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Nuovi sviluppi inchiesta tangenti Ischia Gas: Mazzette “Baffo” da 16.000€, dopo Simone un altro manager in cella parla con i pm,

By admin

April 09, 2015

08/04/2015 Ischia (NA) – Giosi Ferrandino, che avrebbe «asservito la propria funzione agli interessi del gruppo imprenditoriale», in relazione al progetto di metanizzazione dell’isola di Ischia: una storia che oggi potrebbe far registrare nuovi sviluppi, anche alla luce di interrogatori e colloqui investigativi di ex dirigenti del gruppo Concordia. Ma non è tutto. Agli atti dell’inchiesta napoletana, ci sono anche gli esiti di alcune perquisizioni messe a segno il 30 marzo scorso dai militari del Noe, che hanno consentito di acquisire elementi oggi allo studio dei pm: nel corso della perquisizione a carico del presidente Casari, è stata trovata una busta con dei soldi. Una busta che conteneva 16.700 euro, sulla quale c’era scritto la parola «baffo». Sentito sul punto, Roberto Casari ha fornito la propria versione, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Difeso dai penalisti Luigi Chiappero e Luigi Sena, Casari (che da sempre porta al volto baffi vistosi e incolti, ndr) ha spiegato che si trattava di soldi messi da parte per le esigenze della famiglia, anche in relazione a possibili traversie giudiziarie, per altro annunciate da interrogatori e perquisizioni che si sono susseguite in questi mesi. Venerdì scorso è toccato a Francesco Simone raccontare la propria versione dei fatti nel corso di un interrogatorio durato oltre nove ore, mentre martedì è stata la volta di Verrini. Due personaggi chiave, strategici, per una azienda oggi finita al centro delle indagini della Procura di Giovanni Colangelo. Associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta sono le indagini che, a vario titolo, sono contestate a manager della Concordia e a funzionari pubblici, in un fascicolo che parte da Ischia e che rischia di abbracciare anche altri contesti regionali. Dalla metanizzazione del sud Italia (progetto da 141 milioni di euro), alla presunta creazione di fondi neri in Tunisia, soldi giustificati con false fatturazioni che servirebbero – nell’ottica dei pm – ad oliare politica e pubblica amministrazione.

Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dai pm Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Henry John Woodcock, Simone e Verrini vengono indicati come due personaggi chiave, sia per la storia dei rapporti con il mondo politico (Pd in particolare), sia per le operazioni estero su estero, che per il canale della Tunisia con la creazione di riserve non fatturate. E decine sono le intercettazioni finite agli atti tra Verrini e Simone, a dimostrazione dello stretto collegamento in azienda dei due manager cresciuti all’ombra del presidente Casari. Chiara la strategia investigativa. Secondo la Procura di Napoli, finanziamenti o regali ad esponenti politici arrivavano soprattutto per chiudere appalti. Uno schema raccontato da Simone, (che parla di mazzette camuffate da consulenze esterne, finte quote societarie e subaffitti) e che oggi deve essere messo a confronto con quanto spiegato da Verrini. Politica e affari, dunque, contributi elettorali e appalti: un fiume di denaro (fino a 100mila euro l’anno) utilizzato dalla Concordia a sostegno di candidati e amministratori pubblici di mezza Italia.  FONTE