l’amministrazione ha dovuto via via accendere per finanziare la missione. – [Continua su FONTE]
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Comune di Foggia sciolto per mafia, ‘quadro inquietante’.
10/08/2021 – Le indagini svolte hanno evidenziato la presenza “di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata”, per questo il Comune di Foggia va sciolto per infiltrazioni mafiose. Sulla base di queste valutazioni della commissione di accesso inviata dal Viminale nel capoluogo dauno il 9 marzo scorso, il Consiglio dei ministri ha sciolto il Comune di Foggia ed ha affidato ad una commissione straordinaria la gestione dell’ente.
La commissione, secondo la proposta avanzata dal ministro Lamorgese al Cdm, sarà composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande. L’ente era già stato sciolto, in via ordinaria dal prefetto, dopo le dimissioni rassegnate dall’ex sindaco Franco Landella lo scorso 4 maggio e non revocate entro i 20 giorni dalla loro presentazione, anche perché il 21 maggio l’ex primo cittadino leghista era stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata concussione, corruzione e rimesso in libertà dopo dieci giorni. Ora Landella è libero ma è interdetto dai pubblici uffici per un anno. Nell’inchiesta, che ritiene di aver svelato un giro di tangenti al Comune di Foggia, è coinvolta anche la moglie di Landella, Daniela Di Donna, dipendente comunale, interdetta dai pubblici uffici per dieci mesi. Dal 25 maggio il Comune è amministrato dal commissario prefettizio Marilisa Magno, ma nell’ente era già al lavoro la commissione di accesso del Viminale per accertare presunte infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa di Palazzo di Città. La commissione il 29 luglio ha consegnato una durissima relazione al prefetto di Foggia, Carmine Esposito, rapporto che il prefetto ha inviato al ministero dell’Interno e sul quale si basa la decisione di sciogliere immediatamente il Comune. Nella relazione di sei pagine si evidenzia che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul Comune. Dal febbraio 2021 – si legge – le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino. “Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi – si legge – traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”. Tra gli episodi contestati anche frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata. Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici. – [ANSA]
Corruzione: indagati ex sindaco di Amantea e imprenditore.Inchiesta su presunte irregolarità apertura centro diagnostico
02/08/2021 – L’ex sindaco di Amantea M. P. e l’imprenditore A. C. sono indagati per corruzione nell’ambito di una inchiesta condotta dai carabinieri del Nas di Cosenza con il coordinamento del procuratore della Repubblica di Paola Pierpaolo Bruni. I carabinieri hanno eseguito perquisizioni e acquisito documenti sia nella sede dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza che alla Regione, in merito all’apertura di un Centro diagnostico e poliambulatorio specialistico ad Amantea.
Secondo l’accusa, P., all’epoca dei fatti sindaco di Amantea, avrebbe procurato un ingiusto vantaggio ad alcuni suoi familiari che hanno ceduto i locali al gruppo C. per la realizzazione del centro diagnostico. Per farlo P. avrebbe sollecitato l’allora vicesindaco – estraneo alla vicenda – a firmare l’autorizzazione all’apertura del centro. – [ANSA]
Corruzione Sindaco di centro dx arrestato a Opera, consiglio comunale sospeso: arriva il commissario prefettizio
09/05/2021 – Le dimissioni del sindaco del Comune di Opera A. N., presentate in data 17 aprile 2021, comportano, ai sensi dell’art. 141 comma 1 lettera b, del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, nr. 267, lo scioglimento del Consiglio Comunale e la nomina di un commissario straordinario. Il Prefetto di Milano, Renato Saccone, nelle more del decreto di scioglimento, ai sensi dell’art. 141 comma 7 del citato decreto, ha sospeso il Consiglio comunale e ha nominato il viceprefetto Donatella Cera Commissario per la provvisoria amministrazione dell’ente. Il commissario sara’ supportato dal sub commissario dott.ssa Rita Di Donna.
Gli investigatori avevano scoperto che il primo cittadino di Opera, con l’adesione incondizionata della dirigente e l’accondiscendenza di alcuni funzionari e consulenti, ha sistematicamente interferito in alcune procedure di gara bandite dal Comune, in particolare quella per la riqualificazione del centro sportivo comunale, del valore di 1 milione di euro. Le accuse sono di peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente e, appunto, traffico di rifiuti.
Le intercettazioni avevano fatto emergere anche altre condotte penalmente rilevanti realizzate direttamente dal sindaco, come il peculato su un elevato numero di Dpi (mascherine) proprio durante la prima fase dell’emergenza sanitaria nei mesi di marzo e aprile 2020, quando notoriamente ve n’era una scarsissima disponibilità che si cercava di assicurare a soggetti a rischio. – [FONTE]
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