Ama, spazzatrici elettriche in azione. dopo 5 anni. Virginia Raggi posta il video.
12/02/2017 – #AMAroma Le avete conosciute quando erano incomprensibilmente abbandonate in un deposito… Ora queste prime 5 spazzatrici elettriche sono attive in città e presto anche le altre sei termineranno la revisione e rientreranno nella disponibilità del personale
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Amazon, apre nuovo centro e assume 1.200 persone. Delrio: “Inviterei i loro manager alla direzione Pd”
11/02/2017 – Apertura nell’autunno prossimo e fino a 1.200 assunzioni a tempo indeterminato. Il vice presidente operations europe di Amazon Roy Perticucci, alla presentazione dello stato avanzamento lavori, questa mattina, ha confermato gli obiettivi lanciati lo scorso anno per il nuovo centro di distribuzione amazon in Italia. Sorgerà a Passo Corese, frazione di Fara in Sabina (Roma), 30 km a nord della capitale, sarà un capannone a più piani da 60mila mq di superficie utile (la struttura è già visibile), all’interno di un polo logistico collegato all’autostrada A1 da una bretella a doppia corsia di alcuni chilometri inaugurata proprio nelle settimane scorse. E sarà il secondo centro di distribuzione Amazon in Italia, dopo quello di Castel San Giovanni (Piacenza, 100mila mq, aperto nel 2011). “Il processo di selezione è già partito per i manager, circa una trentina, mentre per gli operatori di magazzino si partirà in primavera” spiegano ad Amazon.
Amazon apre una nuova gigantesca sede logistica in Italia a Passo Corese (Video)
“Lunedì prossimo dovremmo invitare alla direzione del Pd quelli di Amazon per vedere i risultati che si ottengono con lo spirito di squadra”, ha commentato, ironicamente, il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, in occasione di una visita al nuovo polo di Amazon che entrerà in funzione nel prossimo autunno. Passo Corese è un esempio di come la logistica crei sviluppo economico ed occupazione e conferma che la riduzione del carico fiscale a carico delle imprese attrae investimenti e, conseguentemente, fa nascere posti di lavoro. “Nel passato l’Italia è rimasta indietro nelle infrastrutture anche perchè la logistica non è mai stata al centro dell’attenzione”, ha ricordato Delrio, “ciò che serve sono investimenti accompagnati da una forte semplificazione burocratica in un quadro di scelte strategiche concrete. L’Italia è davvero la porta d’ingresso delle merci per l’Europa, e la scelta di Amazon di continuare a investire sul nostro Paese è la prova di ciò e della nostra capacità di offrire una rete infrastrutturale, e Amministrazioni locali che funzionano, in grado di sostenere il crescente sviluppo dell’e-commerce. Oggi, e così nei prossimi anni, l’Italia è chiamata ad affrontare la sfida della crescita del commercio online anche ai fini dell’internazionalizzazione delle nostre imprese, e al centro di ciò deve esserci l’innovazione della logistica e l’ottimizzazione dei trasporti: stiamo lavorando a questo sviluppo, e sono fiducioso del fatto che il nostro Paese nella sua interezza sia capace di lavorare insieme e centrare in questo modo gli obiettivi che ci siamo posti”. Conversando con i giornalisti, il ministro ha poi ribadito che “la riduzione del carico fiscale sulle imprese non “vuol dire stare dalla parte dei miliardari”. “La riduzione degli oneri fiscali a imprese e famiglie come la semplificazione degli adempimenti burocratici – ha spiegato – sono la strada per attrarre nuovi investimenti grazie ai quali si crea occupazione”. Fonte
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Bilancio Comune di Roma, il revisore che l’ha bocciato è a processo per bancarotta
28/12/2016 – E’ membro del collegio che ha bocciato pochi giorni fa il bilancio del Comune di Roma, il primo dell’era Raggi, e allo stesso tempo è imputato per bancarotta fraudolenta, con l’accusa di aver “sottratto o distrutto” i verbali del collegio sindacale del Latina Calcio, con l’obiettivo di nascondere il crac in corso. Marco Raponi, commercialista di Cori (Latina) con la passione per la politica (di centrodestra), mai avrebbe immaginato un giorno di trovarsi con in mano un bilancio pubblico pesantissimo da valutare. La città di Cori che negli anni passati ha amministrato – appoggiato da una lista civica vicina all’epoca a Forza Italia e Alleanza nazionale – ha appena 11mila abitanti, e un bilancio che neanche sfiora quello del più piccolo municipio della capitale. Ma a volte è il caso che gioca curiosi scherzi: dallo scorso febbraio è uno dei tre revisori dei conti del Campidoglio, componente dell’Oref, l’organismo che poco prima di Natale ha bocciato il primo bilancio firmato dalla giunta Raggi. Nominato nel febbraio scorso dal commissario straordinario, attraverso una selezione basata sul sorteggio informatico, come raccontano i verbali di Roma capitale firmati dal prefetto Tronca.
Raggi ai giornalisti. Inquadrate i faldoni con i debiti che abbiamo ereditato
Il destino giudiziario e la carriera di revisore dei conti di Claudio Raponi sono legati a doppio filo con due nomi noti in provincia di Latina e di Roma, quello di Antonio Sciarretta, patron del Latina calcio tra il 2002 e il 2006 (anno horribilis, quando la squadra venne radiata dopo essersi vista respingere la domanda d’iscrizione al campionato), con velleità politiche nel centrodestra – area Alleanza nazionale – andate spesso a vuoto, e quello di Marcello Ilardi, imprenditore della sanità privata laziale morto tre anni fa. Sciarretta e Ilardi gestivano insieme la Life Hospital spa, società finita fallita nel 2008, dopo appena sette anni di attività, socio unico a sua volta del vecchio Latina calcio. Anche in questo caso il presidente del collegio sindacale era il commercialista Marco Raponi.
Travaglio difende la Raggi e sbugiarda Orfini in modo epico
Il suo nome appare ancora oggi nelle visure di alcune società legate al gruppo Ilardi (gestite oggi dagli eredi), come la Clinica Madonna delle Grazie di Velletri. Sciarretta era l’amministratore delegato del Latina Calcio al momento del fallimento ed è il principale imputato nel processo per bancarotta fraudolenta. Nel suo caso la procura gli ha contestato anche la distrazione di alcuni beni della società di calcio: “Un automezzo Fiat Ducato, un respiratore, un elettrocardiografo, un trattorino, attrezzi da palestra, armadi e una stampante”, per un valore complessivo di circa 25mila euro. Nel processo dovrà rispondere – insieme al revisore contabile del Comune di Roma Marco Raponi – anche per la distruzione dei registri e di alcuni documenti contabili. – fonte
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IL PD FAREBBE BENE A TACERE SU RAFFAELE MARRA: FU IGNAZIO MARINO A PROMUOVERLO
21/12/2016 – Per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che lo ha spiegato l’altro giorno in una intervista al Fatto Quotidiano, Raffaele Marra avrebbe fatto parte di quel mondo opaco che lui aveva fatto fuori alla sua epoca.
BECHIS. TROPPE BALLE SULLA RAGGI DALLA STAMPA
E che è rispuntato come un topino appena gatto Marino fu fatto fuori dal Pd. «Fra Marra e Raggi», ha raccontato l’ex sindaco marziano, «c’ è un rapporto di lunga durata. Io lo avevo relegato in un ufficio senza poteri esecutivi. Leggo che in quel periodo Marra entrò in contatto con i grillini. Immagino che, una volta eletta sindaca la Raggi, si sia sentito in diritto di incassare un posto centrale nell’ Amministrazione comunale».
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Naturale che dopo l’arresto di Marra sia un piacere per Marino appuntarsi una medaglia sul petto. E di medaglie in questa vicenda ne sono girate parecchie. Questo però proprio non esiste, nemmeno di latta. Marino non solo non fece mai fuori come rivendica il dirigente del comune di Roma ora finito in manette.
Ma fu lui a promuoverlo e a toglierlo dalla naftalina in cui era finito nelle ultime settimane di Gianni Alemanno sindaco. Alemanno ha raccontato di avere rotto infatti con Marra nel 2010 «perché voleva avere dei ruoli che non gli potevo dare. Voleva stare nel Gabinetto del sindaco, ma non lo ritenevo maturo. Ci fu una rottura e andò con altre amministrazioni».
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Marra infatti transitò in Rai grazie a una consulenza, e poi fu preso per qualche tempo dall’allora presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. Anche lì terminò l’incarico e dovette ritornare al comune di Roma dove era distaccato. Non essendo più nelle grazie di Alemanno, ma restando pur sempre dirigente, fu assegnato a una di quelle direzioni un po’ finte che si creano proprio per risolvere casi di questo tipo. Infatti non esisteva, e veniva chiamata «ufficio di scopo».
Virginia Raggi da sola, isolata tra i potenti al Quirinale. Questo video dice la situazione attuale.
Aveva il compito di «definire il modello e gli strumenti di cooperazione con le associazioni dei consumatori». Marra sarà stato in quell’ufficio ad elaborare modelli per relazionarsi meglio con Carlo Rienzi o qualche altro capo di associazioni di consumatori, ma lì schiumava rabbia, perché era come essere relegato in uno scantinato a girarsi i pollici. Fino a quando non è arrivato il suo salvatore, dalla memoria assai corta e labile.
Raggi. Noi inesperti? Li asfaltiamo. Gli ‘esperti’ si sono mangiati roma..hanno devastato Roma
Perché a tirarlo fuori dalla polvere e innalzarlo sugli altari del potere fu proprio il sindaco marziano, Ignazio Marino. Fu lui a firmare l’ordinanza del sindaco numero 26 con cui diede un incarico dirigenziale vero a Marra, dandogli la guida di una direzione esistente all’interno del dipartimento risorse umane sulle relazioni sindacali e la formulazione del contratto decentrato e dei sistemi premianti, e alla direzione era stata assegnata anche la delega sul «trattamento giuridico-contrattuale-disciplina».
GENTILONI E’ UN TRADITORE DELLA PATRIA E VOI UN GREGGE DI PECORONI
Altro che avergli tolto potere, Marino diede a Marra il potere di decidere il contratto decentrato e i premi da assegnare ai dipendenti del comune di Roma. Una posizione strategica per costruirsi una rete interna al comune. Ma quando uno finisce nei guai è normale che le memorie di chi invece lo aveva elevato agli altari diventino improvvisamente annebbiate.
D’altra parte sugli altari Marra era stato portato da tanti. Anche dall’ ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che due volte gli concesse a sua firma altrettante onorificenze: commendatore dell’ ordine al merito della Repubblica italiana, e attestazione al merito della sanità pubblica.
Marra che fu riportato sugli altari da Marino prima ancora che con la Raggi, rafforzò il suo potere anche nel periodo in cui il sindaco marziano finì in disgrazia, facendosi distaccare dal comune a un corso di aggiornamento presso l’Università di Salerno. Secondo molte testimonianze raccolte interne al Comune, però in quel periodo quando c’era bisogno di cercare Marra raramente lo si trovava a Salerno. Il suo telefonino rispondeva spesso dall’estero, perché si trovava gran parte del tempo a Malta.
Travaglio sulla campagna stampa del regime contro la RaggI
Lì si riuniva a uno dei suoi fratelli, Catello Marra che ancora oggi guida con la carica di governatore centrale la Iodr – International organization for diplomatic relations. Uno strano centro di potere, che spesso faceva le sue riunioni in Italia, ma anche a New York e a Miami.
Dai video che esistevano sul sito dell’ organizzazione, e che improvvisamente dopo l’arresto di Raffaele sono stati cancellati, si intravedevano alle varie cerimonie in alta uniforme personaggi della diplomazia italiana, e alti ufficiali dell’ esercito italiano e delle forze di polizia. Relazioni che evidentemente sono servite anche al dirigente del comune di Roma per costruire e rinforzare il suo potere. – fonte
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Campidoglio, dopo un vertice di 5 ore: si dimettono i fedelissimi Frongia e Romeo
18/12/2016 – Virginia Raggi e annuncia un “segnale di cambiamento” radicale in Campidoglio, dopo l’arresto di Raffaele MARRA, capo del personale. “Al termine delle ultime due riunioni di maggioranza, in cui erano presenti i consiglieri comunali, alcuni assessori e i presidenti dei Municipi del M5s, e dopo un confronto con il garante Beppe Grillo, abbiamo stabilito di dare un segno di cambiamento”, annuncia la sindaca. E spiega: “Daniele Frongia ha deciso di rinunciare al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport. Contestualmente Salvatore Romeo ha deciso di dimettersi dall’incarico di capo della Segreteria politica. Al contempo a breve avvieremo una nuova due diligence su tutti gli atti già varati”.
BEPPE Grillo “Roma va avanti con Virginia Raggi sindaco del MoVimento 5 Stelle. Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo”, scrive Beppe Grillo sul blog, sottolineando: “Da oggi si cambia marcia. Bisogna riparare agli errori fatti per fugare ogni dubbio.
L’attività fatta da persone che si sono dimostrate inaffidabili sarà attentamente vagliata e opportunamente annullata o riesaminata da cima a fondo”. Un codice etico per scacciare l’ombra dell’inchiesta sulle nomine “A breve defineremo un codice etico che regola il comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle in caso di procedimenti giudiziari.
Miracolo in RAI, sparisce la Sindaca RAGGI (m5s) che è praticamente a fianco al PAPA
Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. “Nessuno pensi di poterci fermare così. Mettiamo la barra a dritta e avanti tutta”, aggiunge Grillo, lasciando intendere una possibile difesa della sindaca Raggi anche nel caso riceva un avviso di garanzia nell’inchiesta sulle nomine al Comune di Roma.
RAGGI. DICHIARAZIONE DOPO PERQUISIZIONE E DIMISSIONI MURARO
Colomban in pole come vice di Raggi Il nuovo vicesindaco che sostituirà Frongia verrà scelto e votato dai consiglieri comunali del M5S. Questa, a quanto si apprende, una delle decisioni emerse dal summit di maggioranza. Tra le ipotesi che circolano nelle ultime ore c’è quella di Massimo Colomban, oggi assessore alle Partecipate e considerato vicino alla Casaleggio. – fonte
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Il direttore generale dell’Università Sapienza non è laureato. In carica da 15 anni, gestisce 800 milioni di euro
20/11/2016 – L’Università La Sapienza di Roma è il più grande ateneo d’Europa. Nelle sue aule si forma la futura classe dirigente. A capo dell’amministrazione da quindici anni è il direttore generale Carlo Musto D’Amore, 68 anni, senza una laurea ma con un diploma di geometra. Le vicende dell’ateneo sono da sempre legate a quelle del policlinico Umberto I, il primo ospedale universitario in Italia. Il direttore generale è Domenico Alessio, 77 enne, anche lui pensionato, nominato dall’ex rettore della Sapienza, Luigi Frati, e dall’ex presidente della Regione, Renata Polverini.
All’università di Stanford una scoperta sensazionale: il primo computer ad acqua
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Roma, Raggi taglia la carta di credito da sindaco
16/11/2016 – «Ieri in Giunta abbiamo adottato lo schema di bilancio di previsione triennale. È un primo passo con il quale questa Amministrazione inaugura una stagione di lotta agli sprechi, risparmi ed efficientamento.
ROMA: SBLOCCATO SALARIO ACCESSORIO PER OLTRE 23.000 DIPENDENTI CAPITOLINI
È una strada che abbiamo iniziato a percorrere sin da subito: oggi diamo quindi un taglio netto al passato e lo facciamo anche in modo simbolico, tagliando la carta di credito del sindaco e rispettando così un impegno che abbiamo preso in campagna elettorale». Così Virginia Raggi su Facebook in un video che la riprende mentre taglia con le forbici la carta di credito del sindaco.
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Roma, «Nessuna truffa», assolti i 56 rom “finti poveri”: il Campidoglio non chiese mai i loro redditi
05/11/2016 – IL CASO Hanno già riavuto il gruzzolo in banca, ora possono vantare anche l’assoluzione. Sono stati tutti prosciolti, infatti, i 56 rom che, secondo l’accusa iniziale, si sarebbero finti poveri per truffare il Comune e nascondere i beni intestati. L’accusa della truffa al Campidoglio è caduta alle prime battute dell’inchiesta, ieri pure quella della intestazione fittizia dei beni. E’ stata accolta con un applauso da parte degli imputati la sentenza d’assoluzione con formula piena.
In un primo momento erano stati ritenuti dei finti poveri, perchè avevano dei conti correnti a sei cifre ma vivevano all’interno dei campi rom. E per questo motivo erano finiti sotto la lente della procura, accusati di aver truffato il Comune per aver abitato in moduli abitativi assegnati dall’amministrazione, e per essersi intestati dei beni che in realtà erano di proprietà di qualcun’altro, facendo sponda a un’attività di riciclaggio. Niente di tutto questo. Ieri l’incubo per 56 nomadi è terminato con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. A stabilirlo è stato il tribunale, dopo che lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione per tutti. Secondo il giudice quei conti correnti depositati alle Poste o in banca da parte degli imputati, per un totale di circa cinque milioni di euro, appartiene effettivamente a loro. E quindi non hanno commesso nessun reato.
Alla lettura della sentenza il gruppetto di nomadi, alcuni dei quali difesi dall’avvocato Dario Piccioni, ha accolto l’assoluzione con un applauso. Quel che rimaneva ancora sotto i sigilli degli inquirenti è stato dissequestrato e messo a loro disposizione. L’accusa di truffa, invece, era già caduta da un pezzo, in fase di udienza preliminare, un anno fa. Allora era stato il gup Luciano Imperiali a incrinare l’assunto che i rom avessero “simulato indigenza per ottenere agevolazioni dallo Stato, inducendo in errore il Comune di Roma per ottenere l’assegnazione di moduli abitativi, con spese a carico del Campidoglio”. Intere famiglie di rom, infatti, erano stati portati nei campi attrezzati finanziati dal Comune, dopo essere stati sgomberati con la forza dai campi nomadi de La Barbuta, di via di Salone e di via Cesare Lombroso.
E ieri i rom sono stati assolti anche dall’altro capo d’accusa rimasto in piedi al dibattimento: il possesso ingiustificato di valori. Si tratta dell’accusa secondo cui i rom, “essendo privi di fonti di reddito, avrebbero concordato con degli ignoti l’attribuzione fittizia di beni a loro stessi”. Detto in altri termini, i 56 nomadi avrebbero occultato redditi frutto di attività illecita di proprietà di qualcun’altro. Secondo il collegio dei giudici, però, quei beni, per un totale di oltre 5 milioni di euro, appartiene effettivamente a loro, e quindi “il fatto non sussiste”. – FONTE
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TERREMOTO 30 OTTOBRE 2016, NUOVA FORTE SCOSSA DI MAGNITUDO 6.5
30/10/2016 – Nuova forte scossa di terremoto questa mattina, domenica 30 ottobre. Un forte sisma si è sviluppato alle ore 7:41 di stamattina, ed è stato distintamente avvertito dalla popolazione, La scossa, lunga e di forte intensità, ha avuto, secondo le prime stime, una magnitudo di 7.1.
Il terremoto, anche in questo caso, è stato distintamente avvertito dalla popolazione del Centro Italia, dell’Abruzzo, Napoli e provincia Da verificare l’epicentro.
La scossa, il cui epicentro sarebbe tra Norcia, è stata avvertita anche a Roma, Firenze e Bolzano. Hanno tremato pareti, gli oggetti sono caduti a terra, la gente è uscita in strada. Panico in tutta la regione. Crolli in tutto il cratere del terremoto del 24 che aveva raggiunto magnitudo 6. La scossa è stata avvertita dalla Puglia al Trentino Alto Adige.
Il terremoto secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha raggiunto una magnitudo 6,1, con epicentro alla profondità di circa 10 chilometri tra Perugia e Macerata. Già numerose, e ancora in corso, le scosse successive, in corso le prime verifiche dei Vigili del Fuoco.
Ad essere colpite sarebbero le zone già vittime del terremoto del 24 agosto: crolli sarebbero stati registrati a Norcia. dove si sono create crepe anche nella pavimentazione della piazza. Crollata la chiesa anche a San Benedetto. Paura di nuovo ad Arquata e Amatrice. Il sindaco Pirozzi: “Ci sono crolli in tutta la zona. Siamo di nuova in piena emergenza”.
Frati in ginocchio davanti alla statua di San Benedetto a Norcia con accanto cittadini impauriti. Immagini mostrate da Sky. Sullo sfondo appare la cattedrale della città umbra interessata da diversi crolli.
La terra ha continuato a tremare anchealle 8.30 con la gente già in strada e nella piazza nei centri del reatino, in Umbria e nelle Marche. I vigili del fuoco raccomandano di non tornare nelle abitazioni.
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Ha chiesto a Salvatore BUZZI di finanziare le cene elettorali di Renzi, ma Lei non “Ricorda”
18/10/2016 – Troppe cose che non tornano. Sarà sicuramente indagata per falsa testimonianza dalla procura di Roma la deputata Pd Micaela Campana la cui deposizione di ieri al processo su Mafia Capitale è stata scandita, secondo i rappresentanti dell’accusa, “da una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti processuali”. L’intenzione dei pm romani è quella di chiedere ai giudici del tribunale, in sede di requisitoria, la restituzione del verbale di deposizione di Micaela Campana al fine di procedere per falsa testimonianza. Iniziativa che comporterà l’iscrizione nel registro degli indagati.
In particolare, la deputata, ex moglie di uno degli imputati, Daniele Ozzimo, già assessore della giunta Marino, ha negato una serie di circostanze emerse, soprattutto, nelle intercettazioni telefoniche. Tra queste di aver incontrato il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico per parlare di un’interrogazione parlamentare suggeritagli, e mai presentata, dal Ras delle cooperative Salvatore Buzzi. Tanti “non so” anche sul ricevimento di finanziamenti dalla cooperativa “29 giugno” e una serie di traslochi chiesti alla stessa struttura di Buzzi. Campana è responsabile nazionale del Pd al Welfare ed è componente della Commissione Giustizia e della Commissione Schengen.
Dall’incontro organizzato per Buzzi con il viceministro agli Interni Bubbico all’interrogazione parlamentare. Dall’sms “un bacio Grande Capo” inviato al ras delle coop, al trasloco per il cognato fatto da Buzzi. La testimonianza in aula di Micaela Campana, deputata Pd a componente delle commissioni Giustizia e Schengen rischia di trasformarsi in un boomerang giudiziario.
Panico in RAI: L. Turco piange in studio e accusa il M5S su M. Capitale
In particolare la Campana, che si è rifiutata di farsi riprendere dalle telecamere Rai durante il processo, ha voluto rispondere (poteva non farlo, ndr) con una serie di “non ricordo” che hanno irritato il giudice.
Nella 128esima udienza del maxi- processo Mafia capitale l’avvocato Santoro di Buzzi e il pm Luca Tescaroli ripercorrono i passaggi. “Per quale motivo fissò un incontro tra Bubbico e Buzzi?”, “Fu lui a chiedermelo, ma non so di cosa dovessero parlare” risponde la deputata.
“Mi faccia capire, lei fissa un incontro col sottosegretario Bubbico a Buzzi solo perché lui glielo aveva chiesto, senza conoscere il motivo di tale richiesta?”.
“Non ricordo” risponde la Campana. E via dicendo. Dice di non ricordare quando chiese a Buzzi di occuparsi del trasloco del cognato, come riporta Repubblica. E ancora: “Quanto all’incontro organizzato al Viminale per far parlare Buzzi col prefetto Morcone?”. “Andai anche io – risponde l’onorevole Campana – ma non ricordo di cosa, Buzzi parlò con il prefetto Manzzione (Morcone non si presentò, ndr). Di qualcosa sul centro di Castelnuovo di Porto, ma nello specifico non saprei”.
“Eppure lei è giovane: come mai questi continui vuoti di memoria? Lei assiste a un incontro, è presente in una stanza e non sa di cosa hanno parlato?” continua la giudice. E poi l’ sms, “un bacio Grande Capo”. “Come mai si rivolge così a Buzzi”, chiede il pm Tescaroli? “Questione di rispetto nei confronti di una persona più grande di me” replica ancora la deputata che ora potrebbe finire sotto indagine per falsa testimonianza. – FONTE
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