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DON SEPPIA, IL PARROCO DI SESTRI PONENTE, ACCUSATO DI AVER STRUPRATO E DROGATO MINORENNI: QUELLO CHE SEMBRA UN CAVILLO POTREBBE RESTITUIRGLI LA LIBERTA’

By admin

November 21, 2014

Genova – Quello che sembra un cavillo potrebbe restituirgli la libertà nello spazio di pochi mesi. E non è affatto azzardato pensare che dalla metà del 2015 Riccardo Seppia, l’ex parroco di Santo Spirito a Sestri arrestato nel 2011 perché sospettato di pedofilia e finito al centro di uno dei più gravi scandali vissuti dalla Chiesa italiana negli ultimi anni, possa chiedere l’affidamento ai servizi sociali.

Per capire com’è possibile bisogna tornare alla sentenza con cui la Cassazione, l’altro ieri, ha stabilito che per don Seppia (com’è comunemente noto) venga celebrato un nuovo processo d’appello. Annullando parzialmente la condanna a nove anni e mezzo che gli era stata inflitta in primo e secondo grado per induzione alla prostituzione, violenza sessuale e cessione di stupefacenti, i giudici hanno infatti fissato un paletto fondamentale: quella pena dovrà essere ricalcolata attribuendo all’ex parroco non più l’induzione, ma i più lievi «atti sessuali con minorenni».

E mentre il primo è un reato che impedisce di chiedere benefici come la semilibertà o l’affidamento ai servizi sociali, non è così per il secondo. Altra domanda cruciale: Seppia è già stato in carcere un numero di anni sufficienti per poter avanzare pretese? Sì. Perché ai tre anni e mezzo effettivamente scontati, vanno aggiunti altri diciotto mesi di bonus ottenuti per la buona condotta, che gli è già stata concessa. Ecco perché, considerato che la ridefinizione della sua condanna alla luce dell’ultimo pronunciamento sarà poco più che una formalità, è più che lecito attendersi la svolta entro sei-otto mesi. Fonte