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LE RIFORME COSTITUZIONALI DEL GOVERNO RENZI: SIAMO AD UN PUNTO DI NON RITORNO?

By admin

February 15, 2015

15/02/2015 – Nutro molte perplessità sulla attuale condizione politica e sulle modalità di discussione in Parlamento delle riforme costituzionali. E’ indubbio che queste ultime attualmente in disamina mirano a rafforzare notevolmente il potere esecutivo chiudendo spazi alla politica “pura” e alla democrazia parlamentare intesa come estensione della volontà popolare. Si stanno ampliando gli orizzonti della democrazia? Io credo di no! Condivido totalmente il pensiero di Gustavo Zagrebelsky che si pone la domanda lecita se siano più importanti “le regole costituzionali o la qualità di chi le fa funzionare”. Io, preferisco una cattiva Costituzione nella mani di una buona politica e non una buona Costituzione nelle mani di una cattiva politica. A tal proposito, non posso non ricordare che nella sentenza sul “porcellum”, la Corte Costituzionale ha chiaramente sottolineato che le ragioni della governabilità non devono mai prevalere su quelle della rappresentatività. Il popolo va messo al centro con piena capacità decisionale. Si sta facendo questo? Credo proprio di no! Ho letto gli atti parlamentari e onestamente l’eliminazione del passaggio nelle commissioni in sede referente, tranne alcune importanti materie previste nel primo comma dell’articolo 70 Cost., a me pare una aberrazione vera e propria. Poco tempo fa sono stato in Commissione Giustizia è ho potuto constatare “de visu” come nel dibattito in commissione ci sia il cuore pulsante del processo legislativo proprio perché in quel contesto si confrontano maggioranza e minoranza. Altra anomalia, a mio avvisto incostituzionale per violazione dell’articolo 1, è relativa al fatto che i senatori non saranno eletti più dal popolo, ma dai “grandi elettori” che sono poi i consiglieri regionali. Non dobbiamo mai dimenticare, inoltre, che sta facendo questo tipo di riforme fondamentali per la democrazia un Parlamento che la Corte Costituzionale ha delegittimato avendo ritenuto incostituzionale il “porcellum” col quale sono stati eletti i suoi membri. A mio avviso, e secondo logica anche giuridica, un Parlamento delegittimato non può porre in essere riforme di natura costituzionale peraltro non scrivendole neanche insieme alle minoranza! Fare le riforme di questa importanza e scrivere le regole del gioco da soli senza le altre parti politiche a mio avviso costituisce una svolta pericolosa perché elimina i contrappesi posti da tutte le parti politiche presenti in Parlamento. Non dimentichiamoci mai come fu scritta la nostra Carta Costituzionale che ci invidia tutto il mondo! Stiamo ampliando o restringendo quell’articolo 1 della Carta costituzionale che sancisce: “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione?” Ai lettori l’ardua sentenza!

(Prof. Vincenzo Musacchio – Direttore Scuola della Legalità “Don Peppe Diana” – Roma)