ULTIMI SONDAGGI: IL PD CROLLA IL M5S E’ IL PRIMO PARTITO D’ITALIA PRONTO PER IL GOVERNO! MASSIMA DIFFUSIONE !
15/05/2017 – Il duello Pd-M5s sta per finire, almeno per un po’. La tendenza continua: gli elettori si stanno allontanando dai due partiti principali e, in un quadro che di fatto si fa sempre più proporzionale, preferiscono “scegliere” à la carte tra le varie offerte, anche nuove sondaggi-ixecome i Democratici e progressisti di Bersani. Così perdono i Cinquestelle, ma diventano primo partito perché il Partito Democratico lascia sul campo oltre un punto. A dirlo è il sondaggio settimanale di Ixè per Agorà (Rai3). Il trend “depressivo” del Pd continua ormai da due mesi, come ha spiegato lo stesso direttore di Ixè Roberto Weber, perché i democratici hanno perso 5-6 punti in due-tre mesi (subito dopo il referendum erano al 32).
La conferma di questa lenta discesa arriva da un’altra rilevazione, quella di Index Research per Piazzapulita (La7), che illustra come il Pd abbia perso – dal 16 febbraio a oggi – un punto a settimana. Quanto c’entra la scissione? Un po’ c’entra. Secondo Speranza, Rossi e Bersani sono intorno al 3 per cento. Secondo Index, invece, sono poco sopra, al 3,5. Il dato “macro” più rilevante invece è che il centrodestra è in ottima salute: i tre partiti principali, infatti, sia per Ixè sia per Index, si attestano – messi insieme – il 31 per cento. Qui dentro ad andare meglio in questa settimana sono stati i Fratelli d’Italia (dati al 5,2%).
Tuttavia sempre secondo Ixè i leader favoriti nel campo del centrodestra sono i leghisti: primo Matteo Salvini con il 31 per cento, secondo il governatore del Veneto Luca Zaia col 23 per cento. A dimostrazione che era giusta l’intuizioneleader-cdx pro-Zaia di Silvio Berlusconi (che peraltro è terzo col 20 per cento delle preferenze tra i leader di centrodestra).
Quanto al voto anticipato il 47 per cento degli italiani, se potesse scegliere, vorrebbe andare al voto prima dell’estate. Il 18, invece, vorrebbe le elezioni dopo l’estate mentre il 28 a fine legislatura, nel 2018.
Per finire scende al 30% (-2%) la fiducia nel presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Secondo Ixè il capo del governo è avanti di 4 punti rispetto al governo, in calo al 26%.
In calo tutti i leader politici, con la sola esclusione di Berlusconi che occupa l’ultima posizione con il 17%. Renzi scende al 26% (-1%), Salvini è al 22% (-1%), Meloni 21% (-2%), Di Maio al 19% (-1%), Grillo al 18% (-2%).
Un dato interessante arriva dal sondaggio Index sulle primarie del Pd. Renzi è stabilmente primo tra i candidati alla segreteria, ma la quota che gli viene attribuita (55%) è più bassa non solo di quanto l’ex premier ha raccolto al congresso del 2013, ma anche degli altri sondaggi sulle primarie. Cresce, dopo i primi giorni di campagna congressuale, Andrea Orlando che per la prima volta viene dato al secondo posto, al 22 per cento. Terzo Michele Emiliano. – (FONTE: ilfattoquotidiano.it)
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MARCIA PERUGIA – ASSISI per il Reddito di Cittadinanza il 20 maggio
Il Reddito di cittadinanza è una vera e propria manovra economica in grado di far ripartire il Paese. Il Reddito di cittadinanza è uno strumento grazie al quale è possibile garantire dignità e lavoro a tutti i cittadini. E’ per questo che tutti gli stati europei lo hanno adottato, manchiamo solo noi e la Grecia.
Come funziona?
Lo Stato ti aiuta a trovare un lavoro. In cambio bisogna offrire un piccolo contributo per aiutare la collettività: formarsi e riqualificarsi per essere reinseriti nel mondo del lavoro! Se si rifiutano 3 proposte, si perde definitivamente il diritto a percepire il reddito. Il Reddito di cittadinanza consente ai cittadini di riprendersi la propria vita.
Vi aspettiamo a Perugia il 20 maggio.
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Di Maio ad Harvard “spiegherà” M5s. Appuntamento ad Ash Center, poi incontri a Boston
ROMA, 29 APR – Il vice presidente della Camera M5S, Luigi Di Maio, il 3 maggio sarà all’università di Harvard per “spiegare” agli americani il Movimento 5 Stelle: l’intervento – che,come si legge sul sito dell’ateneo, è focalizzato sul dare “maggiori poteri ai cittadini attraverso la democrazia diretta”-
è programmato per il pomeriggio all’Ash Center for Democratic Governance and Innovation della prestigiosa università di Cambridge, situata a pochi chilometri da Boston. E, infatti, il giorno successivo l’esponente M5S si fermerà nella città del Massachusetts dove, tra l’altro, potrebbe incontrare la comunità italiana. (ANSA)
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Lotta alla povertà, cattolici e 5 Stelle hanno la stessa sensibilità: Il dialogo tra M5S e vescovi
20/04/2017 – C’è stata un’epoca – ormai superata – in cui i giornali di partito, o legati a determinate aree culturali o religiose, anticipavano svolte politiche rilevanti. Altri tempi. Ma come va interpretata l’intervista a Beppe Grillo, annunciata ieri con grande evidenza in prima pagina da «Avvenire», quotidiano della Conferenza episcopale italiana, e uscita insieme a un’altra intervista al «Corriere della Sera», in cui il direttore dello stesso giornale dei vescovi, Marco Tarquinio, dice che «su tre quarti dei grandi temi (dal lavoro alla lotta alla povertà), cattolici e 5 Stelle hanno la stessa sensibilità»?
Con una dichiarazione all’agenzia ufficiale «Sir», in serata, Tarquinio stesso ha cercato di ridimensionare il caso che stava per nascere, spiegando che l’intervista a Grillo era solo un’iniziativa giornalistica e le sue affermazioni a titolo personale.
Qualche risentimento nella Curia, sommessamente, può esserci stato, data la coincidenza con la lunga attesa del cambio dei vertici dell’assemblea vescovile e le cautele che la accompagnano.
Eppure, assodato che non siamo di fronte a una repentina svolta pro-5 Stelle delle Gerarchie, e neppure di Papa Francesco (che ha avuto, proprio in coincidenza della Via Crucis alla vigilia di Pasqua, un breve colloquio riservato con la sindaca di Roma Virginia Raggi, mentre Luigi Di Maio, domenica, era a Piazza San Pietro), la domanda rimane. Al di qua e al di là del Portone di bronzo di San Pietro, si sta muovendo qualcosa tra Grillo e i grillini, le eminenze cardinalizie, e più in giù, i parroci e i fedeli che di qui a poco saranno chiamati alle urne come tutti gli elettori?
Forse la risposta giusta è che se qualcosa è accaduto – una forma di attenzione, se non proprio un esplicito avvicinamento – non è avvenuto solo negli ultimi giorni. Sono almeno due anni, e forse più, se vogliamo risalire alle elezioni siciliane del 2012, quelle della traversata a nuoto dello Stretto di Messina da parte di Grillo, pochi mesi prima della vittoria alle politiche del 2013, che nel largo perimetro del mondo cattolico di base è in corso una sorta di annusamento, ciò che ha fatto dire a un vescovo siciliano «questi qui stanno venendo a mangiare nel nostro campo»: sulla legalità (alla quale Roberta Lombardi e una parte dei 5 stelle romani avrebbero voluto dedicare una parte del Giubileo), sulla lotta alla corruzione e alle mafie, sul reddito di cittadinanza e più in generale sulle azioni di contrasto della povertà, la convergenza s’è ormai realizzata. Il vecchio Movimento 5 Stelle, che trattava la Chiesa di Benedetto XVI come una parte dell’establishment teso a puntellare il sistema delle ingiustizie, ha cambiato pelle e ha scoperto (tra proteste iniziali della base sul web) Papa Francesco come alleato. I «tre quarti di sensibilità comune» di cui parlava Tarquinio si riferiscono a questi temi e che una parte del cattolicesimo di base e di quello che una volta, con la Dc, si chiamava «collateralismo», voti o abbia simpatia per i 5 Stelle non è un mistero. Già a luglio 2015, all’uscita dell’enciclica «Laudato si’», dedicata ai temi dell’ambiente, materia su cui affondano le radici un po’ catastrofiste del Movimento, i parlamentari stellati ostentavano il loro interesse e citavano a memoria le parole del Papa. Con qualche approssimazione non sempre rispettosa, tipo: «Beppe l’ha sempre detto che Francesco dev’essere iscritto al blog».
Di qui a dire che i vescovi italiani, lontani da rapporti preferenziali diretti con la politica italiana almeno dalla fine del partitone cattolico democristiano, adesso siano pronti a cavalcare la tigre di Grillo, ce ne corre. E non perché non siano in grado di schierarsi (in passato, ad esempio, quando mollarono Prodi e scelsero Berlusconi, salvo poi restare delusi, lo fecero capire chiaramente), ma perché quel tanto di ambiguità, che ancora contrassegna il grillismo, pesa eccome. Un anno fa, quando i senatori stellati decisero all’ultimo momento di scaricare il Pd e non votare la legge sulle unioni civili, lo fecero sulla base del rifiuto della scorciatoia regolamentare voluta da Renzi per approvare in fretta il testo, e non su una ragionata affermazione di valori: che una parte del loro elettorato avrebbe capito, ma un’altra avrebbe rifiutato. Grillo stesso, nell’intervista ad «Avvenire», si rifiuta di prendere posizione su temi sensibili come l’eutanasia e le manipolazioni genetiche.
Al dunque, si può dire che l’attenzione della Chiesa per i 5 Stelle, magari è motivata dalla delusione per Renzi (primo leader cattolico a tornare alla guida del governo dopo un lungo periodo), per le politiche da lui portate avanti o per le promesse mancate in materia di vita, famiglia, scuola, povertà. Ma è anche trattenuta da quel quarto di argomenti che mancano, da parte di Grillo e dei suoi, sugli stessi punti. fonte
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La politica estera del M5S: ne con Putin, ne con Trump
19/04/2017 – Aspettavamo da 70 anni una politica estera cosi’…troppo blanda? Cara grazia domandate a Renzi, Berlusconi, Salvini e la Meloni cosa hanno in pentola. La politica estera del Movimento cinque stelle di governo è costituita di 10 punti e si riassume sostanzialmente in poche ma ferme convinzioni: né con Putin né con Trump, Italia via dall’Afghanistan e quanto alla Ue, puntare sulla sovranità perché l’Unione si sta sfaldando da sola. Parola di Alessandro Di Battista, che in una conferenza stampa alla Camera ha illustrato il programma di politica estera pentastellato assieme ai deputati Maria Edera Spadoni, Manlio Di Stefano e Stefano Lucidi.
Diritti umani. Al primo posto per i penta stellati ci sono i diritti umani, coperti troppo spesso da un comportamento ‘ipocrita’. Quanto alla Russia, “le sanzioni sono sbagliate: non colpiscono Putin, come in Siria non colpiscono Assad: danneggiano soltanto la nostra economia”. Aggiungendo che “con gli Stati Uniti siamo schiacciati su un asse di riconoscenza da 70 anni, che ci penalizza”. Anche perché in una Europa che sta cadendo a pezzi, “è necessario occuparsi di possibili alternative ma anche di soluzioni per restare nell’Eurozona”.
Il ripudio della guerra. Nel documento in dieci punti che riassume le posizioni del movimento, è al secondo posto dopo la sovranità “Iraq, Somalia, ex Yugoslavia, Afghanistan, Iraq bis, Libia, Ucraina, Siria. L’elenco dei Paesi distrutti dall’unilateralismo occidentale potrebbe essere molto più lungo”, si legge. “E’ avvilente – spiega Di Battista – che per qualcuno parlare di pace, disarmo, rispetto dell’articolo 11 della costituzione, sia utopia. Come se potessero governare solo quelli che parlano di guerre, di interventi armati e prove muscolari”.
Sovranità. Le linee programmatiche del M5s fondate, rivendica Di Battista, sul concetto di “sovranità” riecheggiano il sogno di una sorta di “terzismo” europeo. Multilateralismo, cooperazione internazionale, rifiuto della guerra e delle missioni militare ad eccezione delle truppe di interposizione Onu. Tradotto in termini di missioni italiane all’estero: Libano sì, Afghanistan no. “Ritireremo le truppe quando saremo al governo”, ribadisce Di Battista. “La più grande rivoluzione in politica estera – sostiene Fi Stefano – oggi è osservare in modo pedissequo e preciso la carta delle Nazioni Unite”. Netto anche il messaggio sui diritti umani, da non difendere “a giorni alterni”: ne deriva una dura presa di posizione, in netta discontinuità con la tradizionale linea soft delle cancellerie occidentali, sull’Arabia Saudita “che – ricorda Spadoni – sta bombardando lo Yemen da due anni”. – FONTE
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LEZZI M5S: VI SIETE MANGIATI 100 MILIARDI IN TRE ANNI SENZA RISOLVERE NULLA
14/08/2017 – PAZZESCO. SIETE INCOMPETENTI, IRRESPONSABILI, FALSI: UN MENTITORE SERIALE DIETRO L’ALTRO. Barbara Lezzi sbugiarda Gentiloni e il suo governo fotocopia. E’ accaduto poco fa in aula al Senato. Facciamo girare la verità in rete, ecco come,l’attuale governo, fotocopia del precedente, risolve i problemi dei cittadini, video dell’otto marzo:
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Sondaggio, M5s “partito pigliatutti”: piace agli elettori di sinistra come ai leghisti, a operai e imprenditori
10/04/2017 – Il 15% degli elettori del Movimento 5 stelle si dicono vicini a Sinistra italiana, il 20% alla Lega Nord. Ma c’è anche un 7% affine al Pd e un 10% a Forza Italia. È la fotografia del bacino elettorale variegato con cui devono fare i conti Grillo e Casaleggio, ma anche il frutto di un programma per scelta eterogeneo e mai troppo specifico. Tutti i partiti tendono ormai da anni al modello del catch-all party, definizione coniata da Otto Kirchheimer nel 1966 poi tradotta in “partiti pigliatutti”, ma, stando ai dati raccolti dall’indagine ‘Atlante politico-Demos & Pi’ e pubblicati da La Repubblica, i Cinquestelle sono quelli che ci sono riusciti meglio di tutti.
La situazione è simile anche se si guarda agli elettori di altri partiti che però vedono di buon occhio il M5s. Se un 27% vota Fratelli d’Italia o altri partiti di estrema destra, un altro 23% vota più a sinistra del Pd. Ma c’è anche un 11% che invece si dichiara elettore di centro eppure vicino al Movimento. Tutto va nello schema dell’idea politica nata da Gianroberto Casaleggio e portata avanti dal figlio Davide, che ha trovato una nuova espressione sabato scorso nell’incontro di Ivrea, dove i Cinquestelle hanno voluto dimostrare di avere un loro programma per il futuro dell’Italia e una loro credibilità, attrattiva per tutti.
La presenza a Ivrea di super-esperti, ceo e delegati di aziende, dimostra la capacità del M5s di raccogliere consensi ampi e superiori alla media in tutti i settori sociali. Gli elettori di Grillo sono più lavoratori autonomi e imprenditori (14%) che disoccupati (12%). Poi ci sono studenti (10%) e operai (14%), ma anche una buona fetta di insegnanti e impiegati. E il modello potrebbe anche reggere nel tempo: i Cinquestelle piacciono principalmente a chi ha tra i 30 e i 44 anni (41%), ma riscuotono più successo di tutti tra i giovanissimi (18-29 anni), che sono il 21% dei suoi elettori. Se per Pd e Fi la quota di voti che arrivano dagli over 65 è del 34 e del 38 per cento, rappresenta invece solo il 10% del bacino elettorale M5s. – FONTE
Il #ProgrammaLavoro del MoVimento 5 Stelle
10/04/2017 – Mentre i partiti si guardano l’ombelico, il m5s guarda al futuro del mondo del lavoro e ai rapidi mutamenti che sta conoscendo. Capire e prevedere per deliberare. Per scegliere al meglio.
Robotizzazione, digitalizzazione, avvento dell’economia dei beni immateriali: bisogna ripensare il rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro. Lavorare meno per lavorare tutti?
Si’, ma come, con quali strumenti? Bisogna svincolare il concetto di produttivita’ dal totem del cartellino. Da tempo il m5s riflette sul principio dello smart working e ora chiediamo ai cittadini cosa ne pensano e come dovremo orientare la nostra possibile azione di governo.
Difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale.
La presenza e l’incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il movimento 5 stelle, va disintermediata.
Infine c’è il tema delle pensioni, delle tutele per le professioni gravose, dei cosiddetti “precoci” e soprattutto la grande questione della flessibilita’ in uscita. La riforma fornero ha inchiodato al lavoro molti, troppi anziani, mentre due generazioni di ragazzi preferiscono ormai migrare all’estero pur di non essere sottopagati o marcire in casa, sul divano di mamma e papa’.
Come modificare i parametri di uscita dal lavoro per ringiovanire le imprese in cerca di competitivita’ e la pubblica amministrazione in cerca di efficienza? Ecco su cosa vi chiediamo di esprimervi. Riprendete in mano il Paese. Approfondite e votate! – fonte
Equitalia, Ruffini dà ragione al M5S: novità in arrivo sul fermo auto (video)
08/04/2017 – Giovedì mattina, il Presidente e AD di Equitalia è stato audito in Commissione Finanze. E i nostri portavoce, che lo hanno sottoposto a molte domande, hanno appreso alcune interessanti novità.Abbiamo anzitutto chiesto la cancellazione diretta delle cartelle prescritte o a seguito del termine dei 220 giorni della richiesta di sospensione in autotutela. Inoltre, abbiamo fatto notare che non va bene il calcolo delle rate cosiddetto alla francese, che comporta una forma di anatocismo. Infine abbiamo insistito sul rilascio di un Durc regolare, da parte dell’Inps, non appena l’impresa chiede l’accesso alla definizione agevolata delle cartelle, senza attendere il pagamento della prima o unica rata.
Dal Presidente sono poi arrivate aperture interessanti su alcuni temi chiave che riguardano i meccanismi della riscossione coattiva, temi che sono oggetto di nostre battaglie ormai storiche in Parlamento e fuori.
Soprattutto sul fermo amministrativo dell’auto, Ruffini ha affermato che è giusto ci sia uno spazio di discrezionalità per annullarne gli effetti, se il contribuente dimostra di usarla come bene strumentale, ossia per lavoro, così come il M5S ha molte volte chiesto. Il presidente di Equitalia ha fatto riferimento ai cittadini che hanno presentato istanza di rateizzazione e hanno iniziato a saldare il debito. Noi verificheremo sul campo, con i nostri attivisti ed esperti volontari dei Punti SOS Equitalia diffusi su tutto il territorio. E spingeremo per rendere impignorabile l’unico autoveicolo di proprietà che serve per lavorare –FONTE