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MARPIONNE MEDITA DI SPOSTARE LA SEDE DELLA FERRARI IN OLANDA, COME HA FATTO PER FCA E CNH

By admin

March 05, 2015

04/03/2015 – Da Ginevra Marchionne ha di nuovo elogiato Matteo Renzi “per quello che sta facendo” e ha detto che vuole che sia lui a guidare la prima Levante, il Suv di lusso della Maserati che uscirà dalle linee di Mirafiori

Sciarpa al collo sopra il maglione nero d’ordinanza, Sergio Marchionne arriva a Ginevra per l’apertura del salone dell’automobile. Si parte con la Ferrari, prossima alla quotazione in Borsa: solo il 10% entro il terzo trimestre, ma potrebbe essere di più, il manager non lo esclude e lo ritiene «tecnicamente possibile perché la domanda è molto alta». Il modello finanziario che l’amministratore delegato di Fca e presidente del Cavallino ha in mente è una struttura societaria con una holding con sede legale in Olanda sopra la Ferrari Spa. Molto di più di un’ipotesi «anche se al momento nessuna decisione è stata presa». L’esempio è quello seguito da Fca e Cnh. Addio a Maranello? No, promette Marchionne: «La Ferrari continuerà a fare tutte le sue vetture e a pagare le tasse in Italia. Non bisogna confondere il piano operativo con quello finanziario: l’azienda che poi viene quotata e le azioni che vengono scambiate sul mercato con la sede dell’azienda». Già ma perché allora l’Olanda? La risposta è nel diritto olandese che consente agli azionisti, attraverso complessi meccanismi dei voti multipli e delle «loyalties share», di mantenere la presa sulla aziende.Sciarpa al collo sopra il maglione nero d’ordinanza, Sergio Marchionne arriva a Ginevra per l’apertura del salone dell’automobile. Si parte con la Ferrari, prossima alla quotazione in Borsa: solo il 10% entro il terzo trimestre, ma potrebbe essere di più, il manager non lo esclude e lo ritiene «tecnicamente possibile perché la domanda è molto alta». Il modello finanziario che l’amministratore delegato di Fca e presidente del Cavallino ha in mente è una struttura societaria con una holding con sede legale in Olanda sopra la Ferrari Spa. Molto di più di un’ipotesi «anche se al momento nessuna decisione è stata presa». L’esempio è quello seguito da Fca e Cnh. Addio a Maranello? No, promette Marchionne: «La Ferrari continuerà a fare tutte le sue vetture e a pagare le tasse in Italia. Non bisogna confondere il piano operativo con quello finanziario: l’azienda che poi viene quotata e le azioni che vengono scambiate sul mercato con la sede dell’azienda». Già ma perché allora l’Olanda? La risposta è nel diritto olandese che consente agli azionisti, attraverso complessi meccanismi dei voti multipli e delle «loyalties share», di mantenere la presa sulla aziende.

«Tecnicamente, per Ferrari, è possibile una quotazione superiore rispetto al 10% indicato», mentre la seconda piazza, dopo quella di New York, dove approderà il titolo del Cavallino, non è stata ancora decisa e potrebbe anche non esserci («per noi è fondamentale il listino americano»). A Ginevra, che da domani al 15 marzo ospiterà l’annuale Salone dell’automobile, l’ad di Fca e presidente di Ferrari, Sergio Marchionne, ha toccato tutti i temi caldi del momento, inclusi quello della ricerca di un terzo partner («parlo continuamente con Martin Winterkorn, ceo di Volkswagen, sono disposto a collaborare quando vogliono; sono molto bravi») e le opportunità occupazionali che il rilancio produttivo di Fca in Italia fa intravedere.

Ecco allora che per l’impianto di Melfi i posti possono salire – comprendendo i trasferimenti dagli altri stabilimenti – anche fino a 1.900. E poi si avvicina il fischio d’inizio dell’importante partita legata all’Alfa Romeo e al rilancio della fabbrica di Cassino, oltre alla realizzazione a Mirafiori del Suv di lusso Maserati Levante. «Avremo bisogno di nuove assunzioni», ha aggiunto Marchionne, facendo intendere di aver parlato dei nuovi programmi con il premier Matteo Renzi durante la visita di quest’ultimo a Torino. «Voglio che sia lui a guidare la prima Levante che uscirà dalla linea di Mirafiori», ha aggiunto l’ad che ha nuovamente elogiato il premier «per quello che sta facendo».

L’attenzione, comunque, è sempre polarizzata su Ferrari e sull’approssimarsi dello sbarco di Maranello a Wall Street. «In un mondo ideale – ha precisato il presidente del Cavallino – quoterei il 10%, ma la domanda è molto più alta e quindi stiamo valutando se venderne di più. Dobbiamo capire veramente bene. Anche il 20% non risolverebbe il problema della scarsità dei titoli. La questione è stabilire il prezzo e non creare squilibri».

Per Ferrari, intanto, si fa strada lo stesso schema societario messo a punto per Fiat Chrysler Automobiles e Cnh Industrial: una holding con sede all’estero, probabilmente ancora in Olanda, all’interno della quale inserire l’azienda operativa. A Marchionne, comunque, preme far passare il messaggio che se ciò si avverasse, il Cavallino continuerà a produrre a Maranello e a pagare le tasse nel nostro Paese.

«Non bisogna confondere – osserva il top manager – l’azienda che sarà quotata con l’esistenza stessa dell’azienda». A questo punto, se si ripetesse lo schema Fca-CnhI anche per Ferrari, il mercato vede possibile la costituzione di un patto tra Exor, che avrà in pancia Ferrari dopo lo scorporo, e Piero Ferrari, il figlio del fondatore al quale fa capo il 10% del Cavallino. La soluzione permetterebbe alla holding di casa Agnelli di arrivare al 50% dei diritti di voto, grazie al rafforzamento della sua posizione, in seguito al meccanismo che premia la fedeltà dei soci.

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