Ambiente e salute

LOTTOMATICA DIVENTA GTECH, VA A LONDRA PER NON PAGARE LE TASSE ITALIANE

By admin

November 09, 2014

Il giro d’affari del gioco, secondo gli ultimi dati, supera di gran lunga i 70 miliardi. Una cifra incredibile. E ciò spiegherebbe perchè l’attenzione dello Stato deve essere massima. La domanda allora sorge spontanea: perchè mai si permette che una concessione, senza che venga indetta nuova gara pubblica, passi di mano, motu proprio, da una società ad un’altra? Il riferimento è al colosso del gioco GTech (meglio nota come ex Lottomatica) che sta concludendo il passaggio di fusione con Igt (leader mondiale nel settore dei casinò) per poi lasciare l’Italia ed emigrare in Inghilterra. Non solo: la società abbandonerà anche Piazza Affari per poi quotarsi solo e soltanto negli States.

Gioco d’azzardo, l’italiana Gtech acquisisce Igt per 4,7 miliardi di euro. L’ex Lottomatica trasferisce la sede fiscale nel Regno Unito, dove sorgerà una nuova società che incorporerà le attività italiane e Usa. ROMA 16/07/2014  – La ex Lottomatica fa shopping negli Stati Uniti ma si prepara a salutare l’Italia, almeno per quanto riguarda la residenza e il mercato azionario di riferimento. Gtech (ex Lottomatica) ha infatti siglato un accordo da 4,7 miliardi di euro per l’acquisizione di International Game Technology (Igt), leader globale nel settore dei casinò e del social gaming con sede a Las Vegas, in Nevada.

Si completa così l’evoluzione di Lottomatica verso la dimensione internazionale. Poco più di un anno fa, la società controllata al 59,5% dalle famiglie Drago-Boroli attraverso DeA Partecipazioni e De Agostini, aveva cambiato il nome assumendo quello della controllata americana, proprio per rimarcare il tentativo di internazionalizzare il business. Ora il passaggio definitivo, che significa appunto un parziale addio all’Italia.

Ricalcando per certi versi quanto sta avvenendo per Fiat e Chrysler, Gtech e la “preda” Igt confluiranno in una holding di nuova costituzione di diritto inglese; nel Regno Unito sarà fissata anche la residenza fiscale del gruppo. La holding inglese avrà sedi operative a Roma, Las Vegas e Providence, ma sarà quotata solamente a Wall Street: le azioni di Igt verranno ritirate dal Nyse e lo stesso accadrà per quelle di Gtech, che non scambieranno più a Piazza Affari: sul mercato borsistico italiano verranno meno 3,3 miliardi circa di capitalizzazione.

Passare dall’altra parte dell’Atlantico consentirà a Gtech di rifinanziare il suo intero indebitamento a tassi più convenienti, investire in dollari sfruttando la debolezza della valuta Usa rispetto all’euro, diversificare nel segmento delle slot machine che è più redditizio e acquisire la leadership nel mercato Usa dei giochi, un Paese che a differenza dell’Italia ha ancora grandi potenzialità di crescita.

Per ogni azione ordinaria di Igt, i loro azionisti riceveranno 13,69 dollari in contanti e 0,1819 azioni di questa nuova società (con cambio soggetto ad aggiustamento), per un importo complessivo di 18,25 dollari per azione. Agli azionisti di Gtech verrà assegnata una nuova azione ordinaria della newco per ogni azione Gtech posseduta. L’operazione prevede inoltre un meccanismo opzionale per gli azionisti Igt che potranno scegliere di ricevere un corrispettivo tutto in azioni, tutto in contanti o misto, secondo i criteri di ripartizione previsti nell’accordo di fusione (75-25%).

Il valore complessivo dell’operazione è di circa 6,4 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro, al cambio di 1,36), comprensivi della stima di circa 1,75 miliardi di dollari (1,29 miliardi di euro) di debito netto esistente in Igt. Per gli azionisti ci sarà la possibilità di recedere e la condizione perché l’operazione vada a buon fine è che il numero di azionisti che chiedono il recesso non superi il 20%.

Se nessun azionista eserciterà il recesso, gli attuali soci di Igt e Gtech deterranno, rispettivamente, circa il 20% e l’ 80% delle azioni ordinarie di NewCo, mentre la quota di De Agostini sarà pari al 47%. La famiglia e Igt hanno siglato un patto parasociale con il quale si impegnano a sostenere il progetto e non cedere azioni per un periodo di tempo. E’ previsto anche un piano d’incentivazione alla stabilità dell’azionariato: gli azionisti della newco che terranno i titoli per tre anni potranno ricevere un’azione speciale che avrà 0,9995 diritti di voto.

L’operazione prevede che Igt si fonda in una nuova società Usa, controllata dalla Newco inglese, mentre in Italia si creerà una società di diritto italiano (sempre controllata dal Regno Unito) nella quale confluiranno le attività e le concessioni tricolori, per non toccare l’operatività della società. Si prevede – spiega il comunicato di Gtech – “che entro il terzo anno dal perfezionamento della fusione si possano generare oltre 280 milioni di dollari (oltre 200 milioni di euro) di sinergie annue”.

“L’operazione”, annuncia ancora Gtech, “crea un’azienda leader a livello mondiale nell’intera catena del valore nel settore dei giochi, con un posizionamento unico per capitalizzare le opportunità nei diversi settori del mercato globale”. Il gruppo risultante dalla fusione avrebbe più di 6 miliardi di dollari di ricavi e più di 2 miliardi di dollari di ebitda (margine operativo lordo) sulla base dei dati aggregati degli ultimi 12 mesi al 31 marzo 2014, a tassi di cambio correnti.

Gtech prevede di concludere l’operazione nel primo semestre del prossimo anno; la società italiana finanzierà la parte in contanti del corrispettivo attraverso una combinazione di disponibilità liquide e di nuovi finanziamenti. Gtech ha ottenuto impegni vincolanti a tal fine per un totale di 10,7 miliardi di dollari da Credit Suisse, Barclays e Citigroup, incluso il rifinanziamento di parte del debito esistente. FONTE

 

Il gioco d’azzardo: l’iniquità di una “tassa volontaria”

 

l gioco d’azzardo contribuisce in modo rilevante alle entrate dello Stato. Ma alcune categorie sociali spendono in modo più che proporzionale rispetto alle loro risorse economiche. Amplificando così le disuguaglianze economiche. La mobilità sociale dovuta alla fortuna, non al talento e al lavoro. LE ENTRATE PER GIOCO

In Italia, come in altri paesi occidentali, i giochi d’azzardo legali costituiscono una percentuale rilevante delle entrate tributarie: tra il 1999 e il 2009 hanno fatto incassare in media all’erario il 4 per cento sul totale delle imposte indirette e, in termini assoluti, hanno contribuito alle casse statali con una media di 9,2 miliardi di euro all’anno. (1) Secondo gli ultimi dati Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato), nel periodo gennaio-ottobre 2012 la raccolta complessiva, ossia l’insieme lordo del denaro mosso dai giochi, è stata di circa circa 70 miliardi. La raccolta derivante dai giochi è composta da diverse voci: quota dovuta all’erario, costi di concessione, costi di distribuzione, quota dovuta ad Aams e payout, ossia la parte che torna ai giocatori in forma di vincite. È importante notare che il meccanismo di redistribuzione tra giocatori e Stato contribuisce a riprodurre disparità già esistenti, dato che lo Stato trattiene una quota delle giocate sotto forma di tassazione. Assumendo che le vincite siano distribuite in modo casuale tra i giocatori, se ne deduce che se alcune categorie sociali spendono nei giochi in modo più che proporzionale alle loro risorse economiche, verseranno relativamente più denaro nelle casse pubbliche rispetto alle altre categorie. (2) In uno studio recente abbiamo indagato la spesa in giochi d’azzardo delle famiglie italianesecondo la loro posizione socio-economica. (3) Sono stati utilizzati i dati Istat tratti dall’Indagine sui consumi delle famiglie italiane (anni 1999, 2003, 2008), analizzando la spesa mensile delle famiglie in un ristretto paniere di giochi che comprende Lotto, Totocalcio e Gratta & Vinci. (4) Il grafico riporta la relazione tra il reddito famigliare equivalente e la percentuale del reddito speso nei suddetti giochi. La figura mostra che le famiglie con redditi più bassi tendono a spendere una percentuale del loro reddito più alta rispetto alle famiglie più ricche. Questo è vero sia considerando la spesa media in giochi tra tutte le famiglie italiane (linea tratteggiata), sia limitandosi a quelle con almeno un giocatore (linea continua). Le famiglie giocatrici più povere spendono circa il 3 per cento del loro reddito in questo tipo di giochi, mentre quelle più ricche spendono meno dell’1 per cento. Dato che i giochi di pura fortuna portano in media a una perdita di denaro perché sui grandi numeri “il banco” vince sempre, la spesa in giochi si traduce a tutti gli effetti in una sorta di “tassazione volontaria” di tipo regressivo e in un più generale fattore di disuguaglianza socio-economica.

L’IMPERATIVO DI “FAR CASSA”

Il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare con (relativamente) scarsa fatica le entrate erariali e di regolamentare un settore ad alto rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. A livello individuale, il gioco d’azzardo riveste un ruolo ludico e di intrattenimento per i giocatori, che comporta anche il piacere di fantasticare su possibili vincite di denaro.I vantaggi si accompagnano però a costi sociali che non possono essere minimizzati. Oltre al noto e gravoso problema delle ludopatie, i giochi di azzardo agiscono come un tassa regressiva aggravando le condizioni economiche delle famiglie più povere. (5) Esiste inoltre un aspetto etico-valoriale da non sottovalutare, riferito all’incentivazione di canali di mobilità sociale ascendente svincolati dal merito individuale e basati sulla pura fortuna. In altre parole, c’è da chiedersi se l’incoraggiamento di tali attività da parte dello Stato non contribuisca a diffondere una cultura in cui l’importanza del talento, dell’impegno e del lavoro venga sminuita. In tutto ciò lo Stato italiano sembra non aver avuto dubbi consentendo, attraverso Aams, campagne pubblicitarie massive e liberalizzando il settore del gioco d’azzardo. (6) Si è data quindi priorità ai vantaggi finanziari, al “far cassa”, trascurando, tra i vari aspetti negativi, le ripercussioni sociali in termini di aumento della disuguaglianza.

(1) Il dato è riferito alle entrate erariali, le tasse che lo Stato incassa dai giochi.

(2) Beckert, J. e Mark Lutter, M. (2009). „The Inequality of Fair Play: Lottery Gambling and Social Stratification in Germany”, in European Sociological Review, vol. 25, n. 4, pp. 475–488.

(3) Sarti, S. e Triventi, M. (2012). “Il gioco d’azzardo: l’iniquità di una tassa volontaria. La relazione tra posizione socio-economica e propensione al gioco”. Stato e Mercato, 96, 503-533.

(4) Purtroppo l’Istat non registra informazioni sui giochi online e sulle Newslot (apparecchi elettronici), che costituiscono un segmento importante e in forte espansione, contrariamente al Lotto e al Totocalcio che sono in contrazione.

(5) Sulle ludopatie, si veda ad esempio il sito dell’associazione medici-psichiatri:http://www.aipsimed.org/gioco-d-azzardo-patologico/.

(6) Il decreto legge 13/8/2011 all’articolo 2 comma 3 recita: “Il ministero dell’Economia e delle Finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, […] emana tutte le disposizioni in materia di giochi pubblici utili al fine di assicurare maggiori entrate, potendo tra l’altro introdurre nuovi giochi, indire nuove lotterie, anche a estrazione istantanea, adottare nuove modalità di gioco del Lotto, nonché dei giochi numerici a totalizzazione nazionale, variare l’assegnazione della percentuale della posta di gioco a montepremi ovvero a vincite in denaro, la misura del prelievo erariale unico, nonché la percentuale del compenso per le attività di gestione ovvero per quella dei punti vendita”. Fonte