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SAPETE DOVE LUCCICA L’ORO DI BANKITALIA? I SENATORI DEL M5S L’HANNO SCOPERTO!

By admin

December 16, 2014

Ora Sappiamo Dove è L’Oro della Banca d’Italia 3 Senatori del Movimento 5 Stelle: Francesco Molinari Giuseppe Vacciano Andrea Cioffi Grazie alle prerogative di Senatore sono riuscite ad ispezionare l’Oro della Banca d’Italia (in teoria 2451 tonnelate) scoprendo le seguenti cose: Circa 1200 tonnelate di Oro Fisico Italiano sono custodite nella “sagrestia” di Banca d’Italia in via Nazionale le restanti 1200 tonnelate “sarebbero” conservate da qualche parte fra Svizzera, Stati Uniti e Inghilterra dal Profilo Facebook di Giuseppe Vacciano, senatore

 

Oggi ho finalmente un po’ di tempo per proporvi una breve relazione sulla visita che con i colleghi Andrea Cioffi e Francesco Molinari abbiamo effettuato nella giornata di lunedì 31 marzo presso i locali della Banca d’Italia che ospitano la Riserva Aurea nazionale. Putroppo le domande che avremmo voluto fare erano molte, ma il tempo a disposizione poco, dato che l’apertura di locali di sicurezza così delicati avviene entro una finestra temporale molto ristretta, per un periodo non superiore ai 15 minuti e dopo l’espletamento di una serie complessa di procedure di sicurezza (che non possono essere in alcun modo derogate, anche in presenza di rappresentanti delle istituzioni) che coinvolgono un numero consistente di persone. UN PO’ DI STORIA Inizialmente ci sono stati forniti alcuni dati riguardanti la genesi della Riserva. In sintesi, ad un iniziale conferimento dell’oro alla neonata Banca d’Italia (1893) da parte della Banca del Regno (78 tonnellate) seguirono quelli del Banco di Napoli e di quello di Sicilia (ulteriori 70 tonnellate). Fino al 1943 la Riserva subì una serie di variazioni che ne portarono la consistenza poco al di sotto delle 120 tonnellate. Nel corso del secondo conflitto mondiale l’oro fu soggetto ad una serie di trasferimenti (Milano, Fortezza) sino ad essere definitivamente trasportato a Berlino. Alla fine della guerra, al momento della restituzione del metallo prezioso alla nostra nazione, risultarono mancanti 25 tonnellate. Negli anni 50 e 60 la Riserva subì rilevanti movimentazioni che ne portarono la consistenza ai livelli attuali, ovvero 2452 tonnellate complessive, suddivise in lingotti d’oro di peso e forma differenti (il classico lingotto trapezioidale, ma anche dalla forma di mattoncino più o meno stondato) e monete (circa 4 tonnellate). DOV’È L’ORO (e perché) Ho già precisato che la Riserva consta di oltre 2.400 tonnellate di metallo prezioso (circa 80.000 lingotti), che la rendono (escludendo il Fondo Monetario Internazionale) la terza riserva al mondo per importanza. Tradotto in Euro, parliamo di un valore di mercato alla fine del 2013 pari a circa 69 miliardi, ma a tale riguardo mensilmente viene pubblicato un documento riassuntivo aggiornato che potete trovare a questo indirizzo: Bancaditalia (a breve saranno disponibili i dati di marzo, mentre a febbraio il controvalore dell’oro si è attestato a circa 75 miliardi). Come noto, non tutto l’oro è custodito presso la sede di Via Nazionale della Banca d’Italia. Presso le sacrestie di Palazzo Koch è detenuta circa la metà della Riserva per un peso di 1.199,4 tonnellate, il restante è depositato per la maggior parte presso la Federal Reserve, ma anche presso la Banca d’Inghilterra e la Banca Centrale Svizzera. Per motivi di riservatezza non ci è stata comunicata l’esatta consistenza dei depositi nei diversi Paesi. La motivazione sottostante a tale suddivisione (operata peraltro da tutte le Banche Centrali Nazionali) è di mera “suddivisione del rischio”. Una dislocazione fisica distribuita della Riserva dovrebbe garantire, in caso di instabilità socio-politica nazionale e internazionale, preservarla almeno in parte. Può sembrare una estrema semplificazione, ma non siamo molto lontani dal concetto che andando in viaggio si cerca di suddividere il contante che ci si porta appresso in più borse o “nascondigli”. A titolo di curiosità: nessun Paese straniero ha deciso di depositare presso di noi parte della propria riserva. La Banca d’Italia ha inoltre depositato presso la BCE 100 tonnellate d’oro in virtù dell’appartenenza al sistema delle Banche Centrali. Si tratta tuttavia di un deposito contabile dato che gli 8.000 lingotti di “proprietà BCE” sono fisicamente rimasti nei locali del nostro Istituto. Proprio a tale proposito occorre specificare che anche il metallo depositato presso altre banche in base ad accordi di Safe Keeping Deposit (quindi improduttivo di interessi, si potrebbe fare un paragone con una immensa cassetta di sicurezza), non ha in realtà subito spostamenti “fisici”: è rimasto dove è stato acquisito. LA DOMANDA DELLE DOMANDE: DI CHI È L’ORO La risposta a questa domanda è stata netta, senza esitazioni e lo confesso, ci ha lasciato in parte perplessi, perchè avremmo voluto approfondire alcuni scenari che la risposta stessa apre. L’oro è della Banca d’Italia. Non è dello Stato (e quindi dei cittadini) e tantomeno dei partecipanti privati al capitale, che sulle riserve non possono vantare alcun diritto (cosa che, unico elemento positivo, è stata specificata anche nel discusso decreto IMU – Bankitalia). Ci è stato specificato che è impossibile per la stessa Banca disporre liberamente della Riserva dato che la stessa costituisce un presidio fondamentale di garanzia per la fiducia nel sistema Paese. Considerando però che la Banca Nazionale fa parte dell’Eurosistema, anche le riserve ne fanno parte e contemporaneamente garantiscono insieme a quelle degli altri Paesi europei il sistema stesso. Ci è stato quindi detto che allo stato attuale la Riserva è INTOCCABILE e INUTILIZZABILE, quindi le ipotesi di vendita o quelle di utilizzo a garanzia di prestiti pubblici sono semplici speculazioni inattuabili. La domanda che è rimasta senza risposta (anche se francamente non so se avrebbero potuto risponderci su due piedi) è stata: cosa accadrebbe al nostro oro se l’Italia uscisse dall’Euro? Saremmo costretti a “condividerlo” (anche solo contabilmente, dato che spostamenti fisici come già detto non se ne fanno) con l’Eurosistema? Rientrerebbe totalmente nella nostra disponibilità?

Vorrei soffermarmi sul fatto più importante: Metà dell’oro fisico italiano, ovvero 1200 tonnelate NON è custodito in Italia. Perchè? Davvero ci vogliamo bere la storiella dell’instabilità socio economica? Ma per favore. Mi chiedo se quell’oro esista effettivamente da qualche parte nel mondo (ne dubito) e nel caso sotto quali condizioni potrebbe essere rimpatriato. E se detto oro fisico, esiste ed è libero da vincoli (cosa che dubito ancora di più) per quale CRIMINALE disegno rimane custodito in mani straniere. Ne parlo anche a uso e consumo di coloro che vorrebbero il ritorno dell’Italia alla sovranità monetaria (come noto sapete che non appartengo a quel gruppo). Chiedo quindi al Movimento 5 Stelle di continuare questa opera ispettiva ( la famosa apertura della scatola di sardine ) per fare luce su questi interrogativi: Dove è esattamente l’Oro Italiano all’Estero L’oro Italiano all’estero è LIBERO da vincoli e può essere rimpatriato in qualsiasi momento? Vi dico già quale è il mio “cattivo pensiero”, io sospetto che l’Oro Fisico dell’Italia NON sia custodito presso le banche straniere ma sia stato prestato e riprestato nel tempo generando un interesse (gold lease), capite bene che per quanto basso 0.3-1% parliamo sempre di un montante di 80 mld. Il motivo del prestito sarebbe duplice: Guadagnare un interesse (sottratto all’Italia che deposita l’oro in maniera infruttifera) sopprimere il prezzo dell’oro.