Picchia la moglie fino a ucciderla: perché la giustizia ha deciso gli arresti domiciliari per la bestia?
10/08/2018 – Sangue sui muri, sangue sul pavimento. Sangue sul prato del giardino, sulle finestre. Dentro e fuori casa, il massacro, a mani nude, di un gigante di 150 chili, su una giovane donna, ha macchiato di rosso ogni metro. Lei, Maila Beccarello, 37 anni compiuti da pochi giorni, l’hanno trovata davanti alla porta di casa a Cavarzere (Venezia), il volto una poltiglia rossa. Lui, l’assassino, Natalino Boscolo Zemello, 35 anni, agli arresti domiciliari in casa per tentata estorsione, ha cercato di dire che la moglie era caduta dalle scale. Un pestaggio mostruoso, invece, a mani nude, quello che ha ucciso Maila.
Che però a morire aveva iniziato già da qualche anno, come dimostrano le foto del suo cambiamento fisico, dal giorno delle nozze con Natalino, sette anni fa, ad oggi. Florida e con una folta chioma scura di capelli quel giorno del «sì», magrissima, ossa sporgenti, occhiaie profonde, capelli radi e sguardo velato dalla disperazione nelle ultime foto. Tutti avevano visto i lividi di Maila, tutti la incrociavano con gli occhiali scuri e le scuse che inanellava: «Sono caduta dalla bicicletta». «Ho sbattuto contro lo stipite». E quei cinque ricoveri in Pronto Soccorso nell’ultimo anno. I post disperati su Facebook: «Si tira avanti, nonostante la vita ci dia brutte cose e brutte esperienze». Le confidenze agli amici: «Non ce la faccio più, voglio andarmene».
Nessuno è intervenuto. E oggi i vicini dicono: «Non abbiamo mai sentito litigi, sembravano una coppia normale». Gli stessi vicini che ripetono: «L’omicidio? Non ci siamo accorti di nulla». Mentre quel giardino e quella casa coperti di sangue, raccontano un’altra storia. Quanto tempo ci è voluto a Natalino Boscolo Zemello per ammazzare di botte Maila, inseguendola dentro e fuori di casa? Non avrà urlato Maila, non avrà implorato di smetterla, di lasciarla vivere? Una mattanza. Pure i carabinieri arrivati sul posto erano sconvolti. Eppure i vicini «non hanno sentito nulla. Tutto a posto». Casette con giardino, una accanto all’altra, in un’alba afosa di agosto. Finestre aperte per cercare un refolo d’aria. Però nessuno ha visto, nessuno ha sentito. Nessuno ha fermato le mani di quel colosso di 150 chili, mani come martelli. Consumata da anni di inferno accanto al marito, poi massacrata fino alla morte.
Ma «la colpa» adesso è sua: perché non ha denunciato? Perché ha mentito sui lividi? Perché non se n’è andata? Perché non ha parlato? Ripetono i soliti vicini. E anche le forze dell’ordine. Le domande invece dovrebbero essere altre: perchè la giustizia ha deciso gli arresti domiciliari per un uomo violento già in passato, con ripetuti episodi di violenza privata alle spalle? Perché dopo i 5 ricoveri in ospedale di Maila ricoperta di lividi, nessuno l’ha segnalato? Perchè le donne vittime di violenza continuano a essere lasciate sole? Perché i vicini e gli amici che i lividi li vedevano ogni giorno non sono intervenuti? – FONTE
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