Ambiente e salute

Artigiano e pensioni d’oro: Elemosina dall’INPS dopo 35 anni di contributi versati per un Totale di 208.000€, che andrà a dividersi con la casta, ecco il divario

By admin

November 16, 2014

In Italia una pensione lorda annua pari a 19 mila euro paga in tasse 4 mila euro, 1000 in Francia,  36 euro in Germania. Le pensioni in Italia non reggono il confronto con nessun altro Paese, i contributi Inps uccidono il mercato del lavoro, sono tra le prime cause di fallimento e di accanimento fiscale e non garantiscono un’anzianità quanto meno serena e protetta.”

Vi riportiamo, tratto da FederContribuenti, come un artigiano che ha smazzato per 35anni, versando nelle casse dell’INPS un totale di 208.000 euro all’INPS per ritrovarsi con una pensione da fame, mentre consentiamo alla casta, a chi ha determinato  tutto questo,  senza aver mai conosciuto crisi, sguazzare in Vitalizi che arrivano fino a 90.000€  al mese. Come possiamo ancora consentire tutto questo, quando a calcoli fatti su 100.000 pensionati d’oro, stabilendo un tetto massimo di 5000€ mensili alle oltre 120.000 pensioni d’oro che il numero pare addirittura aumentare e si definesse un tetto massimo a tutte le pensioni, a 100.000 euro annui si avrebbero i seguenti risparmi: 1,6 Miliardi di euro per la fascia OLTRE I 300.000 euro; 2,1 Miliardi per la fascia da 200.000 a 300.000 euro; 1,7 Miliardi per la fascia da 150.000 a 200.000 euro; 1,1 Miliardi di euro per la fascia da 120.000 a 150.000 euro; 439 milioni di euro per la fascia da 100.000 a 200.000 euro. Questo chiaramente è solo un calcolo ipotetico, ma agendo su un numero esiguo di pensionati 153.432 persone, che avrebbero pur sempre una pensione più decorosa, si avrebbe un risparmio di circa 7 miliardi di euro per l’INPS e per noi contribuenti.

Sono 100.000 i “super-pensionati” non sono strutturalmente in contenimento anzi sembrerebbero in aumento,  e ci costano ben 13 miliardi di euro all’anno. Per garantire il cospicuo assegno a queste persone –che hanno guadagnato cifre ingentissime durante la carriera lavorativa e politica – devono versare i contributi qualcosa come 2.200.000 lavoratori. Uno sproposito.

Ecco quanto invece si sta verificando con lo stato attuale di crisi economica in corso:

“Vitalizi fino al 115%. 35 anni di contributi versati come artigiano. Totale dato all’INPS 208 mila euro.” Nonostante l’ingente somma sborsata e tutto il lavoro fatto, “riceve una pensione che varia dalle 650, alle 800 euro. Operaio, 40 anni di lavoro in cantiere, in pensione a 67 anni con meno di 900 euro al mese. Pasquale nel 1974 versava 254 mila lire all’Inps, nel 1985, 9 milioni e 372 mila lire, nel 1989, 14 milioni e 286 mila lire, nel 2000 versava 7.746,85 mila euro. Totale nell’Estratto Conto Previdenziale 208 mila euro.”

E i conti non finiscono qui: “Di Inail quanto avrà versato? Quanto doveva per proporzione recepire di pensione? Novembre 2014, pensione lorda pari a euro 823,37; debito Irpef meno 34,10; trattenute Irpef meno 61,39; trattenute addizionali regionali Irpef 2013 meno 17,10; trattenute addizionali Com. Irpef 2013 meno 8,90; trattenute addizionali Com. Irpef 2014 meno 3,16: importo netto pensione euro 695. Pensione mensile ulteriormente tassata, pensionati con nessuna agevolazione fiscale né sulla salute e né sulla casa.

L’Inps lo sappiamo, per anni non ha solo gestito i contributi versati dai lavoratori ma ha fatto da fondo cassa per molteplici attività, ha cioè investito male i soldi di privati cittadini. Il compito dell’Ente doveva essere quello di investire i contributi per aumentarne il valore e coprire, in futuro, una adeguata pensione. Con i termini attuali l’Ente previdenziale versarà all’ex artigiano solo il 60% di quanto ha versato in 36 anni di lavoro. Poi abbiamo Mauro Santinelli, con una pensione Inps di ben 91 mila euro e rotti al mese.

Come lui altri 33 mila per un valore di 3,3 miliardi di euro che l’Inps eroga. Chiediamo dove sia la volontà di Renzi di rendere giustizia sociale quando variamo di tutto ma non le leggi che tutti i cittadini si aspettano. In passato qualcuno ci ha provato a mettere mano alla casta delle pensioni luculliane, ma senza riuscirci, forse perchè alla base manca la volontà di intervenire nelle proprie tasche. In Italia una pensione lorda annua pari a 19 mila euro paga in tasse 4 mila euro, 1000 in Francia, 36 euro in Germania. Le pensioni in Italia non reggono il confronto con nessun altro Paese, i contributi Inps uccidono il mercato del lavoro, sono tra le prime cause di fallimento e di accanimento fiscale e non garantiscono un’anzianità quanto meno serena e protetta.”

L’articolo si chiude in modo costruttivo: “La proposta di Federcontribuenti è netta, «le nuove assunzioni vanno liberate dall’ingombro previdenziale, bisogna lasciare al singolo lavoratore l’onere di pagarsi un fondo pensione in forma privata. L’Inps dovrà erogare le pensioni fino a svuotarsi, quindi ”stipendiare” gli attuali contribuenti fuori dal mercato del lavoro e prossimi all’età pensionabile. In assenza di cassa bisogna decurtare le pensioni politiche». Se oggi si decretasse una legge assoluta, cioè basta versare i contributi per lavoratori over 45, non solo si allungherebbe la vita lavorativa del dipendente o autonomo perchè non intaccato dalla pressione fiscale, ma si creerebbe occupazione immediata. Il fondo pensione privato garantirebbe invece la libertà di disegnarsi il futuro senza venir divorati dallo Stato.” da Federcontribuenti

Mentre addirittura, come da fonti Codacons le Pensioni d’oro continueranno ad essere senza limiti, a discapito di tutte le altre tagliate dal 2015, Svalutate dall’andamento dell’economia.

Segno negativo per il PIL (-0,3%) quest’anno e l’effetto si sentirà anche sugli assegni delle pensioni, che verranno tagliati in maniera consistente. È il risultato dell’applicazione del metodo contributivo e della rivalutazione dei montanti adottati con la Riforma delle Pensioni Fornero (Legge 214/2011) con la quale dal 2011 si è detto definitivamente addio al metodo retributivo. A questa situazione fa da contraltare quella delle pensioni d’oro, salvaguardate da una misteriosa sparizione del comma che stabiliva un tetto massimo per l’assegno rispetto al valore dell’ultimo stipendio.

Pensioni svalutate Il metodo contributivo lega l’ammontare della pensione al totale di contributi versati durante la vita lavorativa, in più l’assegno pensionistico si calcola sulla base del tasso di capitalizzazione. La rivalutazione dei montanti contributivi viene calcolata alla fine dell’anno in rapporto al Prodotto Interno Lordo (PIL) valutato sulla base dei dati ISTAT degli ultimi cinque anni. Per arrivare all’importo definitivo della pensione, il tutto deve poi essere moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che dipende invece dalle aspettative di vita.

Dal 2009 ad oggi, però, si è assistito a cinque anni di crisi economica, il tasso di capitalizzazione ha assunto così un valore negativo di -0,1927%, andando a causare una pesante svalutazione delle pensioni che non migliorerà di molto nei prossimi anni, viste le previsioni sul PIL: +0,5% nel 2015 e +1% nel 2016. Una situazione decisamente dura per i pensionati, il cui potere d’acquisto dal 2009 è crollato del -4%.

Pensioni d’oro Diversa la posizione delle pensioni d’oro, sulle quali il Codacons denuncia il mistero della sparizione della clausola di salvaguardia contenuta nella Legge Fornero, che fissava un tetto alle pensioni più ricche. Più in particolare la Legge 214/2011 prevedeva che dal 1° gennaio 2012 i nuovi contributi dei dipendenti per i quali il calcolo della pensione fosse stato effettuato tutto col vecchio sistema retributivo, perché avevano già più di 18 anni di anzianità al momento della Riforma delle Pensioni Dini del 1995, dovevano essere calcolati con il sistema contributivo. Fonte

Il Codacons spiega:

«All’art. 24 infatti si stabiliva che, a partire dal primo gennaio 2012, i lavoratori che pur avendo raggiunto i 40 anni di anzianità decidevano di rimanere in servizio fino ai 70 o ai 75 anni, avrebbero percepito una pensione non superiore all’80% del valore dell’ultimo stipendio».

La sparizione di questa clausola va ad abolire il tetto per le pensioni più alte e avrà come conseguenza:

«Che ora circa 160.000 lavoratori che hanno già raggiunto i 40 anni di anzianità possono contare su un incremento progressivo della pensione, il cui importo sarà addirittura superiore a quello dell’ultimo stipendio percepito. Un danno per la collettività stimato in 2,6 miliardi di euro in 10 anni».

Si parla di vitalizi superiori all‘ultima busta paga fino al +115%. Per questo il Codacons ha chiesto alla Procura di Roma, alla Corte dei Conti e al Tribunale dei Ministri di:

«Aprire una indagine per accertare la causa della cancellazione di tale norma dalla Legge 214 del 2011, e verificare la sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti con particolare riguardo allo sperpero di risorse pubbliche a danno della collettività».