Ambiente e salute

Scoop di l’Espresso, oltre 3000 carri armati tra le risaie nel Vercellese: Perchè tenerli segreti se inutilizzati?

By admin

March 22, 2015

19/03/2015 – Quei tremila carri armati abbandonati a Lenta. Tra le risaie vercellesi c’è il più grande deposito militare di tank inutilizzati. E l’Esercito ha avviato un piano di smantellamento per venderli o demolirli.

Un tempo ci passava accanto il treno Santhià-Arona. E dai finestrini potevi vedere scorrere una distesa infinta di tigri d’acciaio parcheggiate sotto il sole. Era il Parco di Lenta, già storica sede del glorioso reggimento dei Cavalleggeri di Lodi e oggi deposito dell’esercito italiano. Che lì, in una culla di risaie incorniciate dai monti, ha stipato oltre 3.000 carri armati e mezzi corazzati reduci dalle missioni militari recenti.

Pochi lo sanno, ma dietro il lungo muraglione che ti accompagna mentre fili in auto sulla strada affondata nei campi tra Lenta e Rovasenda c’è la più grande concentrazione di «tank» non operativi al mondo. Al mondo: 2700 Leopard e quasi un migliaio tra semoventi M-109, autoblindo Centauro, cingolati M-133 e Vcc-1. Nomi pittoreschi, e numeri massicci, che descrivono l’apparato militare di un Paese da sempre affezionato alle forze di terra. E poco avvezzo a dismettere i mezzi cui affida la sua difesa.

Se non c’è riuscito il disarmo post Guerra Fredda potrebbero farcela adesso i venti gelidi della spending-review. Che hanno costretto l’Esercito a un piano di smantellamento dei corazzati: da Lenta un migliaio di mezzi prenderà la via della demolizione, qualcuno sarà regalato, la maggior parte messa all’asta. Con tanto di listino e a prezzo di saldo: per portare a casa un semovente M109 completo di cannone da 155 millimetri servono 40 mila euro. Trentamila invece è il prezzo di un Leopard, il carro armato più usato dagli italiani di cui Lenta custodisce 668 esemplari. I 1903 M113 parcheggiati al deposito vanno in vendita a 15 mila euro, mentre 6 mila euro è la media del ricavato dai rottami fuori mercato. Pezzi, questi, da cui l’esercito conta di intascare 300 mila euro visto che in questa fase ce ne sono 500 in smantellamento. In tutto i tank in saldo sono circa 2.300. Che a quanto pare potrebbero avere già trovato acquirenti in Paesi amici dell’Italia.

Non è la prima volta che l’Esercito prova a liberarsi dei carri vecchi. Nel 2007 sulla Gazzetta ufficiale circolò un avviso per mettere in vendita 150 cingolati M 113 a benzina. Che oggi sono un mucchio di ferro inutilizzabile ma all’epoca andarono all’asta a 756 mila euro e rotti.

Attenzione ai tanti collezionisti di residuati bellici per passione o stramberia: mettersi in giardino un pezzo di storia militare non è missione facile. E non solo perché un autoblindo dei più piccoli smontato diventa una montagna di 5 mila chili di alluminio, 732 di acciaio, 2.487 di ferro, 150 di ghisa, 4 di vetro, 137 di gomma e 15 di legno. Ma perché per acquistare i carri armati occorrono certificazioni per lo smaltimento di rottami e la capacità di trasformare il mezzo eliminando la parte cingolata e poi di bonificarlo. FONTE