Duecento mila euro al Pd di Renzi e altri 200 alla Lega di Salvini. Così Parnasi pagava il potere vecchio e nuovo
17/06/2018 – Puntava soldi sui politici come fossero cavalli da corsa. Era questo il metodo di Luca Parnasi, l’imprenditore arrestato pochi giorni fa per lo scandalo corruzione legato alla costruzione del nuovo stadio della Roma. E quell’opera mastodontica progettata a Tor di Valle poteva essere per lui un grande successo imprenditoriale oppure un enorme disastro dal quale non si sarebbe più risollevato. E così pagava il potere politico vecchio e nuovo per tentare disperatamente di ottenere la garanzia che nulla potesse andare storto.
Un finanziamento per l’ultima campagna elettorale del 4 marzo scorso non l’ha negato praticamente a nessuno, ma le cifre più rilevanti le ha investite su chi riteneva fossero i veri potenti, vecchi e nuovi.Lo scorso febbraio i suoi più stretti collaboratori hanno disposto due bonifici da 200 mila euro. Uno per la fondazione del Pd, “Eyu Europe Youth Utopia” presieduta dal tesoriere del partito democratico Francesco Bonifazi e molto vicina all’allora segretario ed ex premier Matteo Renzi.
Altri duecento mila euro invece sono stati indirizzati verso la Lega di Matteo Salvini con destinazione radio Padania e il “giornale” del partito. E’ tutto documentato nelle migliaia di pagina di atti giudiziari allegati al procedimento penale che sta travolgendo la Capitale e scuotendo il nuovo governo Lega-Cinque Stelle. Ed è proprio su Salvini che Parnasi alla vigilia delle elezioni politiche è pronto a scommettere molto, perché è sicuro che sarà il trionfatore.
La cena con il leader della Lega
“Parnasi è convinto – scrivono i carabinieri del nucleo investigativo di Roma in una informativa dello scorso gennaio che contiene una serie di intercettazioni ambientali – che Salvini sarà il vincitore delle elezioni regionali e nazionali”. E il costruttore si attiva per organizzare a casa sua una cena riservata con il leader della Lega e altri possibili finanziatori del partito. Ma non è tutto, si vanta continuamente di aver un rapporto molto stretto con i vertici del Carroccio. Al punto da offrirsi come mediatore nella complicata e sofferta vicenda della formazione del governo Lega-Cinque Stelle. “Parlo io con Giorgetti” dice più volte all’avvocato Luca Anzalone, professionista catapultato nella capitale dal Movimento Cinque Stelle proprio per gestire la vicenda del nuovo stadio della Roma e poi finito a libro paga di Parnasi.
Parnasi mediatore del governo del cambiamento
“Io non conosco Luigi (Di Maio, ndr) ma conosco bene Matteo (Salvini, ndr) e Giancarlo (Giorgetti, ndr). Questo governo deve nascere e Giancarlo mi ha detto che Luigi deve firmare il contratto (il famoso contratto del cambiamento, ndr) prima che Matteo incontri nuovamente Berlusconi”, dice Parnasi a Lanzalone appena poche settimane fa non sapendo di essere intercettato. E che il costruttore si ponga come mediatore tra Lega e Cinque Stelle lo dimostra anche l’insistenza con cui chiede a Lanzalone se Di Maio è a conoscenza “del lavoro che ho fatto su Giancarlo”.
“Lui lecca troppo Salvini”
Ma Salvini è croce e delizia per Parnasi. Specie quando salta fuori, due settimane prima del voto del 4 marzo, la notizia che lui ha finanziato nel 2016 l’associazione “Più Voci” (sempre vicina a Salvini) con altri 200 mila euro. Lo scopre il settimanale l’Espresso e la struttura interna dell’imprenditore ingaggia una lotta contro il tempo per tentare di sistemare la documentazione contabile, in quanto quei fondi pare non fossero stati iscritti a bilancio. E in una conversazione dello scorso marzo, due dirigenti del gruppo Parnasi, Michele Stella e Giulio Mangosi commentano l’ingarbugliata vicenda dei fondi all’associazione leghista e lo scoop dell’Espresso, anche loro ignari di essere ascoltati dai carabinieri. “Non deve essere Luca (Parnasi, ndr”) a prendersi tutta la luce negativa di questa storia, come vuole invece la fondazione di Salvini” dice Mangosi “loro ieri volevano una dichiarazione di Luca. Io gli l’ho detto: Luca sei matto? Tu per leccare il c… a Salvini ti prendi tutta la merda per i prossimi dieci anni, perché si sposta l’attenzione su di te. Non di devi esporre per piaggeria verso uno che…”. “Ricordagli a Luca che si deve curare il Pd…”. “Sì è pericoloso se diventa così vicino a quella la. Se non si sblocca per Luca qualcosa in Regione (Lazio, ndr) il progetto dello stadio lo facciamo io e te con la sabbia in Sardegna”. E aggiunge Stella: “Lo sbarco a Milano di Luca è fasullo perché lui lì è credibile come Totò. Non ha più un nome finanziario e deve solo sperare nel progetto stadio”.
Con il Pd amore e odio
Ma le carte dell’inchiesta raccontano dei complicati rapporti di Parnasi con il Pd, dove a livello nazionale trova sia amici che nemici. Da quanto emerge dalla documentazione degli inquirenti i rapporti sono buoni con l’allora ministro Luca Lotti che con la delega ai fondi del Cipe, avrebbe rassicurato Parnasi sulla sua piena disponibilità e aiuto. Anche se di lui non si fida fino in fondo. “Una certa faciloneria rischia di affossarci” si sfoga con i collaboratori parlando del ministro.
Tant’è che nell’agosto del 2017 qualcosa va storto e secondo Parnasi a danneggiarlo sarebbe stato l’allora ministro delle infrastrutture Graziano Delrio. “Pensavo mi attaccasse Franceschini (all’epoca ministro dei Beni Culturali, ndr) invece mi ha fregato Delrio”.
Mentre c’è piena collaborazione con la deputata del Pd Michela Prestipino alla quale Parnasi concede una sede per la sua attività politica a Roma, nella zona del Torrino. Ma gli atti d’indagine della procura guidata da Giuseppe Pignatone contengono parecchie parti omissate, tenute coperte dagli inquirenti in questa fase dell’inchiesta. E non sono esclusi altri colpi di scena. – FONTE
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