Ambiente e salute

In Procura la deposizione di Soria: “Ho dato soldi in nero a Chiamparino”

By admin

February 28, 2015

25/02/2015 – La Corte d’Appello trasmette la testimonianza del patron del Grinzane per accertare eventuali reati a carico delle persone tirate in ballo. Il governatore ieri, di fronte al Consiglio regionale, ha definito “falsità” le accuse, ma non ha ancora querelato.

“La mia parola contro quella del professor Soria”. Ieri, di fronte al Consiglio regionale del Piemonte, Sergio Chiamparino ha professato la propria totale estraneità alle accuse rivoltegli da Giuliano Soria di aver incassato “in nero” 25mila euro, in due tranche, a sostegno della campagna elettorale del 2006. “Non ho difficoltà a dimostrare in qualunque sede la falsità delle sue dichiarazioni”, ha affermato. Ora, forse, avrà la possibilità di farlo, giacché la Corte di Appello, presso la quale si sta celebrando il secondo grado del processo al patron del Grinzane Cavour ha deciso di trasmette gli atti inerenti alle persone tirate in ballo alla Procura generale del Tribunale. Un atto che prelude la possibilità, da parte dei magistrati di accertare le eventuali ipotesi di reato (dal peculato, trattandosi di denaro pubblico, al finanziamento illecito) derivanti dalla deposizione spontanea. Il fascicolo è sul travolo del procuratore aggiunto Andrea Beconi (l’indagine sarà affidata ai pm Valerio Longi e Stefano Demontis, che avevano già coordinato l’inchiesta sul Grinzane Cavour dal 2009) e lo stesso pg Vittorio Corsi, che sostiene l’accusa nel processo Soria, avrebbe manifestato l’intenzione di procedere a ulteriori approfondimenti, proprio a seguito delle parole pronunciate in aula dall’ex patron del premio.

Il governatore, del resto, ha mostrato un certo imbarazzo, cambiando la propria posizione. Prima ha cercato di circoscrivere il fatto a questioni di natura elettorale – «Può darsi che Soria abbia partecipato a qualche cena di finanziamento organizzata dall’assessore Alfieri o da qualcun’altro, questo non posso escluderlo, ma io non ho mai avuto rapporti finanziari con lui», ha detto a caldo – poi ha annunciato di aver dato mandato ai suoi legali «di valutare le possibilità di sporgere querela, dal momento che si tratta di dichiarazioni che si riferiscono a fatti risalenti a un decennio fa e sono numerose le difformità tra quanto affermato da Soria nel corso dei vari processi». Una formula che è parsa ai più estremamente prudente e comunque non sufficiente a sgombrare il campo da sospetti e illazioni.

Soria, del resto, ha reiterato le accuse più volte, l’ultima ai microfoni della Zanzara. “Ma vi pare che faccia queste accuse senza avere gli estremi e le prove? Per Chiamparino ho i testimoni, i testimoni dei soldi che gli ho dato. Lui nega? Ma cosa volete che dica, può solo dire che non è vero. Chiamparino quando era candidato sindaco aveva già questa abitudine. Hanno detto che aveva preso 5mila euro, poi hanno fatto in modo che non venisse fuori”. Una vicenda nota a molti a Torino (poi a quanto pare chiusa con il coinvolgimento di un esponente di partito della Valsusa, compagno di provata fede alla ditta, il Compagno S). Invece, nel caso sollevato da Soria si tratta di 25mila euro, in nero. Soldi per la campagna elettorale del 2006. In due tranche: una prima, da 20 mila euro consegnati direttamente nelle sue mani in un bar di piazza Vittorio, forse il famoso Caffè Elena, luogo abituale di ritrovo di Chiamparino che vi abita proprio davanti, la seconda volta, 5mila euro, recapitati a casa di Fiorenzo Alfieri, l’ex assessore alla Cultura del Comune, nella chicchissima via della Rocca, a due passi dal Po. Entrambe le volte, alla presenza di un testimone. Fonte