Ambiente e salute

Vitalizio: nel Lazio 28 con la doppia pensione, oltre 200 ex consiglieri regionali ne hanno due

By admin

November 02, 2014

«Hanno cose da farsi perdonare». Sferzante e sarcastico come al solito, il premier Matteo Renzi ha scelto un bersaglio facile da attaccare negli ultimi giorni: le Regioni sprecone. Tutti ricordano gli scandali di Franco Batman Fiorito, Vincenzo Maruccio e i soldi buttati per comprare suv e mutande verde leghista. Ma ci sono anche tanti privilegi, più nascosti, che resistono nonostante tutti gli annunci di tagli e le continue promesse di risparmi. Fra i più incredibili, per quanto perfettamente legali, c’è sicuramente quello del doppio vitalizio.

Sono un esercito gli ex consiglieri regionali campioni della doppia (e a volte anche tripla e quadrupla) pensione. Il conto preciso è complesso, perché bisognerebbe incrociare gli elenchi, ancora non tutti pubblici nonostante le battaglie dei radicali e del Movimento 5Stelle, di migliaia di ”pensionati” di 20 consigli regionali con le altre centinaia del Parlamento. Una stima però si può tentare partendo dal Lazio: incrociando l’elenco di chi è stato deputato (leggi tutti i nomi) o senatore (leggi tutti i nomi) con quelli degli ex consiglieri regionali (leggi tutti i nomi), si trovano almeno 28 privilegiati che incassano ogni mese due assegni che valgono da un minimo di 5.200 euro netti a un massimo di 11.500 euro sempre netti.

I SUPERASSEGNI Il più fortunato è Oreste Tofani, classe ’46, di Alatri, provincia di Frosinone, ex sindacalista della Cisnal: è stato in Regione fra gli anni’80 e ’90 e poi deputato di An e Pdl. Una carriera che gli è valsa una pensione dorata da 11.554 euro netti al mese. Subito dopo si piazza un altro ex An (e poi Pdl), Domenico Gramazio, 67 anni. Il più ”povero” fra i privilegiati del doppio vitalizio è l’ex socialdemocratico Robinio Costi, classe ’43, che ogni mese si deve accontentare di 5.291 euro netti.

In Veneto la doppietta sono riusciti a farla almeno in 19: nella lista ci sono l’ex deputato del Pci e Pd ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il verde Michele Boato e il leghista Franco Rocchetta. Dunque 47 in sole due regioni, che portano a stimare il totale delle doppie pensioni a una cifra oltre quota 200.

Nel Lazio, fra i 28 magnifici pensionati ce ne sono poi almeno tre – l’ex Margherita poi Pd Fabio Ciani, l’ex repubblicano Mario Di Bartolomei e l’ex missino e poi An Giulio Maceratini – che sono stati anche eurodeputati. E quindi, se hanno versato i contributi, di assegni ne dovrebbero portare a casa addirittura tre. La lista degli eurovitalizi, a differenza di quella di quella di Camera e Senato, che in questo sono molto trasparenti, non è però pubblica. La scusa per tenerla segreta sono presunte ragioni privacy di chi incassa l’assegno, nonostante si stia parlando di soldi pubblici.

Da tagliare insomma nelle Regioni c’è ancora parecchio. Grazie anche alla spinta portata prima dai radicali e poi dall’arrivo dei grillini, qualcosa tuttavia negli ultimi anni si è mosso. I vitalizi per esempio sono stati aboliti, anche se solo per il futuro (nel Lazio incredibilmente si può ancora incassare l’assegno a 50 anni). E ora si sta studiando qualche altro taglio: si punta a intervenire in maniera coordinata in tutte le regioni per tassare le pensioni in modo progressivo. E fra le ipotesi c’è quella di ridurre gli assegni di un ulteriore 40% proprio a chi porta a casa due vitalizi. Ma la battaglia sarà ancora lunga e l’esito parecchio incerto. FONTE

 

REGIONI: I VITALIZI DIVENTANO PENSIONI. MA I GRUPPI POLITICI VOGLIONO LIBERTÀ DI SPESA… DI PAOLO PADOIN

Le Regioni stanno cercando di mettere ordine sulla questione dei vitalizi dei consiglieri, che seguono regole disomogenee su tutto il territorio nazionale. C’era voluta una legge nazionale, nel 2010, per abolire i vitalizi per i nuovi consiglieri, ma le Regioni erano sempre sotto accusa per gli scandalosi assegni, già in pagamento, dei loro 3.200 ex consiglieri, che costano al contribuente circa 170 milioni l`anno.

PRESIDENTI – Per questo i presidenti dei consigli regionali si sono riuniti e hanno approvato le nuove regole, valide per gli assegni del passato, e che dovrebbero presto valere per i vitalizi di tutte le Regioni italiane. Dato l’indirizzo però ogni Regione dovrà approvare una propria legge che potrebbe anche derogare ai criteri annunciati.

VITALIZIO – Ribadiamo che comunque, dopo gli scandali per i vitalizi scoppiati in molte regioni, per legge, mano a mano che una Regione va ad elezioni, i consiglieri neoeletti perdono il diritto al vitalizio. Per intenderci gli attuali consiglieri del Lazio (eletti dopo il 2010) godono di una normale pensione calcolata grosso modo come quella dei comuni cittadini.

RIUNIONE – Cosa hanno deciso i presidenti nella loro riunione? Innanzitutto hanno preso di mira l’età. Oggi ogni Regione fa scattare il vitalizio quando le pare. In Sardegna c’è un`ex consigliera che prende 5.100 euro netti al mese a partire dall’età di 41 anni. Il Lazio mantiene ancora la possibilità per i suoi ex politici (compreso Franco Fiorito arrestato per l`acquisto di auto con i soldi regionali) di ricevere la “pensione” a 50 anni. La Conferenza dei presidenti dei Consigli Regionali ha consigliato che l`età salga a 65 anni. Si potrebbe scendere a 60 anni con penalizzazioni con 10 anni di consiliatura. Si sono ispirati, correttamente, alle regole adottate dai deputati. Alcune Regioni (Lombardia e Trentino) hanno elevato la soglia per tutti (consiglieri attuali ed ex) a 66 anni, come tutti gli italiani normali che vanno a riposo a 66 anni e tre mesi.

PENSIONI – Consapevoli di essere stati la pietra dello scandalo, i presidenti hanno voluto agire anche contro i vitalizi in atto, per i quali i Consigli dovrebbero prevedere una tassa, tecnicamente chiamata “contributo di solidarietà provvisorio” ( toh, chi si rivede!). La tassa dovrebbe essere del 6% fino a 1.500 euro lordi; 9% fra 1.501 e 3.500 euro; 12% fra 3.501 e 6.000 euro; 15% oltre 6.000 euro. Ai consiglieri regionali che prendono due vitalizi (ad esempio di consigliere e di deputato) e che in alcuni casi guadagnano 11/12 mila euro netti al mese il contributo di solidarietà sarà aumentato del 40%.

RIMBORSI – Resta infine irrisolta la questione dei rimborsi ai gruppi consiliari, oggetto di molte indagini, in quasi tutte le regioni, da parte della magistratura ordinaria e contabile. Ieri i presidenti hanno rivendicato l`autonomia e il pieno rispetto delle norme, nazionali e locali, e hanno auspicato però una proposta volta a correggere la legge sui rimborsi. E qui casca l’asino, perché sembra che l’obiettivo sia addirittura quello di ampliare le possibilità di spesa dei consiglieri regionali e, nello specifico, dei gruppi. Le regole attuali prevedono che «ogni spesa deve essere espressamente riconducibile all`attività istituzionale» mentre l`emendamento suggerito dai governatori amplierebbe la portata dei rimborsi facendo riferimento, in via assai più generica e omnicomprensiva, a «funzioni istituzionali e politiche affidate al gruppo».

Una formulazione che, in modo evidente, coprirebbe una gran parte delle spese adesso sotto indagine della magistratura contabile. Nonostante tutto è sempre valido il vecchio proverbio: il lupo perde il pelo ma non il vizio.