Addio plastica. Ecco Zeoform, un materiale biodegradabile e versatile
Arriva Zeoform, un materiale che potrebbe sostituire completamente la plastica: e’ biodegradabile al 100%, privo di sostanze tossiche e chimiche, riciclabile e riutilizzabile
Possiamo dire addio alla plastica. Questo materiale inquinante e, spesso, difficile da smaltire potrebbe essere presto sostituito con Zeoform, una materiale biodegradabile al 100%, privo di sostanze tossiche e chimiche, riciclabile e riutilizzabile. L’impatto ambientale è bassissimo, mentre le possibilità di utilizzo sono vastissime.
Zeoform , il nuovo materiale ecologico ideato in Australia dall’azienda Zeo è costituito da fibre di cellulosa macerate con acqua e potrebbe sostituire diverse resine ed essere utilizzato nell’edilizia, nella creazione di oggetti d’arredamento e in svariati altri campi, Si potrebbe rivelare ottimo anche per la realizzazione di gioielli.
Per la sua costituzione, Zeoform è estremamente lavorabile e malleabile, lo si può pressare, levigare e stampare. Può essere combinato con vari substrati differenti, essere leggerissimo oppure compatto e pesante. Da quando potremmo utilizzare Zeoform al posto della plastica? Da Subito. La società Zeo ha affermato che l’uso di Zeoform è ‘limitato solo dalla nostra immaginazione’. “Ritenuto per le sue particolari applicazioni ‘Il Santo Graal degli eco materiali’ – ha dichiarato la Zeo sul sito – Zeoformo è limitato solo dalla nostra immaginazione”.
Il nuovo materiale ridefinisce il concetto di “sostenibile” grazie alla sua composizione, l’assenza di sostanze tossiche e chimiche in esso, per i materiali che possono essere riciclati e riutilizzati indefinitamente, per la sua biodegradabilità e per il basso impatto ambientale. Fonte
Notizia shoc, 60enne trovato a letto con una minorenne, assolto
Cassazione, assolto un 60enne: fece sesso con una bimba di 11 anni, Era vero amore. E, dunque, per le toghe un uomo di sessant’anni può fare sesso con una minore. Con una undicenne, per la precisione. E’ quanto viene stabilito da una sentenza di Cassazione, che ha scelto di rivedere la condanna a cinque anni per violenza sessuale su un dipendente del comune di Catanzaro. Secondo quanto affermato dalla Suprema Corte, l’uomo – 60 anni – e la piccola di 11 anni, che proveniva da una famiglia disagiata che l’aveva affidata alle cure dell’uomo, erano uniti da una relazione sentimentale sincera, vera e propria, e che dunque giustificava il rapporto sessuale tra i due.
L’attenuante – Il caso era scoppiato quando l’uomo era stato sorpreso nel letto della sua villetta al mare con la ragazzina, i due completamente nudi, abbracciati: una prova sufficiente a dimostrarne le molestie, secondo i precedenti gradi di giudizio. Il Quotidiano della Calabria spiega che la ragazzina, in più occasioni, avrebbe chiesto all’uomo se quello che lui provava per lei era un amore vero: la circostanza è confermata da numerose intercettazioni con cui è stata ricostruita la relazione. Il materiale è stato fondamentale per la decisione della Cassazione, che come detto ha scagionato l’uomo, riconoscendo l’attenuante della comprovata relazione sentimentale. Fonte
Una quindicenne inventa la torcia che va a calore umano
Ann Makosinski è una ragazzina di 15 anni di Victoria, in British Columbia, che ha realizzato una torcia a LED che si alimenta con il calore del corpo. Invece di dover ricaricare le batterie o di ricordarsi di averne di scorta da sostituire, tutto quello che si deve fare è stringere bene la torcia tra le mani per trasmetterle il proprio calore. La torcia lo trasforma in energia e accende i LED.
Ann si interessa di scienze da quando era piccola e la sua passione sono le energie alternative, specialmente lo spreco di energie che già normalmente produciamo senza sfruttarla. Nelle sue ricerche su questo tema si è imbattuta in un dispositivo chiamato cella di Peltier che produce elettricità quando si raffredda da un lato e si riscalda sull’altro.
Dopo aver fatto un po’ di conti, Ann ha stabilito che il calore di un corpo umano è sufficiente a produrre energia tramite una cella Peltier tale da alimentare un LED in una torcia.
Dopo un certo numero di prototipi la ragazza è riuscita a produrre un prototipo funzionante della sua torcia, fatto con un guscio d’alluminio e PVC. Il progetto l’ha fatta classificare tra i 15 finalisti di tutto il mondo della Google Science Fair.
Per realizzare la sua torcia, Ann ha speso appena 26 dollari, ma se dovesse vincere il contest di Google, otterrà un premio pari a 50.000 dollari. Impressionante, per una ragazzina di quell’età, no? Voi cosa facevate a 15 anni? Fonte
Spagnolo inventa lampadina che dura 100 anni ma viene minacciato di morte
Guardate la foto. Nell’immagine è evidenziata apparentemente una semplice e comune lampadina. Ma questa lampadina ha una particolarità che la rende praticamente “immortale”: è stata sviluppata con una tecnologia (per il momento non nota) che, al contrario delle normali lampadine, non è sottoposta al fenomeno dell’obsolescenza programmata”. Cosa significa questo termine? Solitamente tutto ciò che troviamo in commercio ha una scadenza propria, una fine “programmata” che permette alle industrie di immettere sul mercato mondiale prodotti tecnologicamente sempre più avanzati e di livello superiore, a scapito di quelli già presenti.
Questo avviene nell’economia industriale, soprattutto per prodotti di origine elettrica (come appunto le lampadine) o elettronica. In pratica le industrie produttrici utilizzano appositamente materiali di qualità inferiore o componenti facilmente deteriorabili che accorciano la vita del prodotto rendendolo obsoleto o inutilizzabile dopo un certo periodo di tempo, spesso in prossimità dell’uscita sul mercato di prodotti simili ma tecnologicamente più aggiornati.
Tutto questo, ovviamente, serve esclusivamente ad aumentare i fatturati commerciali. Ora però questa torbida tattica industriale sta per essere messa a rischio dall’invenzione di un giovane impiegato, Benito Muros, che lavora presso l’OEP Electrics come responsabile di un programma appositamente ideato per combattere l’obsolescenza pianificata. In pratica l’uomo ha ideato un tipo di lampadina che arriva a risparmiare dal 70% al 95% dell’energia normalmente utilizzata da una normale lampadina. Ciò vuol dire che sei voi utilizzaste una di queste lampadine per la vostra camera da letto essa sopravvivrebbe anche alla vostra dipartita, continuando a funzionare nel tempo. In più (e non è cosa da poco) essa possiede anche la caratteristica di non scottare al tatto e di non bruciarsi se sottoposta a ripetute accensioni. Un’intervista a Benito Muros:
La notizia, ovviamente positiva per tutti noi, non lo è stato però interamente per il giovane inventore spagnolo che avrebbe subito serie ma prevedibili minacce di morte per se e per i suoi familiari qualora avesse introdotto sul mercato questa nuova tecnologia. Nonostante le minacce ricevute l’uomo ha però coraggiosamente denunciato il fatto alle autorità locali dichiarando che continuerà a difendere il programma per il quale sta ancora attualmente lavorando.
Vi siete mai chiesti perché certi giocattoli si rompono subito? Perché è così faticoso trovare pezzi di ricambio per un elettrodomestico? Perché il computer che avete in casa dopo pochi mesi è già diventato un pezzo da museo? La risposta è più semplice di quanto, forse, immaginate e si racchiude in appena due parole: obsolescenza programmata. Significa che vi sono prodotti che vengono progettati e costruiti per durare poco, rompersi in fretta ed essere così continuamente sostituiti. Il ragionamento è impietoso ma chiaro: sembra che il sistemo economico-monetario che regola la nostra società stia in piedi solo se si continua a “consumare” senza sosta e per avere la certezza che ciò avvenga occorre creare il “bisogno”, la “necessità”. Quindi, cosa c’è di più efficace del mettere a disposizione dei consumatori oggetti pensati e realizzati per durare poco, in modo che vengano costantemente ricomprati? Un video che tratta l’argomento:
Ad ogni modo esiste un sito ufficiale del prodotto disponibile al seguente indirizzo:
www.oepelectrics.es
La Rai è completamente asservita al pensiero unico con giornalisti che non sono tali
La Rai è completamente asservita al pensiero unico con giornalisti che non sono tali, ridotti a poveracci succubi di ciò che vien loro ordinato. Come pulire da tanta sporcizia il servizio pubblico se non con la soda caustica? VIDEO DI MARIO ALBANESI:
“In occasione del V3DAY a Genova ho deciso di seguire contemporaneamente buona parte dei canali informativi della Rai che si sono rivelati squallidamente asserviti al pensiero unico non tollera l’emergere e il crescere di forze giovani, combattive qual è il M5S. Il peggiore telegiornale della Rai si è rivelato il TG3 diretto dalla signora Berlinguer che nell’edizione di mezzogiorno dava sì in piccolo la notizia della manifestazione di Genova, ma si guardava bene dal trasmettere una qualsiasi immagine della piazza. Rai News invece ha compiuto una scelta differente: ricorrere ai trucchetti. Notizie imprecise se non false come quella delle 14,35 che affermava: “Dario Fo ha già parlato”, Dario Fo parlerà solo dopo le ore 16. Le telecamere basse affinché gli ascoltatori non potessere vedere la gente che c’era. Le interviste con il “vuoto”. Che cosa sono? C’è un intervistatore ed un intervistato il quale, quest’ultimo dietro di sé non ha nessuno, per dare l’impressione agli ascoltatori che fossero solo in due. Poi il discorso di Grillo, inquadrato con una sola telecamera fissa perché una seconda telecamera sarebbe stata costretta a inquadrare la grafica quando Grillo mostrava i vari dati statistici, salvo poi troncare improvvisamente il suo discorso a metà. Un trattamento ignobile riservato a Dario Fo le cui immagini sono state mandate a singhiozzo, uno sfregio, una mancanza di rispetto per il Maestro che l’Italia dovrebbe tenersi ben caro
Beppegrillo.it
Minaccia hacker: in Israele nasce l’accademia dei cyber warrior
Tel Aviv (TMNews) – I cyber warrior israeliani in addestramento sembrano usciti da un videogioco dalle atmosfere gotiche. L’iniziativa di assumere gli hacker più esperti del paese per difendersi dagli attacchi informatici è partita dall’ Israel electric corporation, un’azienda che subisce 10mila cyber attack all’ora, in un paese che viene considerato tra i più esposti a questo genere di assalti.La Cybergym, la palestra di addestramento anti hacker, si trova ad Hadera, sulla costa settentrionale israeliana, e intende preparare personale addestrato per rispondere in tempo reale a intrusioni nei confronti di infrastrutture sensibili come aeroporti, strade, impianti elettrici, acquedotti, treni e aziende strategiche.Ofir Hason, direttore della Cybergym, spiega: “Riteniamo che ci saranno sempre più attacchi informatici, rispetto a quelli militari convenzionali.
È molto meno costoso, più elegante ed è in grado di infliggere gli stessi danni. In certi casi anche peggiori”.Gli istruttori sono tutti professionisti reclutati dalle forze armate israeliane, dai servizi segreti e di sicurezza e dalle università. I corsi simulano situazioni di emergenza con livelli di stress elevati per proporre allarmi che rispecchino da vicino la realtà. I cyber warrior israeliani devono rispondere in tempo zero a ogni minaccia. Fallire non può essere considerata un’opzione.(Immagini Afp)
Facebook incontri speciali, dopo 62 anni scoprono di essere sorelle
Campobello di LICATA (Sicilia) – Divise dalla vita ma riunite grazie a Facebook dopo oltre sessant’anni. E’ accaduto a Campobello di Licata, paese agricolo nella provincia di Agrigento. Giovanna Grova, 62 anni, di Campobello di Licata, sapeva del’esistenza di una sua sorella in Spagna, ma non aveva idea di fosse esattamente e pensava anche che avesse un cognome diverso dal suo. Credeva infatti portasse il cognome della madre, essendo illegittima. Il padre le aveva rivelato di avere avuto una relazione in Spagna, dove era stato mandato dal duce per combattere a fianco dei nazionalisti durante la guerra civile che era scoppiata in quella nazione negli anni Trenta del secolo scorso. Ma neppure il padre aveva avuto più notizie della figlia illegittima e della ragazza che aveva ingravidato. La siciliana Giovanna Grova qualche giorno fa grazie a Facebook ha rintracciato una sua omonima e chattando ha scoperto che si tratta proprio della sua sorella spagnola. Portano lo stesso nome e cognome.
La Giovanna Grova spagnola ha settantatre anni e vive a Girona. Una sorta di Carramba che sorpresa via Internet. La vicenda della separazione delle due sorelle è stata così ricostruita anche nei suoi dettagli. Il soldato aveva disertato e si era nascosto nella cittadina spagnola di Girona dove conobbe una ragazza del posto da cui ebbe una bambina a cui diede il nome di sua mamma. Qualche anno dopo Salvatore si costituì e fu portato ad Ustica nel campo di concentramento fascista. Sempre più sporadici divennero allora i contatti con la moglie e la piccola Giovanna. Da Ustica Salvatore inviò l’ultima cartolina, poi per sempre il silenzio. In Spagna lo credettero morto. Salvatore Grova invece era ritornato a Campobello di e si era sposato con la compaesana Carmela da cui ebbe una figlia che chiamò, anche questa, Giovanna. Per molto tempo mantenne il segreto sulla vicenda che aveva vissuto in Spagna. Poi un giorno rivelò tutto alla famiglia. La Giovanna siciliana si è data da fare per mettersi sulle tracce della sorella e si suoi sforzi adesso sono stati coronati grazie a Facebook. Il 23 dicembre prossimo le due sorelle si incontreranno per la prima volta. – Giornale di sicilia
VERGOGNA IN DIRETTA: “LA GENTE SE NE FOTTE DEL M5S”
CASINI UN ETERNO MANTENUTO DELLA POLITICA DEL FARE
E’ vero che la gente se ne fotte del Movimento 5 Stelle, come urla Casini a Porta a Porta, mentre confessa che loro (i politici di professione – ndr) “battono il marciapiede da 30 anni”? O è vero invece che la gente se ne fotte di Casini, che per non scomparire con il suo UDC ha dovuto fondersi con Scelta Civica, che ora sta scomparendo a sua volta? Con chi si fonderà al prossimo giro Casini, autoproclamatosi “vecchio battone”, pur di credere che ci sia ancora in giro qualcuno disposto a votarlo?
E’ vero che la gente se ne fotte del Movimento 5 Stelle, come urla Casini a Porta a Porta, mentre confessa che loro (i politici di professione – ndr) “battono il marciapiede da 30 anni”? O è vero invece che la gente se ne fotte di Casini, che per non scomparire con il suo UDC ha dovuto fondersi con Scelta Civica, che ora sta scomparendo a sua volta? Con chi si fonderà al prossimo giro Casini, autoproclamatosi “vecchio battone”, pur di credere che ci sia ancora in giro qualcuno disposto a votarlo?
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Il Parlamento Europeo in trasferta in Francia una volta al mese… A spese nostre!
Sapete cosa sono le “cantine”? E le “bare”? C’è anche il “mastro di chiavi”…
Il regno del surreale e dello spreco dei soldi pubblici non è solo il Parlamento italiano, anche il Parlamento europeo non scherza affatto. Parlamento che ha sede a Bruxelles, insieme alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo. Ha sede solo per 25 giorni al mese: perché negli altri 5 si trasferisce baracca e burattini a votare a Strasburgo, senza altro motivo al mondo che onorare la douce France. Sta scritto nero su bianco nei trattati.
E così, ecco che il venerdì antecedente al trasbordo i corrieri si affollano a Bruxelles per ritirare le “cantine” e le “bare”, ovvero scatoloni e casse di documenti che una volta al mese vengono imballati e spediti in Francia (per poi ritornare 5 giorni dopo) con 8 TIR. Un camion fa navetta, su e giù per consegnare ogni giorno posta e documenti urgenti da Bruxelles durante le sedute a Strasburgo.
Non si spostano mica solo le cose: anche le persone. Cinquemila, per la precisione: in trasferta, oltre a deputati e personale vario, interi uffici stampa, funzionari, servizi medici, e persino un addetto con le chiavi degli uffici di Bruxelles e di Strasburgo che svolge il rituale di aprire e chiudere tutta la baracca una volta al mese.
E poi spese doppie per tutto: computer, fotocopiatrici, stampanti, telefoni, attrezzatura, riscaldamento; camerieri, baristi, autisti, pulizie.
Quanto costa mandare avanti questo periodico tran tran? Cifre notevoli.
I deputati della Commissione Politiche Europee del M5S segnalano che: “Secondo alcuni calcoli, i costi ulteriori della dispersione geografica del Parlamento Europeo si quantificano tra 156 milioni e 204 milioni di Euro, circa il 10% circa del bilancio annuale del PE. Se si riducesse la dispersione geografica, si risparmierebbero i costi di 3300 missioni al mese. Gli edifici del a Strasburgo restano inutilizzati per l’89% del tempo (si usano solo 42 giorni all’anno), ma hanno bisogno per tutto l’anno di riscaldamento, di personale e di manutenzione. Inoltre tutti i 766 deputati al Parlamento e 160 funzionari della Commissione hanno un ufficio sia a Bruxelles che a Strasburgo; e 150 funzionari hanno addirittura tre uffici, a Lussemburgo, Bruxelles e Strasburgo.”
L’assurdità della cosa è palese, e pur di non fare un torto a Strasburgo e all’orgoglio francese si arriva ad estremi surreali: quando si verificò il disastro dell’eruzione del vulcano islandese, la sessione francese dovette tenersi lo stesso anche di fronte al blocco dei trasporti di tutta Europa. E i deputati delle isole non poterono raggiungere Strasburgo per mancanza di voli aerei. Alla faccia di liberté, egalité, fraternité… Fonte