Ambiente e salute

Basilicata, Bonifiche Ambientali: l’ARPAB affida i Lavori a Ditte della Campania condannate per attività illecite di smaltimento rifiuti speciali

By admin

November 12, 2014

Il primo ottobre con delibera n.210, il Direttore dell’Arpab, l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente di Basilicata, Aldo Schiassi, assegna mediante cottimo fiduciario, l’affidamento definitivo del servizio di manutenzione della rete piezometrica nel sito d’interesse nazionale della Val Basento alla ditta A.t.r. srl di Acerra, Napoli. L’importo dell’affidamento è di 65mila euro Iva esclusa ed è volto ad attuare il cronoprogramma concordato con Ispra al fine di ripristinare la rete piezometrica dell’area interessata da futura bonifica ambientale. Chi è l’azienda a cui si è rivolto Schiassi. La A.t.r. di Acerra inizia le attività il 21 marzo 2007. Ma il suo atto costitutivo è datato 1999. Essa, infatti, nasce come Eco Trasporti srl. La stessa che è finita nell’inchiesta “Carosello – Ultimo Atto”. Infatti uno dei proprietari, Giovanni Pellini, attuale socio di maggioranza della Atr di Acerra, con i fratelli Cuono e Salvatore, è stato tra i principali indagati dell’inchiesta aperta nel 2003 dalla Procura di Napoli e chiusa nel 2006 con il rinvio a giudizio di decine di persone. Secondo l’accusa, le società riconducibili ai Pellini (tra cui la Pellini srl, Ecotrasporti srl, Ecoimballaggio Pellini, Decoindustria srl, Igemar srl) avrebbero svolto attività di smaltimento e di intermediazione per le grandi aziende che volevano sbarazzarsi dei propri scarti industriali. I flussi di rifiuti provenivano soprattutto dal Nord e venivano smistati ad Acerra negli impianti dei fratelli Pellini. Sempre secondo l’accusa in provincia di Napoli i rifiuti subivano il “giro bolla”, cioè la sostituzione dei codici Cer e il conseguente cambio di tipologia, e così da “pericolosi” diventavano “non pericolosi” e sversati nelle cave di Acerra, Bacoli, Giugliano e Qualiano. Giovanni Pellini, attuale socio di maggioranza dell’Atr, nel marzo 2013, è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli – Sezione Penale – per lo smaltimento illecito di rifiuti, associazione semplice e falso. Le accuse di disastro ambientale e di associazione a delinquere a carattere mafioso sono cadute sotto la scure della prescrizione. La Ecotrasporti, trasformata poi in Atr nel 2007, è stata ritenuta dai magistrati il fulcro di una rete criminale che, col benestare anche di militari dell’Arma dei Carabinieri che bloccavano l’accesso alle strade durante i riversamenti ed archiviavano le denunce contro gli illeciti medesimi, deviava i controlli dell’Arpac. La diossina sversata ad Acerra ha ucciso gregge e pastore. I rifiuti, provenienti soprattutto da Toscana e Veneto, venivano etichettati come compost agricolo, compost per il quale la magistratura ha chiesto 232 anni di carcere per 26 imputati, i quali avrebbero creato un vero e proprio impero, un regno di morte al quale alcuni agricoltori ed allevatori si opposero arrivando a chiedere anche la tutela di un boss locale. Nel video “Biutiful Cauntri” si racconta la storia di un gregge del posto abbattuto perché intriso di diossina. Proprio una famiglia di allevatori, i Cannavacciuolo, ha trovato la forza di ribellarsi dopo la perdita di un componente, il cui corpo è stato analizzato dal professore Antonio Marfella, oncologo napoletano, che ha riscontrato in esso valori di diossine diverse decine di volte superiori al limite umanamente sopportabile. Anche un altro medico, il professore Antonio Giordano, ha definito il danno sanitario dovuto all’inquinamento come causa del “Dna bucato” che le nuove generazioni di napoletani e casertani hanno involontariamente ereditato.

Ma veniamo alla Basilicata. Il direttore dell’Arpab, il campano Schiassi, ha affidato la manutenzione dei piezometri della Val Basento proprio all’azienda di uno dei principali indagati dell’inchiesta “Carosello-Ultimo atto” condannato in primo grado per i fatti di cui vi abbiamo parlato. La questione A.t.r. è stata oggetto anche di un’interrogazione parlamentare nel settembre 2013, quando gli onorevoli Manfredi, Formisano e Scotto chiesero ai Ministeri dell’Interno, dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico se la ditta A.t.r., che nel frattempo recepiva un canone d’affitto per i terreni usati da un’altra ditta aggiudicatrice dell’appalto di raccolta degli RSU ad Acerra, fosse in possesso delle idonee certificazioni antimafia vista la condanna già conseguita dai suoi proprietari nel marzo 2013 per traffico e smaltimento illecito di rifiuti. Di tutto ciò il direttore Schiassi era al corrente? Sembrerebbe proprio di no, altrimenti, in attesa che la giustizia completasse il suo iter in ordine all’inchiesta per gli sversamenti illeciti ad Acerra, Bacoli, Giugliano (si sta celebrando l’appello), avrebbe, per una questione di opportunità dovuto affidare il servizio ad altra azienda. Diciamo che sarebbe stato quantomeno prudente farlo. All’assessore Berlinguer e al presidente Pittella l’ardua sentenza. di Giorgio Santoriello