Ambiente e salute

Insieme al M5S è la Chiesa rivoluzionaria di Francesco a schierarsi contro le parole di Napolitano

By admin

December 12, 2014

L’ex vescovo di Locri, dopo lo scandalo di “Mafia Capitale”, ribadisce la sua denuncia contro la  mal-apolitica e il connubio con la criminalità mafiosa. Un «politico corrotto» è «più eversivo» di chi fa antipolitica in maniera onesta. Musica per le orecchie di Beppe Grillo le parole e i ragionamenti di monsignor, Giancarlo Bregantini, già vescovo di Locri, oggi arcivescovo di Campobasso. Le ha scandite nel corso di un’intervista a Radio Vaticana in qualità di presidente della commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. Una risposta a Giorgio Napolitano, che nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme contro l'”antipolitica” definendola una pericolosa «patologia eversiva»? Chi conosce padre Giancarlo Bregantini sa che la linea da lui seguita è sempre stata chiara nella denuncia della malapolitica e del connubbio tra questa e la criminalità mafiosa. Lo fece rischiando isolamento e ritorsioni da vescovo di Locri, lo ribadisce oggi in presenza della tempesta provocata dall’indagine “Mafia Capitale” che soffia furiosa sulle istituzioni e sui palazzi del potere romano. «Corruzione e antipolitica, alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all’interno della politica – ha spiegato monsignor Bregantini – dobbiamo creare un’economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma che siano trasparenti. Ci devono essere organi di controllo, la partecipazione della base. È il buio che crea la corruzione o l’antipolitica». In verità, e superate le generalizzazioni grilline, anche Napolitano aveva puntato l’indice contro la malapolitica. «La critica della politica e dei partiti – aveva detto il presidente Napolitano intervenendo all’accademia dei Lincei – preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere, è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva». Tesi che anche monsignor Bregantini condivide ma non senza osservare che: «È la corruzione che crea entrambi i guai: l’allontanamento dalla politica e poi, di conseguenza, il disservizio. Non stiamo lì tutti, con l’indice puntato contro pochi; dobbiamo – continua il presule – tutti insieme dire: creiamo delle istituzioni partecipative che ci permettano di tenere sotto controllo i politici, non solo additandoli ma condividendo, imparando però anche da noi stessi che il denaro, se non lo sai usare, ti schiavizza». Bregantini si dice preoccupato per la situazione politico-sociale ed economica dell’Italia, «però – aggiunge – c’è anche una fortissima reazione morale che c’è stata, ad esempio, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c’è una società sana, che non si rassegna». Un intervento, quello dell’ex vescovo di Locri, che richiama il monito venuto da Papa Francesco: «I danni causati dai corrotti economici, corrotti politici o corrotti ecclesiastici li pagano i poveri». Da qui l’invito a essere risoluti nella lotta alla corruzione: «Le forme di corruzione sono causa di gravi danni sociali, come le frodi contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale dell’amministrazione o qualsiasi sorta di ostacolo alla giustizia». Prima di arrivare a Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini per 13 anni ha guidato la diocesi di Locri. Quest’anno Papa Bergoglio gli ha affidato la redazione delle meditazioni della Via Crucis al Colosseo. Insistenti voci che circolano Oltretevere, lo indicano come prossimo a lasciare anche Campobasso: Papa Francesco lo vuole alla guida di una grande diocesi, come Roma e Napoli, o destinatario di un incarico di rilievo all’interno della curia romana. FONTE