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IMPROTA INDAGATO PER LA METRO C, LUI SMENTISCE: «NON MI RISULTA. NON HO RICEVUTO NULLA FIN’ORA»,

By admin

March 24, 2015

24/03/2015 – La notifica di un avviso di garanzia all’assessore comunale Guido Improta, anticipata dal quotidiano Il Tempo potrebbe essere l’inizio di un filone che potrebbe vedere l’intera Metro C finire nel mirino dei magistrati. E questo perché la più grande opera pubblica d’Italia è proprio quella in cui il meccanismo in cui controllore e controllato nato con la stazione appaltante del general contractor, meglio si sostanzia.

Incalza e Improta indagati per Metro C. Le indagini delle procure romana e fiorentina si incrociano sui binari. Negli atti i nomi dell’assessore romano alla Mobilità e dell’imprenditore.

È Ercole Incalza il nodo di scambio tra l’inchiesta della procura di Firenze sulle grandi opere e l’indagine romana sull’iter amministrativo per la realizzazione della linea C della metropolitana. Finito in carcere lo scorso 16 marzo su ordine del gip fiorentino, il grande burocrate del ministero delle Infrastrutture sarebbe iscritto nel registro degli indagati anche nell’inchiesta sulla metro. Nel mirino dei procuratori capitolini c’erano già una decina di persone, alle quali si contesta l’abuso d’ufficio. Insieme a Incalza sarebbe indagato l’assessore ai Trasporti e alla mobilità di Roma Guido Improta. Probabilmente i due si conoscevano già da tempo, visto che Improta era sottosegretario al Mit del Governo Monti LE DUE INCHIESTE Il legame tra l’inchiesta romana e quella fiorentina era emerso quando si è scoperto che Stefano Perotti, uno dei quattro arrestati, ricopriva l’incarico di direttore dei lavori della tratta San Giovanni-Fori Imperiali, nominato dai costruttori del consorzio Metro C. Inoltre, dall’incartamento dei pm toscani, emerge che un altro degli indagati, Giulio Burchi, l’ex presidente di Italfer, ambiva a ricoprire la poltrona di amministratore unico di Roma Metropolitane srl, società «in house» del Comune e stazione appaltante della linea C. Era stato proprio Improta a contattare l’imprenditore invitandolo a «fare qualche pensata». LE TELEFONATE Ecco la telefonata intercettata il 10 gennaio 2014 dai militari del Ros. Improta: «…la chiamo per Roma Metropolitane. Io vorrei la settimana prossima convocare un’assemblea straordinaria azzerare tutto e mettere un amministratore unico. Quindi se lei fa qualche pensata io l’accoglierei…la valuterei volentieri una sua pensata (…) Ovviamente situazione prestigiosa perché è la più grande opera pubblica che si sta realizzando (…) quindi ci vuole qualcuno che abbia competenza giuridiche, competenza tecnica, sensibilità politica….ha fatto tanti soldi e quindi…». Burchi: ne ho bisogno di guadagnarne di più (…) senta io la ringrazio tanto della considerazione adesso ci faccio una pensata». Pochi minuti dopo Burchi chiama il senatore Ugo Sposetti (storico tesoriere dei Ds) per chiedergli se accettare o meno l’incarico. Sposetti risponde: «Non lo so, vai sempre in cerca d’incarichi…vedi!». Burchi: «È una grana enorme, è la più grossa opera infrastrutturale del paese». Alla fine l’imprenditore prende una decisione: «Va bene nell’attesa che tu mi faccia una buona parola per l’Anas faccio quello lì, poi prendo anche l’Anas, poi prendo l’Enel….Alitalia e poi cosa?». Dopo 5 giorni, secondo quanto riferiscono gli investigatori del Ros, Burchi e Improta si incontrano a Roma. Ne dà conto lo stesso imprenditore a Enrico Boselli, ex Psi: «Senti… io sono tornato dall’assessore… e gli ho dato la mia disponibilità … prima di uscire però lui mi ha detto: “Lei conosce Ercole Incalza?”. Gli ho detto: “Sì, guardi lo conosco, dico…però se lo vuole proprio sapere non mi gode…». LA CORTE DEI CONTI Oltre all’inchiesta penale, ce ne sono due aperte dalla procura della Corte dei conti del Lazio sulla metro C. La prima è quella che quantifica in 363.722.828 euro il maggiore costo di per la tratta Pantano-Centocelle. Sono 21 in totale gli indagati, tra dirigenti di Roma Metropolitane e del consorzio Metro C. Il procuratore Raffaele De Dominicis contesta «manipolazioni contabili» e «scriteriate sovrapposizioni di costi», uno «scandaloso comportamento dei responsabili», impegnati «nella redazione di costosissime varianti di progetto», ben 45, giustificate con «cosiddette sorprese geologiche e archeologiche». Il secondo filone d’indagine, invece, ruota attorno alla firma dell’atto attuativo del 9 settembre 2013. Un accordo fortemente voluto dall’assessore Improta, che ha fatto lievitare da 230 a 320 milioni di euro i costi dovuti ai costruttori. Durante la riunione del Cipe del 1 agosto 2014, il Ministero delle Infrastrutture aveva sì sbloccato 90 milioni di liquidità necessarie a far andare avanti i cantieri, ma specificando che dovevano essere a carico di Roma Capitale. Una cose è certa: da un progetto originario da 2,9 miliardi di euro totali, a un terzo della realizzazione la linea C della metro è già costata 3,7 miliardi. Magistratura penale e contabile. Filoni diversi e indagati spesso ricorrenti sui quali al momento c’è solo il sospetto(e nessuna condanna) che siano stati commessi degli illeciti.  FONTE