Renzi furioso a Firenze: «Pensano di essersi liberati di me ma sbagliano» [VIDEO]
10/09/2018 – «Questo governo ci spinge a smettere di rassegnarci e ripartire»: così l’ex premier Matteo Renzi, domenica pomeriggio a Firenze, intervenendo alla Festa dell’Unità della Toscana. Poco prima il segretario Martina aveva parlato a Ravenna. «Andrò nelle scuole, in tv, pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato»: è un Matteo Renzi che parla da segretario- anche se il vero segretario, Maurizio Martina, sta parlando in contemporanea a Ravenna- quello che esordisce sul palco della festa dell’Unità a Firenze, nella «sua» Firenze, dove ha avuto «la fortuna» di essere sindaco, «l’emozione più grande di governare la città più bella del mondo». Smanie di protagonismo? «Non vivo nell’ansia di tornare da qualche parte- chiarisce subito l’ex presidente del Consiglio-ma vivo nell’ansia di non lasciare la politica a chi crede che sia un prolungamento di Facebook».
Insomma, «questo governo» che «ci spinge a smettere di rassegnarci e ripartire», spiega Renzi, che ci tiene a chiarire: «Il problema non è quello che farò io. Io mi giro ed ho soltanto da dire diversi `grazie´». Ma anche da rivendicare: «Al 40,8% dal 1959 non ci è mai arrivato nessuno. Io ho personalizzato? Per due volte con la personalizzazione siamo arrivati al 40%», ricorda Renzi. Che non si rassegna al fatto che «a forza di fare la guerra in casa abbiamo permesso agli altri di vincere. Hanno fatto la guerra al Matteo sbagliato». Ma di guerra non vuol sentir proprio parlare il «vero» segretario, che ha appena concluso il suo intervento alla festa dell’Unità di Ravenna con un appello alla riconciliazione: «Basta litigi, dobbiamo volerci bene». Anche perché «i cittadini capiscono se una comunità che vuole governare il paese, si vuole bene, si riconosce, si fida».
Pensando alla Leopolda. Ma per Renzi ora è un altro giorno, un altro momento. L’ex premier continua a guardare a un futuro di riscatto, in cui lui potrebbe esserci, oppure no. «Voglio che la Leopolda sia un momento di grande libertà. L’Italia non può essere un paese che dice no a tutto. Questo paese non va avanti con i no, ma occorre raccontare gli aspetti positivi dell’Italia», insiste l’ex premier. Che – almeno sostiene – non punta a fare di nuovo il segretario, ma spera che il partito ritrovi compattezza: «Chi vince il congresso deve sapere di avere tutto il partito con sé. Perché per due volte a me ha fatto la guerra il fuoco amico. Quando il segretario Martina darà avvio al processo congressuale si inizia e poi chi vince, vince, chi perde dà una mano». E il segretario reggente, appunto? «Per quello che posso, sono pronto a fare la mia parte come ho sempre fatto fin qui»,dice Martina a Ravenna, con una formula che lascia aperto ogni scenario possibile.
Salvini? Come i Flinstones. L’attacco di Renzi al governo è senza sconti. «Vediamo che un ministro dell’Interno apre un avviso di garanzia come se fosse una busta di Maria De Filippi e prende in giro gli italiani dicendo di essere una vittima e che non importano processi e inchieste perché `il popolo è con me´, come se un sondaggio valesse di più. Ma tutti i costituzionalisti preoccupati per la deriva autoritaria sono in ferie?». Secondo Renzi, Salvini è proprio come la vignetta con Salvini e Macron pubblicata sulla copertina di The Spectator : «Questa è l’immagine che stiamo dando dell’Italia nel mondo: `Wilma, passami la clava´». Ma anche Martina non gliele manda a dire, al vicepremier leghista: «Uno vale uno davanti alla giustizia, caro Salvini. Non sei al di sopra della legge. Hai giurato sulla Costituzione, devi essere fedele a quella Carta, non puoi insultare un potere dello Stato indipendente. Vai a casa, non serve un ministro dell’Interno che tiene in ostaggio questo Paese».
Bloccato i migranti? No, chiuso 150 eritrei nel porto. Per Renzi, Salvini e il governo «non hanno bloccato l’immigrazione ma hanno bloccato 150 eritrei. Li hanno chiusi nel porto di Catania». Strategia per il consenso? «Io dico che se per il consenso si deve chiudere a chiave 150 persone e non farle scendere in porto, preferisco perdere un voto che perdere la faccia. La politica è un’altra cosa». L’ex premier pensa che l’immigrazione sia stata usata come specchietto per le allodole: «In questi tre mesi è diventato l’unico problema, è sparita l’abolizione della Fornero, e anche la flat tax. Il reddito di cittadinanza? Non pervenuto. Hanno scommesso che sulla paura si potesse governare l’Italia».
L’Ilva? Hanno fatto quello che volevamo fare noi. Un’altra vicenda che non scende giù, all’ex segretario Pd, è quella dell’Ilva, e stavolta ce l’ha con i Cinque Stelle, che «hanno detto in campagna elettorale: `vinciamo noi e chiudiamo l’Ilva». Poi è andata diversamente: «Due giorni fa i deputati del M5s sono stati costretti a fuggire dalla manifestazione di Taranto» perché chi protestava contro l’Ilva ha contestato l’accordo che mantiene aperta l’azienda. «Nessuno deve essere felice di quelle immagini ma qui ci stanno portando: nelle storie delle rivoluzioni chi parte giacobino finisce per costruire il patibolo dove lui sarà ghigliottinato. Hanno giocato sull’antipolitica, ci hanno accusato di lucrare sulla pelle dei bambini, poi hanno preso i nostri 12 decreti leggi ed hanno fatto tutto quello che volevamo fare noi». La pensa allo stesso modo Martina, che da Ravenna urla: «Caro Di Maio se hai una faccia sola, chiedi scusa a Taranto e all’Italia per le bugie che hai raccontato e per le falsità che hai venduto prima della campagna elettorale e anche dopo». – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Genitori di Renzi rinviati a giudizio sul caso fatture false. I legali: «Decisione scontata» [VIDEO]
05/09/2018 – Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori di Matteo Renzi a processo per emissione di fatture false. Lo ha stabilito il gup di Firenze Silvia Romeo, al termine di un’udienza preliminare svoltasi questa mattina. Rinviato a giudizio anche l’imprenditore degli outlet di lusso Luigi Dagostino, attualmente ai domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta, che dovrà rispondere pure del reato di truffa. La prima udienza è fissata per il 4 marzo 2019. Due le fatture finite nel mirino della guardia di finanza, risalenti al 2015, una per un importo di 20 mila euro e l’altra di 140 mila euro, relative a studi di fattibilità che Tramor – società di gestione dell’outlet The Mall di Reggello di cui all’epoca era amministratore delegato Luigi Dagostino – aveva incaricato le società Party ed Eventi 6, facenti capo ai genitori dell’ex segretario del Pd.
Per i pm Luca Turco e Christine Von Borries, che sottolineano l’assenza di documentazione in merito fatta eccezione per una relazione di tre pagine e alcune planimetrie inviate via mail, gli studi commissionati non furono mai eseguiti. Una delle consulenze riguardava l’ampliamento al ‘food’ dell’offerta dell’outlet della moda, l’altro era volto invece a elaborare strategie di comunicazione e ad incentivare la logistica in modo da attrarre più turisti asiatici. Per i legali degli imputati – avvocato Federico Bagattini e studio Miccinesi e associati per i Renzi, e Sandro Traversi per Dagostino – le consulenze furono regolarmente eseguite, anche se Dagostino avrebbe pagato effettivamente una cifra spropositata poiché si trovava in una condizione di «sudditanza psicologica» verso Tiziano Renzi, come ammesso dallo stesso imprenditore in un’intercettazione citata anche in una memoria difensiva finita agli atti.
La tesi della falsità delle fatture è sostenuta anche dalla Tramor, costituitasi parte civile nel processo. Il nuovo amministratore della società, scopertà la falsità delle fatturazioni, le avrebbe anche fatte cancellare dalla dichiarazione dei redditi dell’azienda. Per i difensori di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, tuttavia, la società non avrebbe annullato le fatture, limitandosi in via cautelativa a considerarne i relativi costi non come inesistenti ma come indeducibili. «Il processo era una decisione scontata» affermano i difensori dei Renzi. «Vogliamo difenderci in aula e non nel tritacarne mediatico – proseguono – anche perché le fatture ci sono, sono state regolarmente pagate e il progetto è in corso di realizzazione». – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Silvio Berlusconi, con Matteo Renzi fonderà Viva l’Italia
21/08/2018 – Silvio Berlusconi e Matteo Renzi potrebbero mettersi insieme e quella “cosa” a cui darebbero vita si chiamerebbe Viva l’Italia. E’ il retroscena riportato su ItaliaOggi che arriva a questa conclusione partendo dal nome del nuovo programma settimanale affidato da settembre a Gerardo Greco.
Il ragionamento è questo: nei primi anni Novanta, scrive Gianni De Felice, “i manager di Fininvest (come allora si chiamava Mediaset) cominciarono a fare una corte spietata, via via sempre più pressante, a Carlo Tumbarello” il quale, col fratello Roberto “aveva cominciato a produrre una trasmissione che si chiamava «Caccia al 13», presentata dalla esordiente Maria Teresa Ruta”.
Fu un successo e “doppiato il capo del mondiale Italia 90, la navicella di Tumbarello era diventata un galeone con il vento nelle vele. E il corteggiamento dei manager Fininvest divenne sempre più asfissiante”, spiega De Felice, “Fininvest, nientedimeno Berlusconi in persona, voleva comprare il suo programma, forse per eliminare un concorrente pericoloso. E proprio per questo Tumbarello resisteva. Finché arrivò il siluro: un’offerta alla quale Maurizio Mosca, nel frattempo divenuto una star, non poté dire di no”. Il programma “che aveva ingolosito Berlusconi si chiamava Forza Italia”… – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Renzi replica a Di Maio: “Mio governo non ha preso soldi dai Benetton, vicepremier è uno sciacallo”
18/08/2018 – L’ex premier Matteo Renzi replica seccamente alle parole di Luigi Di Maio che ha insinuato finanziamenti alle campagne elettorali da parte di Benetton e Autostrade ai partiti dei precedenti governi. “Chi come Luigi Di Maio dice che il mio Governo ha preso i soldi da Benetton o Autostrade è tecnicamente parlando un bugiardo – scrive su Facebook – Se lo dice per motivi politici invece è uno sciacallo. In entrambi i casi la verità è più forte delle chiacchiere: il mio Governo non ha preso un centesimo da questi signori, che non hanno pagato la mia campagna elettorale, né quella del PD, né la Leopolda. Utilizzare una tragedia per attaccare gli avversari, mentendo, dà il senso della caratura morale e politica del Vicepresidente del Consiglio”.
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Genova, ponte Morandi: Di Maio attacca Renzi: “Io non ho preso soldi dai Benetton per la campagna elettorale” [VIDEO]
17/08/2018 – Di Maio, ecco le parole del vicepremier Luigi Di Maio dopo il vertice con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Nello Sblocca Italia nel 2015 fu inserita di notte una leggina che prolungava la concessione a Autostrade in barba a qualsiasi forma di concorrenza. Si è fatta per finanziare le campagne elettorali. A me la campagna non l’ha pagata Benetton e sono libero di rescindere questi contratti».
E’ scontro a muso duro tra Movimento 5 Stelle e Pd dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Stamattina Luigi Di Maio (al pari di Matteo Salvini) si era si era duramente scagliato contro Atlantia (la holding del gruppo benetton che controlla Autostrade per l’Italia), invocando la fine della concessione e contribuendo al crollo in borsa del titolo, che a un certo aveva perso quasi la metà del suo valore. Poi aveva anche aggiunto: “Non pagheremo nessuna penale, visto che Autostrade per l’Italia non ha rispettato le condizioni della concessione”.
Più tardi lo stesso vicepremier grillino ha sferrato un durissimo attacco, pur senza citarlo, al Pd e ai precedenti governi di centrosinistra. “Una norma nella notte nel 2015 (quando in carica governo Renzi, ndr) fu inserita nello sblocca-Italia per prorogare la concessione ad Autostrade in barba alla concorrenza e senza fare le gare. Si è fatta perché legalmente si finanziavano le campagne elettorali. Ma a me la campagna elettorale non l’ha pagata Benetton. Quindi abbiamo la libertà di revocare le concessioni”. La replica di Matteo Renzi non s’è fatta attendere: “Bugiardo o sciacallo”.
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma non riceviamo alcuna forma di sostegno economico. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Air Force Renzi, sul contratto ora indaga la Corte dei conti
31/07/2018 – Non c’è solo il governo ad aver puntato il famoso “Air Force Renzi”. Anche la magistratura contabile vuole vederci chiaro sul gigantesco Airbus che l’ex premier volle a tutti i costi nonostante gli aerei già in dotazione per i voli di Stato. Lo scorso nove luglio – risulta al Fatto – la Procura contabile del Lazio ha aperto un fascicolo gestito direttamente dal procuratore, Andrea Lupi, che ha affidato la delega per le indagini alla Finanza. Le Fiamme Gialle chiederanno al Segretariato generale della Difesa e alle varie autorità la documentazione, dal contratto e dalle spese previste e già effettuate, e sentiranno i dirigenti coinvolti.
La vicenda è nota. Giovedì scorso il governo ha deciso di disdire il contratto con Etihad, la compagnia emiratina che tre anni fa il governo Renzi indicò come la salvatrice di Alitalia; partita finita malissimo con il vettore di Abu Dhabi fuggito dopo aver fatto alcuni ottimi affari. A inizio luglio, il Fatto ha rivelato il documento, un accordo che vede Alitalia come tramite tra gli arabi e il segretariato generale della Difesa. Il valore complessivo è di 144 milioni di euro, suddivisi in 5 lotti. Il più importante (lotto 1) è il leasing, cioè l’affitto: 70 milioni di euro suddivisi in 96 rate, in parte già versate, di cui 25 milioni come una tantum al momento della firma. Poi ci sono la manutenzione (31,7 milioni), le operazioni di supporto all’handling e il mantenimento in un gigantesco hangar a Fiumicino (troppo grande il velivolo per parcheggiarlo a Ciampino come gli altri aerei di Stato) pari a 12,5 milioni; e il “training”, cioè l’addestramento per i piloti (4 milioni). Infine la riconfigurazione Vip del jet con una previsione di spesa di 20 milioni di dollari per allestire la sala riunioni, la cabina doccia, le camere, finora però mai effettuata perché, saltato Renzi, nessuno se l’è sentita di dare l’avvio ai lavori. Secondo il governo disdire il contratto porterà a un risparmio di 108 milioni, ma la cifra sarà ben più bassa, circa 70 milioni, visto che il contratto contiene una clausola che prevede il pagamento integrale del leasing anche in caso di disdetta.
La scelta di affittare da Etihad l’Airubus 240-500 ha provocato da subito polemiche feroci. In primis perché si tratta di un velivolo con una pessima storia commerciale, visto che Airubs ha deciso di interromperne la produzione nel 2010 dopo averne venduto solo 40 esemplari. L’ultimo modello è stato venduto per 27 milioni di dollari, meno dell’una tantum versata dal governo italiano per un aereo che, alla fine degli 8 anni del contratto, sarebbe dovuto comunque tornare alla compagnia emiratina, che lo aveva ritirato dal servizio nell’ottobre 2015, dopo meno di dieci anni di attività. La scelta del governo Renzi è stata insomma provvidenziale per evitare che il gigantesco quadrimotore, 300 posti passeggero, restasse a terra troppo a lungo.
“Non l’ho mai usato, non era per me”, si è difeso Renzi. Ieri l’ha ribadito in una diretta su Facebook, con tanto di modellino, in cui ha annunciato che querelerà la senatrice M5s Giulia Lupo, rea di aver detto “Chissà che interessi aveva Renzi nei Paesi arabi”. “L’aereo era un mezzo a servizio delle politiche di rilancio dell’expo, serviva per portare gli industriali nei viaggi col ministero dello Sviluppo – ha spiegato l’ex premier – Si sarebbe ripagato dei costi perché si sarebbe fatto un business plan con un contributo da chiedere agli imprenditori, facendogli occupare due terzi dei posti disponibili”. Sulla scelta del modello s’è limitato a una frase anodina: “È stato individuato con procedure definite dai tecnici, per far questo ci sono dirigenti pagati…”. Spetterà ai pm contabili verificare se ci sono eventuali profili di danno erariale, oltre le insindacabili scelte discrezionali della politica. – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma non riceviamo alcuna forma di sostegno economico. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Conte rottama l’Airforce-Renzi: stop al contratto di leasing dell’Airbus A340-500
26/07/2018 – Rottamato l’aereo della presidenza del Consiglio voluto dall’ex premier Matteo Renzi. «Meno spreco di denaro pubblico, meno spese inutili. Il governo che presiedo da subito ha voluto dare segnali di forte cambiamento rispetto al passato. E in quest’ottica si inserisce la volontà di rescindere il contratto di leasing dell’aereo Airbus A340-500, acquistato in passato» dal governo Renzi per i voli di Stato, annuncia su Facebook il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Parliamo di circa 150 milioni di euro spesi per soli 8 anni di noleggio, inclusi i 20 milioni per riconfigurarlo, per un velivolo quasi mai usato», sottolinea.
«Un impegno – prosegue il presidente del Consiglio – che avevo e avevamo assunto sin dal nostro insediamento, una decisione sacrosanta, tutt’altro che simbolica». «A conti fatti si è trattato di un’operazione del tutto svantaggiosa, sia dal punto di vista dell’impatto economico che dell’utilità pratica.
Soldi degli italiani, che vincolavano il governo», sottolinea il premier. «Per questo dai primi giorni del mio mandato ho dato indicazioni di trovare una via di uscita per rescindere il contratto. A questa Presidenza, per le missioni internazionali che siamo chiamati a svolgere, un aereo così grande e costoso non serve. È uno spreco e un capriccio a cui noi rinunciamo molto volentieri».
Quando tornano su bufale come "l'aereo di Renzi" significa che sono disperati: quell'aereo non era per me ma per le missioni internazionali delle imprese. Io non ci ho mai messo piede. #DiMaio ha scritto un decreto che licenzierà 80mila persone: parli di quello, non delle bufale.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 26 luglio 2018
«Quando tornano su bufale come “l’aereo di Renzi” significa che sono disperati: quell’aereo non era per me ma per le missioni internazionali delle imprese. Io non ci ho mai messo piede. Di Maio ha scritto un decreto che licenzierà 80mila persone: parli di quello, non delle bufale». Lo scrive su Twitter il senatore Pd Matteo Renzi.
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma non riceviamo alcuna forma di sostegno economico. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Se segui Lonesto.it
fai una donazione!
Grazie al tuo contributo, ci aiuterai
a mantenere la nostra indipendenza
Dona oggi, e rimani informato anche domani.
(Donazione Minima 5€):
Migranti, Di Maio: “Cambiare regole Ue, Renzi ha venduto i porti”
10/07/2018 – “Il nostro obiettivo è cambiare le regole di ingaggio delle missioni” europee sui migranti. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio sulle polemiche dopo le parole di Matteo Salvini. “Un anno fa sono stato a parlare con Frontex – ha aggiunto Di Maio – e mi spiegarono che il governo Renzi diede la disponibilità di portare i migranti nei porti in cambio di punti di flessibilità usati per il bonus degli 80 euro. Ora la musica deve cambiare”.
Sull’immigrazione queste navi devono portare i migranti in tutti i porti. Se c’è bisogno di flessibilità di bilancio non la baratteremo con l’apertura dei nostri porti ma la chiederemo perchè è un diritto dell’Italia come quella degli altri paesi europei”, dice ancora Di Maio.
Il vicepremier ha aggiunto poi come “anche la Germania sta iniziando a cambiare linea sull’immigrazione, il problema è arrivato fin nel cuore dell’Europa. Vale per l’immigrazione e per l’austerity. Sono rimasti in pochissimi a dire che va tutto bene nell’Unione Europea”. “E mentre gli altri stanno precipitando nel consenso come quello di Macron, il governo italiano è il più forte con un consenso altissimo”.
Renzi, dura replica: bugiardi e ignoranti – “Due ministri del Governo italiano, Di Maio e Toninelli, continuano a mentire anche oggi a proposito di flessibilità europea e immigrazione. Quei due o sono bugiardi o sono ignoranti, nel senso che ignorano i fatti. E mi spiace dirlo, trattandosi di membri del Governo del nostro Paese. Basta però ricordare la realta’”. Lo ha scritto Matteo Renzi in un post su Facebook. “La flessibilità – annunciata a Strasburgo il 13 gennaio 2015 – era parte integrante dell’accordo per eleggere Juncker – ricorda Renzi – Non c’entra nulla con le politiche migratorie. Nulla. Era un accordo politico di risposta all’austerita’ del Fiscal Compact. Sono due dossier politici diversi”. – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma le entrate pubblicitarie attraverso i media stanno calando rapidamente. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Puoi farlo anche con una donazione tramite Paypal cliccando sul tasto: (Donazione Minima 5€):
Matteo Renzi compra una villa a Firenze da 1,3 milioni di euro. A gennaio aveva detto: “Sul conto ho solo 15mila euro”
29/06/2018 – Una villa in via Tacca a Firenze, 276 metri di superficie catastale, 11,5 vani, due livelli con salotto triplo, grande cucina abitabile, studio, tre camere e tre bagni, terrazza. Costo: un milione e trecentomila euro. Acquirenti: il senatore Matteo Renzi e la moglie Agnese Landini. L’ex presidente del consiglio ha comprato una nuova casa. O meglio sta per comprare: lo scrive il quotidiano La Verità che racconta come Renzi abbia firmato un preliminare d’acquisto nello studio fiorentino del notaio Michele Santoro per una villa da 1.230.000 più altri 70.000 per un terreno agricolo di 1.580 metri quadrati adiacente al giardino. Due settimane fa – ricostruisce il giornalista Giacomo Amadori – l’ex segretario del Pd ha versato una caparra da 400mila euro con quattro assegni circolari da 100mila euro l’uno, emessi il 12 giugno scorso dal Banco di Napoli, l’istituto a cui si affidano i parlamentari. Il resto, e cioè circa 900mila euro, Renzi proverà a trovarli con un mutuo, il quarto che si andrebbe a sommare alla rata mensile da 4.250 euro che paga del 2012.
Sei mesi dopo, però, ecco che l’ex sindaco di Firenze ha comprato casa dalla signora Natalia Gajo, classe 1928, e dai suoi due figli: Giusto Puccini, 68 anni, docente di Istituzioni di diritto pubblico, tra i giuristi favorevoli al Sì al referendum costituzionale, e la sorella Oretta, 61 anni, dal 1987 dipendente dell’ex Provincia di Firenze, guidata da Renzi tra il 2004 e il 2009. La villa di via Tacca era stata messa in vendita originariamente a un milione e mezzoma l’ex premier è riuscita a ottenerla offrendo duecentomila euro in meno. Non è l’unico colpo di fortuna di questa storia.
Il 23 aprile del 1986 (dopo l’entrata in vigore della legge sui condoni edilizi del 1985 ) i proprietari presentano domanda di sanatoria edilizia per “alcuni ampliamenti e modifiche interne ed esterne”. Quando arriva la risposta del comune di Firenze? Più di trent’anni dopo. Alla richiesta, infatti, “ha fatto seguito il rilascio da parte del sindaco della concessione edilizia in sanatoria numero 3150/2017”. “Come mai ci sono voluti 31 anni e l’ attuale giunta per ottenere risposta?”, attacca Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia al consiglio comunale. “A Firenze evidentemente esiste un metodo infallibile per uscire dalle sabbie mobili della burocrazia: avere Matteo Renzi come prossimo acquirente. Di tutto questo, ovviamente, chiederemo spiegazioni al sindaco Nardella”. Ma non solo. Perché il consigliere comunale del partito di Giorgia Meloni racconta anche altro. “Pochi giorni fa i residenti della zona mi hanno chiamato per ringraziarmi per la battaglia condotta negli ultimi 4 anni per consentire che questa “strada privata” fosse dotata di una sbarra – dice Torselli – Dal 2014 a oggi si erano rivolti senza fortuna ai vari assessori alla Mobilità e avevano persino presentato esposti in Tribunale. Ma ora sembra che l’ autorizzazione alla chiusura da parte del Comune sia arrivata. Purtroppo, visto il nome del nuovo residente, temo di non potermene intestare il merito”.
E visto che adesso Renzi è a caccia di un mutuo da 900mila euro, La Verità ne approfitta per fare i conti in tasca all’ex premier, già titolare di tre finanziamenti. Uno è del 2004: 300mila euro restituibili in vent’anni a 1.600 euro al mese per la villa comprata dall’allora presidente della provincia di Firenze a Pontassieve e mai venduta. Un altro è del 2009, da 160mila euro – 800 euro ogni trenta giorni – sempre per lo stesso immobile. Il terzo era arrivato nel 2012 quando il padre e la madre di Renzi avevano venduto la loro casa a Rignano sull’Arno ai quattro figli. Che per comprarla avevano dovuto accendere un mutuo da 1,3 milioni di euro:all’allora primo cittadino del capoluogo toscano era toccata una rata da 325mila euro, cioè 1.850 euro al mese. In totale sono 4.250 euro di mutui che dal 2012 escono ogni trenta giorni dal conto corrente di Renzi per estinguere i vari finanziamenti. A questi si andrebbe a sommare una nuova, sostanziosa, rata se alla fine il mutuo per la villa di via Tacca dovesse essere concesso. – FONTE
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma le entrate pubblicitarie attraverso i media stanno calando rapidamente. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Puoi farlo anche con una donazione tramite Paypal cliccando sul tasto: (Donazione Minima 5€), si accettano eventuali proposte di collaborazioni:
Marco Travaglio: “Il Coniglio Inferiore”, editoriale del 23/06/2018
23/06/2018 – Per non dimenticare in che mani eravamo, basta un’occhiata ai due ultimi avamposti del defunto renzismo: la Rai e il Csm. Alla Rai, tutta renzizzata per quattro anni, stanno diventando tutti leghisti: se davvero, come sembra, Salvini vuole cacciare i renziani, deve sbrigarsi, perché rischia di non trovarne più nemmeno uno. Quanto al Csm, è in scadenza: il 9 luglio i 9 mila magistrati italiani eleggeranno i nuovi membri laici, poi il Parlamento eleggerà quelli togati e il nuovo Plenum si insedierà a settembre. Però il Consiglio morente ha ricevuto a suo tempo un preciso mandato: fucilare il pm napoletano Henry John Woodcock, reo di avere scoperchiato lo scandalo numero 1 dell’ultima legislatura (le manovre su Consip per truccare il più grande appalto d’Europa, roba da 2,7 miliardi, e le fughe di notizie politico-istituzionali per rovinare l’indagine e salvare dai guai amici e parenti di Renzi). Per mesi Woodcock è stato ricoperto di sterco, con accuse penali (poi archiviate), azioni disciplinari e pratiche per trasferirlo d’ufficio e di funzione (in gran parte sfumate) e vergognose campagne di stampa. Alla fine la montagna ha partorito il topolino: un processetto disciplinare con due accuse-burla: non aver indagato Filippo Vannoni, amico e consigliere di Renzi nonché presidente di Publiacqua, per sentirlo come teste e minacciarlo d’arresto per falsa testimonianza; aver parlato al telefono con la giornalista Liana Milella, che poi pubblicò il colloquio (tra l’altro ammettendo di non essere stata autorizzata a farlo), su questioni estranee all’oggetto dell’inchiesta (ormai passata a Roma), cioè sui famosi errori di trascrizione del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto.
Due barzellette che non porterebbero al Csm nessun pm d’Italia, salvo che si chiami Woodcock o Di Matteo o Robledo. Siccome però il mandato è chiaro – colpire Woodcock per educarne 9 mila – il Csm prosegue a spron battuto, con mosse che, se non fossero inquietanti, sarebbero ridicole. Tipo ascoltare Vannoni sulla sua audizione a Napoli di fine 2016, quando accusò Lotti di averlo avvertito delle indagini Consip, che lui comunicò all’allora Ad Luigi Marroni, che a sua volta fece rimuovere le cimici del Noe dagli uffici. Poi Vannoni fu indagato per favoreggiamento a Roma e, risentito dai pm capitolini, ritrattò le accuse a Lotti, sostenendo che il cattivo Woodcock l’aveva intimidito facendogli dire ciò che non voleva. Il suo racconto è così comico che non meriterebbe commenti: Vannoni, travestito da anarchico Pinelli, racconta di aver dovuto attendere mezz’ora al freddo in anticamera.
E poi di aver subìto ogni sorta di pressioni in una stanza caldissima (l’effetto freddo-caldo è letale), dove Woodcock gli fumava in faccia una sigaretta dietro l’altra, gli indicava Poggioreale fuori dalla finestra promettendogli una vacanza in cella, gli mostrava dei “fili elettrici” sotto la porta per fargli capire che era intercettato e, in coro con Scafarto e altri carabinieri, gli ripeteva “confessa confessa!”, “Renzi Renzi!”, “Lotti Lotti!”. Finché lui, poverino, crollò e scappò via senza leggere il verbale che aveva firmato. E corse a Roma ad avvertire Lotti di averlo accusato falsamente, ma senza fargli parola delle violenze subìte. Ora, altri testimoni hanno raccontato che quel giorno Vannoni giunse in ritardo all’appuntamento col pm, dunque niente anticamera al freddo; Woodcock non ha mai fumato sigarette (fumava il sigaro, ma da anni ha smesso); a Poggioreale – purtroppo– i falsi testimoni non possono più finirci dal 1995, quando fu abolita la legge Falcone sull’arresto in flagranza di chi mente ai giudici sotto giuramento; che Lotti sia una delle talpe della fuga di notizie su Consip non lo dice solo Vannoni, ma pure Marroni, mai indagato e sempre ritenuto credibile dai pm di Napoli e Roma (infatti è stato subito cacciato da Consip dal governo Pd, mentre l’indagato Vannoni resta a piè fermo a Publiacqua). Del resto, se Vannoni non ebbe notizie riservate da Lotti, ma le spifferò – come conferma nella ritrattazione – a Marroni, chi gliele aveva raccontate? Il suo mignolo? L’uccellino? Lo Spirito Santo? Mistero buffo. Infatti i pm di Roma credono alla sua prima versione, non certo alla ritrattazione, avvenuta quando era già indagato, dunque poteva mentire. Il Csm invece, per giudicare un pm non indagato, anzi totalmente scagionato, chi sente? Un indagato che non solo può mentire, ma ha sicuramente mentito: o nell’audizione a Napoli o nella ritrattazione a Roma. E lo mette a confronto con Scafarto, appena uscito vincitore dalla Cassazione, che l’ha reintegrato nell’Arma e ha demolito le accuse dei pm romani: niente falsi in atto pubblico, solo errori in buona fede.
Insomma, il presunto complotto di Consip, sventolato per mesi da Renzi per comprensibili motivi famigliari e rilanciato dalla stampa serva, è miseramente evaporato. Ma gli unici che continuano a crederci sono un bel pezzo di Csm, giornali clandestini come Il Dubbio e ovviamente Renzi. Che ora, sul suo sito, rilancia il pezzo del Dubbio “Consip è stato un complotto” come oro colato, dando per buone tutte le baggianate già smontate dai pm di Roma e dalla Cassazione. E chiede che le audizioni di testimoni siano videoregistrate. Noi, una volta tanto, siamo d’accordo con lui. Avremmo visto volentieri il video della sua audizione (come teste, mica come indagato: ci mancherebbe) dinanzi ai pm di Roma a proposito della sua soffiata a De Benedetti sul decreto banche, che fece guadagnare all’Ingegnere 600 mila euro in Borsa. Purtroppo la riforma Renzi, sfortunatamente venutagli in mente ora che non è più premier, non era in vigore. Però ci accontentiamo del verbale: ce ne procura gentilmente una copia?
(pressreader.com) – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 23 Giugno 2018 –
CONTINUA A LEGGERE >>
Dal momento che sei qui….
… abbiamo un piccolo favore da chiedere.
Più persone stanno leggendo il nostre le nostre notizie selezionate dai maggiori media locali e internazionali, ma le entrate pubblicitarie attraverso i media stanno calando rapidamente. Vogliamo mantenere la nostra rassegna stampa più aperta possibile. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire.
Puoi farlo anche con una donazione tramite Paypal cliccando sul tasto: (Donazione Minima 5€), si accettano eventuali proposte di collaborazioni: